
IO TI HO CREATO, IO TI DISTRUGGO – IL QATAR DI AL-THANI HA GARANTITO, COL CONSENSI DEI PAESI ARABI, AI TERRORISTI DI HAMAS UN MEGAFONO, LA TV DI AL-JAZEERA, E RICCHI FINANZIAMENTI. MA ORA ANNUNCIA AI MILIZIANI CHE COL PIANO TRUMP LA PARTITA E' CHIUSA: ABBANDONARE ARMI E GAZA – SAREBBE LA VITTORIA DELLA RESTAURAZIONE SAUDITA, EMIRATINA ED EGIZIANA, MA ANCHE DELLA TURCHIA DI ERDOGAN, E IL CHIODO SULLA BARA DEI FRATELLI MUSULMANI – HAMAS È SPACCATO TRA L'ALA MILITARE A GAZA E QUELLA POLITICA CHE VIVE A DOHA TRA LUSSI E LAZZI - IL RISCHIO? FINIRE COME I TALEBANI IN AFGHANISTAN: PRIMA ESTROMESSI, POI TORNATI AL POTERE…
Estratto dell’articolo di Giordano Stabile per “La Stampa”
DONALD TRUMP CON AL THANI IN QATAR
Sognano una rivincita finale come quella riservata ai Taleban in Afghanistan nel 2021, fanno affidamento sul fascino che esercitano i petrodollari qatarini su Donald Trump, sono disposti ad accettare una tutela turca ma temono di finire nelle grinfie degli egiziani.
Le paure, le ambizioni, i desideri realistici o fantasmagorici dei capi di Hamas, in questo momento, potrebbero essere riassunti così. I due anni di guerra hanno plasmato e riplasmato la leadership. Prima è stata decapitata l'ala politica, con l'uccisione di Ismail Haniyeh a Teheran nel luglio del 2024.
MILIZIANO DI HAMAS CON FELPA BOSS
Poi è stata decimata quella militare: Mohammed Deif, Yahya Sinwar, suo fratello Mohammed. I "politici da hotel a cinque stelle" hanno ripreso il sopravvento. Uno è di lunghissimo corso, Khaled Meshaal. L'altro, Khalil al-Hayya, è emerso sotto l'ala protettrice dell'emiro del Qatar Al-Thani.
Sono loro due a dirigere l'organo esecutivo del gruppo fondato nel 1987, che conta cinque membri. Gli altri tre sono Zaher Jabarin, rappresentante per la Cisgiordania; Mohammed Darwish, a capo della Shura, il parlamentino del movimento; e infine un quinto, tenuto segreto per ragioni di sicurezza. A questi va aggiunto il capo militare nella Striscia, Ezzedin al-Haddad.
baci e abbracci tra ismail haniyeh e yahya sinwar 6
Meshaal […] è stato a lungo, dopo l'eliminazione del fondatore, lo sceicco Ahmed Yassin, il punto di riferimento, l'uomo più prestigioso. Rappresentava l'ala cisgiordana, dominante fino alla presa del potere nella Striscia, nel 2007.
Dopodiché sono stati Haniyeh e Sinwar, dal 2011, quando venne liberato nel mega scambio di prigionieri in cambio del caporale Gilad Shalit, a prendere in mano le redini. Haniyeh agiva in superficie, Sinwar nel sottosuolo. Il primo portava i soldi qatarini. A Gaza City sorgevano, accanto ai miserabili quartieri-campi profughi, schiere di palazzine residenziali, torri per gli uffici, mega mall in stile del Golfo, ville con vista mare.
Sotto, centinaia di chilometri di tunnel, zeppi di armi sempre più sofisticate, mimetiche da esercito regolare, visori notturni, centri di controllo digitalizzati. Tutto questo, assieme ai due artefici, non esiste più. Se Gaza rinascerà come «la piccola Beirut della Palestina» sarà ancora con i petrodollari del Golfo ma non sotto la gestione di Hamas.
In queste ore, mentre il direttivo a cinque deve decidere sul piano di pace, ben nascosto a Doha, con la protezione aggiuntiva di una specie di Articolo 5 per il Qatar che Trump ha assicurato all'emiro Al-Thani, con lo scopo di prevenire nuovi raid israeliani, sul tavolo c'è un bivio ben preciso.
La prima biforcazione è accettare l'offerta che non si può rifiutare, ritirarsi in maniera definitiva nell'esilio dorato qatarino e lasciare la gestione della sicurezza nella Striscia a una forza araba. Vale a dire soldati emiratini, forse sauditi o egiziani. Militari che parlano arabo come la popolazione locale, solo con un accento diverso, musulmani sunniti come loro.
il capo di hamas Ismail Haniyeh - emiro del qatar Hamad bin Khalifa al Thani
Un'occupazione soft, certo più accettabile rispetto all'annientamento di edifici e persone a opera delle forze israeliane. Una resa onorevole, almeno in apparenza.
Il prezzo da pagare è, infatti, anche politico, e ideologico. E qui c'è la seconda biforcazione. Va fatto un passo indietro. Doha come rifugio di Hamas, ma anche di tutti i movimenti che si rifanno alla Fratellanza musulmana, nasce con il padre dell'attuale emiro, Hamad bin Khalifa Al-Thani. È lui a portare a Doha il leader della Fratellanza, l'egiziano Youssef Al-Qaradawi, e a offrirgli un gigantesco megafono, la tv Al-Jazeera.
Il soft power qatarino si impadronisce delle primavere arabe, fino alla conquista del Cairo con il presidente Mohammed Morsi nel 2012. Ma la restaurazione saudita ed emiratina ha subito il sopravvento, in Egitto si installa Al-Sisi, e l'emiro è costretto ad abdicare in favore del figlio nel 2013.
Consegnare la Striscia a egiziani ed emiratini sarebbe il chiodo finale sulla corrente più radicale della Fratellanza, l'ideologia che ha fatto nascere Hamas, e i Taleban. L'emiro attuale, Tamim Al-Thani, ha assunto una linea molto più pragmatica, volta alla convivenza con i rivali del Golfo e soprattutto alla benevolenza degli americani.
tamim bin hamad al thani mohammed bin salman tahnoon bin zayed
Con questo approccio, e soprattutto l'idea che l'islam politico si debba coniugare agli interessi e alle specificità di ogni Paese, senza deliri di califfato universale, ha ottenuto il grande successo diplomatico della fine della guerra in Afghanistan, proteggendo e accudendo la nuova leadership talebana come adesso fa con quella di Hamas.
Dalla covata palestinese è emerso Al-Hayya, che nel direttivo a cinque rappresenta la Striscia. Sarebbe lui il più propenso ad accettare l'intesa. Con alcune condizioni, su tutte, una maggiore chiarezza sulle "garanzie internazionali", cioè sulle truppe che andranno a sostituire l'Idf, se mai si ritirerà. […]
A Doha è oramai quasi di casa Hakan Fidan, il ministro degli Esteri turco, ex capo dei Servizi, eminenza grigia del presidente Recep Tayyip Erdogan. È presumibile che sia lui a premere sull'altro big del gruppo, Meshaal, che con la Turchia […] ha avuto alterne vicende. Ora si è riavvicinato ad Ankara. È più restio a dire sì, timoroso che l'Egitto di Al-Sisi faccia piazza pulita della Fratellanza musulmana anche nella Striscia, dopo averlo fatto in patria. Ma il più rigido sarebbe il cisgiordano Jabarin, reduce dalle prigioni israeliane, rilasciato nel 2011 con Sinwar, e sostenitore della resistenza a tutti i costi assieme al capo nella Striscia, Al-Haddad.
AL SISI BIN SALMAN
BIN SALMAN AL SISI
Khaled Meshaal
Khaled Meshaal
donald trump e l'emiro sheikh tamim bin hamad al thani 2
sheik tamim bin hamad al thani e giorgia meloni a villa pamphilj foto lapresse.
omer shem tov bacia la testa a un miliziano di hamas 2
ZAHER JABARIN
MILIZIANI DI HAMAS CIRCONDATI DALLA FOLLA FESTANTE A GAZA - RILASCIO DI QUATTRO SOLDATESSE ISRAELIANE
Wael Nawar esponente del comitato direttivo della Global Sumud Flotilla al fianco di Youssef Hamdan, che dirige l'operazione di Hamas in Nord Africa