salvini zingaretti

IL PIZZINO DI TRAVAGLIO: “SE DAVVERO IL PD RITIENE CHE QUESTO GOVERNO SIA UN "REGIME" PERICOLOSO E CHE VADA ABBATTUTO, OGGI NON GLI RESTA CHE USCIRE DALL'AULA CON GLI AMICI DI FORZA ITALIA QUANDO SI VOTA LA MOZIONE NO TAV DEL M5S - A QUEL PUNTO SALVINI FINISCE AL TAPPETO ED È CAPACE DI TUTTO - SE NON LO FARÀ, VORRÀ DIRE CHE ZINGA & C. FACEVANO ANCORA UNA VOLTA AMMUINA, MA IN REALTÀ SONO DISPOSTI A TUTTO, PUR DI SALVARE GLI AFFARISTI DEL TAV ED EVITARE LE ELEZIONI”

Marco Travaglio per il “Fatto quotidiano”

 

marco travaglio

Uno dei leader No Tav, Alberto Perino, continua a ripetere che i 5Stelle sono traditori e la loro mozione in Senato contro il Tav "è una presa per i fondelli". Attaccare i più vicini anziché i più ostili è un vecchio vizio, tipico dell'estremismo settario. In realtà quella di oggi, per il movimento No Tav, è una giornata storica: per la prima volta dopo 30 anni, un partito mette ai voti in Parlamento la cancellazione del cosiddetto Tav Torino-Lione, cioè l'opera pubblica più inutile, costosa, dannosa e demenziale della storia d'Europa.

 

no tav al cantiere di chiomonte

Più ancora del Ponte sullo Stretto, che almeno avrebbe il pregio dell'unicità, mentre il Tav non è un Tav, non andrebbe né a Torino né a Lione, e soprattutto è un assurdo doppione di un treno merci già esistente (il Torino-Modane), senza contare il Tgv Parigi-Milano per i passeggeri. A questo passaggio parlamentare, trattandosi di un'opera decisa da un trattato internazionale fra Italia, Francia e Ue, prima o poi bisognava arrivare.

 

E questa legislatura è la più propizia per votare, visto che mai si era avuto né più si avrà in Parlamento un numero così alto di senatori contrari alla boiata: più di un terzo (circa 115 su 315: i 107 del M5S , 3 dei 4 di LeU, 3 o 4 ex grillini passati al gruppo misto). Certo, è pur sempre una minoranza: ma la più ampia che i No Tav abbiano mai avuto e mai avranno.

 

nicola zingaretti e paolo gentiloni festeggiano i risultati del pd alle europee

Se le mozioni fossero due, una pro Tav e l'altra anti Tav, i giochi sarebbero fatti: passerebbe la seconda. Ma oggi ciascun gruppo (tranne la Lega) presenterà la propria e i 5Stelle sono quello di gran lunga più numeroso. Ecco le formazioni in campo: M5S 107, FI 62, Lega 58, Pd 51, FdI 18, Misto 15, Autonomie 8, più 2 senatori sciolti. In una situazione normale, ciascun gruppo voterebbe la propria mozione e boccerebbe quelle altrui: così verrebbero tutte respinte, perchè nessuna raggiungerebbe la metà più uno dei votanti.

 

Ma questa non è una situazione normale. La maggioranza è un ircocervo di due forze spaccate, diverse, spesso incompatibili fra loro: e proprio sul Tav stanno agli antipodi. Le opposizioni, quando vogliono fare un complimento al governo Conte, l'accusano di "distruggere l'Italia". Il Pd ci aggiunge il fascismo, il razzismo, l'autoritarismo, l'emergenza democratica, l' invasione delle cavallette, l'Apocalisse: mai visto niente di peggio nella storia repubblicana.

salvini tav

 

Tant'è che Zingaretti annuncia una "mobilitazione" per tutta l'estate e "una grande manifestazione nazionale in autunno" per abbattere il mostro e tornare "subito al voto". Bene: se fosse vero che il Pd pensa questo e vuole questo, non ha bisogno di attendere l'autunno.

 

Oggi ha l'occasione d' oro, unica e irripetibile, per incunearsi tra i gialli e i verdi e allargarne la spaccatura fino a mandare in pezzi la maggioranza. Come? Trasformando il voto sul Tav nella tomba del governo Conte e nello smacco mai visto per il nemico principale, cioè Salvini. Il sistema è semplice. I 5Stelle e LeU hanno presentato due mozioni No Tav e se le approveranno a vicenda.

 

SALVINI TAV

Il Pd, FI , FdI e la Bonino (con Monti, Nencini, il LeU dissidente Errani e quel monumento di coerenza dell'ex pentastellato De Falco) ne hanno presentate quattro Sì Tav. La Lega non ha presentato mozioni, ma voterà per le quattro altrui, compresa quella del Pd, e contro quelle dei 5 Stelle (così violando platealmente il Contratto di governo, che impegna a ridiscutere integralmente il Tav e rende nullo il patto di governo se uno dei due contraenti vota contro l' altro su un tema previsto dal testo) e di Leu.

 

L'unico sistema per far esplodere la maggioranza, è dunque fare in modo che venga approvata la mozione dei 5Stelle e la linea della Lega venga sconfitta. Il che può avvenire solo se le opposizioni lasciano soli i due soci di maggioranza ed escono dall'aula quando si vota la mozione dei 5Stelle, così da abbassare il quorum e trasformare i grillini da maggioranza relativa in maggioranza assoluta.

 

salvini e zingaretti alla demolizione della villa dei casamonica 3

I senatori al completo sono 315: se sono tutti presenti quando si vota la mozione dei 5Stelle, il quorum è 158 e i senatori M5S +LeU anti-Tav arrivano a stento a 115. Se escono Pd e FI , i presenti sono al massimo 202, il numero legale è garantito, ma il quorum scende a 102 e i 115 anti-Tav diventano maggioranza assoluta. Dunque la mozione No Tav viene approvata. A quel punto Salvini finisce al tappeto per il cazzottone in pieno grugno ed è capace di tutto: dalla crisi di governo alla lotta armata (di cazzate). E anche Conte esce malconcio, avendo annunciato che, fallita la mediazione con Macron e Juncker, il Tav va fatto (anche se poi ha aperto una porticina alla revoca in caso di voto parlamentare).

 

salvini visita il cantiere tav di chiomonte 9

Ricapitolando: se davvero il Pd ritiene che questo governo sia un "regime" pericoloso e che vada abbattuto a ogni costo, oggi o mai più: per centrare il suo obiettivo, non gli resta che uscire dall' aula con gli amici di FI quando si vota la mozione M5S , liberarsi dell' abbraccio mortale di Salvini e scatenare l' inferno. Se lo farà, si dimostrerà coerente, oltre che abile nell' arte della politica. E potrà vantarsi davanti agli elettori superstiti, e anche a qualcuno di ritorno, di aver liberato l' Italia dal pericolo pubblico numero uno.

 

nicola zingaretti e matteo salvini

In caso contrario, vorrà dire che Zinga&C. facevano ancora una volta ammuina, sceneggiata, teatrino dell' assurdo, ma in realtà sono i principali fan del governo e sarebbero disposti a tutto, anche di iscriversi alla Lega, pur di salvare gli affaristi del Tav ed evitare le elezioni. Quindi siano gentili: d' ora in poi ci risparmino gli allarmi democratici, gli stracciamenti di vesti, la militanza antifascista, i proclami tonitruanti contro il Duce redivivo, le mobilitazioni estive, le manifestazioni autunnali e altre esche per gonzi. E dicano una volta per tutte la verità: Partito degli Affari comanda e picciotto risponde.

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....