1. LA TELENOVELA È FINITA: LA CRISI SCOPPIA IN SETTIMANA, PRIMA CHE SI RIUNISCA LA GIUNTA DELLE ELEZIONI AL SENATO (9 SETTEMBRE). È IL TRIONFO DELLA LINEA SANTADECHÉ 2. TUTTO E’ PRECIPITATO IN 24 ORE: LUNEDÌ DOPO PRANZO I FIGLI DI BERLUSCONI ERANO PRONTI A DOMANDARE LA GRAZIA PER CONTO DEL GENITORE. MA VERSO LE DIECI DI SERA L’ILLUSIONE È SVANITA. IL QUIRINALE AVREBBE MANDATO A QUELL’ORA SEGNALI DI NETTA CHIUSURA SULLA CANCELLAZIONE DELLE PENE ACCESSORIE TRA CUI L’INCANDIDABILITÀ 3. L’IRA DI RE GIORGIO PER L’EDITORIALE PARECCHIO AFFILATO DI SALLUSTI SU ‘’IL GIORNALE’’ 4. INTORNO A MEZZOGIORNO VERDINI, REGISTA DEI “CATA-FALCHI”, HA VARCATO TRIONFANTE IL CANCELLO DI ARCORE. BERLUSCONI PARE NON VEDA L’ORA DI FAR CADERE LETTA E ANDARE AL VOTO E POTER DIRE: “NONOSTANTE LA CONDANNA, L’ITALIA MI AMA...”

Ugo Magri per La Stampa

Lunedì dopo pranzo i figli di Berlusconi erano pronti a domandare la grazia per conto del genitore. L'avrebbero chiesta, con il plauso dell'azienda di famiglia, nel caso in cui Napolitano fosse stato disponibile a concedere una sorta di indulgenza plenaria.

Vale a dire, qualora il Capo dello Stato avesse avuto in animo di abbuonare non solo i 4 anni di carcere del Cavaliere (di cui tre sospesi dall'indulto), ma pure le pene accessorie, tra cui l'interdizione dai pubblici uffici con annessa incandidabilità. Per cui ad Arcore c'era un clima di trepida attesa.

Ma verso le dieci di sera l'illusione è svanita. Secondo ricostruzioni che filtrano da Arcore, il Quirinale avrebbe mandato a quell'ora segnali di netta chiusura sul punto che in questa fase più interessa a Silvio, vale a dire la cancellazione delle pene accessorie. Come massimo, così hanno riferito gli ambasciatori, Napolitano potrebbe risparmiare a Berlusconi la pena principale. Purché il condannato, come fu detto nella nota del 13 agosto, con umiltà incominci a scontare la sua pena.

E in ogni caso di restituirgli l'onore politico, compresa la possibilità di ricandidarsi e magari tornare un giorno al potere, non se ne parla nemmeno: la grazia sarebbe il «de profundis» del ventennio berlusconiano...

Informato degli sviluppi, il Cavaliere è andato su di giri. Anche perché nei giorni scorsi si era fatto confezionare segretamente un dossier (lo studio dell'avvocato Ghedini stavolta non c'entra) da cui risulterebbe che in una dozzina di altri casi Napolitano aveva concesso la grazia, comprensiva di abbuono delle pene accessorie. «Perché agli altri sì e a me no?», è esploso Berlusconi, senza rendersi conto che il suo profilo pubblico è un tantino diverso.

Già dunque l'altra notte la trattativa, mai realmente decollata, poteva dirsi fallita. Nubi nere si addensavano sul governo. Poi ieri mattina di buon'ora, come suo solito, il Presidente della Repubblica ha sfogliato i quotidiani. E l'occhio dev'essergli caduto su un articolo a pagina 6 del «Giornale», dai toni particolarmente offensivi, nonché su un editoriale parecchio affilato del direttore Sallusti, perché Gianni Letta ha ricevuto subito dopo dal Colle una telefonata capace (secondo fonti super-attendibili) di sollevarlo da terra, segno che al Quirinale la misura è colma, nessuna «provocazione» verrà mai più tollerata.

Letta si è sentito ripetere che Berlusconi, se vuole clemenza, «non può illudersi di non pagare un prezzo politico. E di evitare tanto la decadenza, quanto le pene accessorie» che lo metterebbero fuori gioco. Intorno a mezzogiorno Verdini, regista dei cosiddetti «falchi», ha varcato il cancello di Arcore. Ne è uscito a sera canterellando, di magnifico umore: il che fa intuire com'è andata là dentro.

Berlusconi pare non veda l'ora di mandare a casa il governo per causare nuove elezioni e poter dire: «Nonostante la condanna, L'Italia mi ama...». È il trionfo della linea Santanché, del cuore lanciato oltre l'ostacolo, e poco importa se Berlusconi tra poco più di un mese verrà chiuso a doppia mandata, con due carabinieri davanti all'uscio di casa.

La crisi potrebbe scoppiare in settimana, quando il premier tornerà dal G20, comunque prima che si riunisca la Giunta delle elezioni al Senato (9 settembre). Ambienti autorizzati a darne notizia ipotizzano le dimissioni dei ministri Pdl non appena Epifani avrà respinto l'ultimatum di Alfano.

Il quale, piombato pure lui nel pomeriggio ad Arcore, ha chiesto perentoriamente al Pd di chiarire se da quelle parti intendono salvare o meno il Cavaliere con la seguente giustificazione: la legge Severino non sarebbe nel suo caso applicabile, in quanto la Convenzione europea e la Costituzione italiana escluderebbero la retroattività della decadenza. Stamane Gianni Letta cercherà un ultimo contatto con Napolitano, e poi partirà l'assalto.

2. L'EDITORIALE DI SALLUSTI CHE HA FATTO INFURIARE BELLA NAPOLI: ": MA "L'OPERAZIONE PERFETTA" PUÃ’ SCOPPIARE TRA LE MANI"
Alessandro Sallusti per "Il Giornale"

Sono ore decisive un po' per tutti. Per Berlusconi, che sta tenendo i nervi saldi in attesa di vedere che piega prende la trattativa delle sue colombe con il Quirinale per ripristinare l'agibilità fisica e politica manomessa dalla sentenza Mediaset. Per la sinistra, dove Matteo Renzi è a un passo dal concludere la scalata ostile al vertice del Pd (ieri gli si è accodato anche Franceschini).

Per il governo Letta, il cui destino è appeso all'esito del primo e del secondo punto. A parole il Pd conferma l'intenzione di approfittare della situazione e negare ogni logica via d'uscita al Cavaliere. E badate. Poco c'entrano le leggi, i princìpi e le altre storielle che quotidianamente ci propinano.

La verità è ben descritta in un sondaggio dell'Istituto Piepoli: il nome Berlusconi sulla scheda elettorale vale dai tre ai quattro milioni di voti, quasi la metà del Pdl. Quale migliore occasione per la sinistra per regolare i conti con l'odiato avversario ma anche per disfarsi dell'unico partito in grado di contrastare una presa di potere definitiva? Come dimostrano le recenti e sofferte questioni dell'Imu e dell'Iva, il bivio che è alle porte non riguarda solo le tifoserie politiche o i destini personali di questo o quel parlamentare, ma soprattutto le nostre tasche.

Un Pdl indebolito, o addirittura marginale, lascerebbe via libera al mai sazio partito delle tasse che conta pezzi grossi anche all'interno dell'attuale governo (salvo poi non rilasciare scontrini per le consumazioni nei vari festival del Pd, come ha denuncia­to ieri Grillo).

I casi Berlusconi e Renzi sono legati più di quanto appaia. Perché chi sta tirando i fili della «manovra perfetta » per disfarsi del Pdl deve sincronizzare bene i tempi delle due vicende, in modo che lo scoppio della prima non devasti anzitempo la seconda e viceversa.

Momento difficile per l'artificiere Napolitano. Anche nel caso in cui il capo dello Stato abbia avuto un ruolo attivo (o volutamente passivo, per interesse) in tutte queste vicende, ora deve stare attento: un passo falso e saltano tutti in aria, sia chi doveva essere la vittima designata sia chi ha vestito i panni del mandante carnefice. Perché l'imprevisto è sempre in agguato e spesso decisivo.

 

 

MARINA E BERLUSCONImarina e berluMARINA E PIERSILVIO medium Famiglia Berlusconi Eleonora Piersilvio MArina Silvio BArbara Luigi VILLA SAN MARTINO, ARCOREMarina Veronica BarbaraNICOLO GHEDINI Giorgio Napolitano-Gianni LettaMANIFESTAZIONE PDL A VIA DEL PLEBISCITO AGOSTO DENIS VERDINI DANIELA SANTANCHE twiga sallusti e santanche SANTANCHE E SALLUSTIletta

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?