IL COMPAGNO SILVIO! - TRAVAGLIO INCETRIOLA ‘’L’UNITà’’, CHE PUR DI DARE RAGIONE A NAPOLITANO SPOSA IN PIENO LA LINEA BERLUSCONIANA DELLA “GUERRA CIVILE” DEI MAGISTRATI CONTRO DI LUI - CILIBERTO (CHI?) BANANEGGIA SUL “FURORE GIACOBINO” DELLE TOGHE E MARCO SI DOMANDA “E’ LA LINEA DEL PD?” - “B. PUÒ RITIRARSI IN UNA DELLE SUE VILLE CON LE SUE SQUINZIE, E LASCIAR FARE AI COMUNISTI. ORMAI HA VINTO LUI…”

Marco Travaglio per il "Fatto quotidiano"

La Seconda Repubblica è nata dal "peccato originario" (sic) del "conflitto tra politica e magistratura" che l'ha attraversata come un "filo rosso permanente". "A trarre il massimo vantaggio da questo conflitto fu Berlusconi" grazie alla "destrutturazione della politica operata in buona parte dalla magistratura", poi però "si aprì uno scontro insanabile fra Berlusconi e la magistratura".

Un "conflitto ventennale che ha visto contrapposti Berlusconi e la magistratura, costituitasi e progressivamente rinsaldatasi in un ruolo di custode generale dell'eticità dello Stato". I reati di B. e dei suoi compari, ma anche di vari esponenti del centrosinistra finiti sotto processo, non c'entrano: è stata una guerra civile, "condotta da entrambe le parti" - truppe berlusconiane e togate - "con furore giacobino, senza esclusione di colpi" e s'è conclusa "senza vincitori né vinti".

Ora però "la Seconda Repubblica è finita" e i due eserciti devono ritirarsi in buon ordine in nome dell'"equilibrio dei poteri", per fare spazio alla "politica". Resistono, purtroppo, alcune schegge di magistratura "recalcitranti e invadenti", ma vanno prontamente "cancellate" come "fantasmi di un passato che dev'essere chiuso".

Ed "è su questo sfondo storico che va considerata e apprezzata la decisione del presidente Napolitano di sollevare il conflitto di attribuzione presso la Consulta sulle intercettazioni operate da una procura" (era un gip, ma fa lo stesso): "Essa è importante" perché "segnala la necessità di chiudere... disfunzioni formali e distorsioni materiali della Seconda Repubblica" e "si propone di ridefinire compiti e funzioni di ciascuno" per "aprire una nuova fase della democrazia, liberandola finalmente dalle contrapposizioni del passato e dalle macerie personali e collettive che esse hanno lasciato sul terreno".

Chi pensasse che questi pregevoli scampoli di prosa siano usciti sul Giornale, sul Foglio, su Libero, su Panorama, sul Corriere a firma del quartetto Galli della Loggia-Panebianco-Ostellino-Battista, resterà sorpreso: l'autore è Michele Ciliberto, editorialista della fu Unità. Qualcuno dirà: Ciliberto chi? Giusto, se non fosse che l'Unità è tornata a essere l'organo ufficiale del Pd.

Quindi, a meno che qualcuno non ci spieghi che Ciliberto non rispecchia la posizione del Pd, siamo autorizzati a pensare che anche il Pd ha finalmente fatto outing sposando il berluscones-pensiero: i processi a B.&C. per mafia, corruzione di giudici, finanzieri e testimoni, frode fiscale, falso in bilancio, concussione, prostituzione, così come le indagini sulle trattative Stato-mafia non sono la conseguenza di gravissimi delitti, ma di uno "scontro fra politica e magistratura" combattuto "da entrambe le parti con furore giacobino"; e che il conflitto del Colle contro la Procura di Palermo che indaga sulle immonde trattative non serve tanto a stabilire se le intercettazioni indirette del Presidente andassero o meno distrutte dai pm senza passare dal gip e dal contraddittorio fra le parti;

quanto piuttosto a mettere in riga quei pm facinorosi, "recalcitranti e riottosi", che si ostinano a credere che la legge sia uguale per tutti e a non comprendere che la guerra è finita e la politica deve comandare sul potere giudiziario come ai bei tempi del Duce e del Re Sole. Nel qual caso, B. può ritenersi soddisfatto, ritirarsi in una delle sue ville con le sue squinzie, rinunciare alla faticosa e incerta ridiscesa in campo e lasciar fare ai "comunisti".

Ormai ha vinto lui. Le sue parole d'ordine campeggiano sulla prima dell'Unità, succulento antipasto di quel che ci riserva la prossima legislatura. Intanto la guerra alle intercettazioni e alla Procura di Palermo, che finora l'aveva visto soccombente, la combatte per lui il capo dello Stato fra gli osanna di destra, di centro e di sinistra (fa eccezione Di Pietro, ma una simpatica vignetta sull'Unità lo definisce "molto malato", pronto per la rieducazione "in clinica"). Quod non fecerunt berluscones, fecerunt corazzieri.

 

GIORGIO NAPOLITANO MARCO TRAVAGLIO CLAUDIO SARDO Michele_CilibertoAngelo Panebianco ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA PIERLUIGI BATTISTA PIERO OSTELLINO - Copyright Pizzi

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