
STASERA INIZIA LA RICORRENZA DI YOM KIPPUR E NETANYAHU PREGA CHE HAMAS RIFIUTI IL PIANO DI PACE PER GAZA (ASSEDIATO IN CASA DALLE PROTESTE E DAI PROCESSI, PIÙ DURA LA GUERRA, MEGLIO È). NON A CASO HA FATTO MODIFICARE LAST MINUTE IL TESTO RENDENDOLO PIÙ DIFFICILE DA ACCETTARE PER I TERRORISTI CHE, A LORO VOLTA, INSISTONO SU TRE PUNTI: UN SALVACONDOTTO PER I CAPI; UN IMPEGNO A CREARE LO STATO DI PALESTINA; IL RITIRO DELL’ESERCITO ISRAELIANO, ANCHE DALLA ZONA CUSCINETTO – PRESSING FORTISSIMO DI VATICANO, ONU E PAESI ARABI PER CHIUDERE L'ACCORDO – EMIRI E SCEICCHI INFURIATI PER IL RUOLO DI TONY BLAIR, CHE BOMBARDÒ L’IRAQ SENZA MAI PENTIRSI – L’UMILIAZIONE DI “BIBI” CON LA TELEFONATA AL QATAR: L’EMIRO AL THANI NON HA VOLUTO PARLARE CON LUI E HA DELEGATO IL PRIMO MINISTRO – L’OBIETTIVO DEI “FLOTILLEROS” E L’ANTISEMITISMO CHE DILAGA IN EUROPA
DAGOREPORT
donald trump benjamin netanyahu foto lapresse
Che Gaza succede ora? Mentre i capoccioni di Hamas si riuniscono a Doha dal loro grande burattinaio e protettore, l’emiro del Qatar, al-Thani, insieme agli emissari egiziani e turchi, Israele si sta per fermare per la festività dello Yom Kippur, il giorno dell’espiazione.
E Benjamin Netanyahu prega che i terroristi palestinesi non accettino il piano di pace che Trump l’ha costretto a firmare.
“Bibi”, come ha rivelato il solito Barak Ravid di “Axios”, è riuscito a far modificare il piano rendendolo più sbilanciato verso Israele. Sa, il primo ministro, che la guerra è la sua miglior assicurazione sulla vita politica: più dura, meglio è. Ed è notizia di qualche minuto fa: i miliziani, pur essendo propensi ad accettare, avrebbero chiesto alcune modifiche.
MILIZIANO DI HAMAS CON FELPA BOSS
I punti più indigesti per i jihadisti, come riporta l’ANSA, sono “il disarmo, l’esilio della leadership e la necessità di ottenere garanzie per un ritiro completo dell’Idf”.
Hamas chiede innanzitutto un salvacondotto per i propri capi: i nuovi vertici sanno che anche se esiliati in qualche località dorata del Golfo, circondati da escort e lussi, non saranno mai al sicuro.
Dai nazisti in Argentina ai cercapersone di Hezbollah fino ai raid mirati, il Mossad ha dimostrato che i nemici di Israele, o prima o dopo, vengono fatti fuori in qualsiasi parte del mondo. Nelle modifiche fatte introdurre last minute da Netanyahu, si specifica che l’amnistia sarà data “solo a coloro che riconsegneranno le armi”, e si inserisce “il processo di smilitarizzazione sotto la supervisione di osservatori indipendenti”
Secondo, il gruppo terroristico pretende che Netanyahu sottoscriva un impegno alla costituzione di uno Stato di Palestina. Un’ipotesi sempre negata da “Bibi”, che giusto ieri, a meno di 24 ore dalla conferenza stampa con Trump ha voluto ribadire: “Non ho accettato nessuno Stato palestinese”.
La precisazione è doverosa, perché tra i 20 punti del piano (il 19) si vagheggia: “Con il progredire della ricostruzione di Gaza e l'attuazione del programma di riforme dell'Autorità Palestinese ci saranno le condizioni per l'autodeterminazione e la statualità palestinese, che viene riconosciuta come aspirazione del popolo palestinese”.
Infine, Hamas chiede il ritiro effettivo e completo dell’IDF, l’esercito israeliano, anche dalla zona cuscinetto lungo il confine con lo Stato ebraico, ultima modifica inserita last minute da Netanyahu.
L’accordo siglato alla Casa bianca, infatti, prevede tre fasi di arretramento delle truppe all’interno della Striscia: la prima di qualche chilometro appena rispetto alle posizioni attuali, prima del rilascio degli ostaggi; la seconda che sarà raggiunta solo quando sarà dispiegata la forza di stabilizzazione internazionale (Isf); la terza, appunto, la zona cuscinetto, che riguarda sempre il territorio palestinese. In pratica, non è previsto il ritiro completo, come richiede invece Hamas.
bombardamenti israeliani a gaza - 1
Il movimento di “resistenza” palestinese ha chiesto 2-3 giorni di tempo “per definire la propria posizione”, in linea con l’ultimatum di Trump, pena “l’inferno”.
Ed è oggetto di un pressing forsennato da ogni angolo del globo: a partire da Papa Leone XIV, tramite il cardinale Pizzaballa, fino al segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, e ovviamente ai Paesi arabi.
Con una mossa inedita, infatti, 8 stati musulmani (Arabia Saudita, Giordania, Emirati Arabi Uniti, Indonesia, Pakistan, Turchia, Qatar ed Egitto), hanno sostenuto apertamente lo sforzo di Trump e stanno cercando di convincere le milizie ad accettare: vedono un futuro fatto di miliardi di investimenti in ricostruzioni e grandi possibilità commerciali, perché negarselo in nome della “purezza” rivendicata da Hamas, destinata a essere soffocata nel sangue?
IL GIURAMENTO DI PIERBATTISTA PIZZABALLA AL CONCLAVE
A proposito di Paesi arabi, a emiri e sceicchi è venuto un colpo apoplettico quando hanno letto il nome di Tony Blair come “pro-console” nel “Consiglio di Pace” che dovrà sovrintendere al governo di Gaza.
“Bigliet-Tony” se lo ricordano bene: era il primo ministro inglese che, insieme a George W. Bush, bombardò l’Iraq sulla base di false accuse contro Saddam Hussein, e ha sempre rivendicato la sua posizione. Memorabile l'immagine di Colin Powell che, al Consiglio di Sicurezza dell'Onu, sventolava una fialetta puzzolente sostenendo che Saddam avesse armi chimiche nel suo arsenale.
Ps./1 Ha fatto il giro del mondo la foto di Donald Trump che porge il telefono a Benjamin Netanyahu costringendolo a scusarsi con il Qatar. Dall’altra parte del filo, però, non c’era l’emiro Tamim bin Hamad Al Thani, che non ha voluto rivolgere la parola a "Bibi" che settimane fa ha bombardato Doha, ma il primo ministro, Mohamed bin Abdulrahman Al Thani.
BENJAMIN NETANYAHU COSTRETTO A SCUSARSI CON IL QATAR AL TELEFONO DA DONALD TRUMP
Ps/2. L’obiettivo della Flotilla è forzare la mano, arrivare allo scontro con Israele e puntare all'arresto in favor di telecamera per sputtanare ulteriormente il governo di Tel Aviv.
Lo Stato ebraico cadrà nella trappola? Al momento, sta cercando di evitare lo scontro in ogni modo: ha intimato decine di volte ai “flotilleros” di tornare indietro. Eppure sembra difficile che Israele si possa permettere di sbattere gli attivisti in galera.
Già osteggiato da mezzo mondo, Israele non sogna uno scontro diplomatico con i paesi di provenienza dei velisti con la kefiah. Senza considerare il clima da anni Trenta che si respira in Europa: in Germania moltissimi ebrei stanno cambiando cognome, e anche in Italia, hanno ricevuto il consiglio dalle proprie sinagoghe, di non indossare la kippah. Di 'sti tempi meglio non farsi riconoscere: un'aggressione è sempre dietro l'angolo.
bombardamenti sulla striscia di gaza 9 ottobre 2023
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antonio guterres vertice brics 2024 foto lapresse