carlo nordio cecilia sala mohammad abedini

TAJANI E NORDIO AVEVANO GIURATO CHE L’ARRESTO DI CECILIA SALA IN IRAN E QUELLO DI MOHAMMAD ABEDINI IN ITALIA ERANO “SCOLLEGATI”, E ORA FANNO LA SOLITA FIGURA DA FRESCONI – IL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA HA ACCELERATO LA REVOCA DEGLI ARRESTI ALL’INGEGNERE-SPIONE DI TEHERAN NONOSTANTE AVESSE PROMESSO PIÙ VOLTE CHE AVREBBE ASPETTATO LA DECISIONE DELLA CORTE D’APPELLO DI MILANO. MA IL RISCHIO CHE I GIUDICI TENESSERO IN GALERA ABEDINI ERA TROPPO ALTO. MEGLIO EVITARE DI INDISPETTIRE ANCORA IL REGIME TEOCRATICO – IL BLITZ È STATO EFFETTUATO ALL’OSCURO DEGLI STESSI UFFICI DI NORDIO (ESCLUSA LA “ZARINA” DI VIA ARENULA, GIUSI BARTOLOZZI)

 

1. L’INCOGNITA SULLA DECISIONE DELLA CORTE D’APPELLO E LE GARANZIE DATE ALL’IRAN

Estratto dell'articolo di Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”

 

CARLO NORDIO - FOTO LAPRESSE

Venerdì pomeriggio la capo di Gabinetto del ministro della Giustizia, Giusi Bartolozzi, ha chiesto nuovamente all’ufficio che si occupa di estradizioni l’elenco delle precedenti revoche di arresti a fini estradizionali.

 

Ce ne sono un paio, di cui già s’era già parlato molto nelle ultime settimane nelle stanze di via Arenula; una recentissima relativa all’italo francese Hervé Falciani, e un’altra del 2022, dell’ucraino Eugene Lavrenchuk reclamato dai russi.

 

Era il segno di una decisione politica ormai presa, alla quale bisognava trovare una veste giuridica più convincente possibile. Per accelerare i tempi di restituzione all’Iran dell’ingegnere Mohammad Abedini-Najafabani, in cambio della liberazione di Cecilia Sala avvenuta mercoledì scorso.

 

cecilia sala Mohammad Abedini

[…]  Poche ore dopo la liberazione della giornalista italiana, il Guardasigilli era andato a palazzo Chigi e tutti avevano ipotizzato che fosse lì per ricevere l’ordine di scarcerare l’iraniano reclamato da Teheran, ma Nordio smentì. La sera successiva, al Tg1 , spiegò che prima di qualunque decisione avrebbe atteso il verdetto dei giudici di Milano sulla richiesta di arresti domiciliari per l’esperto dei droni detenuto da quasi un mese: «Ci affidiamo al giudizio della corte».

 

Invece non ha atteso. Significa che il patto tra Italia e Iran non poteva rischiare di saltare per un provvedimento giudiziario sul quale non c’era alcuna certezza dell’esito, e Abedini doveva uscire subito di galera. Non in contemporanea con Cecilia Sala, per non offrire all’opinione pubblica nazionale e mondiale l’immagine di uno scambio di prigionieri da tempo di guerra, ma in differita, a un centinaio di ore di distanza fra l’una e l’altro.

 

GIUSI BARTOLOZZI

Del resto, se la cattura dell’iraniano è stata l’inizio dell’intrigo internazionale nel quale è incappata la reporter de Il Foglio e Chora media , e con lei il governo guidato da Giorgia Meloni, la fine non poteva che arrivare con la sua scarcerazione.

 

Il giudizio della Corte d’appello di Milano sui domiciliari sarebbe stato autonomo e svincolato dalle esigenze di adeguarsi all’accordo siglato tra Roma e Teheran (con un visto ottenuto dalla premier a Mar-a-Lago, in Florida, dal prossimo presidente statunitense Donald Trump).

 

I giudici avrebbero deciso solo sulla base delle carte giunte finora dagli Usa (il mandato d’arresto internazionale e i capi d’accusa, più le considerazione sul pericolo di fuga, debitamente trasmesse a Milano proprio dagli uffici di Nordio) e di quelle prodotte dall’avvocato a sostegno della sua istanza.

cecilia sala abbraccia i genitori all aeroporto di ciampino

 

[…] Niente, in quel fascicolo, faceva riferimento alla vicenda di Cecilia Sala […] Inoltre, a non fornire sufficienti garanzie c’era l’ormai stranoto precedente di Artem Uss.  […]

 

Quella vicenda è rimasta una ferita aperta nei rapporti tra il ministro e i giudici, in particolare quelli della Corte d’appello milanese. E adesso che il governo aveva bisogno di una decisione delle stesse toghe uguale a quella contestata nel caso Uss, c’era il pericolo che tornasse a sanguinare.

Così il ministro ha messo da parte gli indugi e intrapreso l’altra strada, già indicata nei primi giorni della detenzione di Cecilia Sala: lui può stabilire in ogni momento la revoca degli arresti a fini estradizionali in virtù della natura politica della decisione finale, che spetta sempre al potere esecutivo.

 

cecilia sala barbour

Nel provvedimento ministeriale, e nel comunicato che l’ha reso noto, Nordio ha spiegato che non c’erano i presupposti giuridici per la consegna di Abedini agli Usa, e che «nessun elemento risulta ad oggi addotto a fondamento delle accuse rivolte» all’iraniano di aver foraggiato i pasdaran della Guardia della rivoluzione islamica; terroristi solo per gli Stati Uniti, non per le Nazioni Unite né per l’Unione europea.

 

Presupposti ed elementi che però mancavano anche quando il ministero della Giustizia ha chiesto la conferma dell’arresto di Abedini in carcere; e le prove non sono arrivate perché non è ancora scaduto il termine a disposizione degli Stati Uniti per trasmetterle in Italia a supporto della richiesta di estradizione. Ma non c’era più tempo a disposizione per rispettare il patto con l’Iran e liberare l’uomo di Teheran.

 

Dunque porte aperte a lui e porte chiuse agli Usa, che in cambio avranno avuto (o avranno) qualcos’altro. […]

Mohammad Abedini najafabadi

 

2. IL BLITZ DEL GUARDASIGILLI DOPO IL RITORNO DI SALA TROPPO RISCHIOSO ATTENDERE

Estratto dell’articolo di Giuliano Foschini per “la Repubblica”

https://www.repubblica.it/politica/2025/01/13/news/meloni_liberazione_abedini_nordio-423934285/

 

La promessa era da mantenere. Tornata a casa Cecilia Sala, passata la conferenza stampa della premier Giorgia Meloni, sentito Joe Biden […], l’iraniano Mohammad Najafabadi Abedini doveva essere liberato. Così come aveva assicurato la nostra intelligence ai colleghi iraniani per ottenere la liberazione della giornalista del Foglio e Chora Media.

 

giusi bartolozzi

È stato valutato troppo “rischioso” aspettare l’udienza del 15 nella quale la Corte d’appello di Milano doveva discutere gli arresti domiciliari per l’iraniano. Troppo complesso tenere Abedini ancora in Italia dove si sono mosse due procure (Milano, dopo l’arresto a Malpensa; Roma, in seguito alle dichiarazioni raccolte da Sala al suo rientro).

 

Meglio fare in fretta. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha compiuto così ieri un blitz senza passare nemmeno per i suoi stessi uffici, circostanza che ha procurato non pochi mal di pancia in via Arenula, dove in molti sono stati informati della notizia da siti e tv.

 

Per il governo era però necessario fare meno rumore possibile e sfruttare il momento di passaggio tra le due amministrazioni americane, per quanto Meloni si era premurata di avvisare Biden ma anche prima, con il suo viaggio a Mar-a-Lago, Donald Trump.

 

[…]

 

L ARRIVO DI CECILIA SALA ALL AEROPORTO DI ROMA CIAMPINO

In un primo momento quella via era però stata ritenuta «impercorribile » dalla politica, per via dei rapporti con gli Stati Uniti. Non si voleva aprire un caso con Washington che aveva chiesto con forza l’arresto dell’iraniano, anche se al momento non è ancora arrivata la richiesta di estradizione.

 

Quando poi il dossier è stato avocato da Chigi – da Meloni e dal sottosegretario Alfredo Mantovano […] – le cose sono cambiate. Quella del 718 è diventata la strada principe, con l’impegno della presidenza del Consiglio di rassicurare gli Stati Uniti.

 

Dopo il viaggio di Meloni da Trump, la scarcerazione sembrava questione infatti di ore. Poi, invece, c’era stata una frenata nella quale era stata valutata la strada dei domiciliari ma quelli, avevano ancora spiegato i giuristi, potevano essere solo concessi dal tribunale. Ancora: il pasticcio nel giorno della liberazione di Sala dell’incontro a Chigi tra Nordio e Mantovano: prima si dava per fatta la scarcerazione di Abedini, poi la retromarcia, «si è parlato della separazione di carriere».

 

alfredo mantovano giorgia meloni

Infine, dopo che nel weekend era stato chiesto un approfondimento sulle precedenti scarcerazioni, il blitz di ieri. Con la firma irrituale di Nordio (di solito è competenza della direzione generale degli Affari internazionali).

 

E poi con il comunicato nel quale il ministro dà anche una spiegazione tecnica alla sua scelta: «Nessun elemento risulta ad oggi addotto a fondamento delle accuse rivolte», scrive rischiando di creare un nuovo incidente. Perché in questi giorni nessuna nuova carta è arrivata al ministero: sulla base degli stessi atti, quindi, la Giustizia ha chiesto prima la conferma del fermo il 22 dicembre, perché riteneva motivate le accuse.

 

Mohammad Abedini najafabadi

E poi l’11 gennaio ne ha invece ordinato scarcerazione perché non lo erano. Rendendo evidente, così, che a motivare la decisione ci sia stata una legittima scelta politica (il codice non chiede una motivazione giuridica: mette tutto nelle mani del ministro), frutto della trattativa con l’Iran. Non è un caso che ieri Abedini sia ritornato a Teheran con un volo messo a disposizione dal governo. Con lui non c’erano tutti i bagagli che aveva quando era stato arrestato. O meglio: quei bagagli non li aveva soltanto lui. La Polizia, e la nostra intelligence, ha infatti fatto copia di tutti i computer, i telefoni. E degli apparati informatici – chip, pezzi di droni - che custodiva nel trolley al momento dell’arresto. Per gli amici americani significa molto.

cecilia sala announo giusi bartolozzi 2MARIO CALABRESI A CASA DI CECILIA SALA CON UN MAZZO DI FIORIgiusi bartolozzi 4

Ultimi Dagoreport

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...