TOGHE ROTTE - IL GIUDICE CHE SI È DIMESSO PER IL CASO RUBY: “NON ME LA SENTO DI DECIDERE DOMANI PER UN MAROCCHINO IN MODO DIVERSO RISPETTO A BERLUSCONI” - FORZA ITALIA: “UNO COSÌ FAZIOSO NON AVREBBE MAI DOVUTO FARE IL GIUDICE”

il collegio della corte d  appello che ha assolto berlusconi al centro enrico tranfail collegio della corte d appello che ha assolto berlusconi al centro enrico tranfa

Luigi Ferrarella- Giuseppe Guastella per Corriere della Sera
 

Dai piani alti della Corte d’appello di Milano, nella tarda serata di giovedì, avevano provato a rivolgergli un ultimo pressante appello a ripensarci, o a prendersi almeno un altro po’ di tempo per riflettere: «Ci ho già riflettuto negli ultimi tre mesi», si erano però sentiti rispondere dal giudice Enrico Tranfa, con un riferimento cronologico (appunto i 90 giorni per il deposito della motivazione della sentenza del processo Ruby del 18 luglio scorso) che legava esplicitamente e inequivocabilmente la sue clamorose dimissioni dalla magistratura a un insanabile contrasto in camera di consiglio con gli altri due colleghi sull’assoluzione di Silvio Berlusconi, e sulle motivazioni di questo ribaltone rispetto alla condanna di primo grado a 7 anni per concussione e prostituzione minorile. 

ruby nud berlusconiruby nud berlusconi


E del resto ieri qualcosa di analogo hanno sperimentato, se possibile ancora più nitidamente, almeno una mezza dozzina di magistrati milanesi che — per esprimere solidarietà e apprezzamento a Tranfa o invece per manifestargli incredulità e disappunto —, dopo aver letto la notizia delle dimissioni del presidente di quel collegio e dell’intera seconda sezione penale della Corte d’appello, l’hanno chiamato al telefono per capire che cosa lo avesse spinto a un gesto così dirompente da non avere precedenti nella storia giudiziaria italiana: «La mia coscienza. Non me la sento di giudicare domani un marocchino in un modo diverso da quanto fatto con Berlusconi», riferiscono che Tranfa abbia risposto loro.

 

il collegio della corte d appello che ha assolto berlusconi al centro enrico tranfail collegio della corte d appello che ha assolto berlusconi al centro enrico tranfa

Segno che il giudice, abbandonata la toga giovedì immediatamente dopo aver firmato le 330 pagine delle motivazioni della sentenza di assoluzione frutto della camera di consiglio del 18 luglio scorso, dopo 39 anni di servizio ha scelto di andare in pensione con 15 mesi di anticipo sul previsto come protesta per quella che, nella sua percezione, evidentemente sarebbe l’incompatibilità del metro di misura quotidiano rispetto allo standard probatorio adoperato per analizzare le prove a favore o contro l’ex presidente del Consiglio. 

berlusconi rubyberlusconi ruby


Alle agenzie di stampa e tv che gli domandavano delle dimissioni, Tranfa si è invece limitato a confermarle, ribadendo di non voler aggiungere altro se non il fatto che la sua sarebbe stata «una decisione molto meditata, perché in vita mia non ho fatto niente di impulso. Tutti sono utili, nessuno è indispensabile». 


«Ne prendo atto e mi preoccupo di assicurare la funzionalità della sezione», è stato ieri mattina il commento del presidente dell’intera Corte d’appello di Milano, Gianni Canzio, mentre anche gli altri due giudici del collegio (la relatrice delle motivazioni, Ketty Locurto, e il consigliere Alberto Puccinelli) sono stati presi completamente di sorpresa dalle dimissioni del collega, che avevano salutato giovedì mattina al momento del deposito e della firma della sentenza. Canzio ha ugualmente chiesto a Tranfa (benché questi ormai non indossi più la toga) un colloquio di persona nei prossimi giorni; e, per non lasciare la seconda sezione senza guida, ha intanto diramato un interpello interno che già nel giro di pochi giorni dovrebbe riassicurarne la funzionalità con un presidente supplente. 

berlusconi ruby berlusconi ruby enrico tranfaenrico tranfa


Sul caso, nel frattempo, monta già la contrapposta lettura politica: «Solidarietà e un profondo senso di vicinanza nei riguardi del giudice Tranfa che lascia la toga con un gesto fermo e dignitoso» vengono ad esempio espressi dalla vicepresidente del Partito democratico, l’onorevole Sandra Zampa (ex portavoce di Prodi), e dalla senatrice pd Donella Mattesini, per la quale «il nostro sistema giudiziario dimostra tutta la sua debolezza quando si tratta di garantire i diritti dei più indifesi, in questo caso minori vittime di reati sessuali». 

Nitto Palma Nitto Palma dale05 montesano luca dalessandrodale05 montesano luca dalessandro


Da Forza Italia rispondono l’onorevole Luca D’Alessandro («Uno così fazioso, da lasciare la toga per non essere riuscito a condannare Berlusconi in un processo farsa e guardone come il processo Ruby, non avrebbe mai dovuto fare il giudice e dovrebbe essere dimenticato»), e l’ex ministro della Giustizia, Nitto Palma, secondo il quale «il primo a non rispettare la sentenza è proprio il presidente di quel collegio che l’ha emessa: per certi versi mi ricorda il bambino padrone della palla, che se la portava via ogni qualvolta gli veniva negato un calcio di rigore». 

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...