giancarlo giorgetti armi esercito difesa

SUI FONDI PER LE ARMI GIORGETTI TENTA IL GIOCO DELLE TRE CARTE – IL TESORO SOSTIENE CHE LA SPESA ITALIANA PER IL SETTORE DELLA DIFESA NEL 2024 È GIÀ AL 2% DEL PIL, COME CHIESTO DALLA NATO – UN TRAGUARDO RAGGIUNTO ATTRAVERSO UN TRUCCHETTO: INSERIRE NEL CONTEGGIO DELLE SPESE PER LA DIFESA LE ATTIVITÀ “CIVILI-MILITARI”, COME I “SERVIZI DI METEOROLOGIA” O DI SUPPORTO ALLA NAVIGAZIONE – MA I NUMERI UFFICIALI DELL’ALLENAZA ATLANTICA DICONO ALTRO: ROMA È FERMA ALL’1,5% DEL PIL. E PER LA COMMISSIONE UE IL DATO È ANCORA PIU’ BASSO, ALL’1,2%...

Articoli correlati

ARMIAMOCI, MA CON CHE SOLDI? PALAZZO CHIGI PENSA A UN TRUCCHETTO PER RAGGIUNGERE IL 2% DEL PIL...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Estratto dell’articolo di Mario Sensini per il “Corriere della Sera”

 

giancarlo giorgetti giorgia meloni foto lapresse.

Nessuna magia contabile, assicurano in via XX Settembre. La spesa italiana per il settore della difesa nel 2024 è già al 2% del Prodotto interno lordo, come chiesto dagli impegni della Nato.

 

Senza bisogno di ricorrere ad artifici, ma con la classificazione corretta della spesa, riveduta secondo i rigidi canoni dell’Alleanza, anche se il dato ufficiale, di cui è stato chiesto l’aggiornamento, è ancora fermo all’1,56% del Prodotto.

 

[...]

 

UNIONE EUROPEA – ARMI E DIFESA

Sia chiaro, anche Giorgetti sa benissimo che al vertice Nato di luglio è scontato che gli impegni di spesa chiesti ai singoli membri dell’Alleanza siano aumentati rispetto al 2%, anche di molto. E che presto l’Italia sarà chiamata a prendere una posizione anche sul piano di riarmo europeo Readiness 2030, che consente un forte aumento di spesa per la difesa, fino all’1,5% del Pil per i prossimi quattro anni in deroga alle regole di bilancio europee.

 

Per il ministro dell’Economia, però, la prima preoccupazione è il debito pubblico, e vuole vederci chiaro prima di prendere decisioni avventate. Quindi l’Italia non chiederà alla Ue la clausola di salvaguardia nazionale entro il 30 aprile per sforare gli obiettivi di bilancio, e aspetterà almeno il vertice Nato di giugno per prendere decisioni. L’idea europea, per la quale ognuno va «avanti per i fatti suoi e poi si arrangia», a Giorgetti non piace.

 

giorgia meloni giancarlo giorgetti guido crosetto

L’ombrello europeo si limita al coordinamento delle iniziative nazionali e alla deroga dal Patto di Stabilità. Per quattro anni non si tiene conto della spesa extra per la difesa, fino a 30 miliardi l’anno, Che poi però diventa strutturale e deve continuare ad essere finanziata, senza più deroghe.

 

[...]

Nei giorni scorsi Giorgetti ha ricevuto dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, una specie di lista della spesa, e tra i due, a ogni buon conto, c’è stato uno screzio. «Non l’ho letta, ma mi pare lunga» ha detto il titolare dei conti. «Non è la lettera a Babbo Natale» ha replicato Crosetto. La lista del ministero della Difesa, assicurano ora all’Economia, è in fase di «attenta valutazione».

 

giorgia meloni con guido crosetto nella camionetta dell esercito 5

Perché ognuna delle tante voci va inquadrata in una casella di bilancio specifica e rendicontata in modo corretto, cosa che finora forse non si era fatta con molta attenzione, sia alla Nato che alla Ue. E con criteri contabili differenti.

 

Quelli dell’Alleanza sono più generosi, per quelli Ue in totale siamo all’1,2% del Pil (nel ’23). La differenza principale è che nella spesa militare per la Nato contano anche le pensioni, per i principi Eurostat no. Cambia anche il modo di considerare la spesa per gli armamenti.

 

SPESE PER LA DIFESA - DIFFERENZE TRA STATI UNITI E EUROPA - FEBBRAIO 2025

Per la Nato questa deve essere rendicontata quando esce il denaro, in quello europeo quando il bene viene consegnato dal produttore. Purché non sia un missile, o una pallottola, perché gli armamenti a «uso singolo» non sono investimenti, ma spesa corrente.

giancarlo giorgetti guido crosetto

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…

giorgia meloni mantovano alfredo giovanbattista fazzolari gian marco chiocci rossi

DAGOREPORT - CHI AVEVA UN OBIETTIVO INTERESSE DI BRUCIARE IL DESIDERIO DI GIORGIA MELONI, PIÙ VOLTE CONFIDATO AI SUOI PIÙ STRETTI COLLABORATORI, DI ARRUOLARE L’INGOMBRANTE GIAN MARCO CHIOCCI COME PORTAVOCE? - IN BARBA ALLA DIFFIDENZA DEI VARI SCURTI, FAZZOLARI E MANTOVANO, FU L’UNDERDOG DE’ NOANTRI A IMPORRE FORTISSIMAMENTE (“DI LUI MI FIDO”) COME DIRETTORE DEL TG1 L’INTRAPRENDENTE CHIOCCI, DOTATO DI UNA RETE RELAZIONALE RADICATA IN TUTTE LE DIREZIONI, DAL MONDO DELLA SINISTRA ALL’INTELLIGENCE DI DESTRA - BEN CONOSCENDO IL CARATTERINO DELL’EX DIRETTORE DE “IL TEMPO” E ADNKRONOS, BEN LONTANO DALLA DISPONIBILITÀ AD ACCETTARE ORDINI E DINIEGHI, OCCORREVA CORRERE AI RIPARI PRIMA CHE LA SGARBATELLA PROCEDESSE ALL’INFELICE NOMINA, FACENDO CIRCOLARE LA VOCE DEL SUO TRASLOCO DALLA DIREZIONE DEL TG1 A BRACCIO MEDIATICO DELLA PREMIER - NEL CASO, SEMPRE PIÙ LONTANO, DI VEDERE CHIOCCI A PALAZZO CHIGI, ALLORA VORRÀ DIRE CHE L’EQUILIBRIO DI POTERI ALL’INTERNO DELLA FIAMMA MAGICA È FINITO DAVVERO IN FRANTUMI...

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…