verdini renzi

UN TAXI CHIAMATO DENIS – I CINQUE STELLE SVENTOLANO IN SENATO “DOLLARI VERDINI”, MA LE TRUPPE DEL TRAGHETTATORE VOTANO SORRIDENTI LA RIFORMA DEL SENATO E SI ASPETTANO RICOMPENSE – IN PALIO CI SONO UN PO’ DI PRESIDENZE DI COMMISSIONE

1.LA TRAVERSATA DEI VERDINIANI È COMPIUTA PRONTI A INDOSSARE LA CASACCA RENZIANA

Amedeo La Mattina per “la Stampa

 

Voto dopo voto (oggi sulla riforma costituzionale domani sulla legge di stabilità) Verdini e company stanno montando panchine e gazebo nel giardino del Pd tendenza Renzi. Bersani lì non li vuole perché pensa che sporchino, lascino cicche, bucce e cartacce a terra. «Quando invece Bersani mandava il giovane Speranza (ex capogruppo Dem alla Camera ndr) a trattare con me durante il governo Letta e per definire il Patto del Nazareno, non eravamo brutti, sporchi e cattivi?».

Verdini DenisVerdini Denis

 

Verdini inforca gli occhiali sulla testa e scompare sulfureo nel corridoio dietro l’aula. Intanto la maggioranza levita fino a 177 voti sull’articolo 1 della riforma costituzionale, grazie ai senatori verdinani (13 e presto saranno 15 con Villari e Zizza). I quali, imperturbabili, sopportano che i 5 Stelle sventolino sotto il loro naso «dollari verdini». E indifferenti ascoltano Miguel Gotor, della minoranza Dem, che prova «un sincero imbarazzo nel constatare che le scelte del Pd fossero difese e sostenute in aula con zelo ed entusiasmo dai senatori Falanga e Barani, come se la riforma del Senato fosse l’occasione per assistere in diretta alle prove tecniche della nascita del Partito della Nazione». 

denis verdini  anselma dall olio daniela santanche giancarlo galandenis verdini anselma dall olio daniela santanche giancarlo galan


Per i renziani invece i voti di Verdini non puzzano. «Sono necessari pure loro per far uscire l’Italia dal pantano», dice serafico Michele Anzaldi, fresco di polemica per gli attacchi che ha sferrato contro RaiTre (troppo anti-renziana). Non olet il voto dei verdinani, che si aggirano alla Camera e al Senato come se fossero già organicamente in maggioranza. Si avvicinano sorridenti e affabili ai colleghi della maggioranza (quella vera), ai ministri e ai loro collaboratori.

 

Non chiedono posti di governo ma si aspettano da Renzi un riconoscimento tangibile che potrebbe arrivare presto quando si tratterà di nominare i nuovi presidenti di commissione. Al Senato per esempio puntano alle presidenze di Giustizia e dei Lavori pubblici oggi occupate dagli ex amici berlusconiani Nitto Palma e Matteoli. E intanto intonano l’inno al premier, come fa il vulcanico senatore Vincenzo D’Anna, grande amico di Cosentino.

MATTEO RENZI E DENIS VERDINI MATTEO RENZI E DENIS VERDINI

 

Dice D’Anna: «Loro dicono che siamo impresentabili? Un motivo in più per portare i moderati e liberali in un nuovo schieramento con Renzi leader». È l’obiettivo che conferma Saverio Romano, ex ministro di Berlusconi ora con Verdini: «L’ipotesi su cui stiamo lavorando è una lista, i Moderati per Renzi, alleata del Pd». Il presupposto è che Renzi cambierà la legge elettorale, introducendo il premio di maggioranza alla coalizione.
 

Si vedrà. Intanto entro l’anno Verdini trasformerà il suo gruppo di amici in un movimento strutturato nel territorio e con un gruppo dirigente che debutterà a Roma in un’assemblea nazionale. «Noi andiamo avanti», spiega Lucio Barani, capigliatura bianca, garofano rosso socialista-craxiano sempre all’occhiello, capogruppo di Ala (Alleanza liberalpopolare-Autonomie).

 

VERDINI LOTTIVERDINI LOTTI

Spiega di avere vissuto il suo passaggio in Fi come «un esiliato politico, come fu Pertini che scappò dall’Italia fascista». «I comunisti massacravano i socialisti e Berlusconi in parte ci ha salvato dalla mattanza. Ora è arrivato Renzi che sta sterminando i comunisti. Dopo la riforma costituzionale, voteremo la legge di stabilità se ci sarà l’abbassamento delle tasse, l’eliminazione dell’Imu per tutti, ricchi e poveri, e misure a favore del garantismo. Uno come me - precisa Barani - non ha bisogno di stare nel giardino del Pd, di un partito iscritto al Pse. Io sono socialista da sempre quella è casa mia. In giardino semmai ci deve stare l’ex comunista Bersani, che quella casa la occupa abusivamente». 

 

 

2. ACCUSE, DOLLARI FALSI E VELENI SUI VERDINIANI LA RESA DEL PALAZZO: «CE STANNO A CHIUDE’»

Fabrizio Roncone per il “Corriere della Sera

 

VERDINI COSENTINOVERDINI COSENTINO

Il commesso seduto alla scrivania alza lentamente la testa. 
«Dotto’, ce stanno a chiude’...» (mette su una smorfia, non si capisce se di amarezza o di rassegnazione). 
«A me nun me frega niente... Tanto già lo so, me trasferiscono a Montecitorio... Però... Be’, sì, insomma: un po’ me dispiace». 
La sintesi è un dono. 


Corridoio di Palazzo Madama, finestroni rigati da pioggia sporca, un tramonto grigio su cui è forse il caso di cominciare a far andare i titoli di coda: la storia del Senato della Repubblica sta finendo, finirà tra qualche ora o tra qualche giorno. Ma finirà. Avremo il Senato delle autonomie, con una forte rappresentanza delle Regioni, un Senato con funzioni assai ridotte che non darà più la fiducia al governo. 
I cronisti dovranno venirci meno spesso, probabilmente non leggerete più certe cronache dall’emiciclo. 
Come adesso. 

ROBERTO COCIANCICHROBERTO COCIANCICH


Nell’emiciclo le opposizioni ancora urlano, si dannano, fanno la loro parte con gli ultimi sberleffi e poi con i fischi e i soliti pugni mulinati, con gli ultimi insulti al presidente Pietro Grasso, che avrebbe deciso di tagliare alcuni voti segreti sull’articolo 2. 


Ma intanto è stato approvato l’emendamento firmato da Roberto Cociancich — ex capo scout di Matteo Renzi — un formidabile «cangurone», cioè un emendamento che ne abolisce tanti altri. Maurizio Gasparri, forzista leale al Cavaliere: «Però ci vorrebbe un’altra firma sotto quest’emendamento. La firma di Aquilanti...» (Paolo Aquilanti, segretario generale a Palazzo Chigi ed ex capo della segreteria del ministro Boschi). Paolo Romani, che di FI è il capogruppo: «Infatti Cociancich non sa bene cos’ha firmato...» (nervoso, lui che di solito ha toni eleganti: ma tenere saldo il gruppo gli è sempre più difficile, il dissenso monta e tra i dissidenti deve contare anche Riccardo Villari e Bernabò Bocca, oggi strategicamente assenti). 
Veleni, cattiverie, sceneggiate. 

LUCIO BARANI CON LA MAGLIETTA JE SUIS CRAXILUCIO BARANI CON LA MAGLIETTA JE SUIS CRAXI


I grillini hanno stampato una finta prima pagina del Corriere, con foto del ministro Boschi e titolone: «Bella ciao». Poi si è alzato Lucio Barani, un ex socialista che, dopo essere stato un fedele berluscones, è passato con il gruppo creato da Denis Verdini, Ala, truppe scelte pronte ad appoggiare il governo: e mentre Barani parlava sostenendo di appartenere ad un «gruppo di opposizione», i leghisti hanno iniziato a sventolargli in faccia dollaroni falsi. 
Denis Verdini osservava la gazzarra in silenzio. 


Anche Luca Lotti, il potente sottosegretario alla presidenza del Consiglio, in questi giorni è rimasto sempre in silenzio. 
Se parlano, i due, parlano tra loro. 
Ad un certo punto arriva un flash del sito Dagospia, che insinua: «Lotti vuol scaricare Verdini. Non votateci la riforma, non serve. Ma il compare Verdini replica: i miei vogliono contare e aspettano ricompense».

CALDORO SPOSA LUCIO BARANICALDORO SPOSA LUCIO BARANI

 
La cosa certa è che l’articolo 1 — grazie al cangurone di Cociancich — è stato approvato sul velluto: con 177 voti. Dentro, oltre al Pd, c’erano Area popolare, Autonomie e, appunto, i verdiniani di Ala. «Gente che poi presenta il conto...».

VINCENZO DANNA VINCENZO DANNA

 
Ecco le anime pie che ti ronzano attorno. Faccioni melliflui che ti prendono sottobraccio e ti portano alla buvette. «Mhmm... E allora, vuoi sapere quali premi ci sono in palio per i verdiniani appena questa storia del Senato finirà? La Eva Longo... che lo sai, no? è grande amica di Nicola Cosentino, Nick o’ mericano, a sua volta amico dei Casalesi... beh, la Longo s’aspetta di diventare presidente della commissione Infrastrutture... Poi c’è...». 
Passano Corradino Mineo e Felice Casson: e dovreste vedere che sguardi, che occhiate. Con Walter Tocci rappresentano l’ala degli irriducibili del Pd. Hanno votato contro il governo sempre ed in ogni circostanza. «Ma non è servito...», dice con un filo di voce Casson. 


Incrocia colleghi dem tronfi, con i sorrisoni di chi sta per stravincere. Così Miguel Gotor, bersaniano e tra i protagonisti dell’accordo con la maggioranza, chiama le agenzie e detta: «Certi toni trionfalistici mi paiono del tutto impropri. Perché io ho provato un sincero imbarazzo nel constatare che le scelte del Pd erano sostenute anche da certi senatori verdiniani...». 

maria elena boschi e luca lotti  7maria elena boschi e luca lotti 7


«Ah ah ah!» (questo è il senatore Vincenzo D’Anna, un casertano furbissimo e cinico). 
Che c’è? 
«Ho appena parlato con Denis, che aveva appena parlato con Lotti. È tutto sotto controllo. La riforma del Senato si fa». 

 

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