enrico letta giuseppe conte

“A UNA RAPIDA RESURREZIONE DEL PD NON CREDE QUASI NESSUNO” - STEFANO FOLLI INTONA IL REQUIEM PER I DEM: “SI AVVERTE UNA SORTA DI RASSEGNAZIONE E PER MISURARLA BASTA VEDERE LE REAZIONI POCO CONVINTE AL CASO MORATTI A MILANO - UN'OPPOSIZIONE GUIDATA DAI 5S, MAGARI IN SINTONIA CON UN PD CHE HA ABBRACCIATO CON CONVINZIONE L'ALLEANZA, LASCEREBBE A GIORGIA MELONI LA RAGIONEVOLE SPERANZA DI GOVERNARE A LUNGO. IL PREZZO IN TAL CASO SAREBBE LA SCOMPARSA O LA TRASFORMAZIONE DEL PD E DEL CENTROSINISTRA”

CONTE LETTA

Stefano Folli per “la Repubblica”

 

C'è un aspetto della politica italiana che è ancora più preoccupante della crisi energetica e della recessione incombente. È lo squilibrio evidente tra maggioranza e opposizione. Certo, anche la prima è tutt' altro che compatta, come pretende di apparire; ma sull'altro versante si apre il vuoto. Il che determina un'anomalia del sistema, con drammatiche conseguenze per la salute della democrazia.

 

letta conte calenda

Nonostante la fase di riflessione che il segretario dimissionario intende garantire, o forse proprio per questo, il vuoto riguarda soprattutto il Pd: ossia quello che fino a poco tempo fa si presentava come il partito-asse, il garante appunto dell'equilibrio democratico. Viceversa, non tanto la sconfitta del 25 settembre quanto soprattutto il "dopo", l'incerta transizione, rivela un buco nero in cui tanti già si sono infilati con successo. Il risultato è una stagione nuova, sì, ma anche crescenti incognite accanto alla deformazione del rapporto fra maggioranza e opposizione.

 

CONFRONTO LETTA MELONI

La prima tende ad assumere posizioni radicali, quando non estremiste, ma la seconda supplisce alla debolezza della propria proposta politica attraverso un populismo confuso e quasi ostentato. E ovviamente non è la stessa cosa se la forza trainante dell'opposizione è un Partito Democratico che si considera figlio della vecchia "cultura della mediazione" - come si usa dire con espressione un po' per iniziati - che fu tipica della Prima Repubblica; o se al contrario quel fronte viene egemonizzato da una formazione priva di radici e indifferente alle ragioni della coerenza come è il M5S di Conte.

 

GIUSEPPE CONTE ENRICO LETTA

Non è un caso se il partito "contiano" rinasce ogni giorno come se il passato non esistesse. Il successo della manifestazione di Roma lo spinge ad esasperare questa caratteristica. Infatti non ottiene alcun risultato chi pensa di mettere in imbarazzo Conte ricordandogli che il suo gruppo ha votato in Parlamento per l'invio di armi all'Ucraina, vale a dire la misura che oggi contesta.

 

L'obiezione scivola come l'acqua sulla pietra perché il dialogo dell'ex premier è con la folla, non con i giornalisti. Quanto all'altra verità scomoda - i decreti anti-migranti firmati con Salvini al tempo del governo giallo-verde - , si preferisce sorvolare: ma in sostanza Conte e chi lo consiglia non sono troppo favorevoli a una politica di ingressi incontrollati. In questo dimostrano astuzia, perché non rinunciano ad ammiccare a un segmento dell'elettorato di destra.

ROMANO PRODI ENRICO LETTA - FESTA DELL UNITA BOLOGNA

 

E in fondo sanno che anche a sinistra c'è chi gradisce maggiore severità verso i nuovi arrivati. In definitiva, un'opposizione guidata dai 5S, magari in sintonia con un Pd che ha abbracciato con convinzione l'alleanza, lascerebbe a Giorgia Meloni la ragionevole speranza di governare a lungo. Il prezzo in tal caso sarebbe la scomparsa o la trasformazione del Pd e del centrosinistra come li abbiamo conosciuti in questi anni, a cominciare dall'Ulivo di Romano Prodi.

 

D'altra parte, a una rapida resurrezione del partito non crede quasi nessuno. Si avverte una sorta di rassegnazione e per misurarla basta vedere le reazioni bland e e poco convinte al caso Moratti a Milano ovvero alle grandi manovre che si delineano a Roma (vedi anche la nostra intervista ieri a Letizia Moratti e il relativo editoriale).

 

giuseppe conte enrico letta 2

La capitale politica e la capitale economica: è chiaro che se il Pd riuscisse a guidare la riscossa in entrambe le città, avrebbe superato la crisi e si porrebbe di fronte al governo di destra come un'alternativa possibile. Altrimenti lo psicodramma è destinato ad avvitarsi in forme inarrestabili. La tenaglia Roma-Milano equivale per il Pd alla tenaglia Nord-Sud. La Dc e i partiti storici del passato avevano saputo gestire queste situazioni. Oggi tutti i dubbi sono legittimi.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…