un soldato con la mascherina in piazza duomo a milano coronavirus

''TE LO SPIEGO IO PERCHÉ STARNAZZIAMO'' - GIOVANNI SALLUSTI (''LIBERO QUOTIDIANO'') IN DIFESA DEI LOMBARDI: ''LO STARNAZZARE, PERDIPIÙ IN MENEGHINO GUTTURALE, PUÒ SENZ’ALTRO ESSERE VOLGARE. CAPIRETE PERÒ CHE A NOI PARE ASSAI PEGGIO MANTENERE DA DECENNI IL PAESE SENZA FIATARE, E ALLA PRIMA DIFFICOLTÀ ESSERE PRESI A CALCI IN BOCCA DAI MANTENUTI" - LA DAGO-RISPOSTA

 

 

 

https://m.dagospia.com/quanto-starnazzano-i-lombardi-e-bastato-metterli-due-mesi-nel-ruolo-di-untori-discriminati-per-238857

 

 

Riceviamo e pubblichiamo:

 

Caro Dago,

Da consumatore compulsivo di Dagospia (lettore è riduttivo), mi è saltata all’occhio la confezione con cui avete presentato l’editoriale odierno di Vittorio Feltri sulla Lombardia sbertucciata. “Quanto starnazzano i lombardi”, vi chiedete, anzi affermate (in realtà molto poco, se penso alla compostezza calvinista delle famiglie bergamasche, tutte con almeno un lutto causa pandemia in casa).

CORONAVIRUS, FASE DUE A MILANO

 

“È bastato metterli due mesi nel ruolo di untori/discriminati per assistere a una reazione furibonda, De Bortoli in testa”, aggiungete, e se è “furibonda” la sobria e analitica difesa debortoliana di questa landa non esattamente irrilevante ai fini del Pil italico, mi chiedo con che aggettivazione descrivereste la fissazione monomaniacale di chi, Fatto Quotidiano in testa, da mesi sbatte la mia regione in prima pagina come una cricca di malavitosi e assassini.

 

Ma il punto non è nemmeno questo. La notarella che vorrei sottoporvi, dalla periferia polentona dell’impero, riguarda quello che c’è sotto il nostro “starnazzamento”. Nientemeno che 54 miliardi di euro. La cifra, raccolta con le tasse dei suoi abitanti, che la Lombardia ogni anno vede volatilizzarsi, risucchiata dall’idrovora dello Stato centrale. I tecnici lo chiamano “residuo fiscale”, a noi bauscia poveri di spirito pare una rapina che non ha pari nel mondo civile (la Baviera ha impostato un braccio di ferro con Berlino per 3 miliardi di residuo, la Catalogna è in stato di rivolta permanente contro Madrid per circa 10 miliardi).

 

GIOVANNI SALLUSTI

Allora, lo starnazzare, perdipiù in meneghino gutturale, può senz’altro essere volgare. Capirete però che a noi pare assai peggio mantenere da decenni il Paese senza fiatare, e alla prima difficoltà essere presi a calci in bocca dai mantenuti.

Cordialmente,

Giovanni Sallusti

 

DAGO-RISPOSTA

Caro Giovanni Sallusti, scomodare il “residuo fiscale” della Lombardia per giustificare la stizzita reazione di alcuni lombardi è un argomento un po’ grossier. Dire di “mantenere da decenni il Paese senza fiatare” è un’affermazione degna del “Dogui” Nicheli e del suo “lavoro, guadagno, pago, pretendo”. Per la serie: noi cacciamo i dane’ e voi non dovete rompere le palle. E neanche criticare. La Lombardia contribuisce in proporzione alla sua ricchezza, più di altre regioni. E’ vero. 

 

Ma se la redistribuzione avviene con la progressività delle imposte sulle persone fisiche, con cui si finanziano i servizi, è chiaro che i trasferimenti non vanno a zonzo da un territorio a un altro, ma dai più “ricchi” ai più “poveri”. Non è un dettaglio: è un principio che s’aggancia ad almeno tre o quattro articoli della Costituzione. 

 

FERRUCCIO DE BORTOLI

E se è vero che i lumbard trascinano l’Italia è pur vero che ricevono dal resto del Paese - e dallo Stato centrale idrovora - più di quanto siano disposti a riconoscere: dall’Expo (fu il governo Prodi a proporre Milano) al sostegno per i giochi Milano-Cortina 2026, ad esempio. Fino alla forza lavoro, spesso molto qualificata, in arrivo dal resto d’Italia. 

Se una regione diventa fulcro e locomotiva di un Paese non è solo per la laboriosità dei “bauscia poveri di spirito” (a proposito: quanti non lombardi lavorano e pagano le tasse da quelle parti?): è il sistema-Paese che contribuisce a rendere una città o una regione un magnete che poi, come denunciava il ministro Provenzano, finisce per risucchiare tutto (investimenti, eventi, lavoratori). 

 

vittorio feltri 7

Sentirsi vittima di un “pestaggio senza precedenti” (Feltri dixit) e assistere alla diffusione di uno “spirito anti lombardo” (De Bortoli dixit) sembra la reazione un po’ fregnona dei primi della classe bacchettati dalla maestra. Di quelli che per diritto divino e quattrino non possono essere mai biasimati.

 

Ma poi, di preciso, di cosa stiamo parlando? Quando scrivi di “essere presi a calci in bocca dai mantenuti” a cosa ti riferisci? Alle critiche (opinabili ma legittime) al governatore Fontana e al suo assessore Gallera da parte dei giornalisti? Alle inchieste (legittime) sulla sanità lombarda? A qualche battuta da social sugli untorelli? Questo presunto sentimento anti lombardo da cosa è avvalorato? Dal divieto di sbarco (poi revocato) ai turisti a Ischia? 

 

Siamo seri. De Bortoli ha parlato di “pregiudizi radicati” contro i lombardi. E i meridionali allora cosa dovrebbero dire? Ancora oggi qualche “bauscia povero di spirito” non affitta casa a chi viene dal Sud. “L’unità morale” degli italiani vale solo quando s’avanza qualche critica tra l’Adda e il Ticino? Lo stesso De Bortoli è costretto ad ammettere che i lombardi hanno esaltato le loro virtù “fino a sfiorare l’arroganza” con “un atteggiamento semi-colonialista”. E chi semina vento, raccoglie pernacchie.

 

Ps: la “rapina” dei 54 miliardi di euro di residuo fiscale che lo Stato centrale ciuccia alla Lombardia è molto pubblicizzata sopra la linea del Po. Lo è meno l’altra rapina: quella che vede la Lombardia in testa alla classifica delle regioni dove l’evasione fiscale è più alta. Ma è meglio non parlarne, dovesse adombrarsi qualcuno sotto la Madunina.

 

 

ferruccio de bortoli coronavirus milano

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?