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LO STATALISMO SFRENATO DEI SOVRANISTI RISCHIA DI ESSERE UN BOOMERANG PER IL GOVERNO – L'“OPERAZIONE TRASPARENZA” SUI PREZZI DEI CARBURANTI È STATA UN FLOP - LA BOMBA PRONTA A ESPLODERE È QUELLA DELLE BANCHE, CHE PASSANO AL CONTRATTACCO SULLA TASSA SUGLI EXTRAPROFITTI – L’ABI DI PATUELLI, SE IL GOVERNO NON SIEDERÀ AL TAVOLO PER DISCUTERE, FARÀ RICORSO PER FAR DICHIARARE ANTICOSTITUZIONALE LA NORMA – IL MONDO BANCARIO, TRA L'ALLIBITO E IL PREOCCUPATO, SI PASSA DI MANO IN MANO L’INTERVISTA NELLA QUALE IL SOTOSEGRETARIO FAZZOLARI MINACCIA: “I GOVERNI PRECEDENTI HANNO FATTO FAVORI MILIARDARI ALLE BANCHE, NOI SANIAMO UNA DISTORSIONE DI MERCATO. LO STATO TORNA A FARE LO STATO…”

1 – CARTELLO “SPUNTATO” CONTRO I RINCARI

Estratto dell'articolo dal “Foglio”

 

NUOVI CARTELLONI CON IL PREZZO MEDIO DI BENZINA E DIESEL

Ora che si è passati dalla teoria alla pratica, “l’operazione trasparenza” del governo Meloni sui prezzi dei carburanti ha dimostrato di essere una misura fallimentare. Da quando i distributori hanno l’obbligo di esporre i prezzi medi regionali vicino a quelli praticati, i rialzi sono stati costanti.

 

A certificarlo sono i dati dello stesso governo, pubblicati sui siti dei ministeri di cui sono titolari Adolfo Urso e Gilberto Pichetto Fratin. Prendiamo le autostrade: il primo agosto il prezzo medio nazionale della benzina in modalità self era 1,984 al litro, ieri superava i 2 euro di quasi due centesimi. Per il gasolio l’aumento è ancora più sostenuto, perché si è passati da 1,854 a 1,928 euro al litro.

ADOLFO URSO

 

[…] Il senso del cartello era quello di combattere la speculazione, che secondo il governo era alla base degli aumenti. Una maggiore trasparenza avrebbe dovuto avere un effetto deterrente, costringendo i gestori a non praticare prezzi troppo alti rispetto alla media. L’effetto però – come avevano avvertito esperti, economisti e anche l’Antitrust – potrebbe essere l’opposto: quello cioè di spingere i gestori ad alzare i prezzi per avvicinarsi alla media. La trasparenza nel settore, inoltre, c’è già: basta consultare app e siti istituzionali. […]

 

2 – GLI ISTITUTI LANCIANO LA CONTROFFENSIVA "VIOLATE COSTITUZIONE E NORME UE"

Estratto dell'articolo di Manuel Follis per “La Stampa”

 

antonio patuelli premio guido carli 2023

L'esercito del mondo delle banche è in manovra. Si muove silenzioso e inesorabile, pur col passo rallentato tipico della settimana a cavallo di Ferragosto. L'obiettivo è cambiare la tassa sugli extraprofitti degli istituti di credito, ossia sedersi a un tavolo e trovare un'intesa. Quando? Il prima possibile.

 

[…] le banche stanno lavorando in parallelo a una serie di argomenti e di critiche da usare come deterrente in vista della probabile interlocuzione con il governo. Al lavoro ci sono alcuni tra i più noti professionisti legali del settore, che peraltro confidano come non sia stato troppo difficile trovare punti deboli nella misura. E che stanno già predisponendo una serie di bozze che circolano tra gli istituti.

 

giorgia meloni giancarlo giorgetti

La sensazione è che il blitz che ha portato l'esecutivo a inserire la tassa sugli extraprofitti se da un lato ha permesso di tenere all'oscuro del provvedimento parte della stessa maggioranza, dall'altro è però stato strutturato con eccessiva fretta senza tener conto di tanti, forse troppi, fattori. Gli istituti ad esempio ritengono che la norma contrasti con i principi di eguaglianza, ragionevolezza e commisurazione del tributo alla capacità contributiva.

 

[…] la tassa confliggerebbe con ben tre articoli della Costituzione perché non risponderebbe a un giusto equilibrio tra esigenze pubbliche e esigenze di tutela dell'individuo, oltre a prevedere un'applicazione retroattiva.

 

antonio patuelli 16

Altro aspetto, l'attuale misura presenterebbe profili di contrasto sia con la libertà di stabilimento sia con la libertà di circolazione dei capitali nell'Unione europea, perché finisce per imporre restrizioni nell'accesso al mercato non giustificate da obiettivi di interesse generale, ma esclusivamente da finalità di natura economica. In sostanza, le libertà di stabilimento e di circolazione dei capitali possono essere limitate da leggi nazionali solo se queste perseguono finalità d'interesse generale di carattere extra economico.

 

meloni giorgetti

È evidente che si tratta di critiche tecniche, ma c'è chi sottolinea come comunque non si tratti di dettagli né di aspetti secondari del provvedimento, ma viceversa di conflitti o incongruenze che potrebbero far decadere il provvedimento prima ancora che veda la luce.

 

C'è ad esempio un terzo elemento che secondo le banche renderebbe la norma di complessa applicazione ed è il potenziale contrasto con la disciplina Ue sugli aiuti di Stato. Il tema è stato sollevato da più parti nell'ultima settimana e punta sul fatto che dalla tassa siano stati esclusi soggetti differenti dalle banche, come gli intermediari finanziari, che operano nello stesso settore economico.

 

antonio patuelli 2

Il tutto tenendo conto che uno dei pilastri della norma Ue in materia di aiuti di Stato prevede che la valutazione debba tener conto degli effetti determinati sul mercato più che degli obiettivi di carattere politico da cui nasce. In questo senso c'è un tema nel tema, visto che dal provvedimento è escluso anche Banco Posta, società che fa capo a Poste Italiane e quindi indirettamente al governo (tra Mef e Cdp), che pure stando ai criteri che hanno ispirato la tassa dovrebbe essere tra i gruppi da mettere dietro la lavagna.

 

[…]

 

In ogni caso, i tentativi di mediazione da parte dell'Abi, l'associazione dei bancari guidata da Antonio Patuelli, terranno conto delle varie anomalie rilevate dagli approfondimenti commissionati dagli istituti, impugnabili in sede tributaria e amministrativa. Il confronto partirà da lì, con l'obiettivo di non trasformarsi in scontro aperto.

 

3 – FAZZOLARI: «GLI STIPENDI SONO CALATI QUANDO IL PD ERA AL GOVERNO»

Estratto dell'articolo di Federico Novella per “La Verità”

 

giorgia meloni e giovanbattista fazzolari

«Salario minimo? Dalla sinistra solo slogan. Sulle banche abbiamo sanato una stortura, nell’interesse dei cittadini e del libero mercato. Prossimo passo: il riordino delle concessioni pubbliche. Basta regali di Stato». Con Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, facciamo il punto sugli ultimi fuochi della polemica politica prima della pausa estiva.

 

[…]

 

La tassa sugli extraprofitti delle banche non è illiberale?

«Chi si scandalizza dovrebbe fare un ripasso di liberalismo. Nel settore bancario non vige il libero mercato. È un settore con forti rigidità, nel quale opera un numero limitato di soggetti. In un contesto di questo genere, di fronte a evidenti storture, l’intervento del governo è finalizzato esattamente alla tutela del mercato. In un sistema realmente libero, a fronte dell’aumento dei tassi sui prestiti, dovrebbe corrispondere in automatico un aumento degli interessi corrisposti alla clientela nei conti correnti. Cosa che, nonostante i ripetuti inviti, in Italia non sta accadendo».

 

giovanbattista fazzolari giorgia meloni

Gli interessi attivi e passivi non si allineano perché nel settore bancario non c’è abbastanza concorrenza?

«Esattamente. E questo succede perché si tratta di un sistema regolato, al punto da prevedere, in caso di necessità, l’impiego di risorse pubbliche per salvare gli istituti in difficoltà. Se un imprenditore che produce bulloni va in sofferenza, fallisce; se il banchiere va in sofferenza, di solito non fallisce affatto, viene tutelato, proprio perché il settore è particolare».

 

Davvero crede che il provvedimento governativo sulle banche tenderà a ripristinare il mercato?

«Sì, perché se non fossimo intervenuti ne sarebbero uscite penalizzate le banche più virtuose, quelle che hanno adottato comportamenti più corretti nei confronti della clientela. Dunque, di fatto, stiamo cercando di sanare una distorsione, usando il buonsenso. L’intervento riguarda soltanto gli incrementi di margine, con una percentuale ragionevole e “cap” stringenti. Da questa operazione nessuna banca andrà in sofferenza».

GIOVANBATTISTA FAZZOLARI A CINQUE MINUTI

 

Non crede che le banche potranno scaricare i costi sui clienti, rendendo più difficile l’accesso ai mutui in futuro?

«Questo è un rischio implicito in ogni settore economico. Qualunque imposta rischia di tradursi, teoricamente, in aumenti per i consumatori. Ma confido che non accadrà nel settore bancario, considerati gli elevati margini che ancora realizzano».

 

Ci spiega la genesi del provvedimento?

«Hanno scritto di un braccio di ferro tra Palazzo Chigi e Mef: niente di più distante dalla realtà. Non a caso il provvedimento è arrivato direttamente al Consiglio dei Ministri, se vi fossero state fratture o discussioni, qualcosa sarebbe filtrato nei giorni precedenti. Tengo a precisarlo: su tutti i dossier più importanti c’è assoluta sintonia tra il ministro Giorgetti e il premier, e anche con me per quello che può contare. Nei governi precedenti le cose andavano diversamente: spesso c’erano due centrali di potere che nella migliore delle ipotesi si guardavano in cagnesco».

MELONI FAZZOLARI

 

[…]

 

Vi accusano di aver messo mano a questioni delicate in maniera estemporanea. Perché non avete avvertito le banche della tassa in arrivo?

«Escludo che il sistema bancario non sapesse che saremmo intervenuti. Banca d’Italia aveva già invitato gli istituti ad allineare i tassi, il ministro Giorgetti aveva già precisato che si aspettava correttezza da parte delle banche. Dubito che la classe dirigente del settore bancario, di assoluta professionalità, sia stata colta di sorpresa. Difatti la reazione delle banche è stata molto composta, non hanno gridato allo scandalo. Reazioni più scomposte, semmai, sono arrivate da personaggi meno preparati, soggetti politici e mediatici di sinistra».

 

meloni draghi

Si aspetta qualche bacchettata dalle istituzioni europee?

 «Non è un’ipotesi che escludo a priori. Ma in un contesto così complicato a livello globale, che senso ha continuare a consentire ingenti guadagni in conseguenza di scelte calate dall’alto, come quella della Bce di innalzare i tassi? Non conviene a nessuno, Bce compresa».

 

Se le regole resteranno queste, che tipo di gettito prevedete di incamerare? Verrete incontro alle richieste di Forza Italia di modificare il testo?

«Prevediamo di raccogliere due miliardi. Quanto alle proposte di modifica, nulla esclude che si possano prevedere meccanismi premianti legati all’acquisto di titoli di Stato. Ma l’impianto di fondo resterà quello».

 

Come verranno spesi gli introiti? Si è parlato di mutui, ma anche di generici «aiuti» a famiglie e imprese. «La destinazione specifica non è stata ancora individuata, ma continuiamo a credere che le risorse vadano dirottate il più possibile nelle tasche dei cittadini. Il taglio del cuneo contributivo, la detassazione dei redditi, l’aumento delle pensioni minime sono scelte che rispondono a questa visione. Nel contempo, dovremo reperire nuove risorse per fronteggiare i disastri del passato».

 

GIORGIA MELONI INCONTRA LE OPPOSIZIONI PER IL SALARIO MINIMO

Si riferisce ai 20 miliardi che mancano all’appello nella prossima manovra?

«Mi riferisco ai disastri creati dai governi Conte I e Conte II. Il superbonus pesa sulle casse pubbliche per 90 miliardi. Le truffe accertate sui bonus edilizi ammontano a 12 miliardi, esattamente la cifra che dobbiamo trovare per rinnovare la riduzione del cuneo fiscale a tutti i lavoratori italiani fino a 35.000 euro di reddito».

 

Il superbonus di Conte ha sfasciato i conti?

«È così. E ricordiamoci che una parte dei soldi del superbonus è andata proprio alle banche, attraverso il meccanismo dell’acquisto dei crediti. Il paradosso è che con i governi progressisti, di Pd e Cinque Stelle, sono stati fatti regali miliardari alle banche nuocendo alle casse pubbliche. Noi vogliamo ripristinare un rapporto sano tra governo e istituti creditizi».

 

giuseppe conte giorgia meloni atreju 1

Dobbiamo aspettarci altri provvedimenti del genere?

«Senza intenti punitivi, aspettiamoci che lo Stato torni a fare lo Stato, relazionandosi con ragionevolezza con i grandi soggetti finanziari, economici e industriali. Un altro settore in cui faremo ordine è quello delle concessioni pubbliche». Cioè? «Dopo il crollo del ponte di Genova, lo Stato ha acquistato dai Benetton la società autostrade per la bellezza 8 miliardi, 20 miliardi se si tiene conto dei debiti ereditati. Anche sulle concessioni aeroportuali i contratti sono stati stipulati tra istituzioni deboli e poteri economici forti. Non possiamo andare avanti così. Questo è un governo politico, che opera sulla base di un forte mandato popolare, e ha intenzione finalmente di riequilibrare questi rapporti, nell’interesse degli italiani».

GIOVANBATTISTA FAZZOLARI

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