TOGLIETEMI TUTTO MA NON IL MIO BRAY: IL FIGLIOCCIO DI AMATO E D’ALEMA CHE PARLA COME VENDOLA E PENSA AI “LIKE” SU FACEBOOK

1 - BRAY, UNO STORICO PER GUIDARE LA TRANSIZIONE AL DIGITALE
Francesco Grignetti per "la Stampa"

Massimo Bray, il nuovo ministro dei Beni Culturali, leccese, classe 1959, è una new entry della politica, certo non della cultura. Laureato in Lettere, approda alla Treccani e diventa responsabile della sezione di Storia moderna. Dopo una veloce carriera interna, nel 1994 è nominato direttore di una delle più prestigiose istituzioni italiane. Si trova al fianco di monumenti viventi della cultura, da Rita Levi Montalcini al giurista Francesco Paolo Casavola, a Giuliano Amato.

Guida in quegli anni la trasformazione della famosa enciclopedia italiana dalla vecchia gloriosa e però anche polverosa dimensione cartacea a quella digitale. Salva letteralmente l'istituzione, passando dalla vendita porta a porta alla modernità, dapprima con i dischetti da inserire nel computer, poi con il salto nel web. E il sito della Treccani diventa così un'irrinunciabile tappa per chiunque, studenti insegnanti o ricercatori, ricerchi il sapere: nel 2012, il sito vanta 12 milioni di visitatori.

«La Cultura prima di tutto», diventa il suo slogan anche di neodeputato del Pd. Non soltanto nella declinazione classica, che non perde mai di vista, ma anche nelle forme più moderne. S'appassiona intanto a un fenomeno della sua terra d'origine e presiede il consiglio d'amministrazione della fondazione «La Notte della Taranta», che a Lecce e dintorni organizza il più grande festival europeo di musica popolare, dedicato al recupero della pizzica salentina e alla sua fusione con altri linguaggi musicali, dalla world music al rock, dal jazz alla sinfonica.

Per dire di quale sarà la sua ispirazione nel guidare il ministero che fu di Giovanni Spadolini e Alberto Ronchey, ma anche Walter Veltroni, Antonio Paolucci e Giuliano Urbani, val la pena di riportare quanto ha scritto nel suo ultimo intervento sul blog, ospite di «Huffington Post», a proposito del mirabolante sito Museum Analytics che incrocia i dati di tutte le più famose istituzioni culturali al mondo:

«Il dato più clamorosamente negativo che si può riscontrare è che, nonostante la fama mondiale dei nostri musei e il numero dei visitatori annui che essi registrano, il primo museo italiano a figurare nella classifica dei "like" su Facebook si trova solo al settantaquattresimo posto».

Si tratta non a caso del MAXXI, il Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo, che somma il doppio di «likes» degli Uffizi, che è uno dei musei più famosi al mondo. La nuova frontiera della conoscenza, infatti, ma anche del traino che la cultura può dare al Paese, per Bray è sul web. E qui l'Italia è clamorosamente indietro. Il tema gli è caro. Se ne è occupato spesso anche sulla rivista della fondazione Italianieuropei, vicina a Massimo D'Alema e Giuliano Amato, di cui è direttore editoriale.

«Credo che la cultura possa essere il modo migliore di ricostruire il nostro Paese. E credo che, grazie alla cultura, il Mezzogiorno possa mostrare la sua migliore identità». Così scriveva anche qualche giorno fa. Non ieri, però. Perché la notizia di essere divenuto ministro l'ha colto di sorpresa.

Ne è rimasto frastornato, stupito, quasi choccato. Il suo telefonino dalle 17 non ha più smesso di suonare. A tutti ha risposto via Twitter: «Sono troppo commosso per non rimandare a più tardi il mio ringraziamento per l'onore che ho ricevuto e per l'affetto che state mostrando». A parole non ce la faceva. Troppa l'emozione.

2 - IL "MANIFESTO" DI BRAY È UN ATTENTATO ALLA CULTURA
Camillo Langone per "Libero"

Politicamente dalemiano, linguisticamente vendoliano: è il nuovo ministro della cultura Massimo Bray, bifacciale anche nella pronuncia del cognome che a rigore di alfabeto dovrebbe suonare «brai» mentre secondo gli amici di Lecce (città dove è nato nel 1959) prevede l'accento finale risultando quindi «braì». La prossimità con Massimo D'Alema è ormai nota: Ernesto Galli della Loggia, con un'asprezza verbale che non gli conoscevo, sul Corriere lo ha definito addirittura «famiglio».

La famigliarità, chiamiamola così, si rende visibile nella direzione di Italianieuropei, rivista dell'omonima fondazione guidata da D'Alema e da Giuliano Amato. Invece la vicinanza con Vendola è una mia scoperta: l'ho fatta leggendo www.massimobray. it in cui il titolare del sito si esprime disinteressandosi della realtà e della lingua italiana, proprio come Nichi.

«La Cultura diviene elemento fondante della necessità di ricostruire il nostro Paese» è vendolese puro, con quell'ingorgo di maiuscole e di cose che si vorrebbero concrete (la cultura) mescolate ad astrazioni (la necessità). E meno male che Bray è anche direttore editoriale della Treccani, un tempo nota per l'esattezza dei testi. Oggi l'enciclopedia è presieduta (sarà una coincidenza) proprio da Amato e pertanto, più che dalemiano, il nostro uomo si potrebbe definire daleamatiano.

Per diventare ministro senza passare dalla gavetta di sottosegretario due padrini sono meglio di uno, ovvio. Di idee originali è invece meglio non averne nessuna: si corrono meno rischi attingendo al collaudato repertorio della sinistra statalista e tassatrice. Bray nel suo sito presenta un manifesto che inizia con un bel no a qualsiasi forma di gestione privata del patrimonio artistico: «I beni culturali non possono essere trattati come una merce che si può comprare e vendere a seconda dell'utilità del momento».

Si potrebbe anche essere d'accordo se la frase successiva non specificasse che questi beni vanno ricondotti alla «sfera pubblica»: l'unica sfera all'interno della quale è possibile che un Massimo Bray diventi qualcuno.

Bestia nera di una simile visione è il marketing, parola che in via del Collegio Romano venne pronunciata da Sandro Bondi quando affidò a Mario Resca, già dirigente aziendale, l'incarico non di guadagnare ma di perdere un po' meno. Resca, per realizzarlo, non vendette mica il Colosseo: semplicemente aumentò il numero di biglietti venduti e quindi gli incassi. Purtroppo a Bray questi metodi non sembrano piacere, rappresentando ai suoi occhi un'oscena mercificazione: tanto poi ci pensa Pantalone a pagare i custodi, i restauri e le bollette.

Ma l'idea più pericolosa del neoministro è che la cultura debba mettersi al servizio della politica anzi dell'ideologia. Nel sito minaccia di battersi per la «cultura dei Diritti, il diritto di ciascuna donna e uomo che vivono in Italia, di vedere pienamente applicato il diritto dei diritti, ossia la Costituzione Repubblicana».

Tutto questo che caspita c'entra con l'arte e la letteratura? Dare tanta importanza a Togliatti (vero padre della carta cattocomunista che rende così inefficienti le nostre istituzioni) significa toglierne a Dante e Manzoni, che fra l'altro erano monarchici.

Per Bray la parola cultura è un pretesto, un grimaldello per fare danni ovunque: «Si può e si deve parlare di Cultura del Lavoro per cui il diritto al lavoro è elemento principale per il cittadino, senza dimenticare l'attenzione alla qualità dello stesso, e lo stesso diritto a cambiare lavoro, come generatore di valore».

Se riesce a comprendere un italiano così fumoso, davvero degno di un Vendola, il povero contribuente non può che rimanerne terrorizzato, immaginando ondate di assunzioni pubbliche. Con questi chiari di luna era proprio necessario un ministro che confonde i beni culturali con gli ammortizzatori sociali? La sola speranza è che Bray nell'ambito del governo Letta conti quanto contava Ornaghi nell'ambito del governo Monti: niente.

 

 

 

MASSIMO BRAYDALEMA E AMATO Massimo Dalema letta Ministro Ornaghi

Ultimi Dagoreport

vladimir putin roberto vannacci matteo salvini

DAGOREPORT: ALLARME VANNACCI! SE L’AMBIZIONE DETERMINATISSIMA PORTASSE IL GENERALISSIMO A FAR SUO IL MALCONCIO CARROCCIO, PER SALVINI SAREBBE LA FINE - E IL "VANNACCISMO ALLA VODKA", CIOE' FILO-RUSSO, ALLARMA NON POCO ANCHE GIORGIA MELONI – CON LA CONQUISTA DI CIRCA UN TERZO DEL CONSENSO ALLE EUROPEE, VANNACCI POTREBBE FAR DIVENTARE LA "PREVALENZA DEL CREMLINO" GIA PRESENTE NELLA LEGA DI “SALVINOVSKIJ” DEFINITIVAMENTE DOMINANTE - L’EX PARÀ SI BAGNA PARLANDO DI PUTIN: “NEGLI ULTIMI VENT’ANNI, HA FATTO RIFIORIRE LA RUSSIA’’ - SE RIUSCISSE A ESPUGNARE LA LEGA, IL GENERALISSIMO CHE FARÀ? MOLLERÀ LA "CAMALEONTE DELLA SGARBATELLA", CHE ABBRACCIA ZELENSKY E ELOGIA GLI UCRAINI PER LA LORO “RESISTENZA EROICA”, DECISO A SFIDARE I FRATELLINI SMIDOLLATI D’ITALIA CHE HANNO MESSO IN SOFFITTA IL BUSTO DEL DUCE E I SILURI DELLA DECIMA MAS? - I VOTI DELLA LEGA SONO IMPRESCINDIBILI PER VINCERE LE POLITICHE DEL 2027, DOVE L’ARMATA BRANCA-MELONI DUELLERA' CON UN INEDITO CENTROSINISTRA UNITO NELLA LOTTA...

2025mellone

CAFONAL! - DIMENTICATE I GRANDI MATTATORI, ANGELO MELLONE È CAPACE DI SPETALARE FIORELLO IN 15 SECONDI - ATTORE, CANTANTE, SCRITTORE, POETA, SHOWMAN MA SOPRATTUTTO GRAN CAPO DELL'INTRATTENIMENTO DAYTIME DELLA RAI, IL BEL TENEBROSO DI TELE-MELONI, IN ATTESA DI VOLARE A SAN VITO LO CAPO (TRAPANI), PRESIDENTE DI GIURIA DELL'IRRINUNCIABILE CAMPIONATO DEL MONDO DI COUS COUS, ANZICHÉ SBATTERSI COME UN MOULINEX PER METTER SU TRASMISSIONI DECENTI PER RICONQUISTARE LA SUPREMAZIA DELLA RAI SU MEDIASET, LO RITROVIAMO COL SUO OUTFIT DA CHANSONNIER MAUDIT, ESIBIRE IL SUO STRAZIANTE RECITAR CANTANDO AL “JAZZ&IMAGE LIVE COLOSSEO FESTIVAL 2025” AL PARCO DEL CELIO, ACCOLTO DA UN FOLTO PARTERRE DI INVITATI CON L’APPLAUSO INCORPORATO (MATANO, CERNO, DESARIO, RONCONE, STRABIOLI, GINO CASTALDO, DARIO SALVATORI E TANTE RAI-GIRLS CAPITANATE DALLE PANTERONE-MILF, ANNA FALCHI ED ELEONORA DANIELE) - DEL RESTO, DITEMI VOI COME SI FA A FREGARSENE DELL’INVITO DEL DIRIGENTE RESPONSABILE DI UNA PLETORA DI PROGRAMMI, RISPONDENDO AL TARANTOLATO TARANTINO: “GRAZIE, MA NEMMENO SOTTO ANESTESIA”? - VIDEO

gaza giorgia meloni donald trumpm benjamin netanyahu

QUANTO A LUNGO PUÒ ANDARE AVANTI IL TRASFORMISMO CHIAGNE E FOTTI DI GIORGIA MELONI DECLINATO IN SALSA ISRAELO-PALESTINESE? - L’ITALIA HA DATO IL SUO VOTO FAVOREVOLE AL RICONOSCIMENTO DI "DUE POPOLI, DUE STATI" ALL'ASSEMBLEA DELL'ONU DEL 22 SETTEMBRE - MA, FRA UNA SETTIMANA, SU INIZIATIVA DI FRANCIA E ARABIA SAUDITA, IL CONSIGLIO DELL'ONU E' CHIAMATO A VOTARE IL RICONOSCIMENTO DELLO STATO PALESTINESE: CHE FARA' LA "GIORGIA DEI DUE MONDI"? - FRANCIA, AUSTRALIA, BELGIO, CANADA, FINLANDIA, MALTA, PORTOGALLO E REGNO UNITO ENTRERANNO A FAR PARTE DEI 147 STATI DEI 193 MEMBRI DELL’ONU CHE RICONOSCONO LA PALESTINA - DIMENTICANDO PER UN MOMENTO LE STRAGI DI GAZA, LA PREMIER VOTERA' CONTRO O SI ASTERRA' PER COMPIACERE TRUMP E L’AMICO NETANYAHU? TROVERA' IL CORAGGIO DI UNIRSI AL RESTO DEL MONDO, VATICANO COMPRESO? AH, SAPERLO...

giorgia meloni vox ursula von der leyen santiago abascal

DAGOREPORT - SE I MEDIA DI CASA NOSTRA, DEL VIDEO-MESSAGGIO DI GIORGIA MELONI ALL'EVENTO MADRILENO DI VOX, HANNO RIPRESO SOLO LA PARTE DEL DISCORSO RIGUARDANTE L’ASSASSINIO DI CHARLIE KIRK, SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO COME MARTIRE DELL’ODIO E DELLA VIOLENZA DELLA SINISTRA, I CAPOCCIONI DI BRUXELLES HANNO SBARRATO GLI OCCHI PER UN ALTRO MOTIVO - CHE CI FACEVA LA MELONI, EX PRESIDENTE DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI EUROPEI ALL’EVENTO “EUROPA VIVA 2025” DI VOX, IL PARTITO DI ESTREMA DESTRA SPAGNOLO CHE DAL 2023 È STATO ARRUOLATO DA “PATRIOTI PER L’EUROPA”, L’EUROGRUPPO ANTI-UE CREATO DAL DUCETTO UNGHERESE E FILO-PUTINIANO, VIKTOR ORBAN, DI CUI FA PARTE ANCHE LA LEGA DI SALVINI? - ALLA FACCIA DEL CAMALEONTISMO DELLA “GIORGIA DEI DUE MONDI”, BASCULANTE TRA UN VIAGGETTO E UN ABBRACCIO CON I DEMOCRISTIANI TEDESCHI URSULA VON DER LEYEN E FEDRICH MERZ, A CATALIZZARE L’IRRITAZIONE DEI VERTICI DELL’UNIONE È STATO IL TEMA DELL'EVENTO DI VOX CHE, TRA DIBATTITI SU IMMIGRAZIONE ILLEGALE, LAVORO, CASA E SICUREZZA, SPUTAVA IN FACCIA AI POTERI FORTI DI BRUXELLES - LA MANIFESTAZIONE DI VOX HA DIMOSTRATO, PER L’ENNESIMA VOLTA, L’ISTRIONICA PERSONALITÀ DI COMUNICATRICE DELLA PREMIER ALLA FIAMMA. TALENTO LATITANTE TRA I NUMEROSI GALLI DEL  CENTROSINISTRA... - VIDEO

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO