delvox tria salvini di maio

CHE BRUTTA ARIA CHE TRIA – IL MINISTRO DELL'ECONOMIA SOTTO ASSEDIO: “HO GIURATO SULLA NAZIONE MA IL GOVERNO VUOLE IL 2,4% DI RAPPORTO DEFICIT-PIL” (LUI VUOLE MANTENERLA SOTTO LA SOGLIA DEL 2%) – LA STOCCATA AI PENTASTELLATI CHE PUNTANO A METTERLO ALLE STRETTE: “DIFENDO GLI INTERESSI DEGLI ITALIANI, NON DI ALTRI” CHIARO IL RIFERIMENTO AI RAPPORTI M5S-CASALEGGIO

giovanni tria

Laura Cesaretti per il Giornale

 

 

D a una parte i partiti della maggioranza, affamati di denari da gettare in pasto ai loro elettori, nutriti fin qui di mirabolanti promesse. Dall' altra il custode dei conti Giovanni Tria, che vede il rischio di sfondamento della linea Maginot di cui si è fatto garante in Europa e lancia l' allarme, ricordando che il governo, nel chiedere la fiducia alle Camere, ha preso «l' impegno di proseguire sul sentiero di discesa del debito» non per capriccio ma per «conservare la fiducia degli investitori, ma anche dei risparmiatori, perché dobbiamo difendere i risparmi degli italiani dall' aumento dei tassi». Sono i cittadini, in ultima analisi, che pagherebbero di tasca propria gli scossoni provocati da una gestione avventurista della prossima manovra, avverte il ministro. La resa dei conti sarà oggi, nel vertice finale Salvini-Di Maio prima del Consiglio dei ministri che deve fissare la cornice entro cui verrà scritta la legge di Bilancio.

LUIGI DI MAIO GIOVANNI TRIA GIUSEPPE CONTE

 

E ieri, mentre Cinque stelle e Lega facevano rullare i tamburi di guerra e proclamavano la loro volontà di sforare la soglia del rapporto deficit-pil, con M5s decisi ad arrivare al 2,4% e Lega appena più prudente, il ministro dell' Economia (che vuole mantenerla sotto la soglia psicologica del 2%) ha inviato il suo solenne monito finale. Condito da una punta di perfidia: quando «con emozione» è diventato ministro, ricorda Tria, «ho giurato di esercitare le mie funzioni nell' esclusivo interesse della nazione, e non di altri. E questo giuramento lo abbiamo fatto tutti». E quel «e non di altri», buttato lì come per caso, è diretto a chi, come il principale partito della coalizione di governo, mette altre obbedienze prima di quella alla Carta.

conte e tria

 

Come quell' oscuro «contratto» che lega tutti gli eletti a 5 stelle, a cominciare dal vicepremier Di Maio, a un' entità privata, la srl Casaleggio, che non solo incamera i lauti contributi obbligatori di deputati e senatori, ma detta anche regole e obblighi cui attenersi, spesso in barba alla Costituzione medesima: dall' obbligo di votare sempre e comunque la fiducia ad un governo presieduto da un grillino (che la regola valga anche nel caso del premier per caso Conte non è però chiaro) a quello di versare una penale di 100mila euro in caso di dissenso dalla linea del gruppo.

 

giulia bongiorno giovanni tria matteo salvini

Ovviamente, sottolinea Tria, «ogni ministro può avere una visione di quale sia l' interesse nazionale, ma in scienza e coscienza bisogna cercare di interpretare bene questo mandato». E mentre Lega e grillini minacciano l' assalto alla diligenza dei conti pubblici, il ministro ribadisce la sua linea dei piccoli passi: le promesse dei partiti (che vanno, dice, «sotto l' etichetta di flat tax, reddito di cittadinanza e superamento della Fornero») verranno attuate, promette, ma solo «gradualmente». Sotto l' etichetta «flat tax», per ora, ci sarà solo l' ampliamento della platea di partite Iva al 15%. Sulle pensioni, Tria parla di misure per consentire una «staffetta generazionale», ma si guarda bene dall' evocare il mantra salviniano della «quota 100». Quanto al reddito di cittadinanza, sarà una sorta di rinnovato sussidio di disoccupazione finalizzato al reinserimento nel mondo del lavoro.

LUIGI DI MAIO GIOVANNI TRIA GIUSEPPE CONTE

 

DRAGHI TRIA

Bottino assai magro per chi, promettendo assegni di mantenimento a pioggia e pensioni gratis per tutti, ha vinto le elezioni e ora teme la delusione di chi si aspettava dall' oggi al domani un Paese dei Balocchi gialloverde. Ma l' albero degli zecchini non esiste, ricorda Tria. Che si dice comunque «ottimista» e assicura: «Io resto al mio posto, e cercherò di fare del mio meglio». Nonostante Di Maio e Salvini.

da sinistra legnini zingaretti bonisoli tria salvini carfagna casellati ravasi mattarella DELVOX TRIA SALVINI DI MAIOGIOVANNI TRIAGIOVANNI TRIAgianni letta giovanni triagiovanni tria e signoragiuseppe conte giovanni triaGIOVANNI TRIA CON NAPOLITANOBRUNO LE MAIRE GIOVANNI TRIAgiovanni triaTRIA giovanni tria e claudio borghigiovanni tria con il ministro dell'economia cinese liu kunGIOVANNI TRIA CON IL MINISTRO DELL'ECONOMIA CINESE LIU KUNellekappa tria

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni times musk sunak edi rama

COME AL SOLITO, I GIORNALISTI ITALIANI SI FERMANO AI TITOLI: L’ARTICOLONE DEL “TIMES” SUI LEADER INTERNAZIONALI “TUTTI PAZZI PER LA MELONI” NON È PROPRIO UNA CAREZZA SUL FACCINO DELLA SORA GIORGIA, COME CI VOGLIONO FAR CREDERE “CORRIERE”, “LIBERO” E GLI ALTRI MEGAFONI DELLA FIAMMA MAGICA. ANZI, È PIENO DI FRECCIATONE ALLA THATCHER DE’ NOANTRI, TIPO “L’UMILTÀ BEN PREPARATA” DI FRONTE AL PREMIER ALBANESE EDI RAMA. O LA CHIOSA SULL’INCONTRO CON JD VANCE: “IL FLIRT DELLA 48ENNE ERA SOLO NATURALMENTE SIMPATICO O SI È RESA CONTO CHE RIDENDO DELLE BATTUTE DEGLI UOMINI DI POTERE OTTERRÀ L'ACCORDO COMMERCIALE CHE DESIDERA?” – RICORDA I “THREESOME” E IL PACCO DI GIAMBRUNO, SMONTA LE ORIGINI PROLETARIE DELLA DUCETTA E CHIUDE CITANDO BERLUSCONI: “È UNA PERSONA CON CUI NON SI PUÒ ANDARE D'ACCORDO”. VI SEMBRANO COMPLIMENTI?

giampaolo rossi giorgia meloni silvia calandrelli felice ventura matteo salvini gianfranco zinzilli giancarlo giorgetti

C'È UN NUOVO CAPITOLO NELL'ETERNO SCAZZO MELONI-SALVINI E RIGUARDA LA RAI - NEL CDA DI DOMANI FELICE VENTURA, DIRETTORE DELLE RISORSE UMANE, SARÀ NOMINATO PRESIDENTE DI RAI PUBBLICITÀ - SULLA POLTRONA DELLA CASSAFORTE DEL SERVIZIO PUBBLICO SI È CONSUMATO L'ENNESIMO SCAZZO: L'AD, GIAMPAOLO ROSSI, VOLEVA ISSARE SILVIA CALANDRELLI (NONOSTANTE LA VICINANZA AL PD), OSTEGGIATA PERÒ DALLA LEGA CHE VOLEVA GIANFRANCO ZANZILLI - IL MINISTRO GIORGETTI HA CONVOCATO ROSSI AL MEF (AZIONISTA DELLA RAI) PER IMPORRE IL NOME, MA QUELLO, DI FRONTE AL DIKTAT, HA OPPOSTO UN "ME NE FREGO". E ALLA FINE È STATO TIRATO FUORI DAL CILINDRO IL NOME DI VENTURA...

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - LE MANOVRE DA "DOTTOR STRANAMORE" DI ELLY SCHLEIN: SFANGARLA AI REFERENDUM, VINCERE IN AUTUNNO IN TUTTE E 6 LE REGIONI CHE ANDRANNO AL VOTO, QUINDI ANDARE AL CONGRESSO ANTICIPATO DEL PD A GENNAIO 2026 PER POI FARSI INCORONARE LEADER DEL CENTROSINISTRA ALLE POLITICHE DEL 2027 (CONTE PERMETTENDO) – A FAVORE DI ELLY GIOCA IL FATTO CHE LA MINORANZA DEM E' FRANTUMATA CON BONACCINI E LO RUSSO TRATTATI DA TRADITORI DELLA CAUSA DEI RIFORMISTI E PICIERNO E GORI GIUDICATI TROPPO EX RENZIANI – NEL CENTRODESTRA GIRA GIÀ LA BATTUTA: “LUNGA VITA AD ELLY SCHLEIN”, CHE RESTA PER "LA STATISTA DELLA GARBATELLA" LA SUA MIGLIORE POLIZZA PER FARSI ALTRI 5 ANNI A PALAZZO CHIGI...

friedrich merz donald trump starmer macron meloni von der leyen jd vance

DAGOREPORT - L’INCONTRO DI GIORGIA MELONI CON VANCE E VON DER LEYEN È STATO SOLO ''ACCIDENTALE'': È STATO POSSIBILE IN VIRTU' DELL’INSEDIAMENTO DI PAPA LEONE XIV (NON È STATA LA DUCETTA A CONVOCARE I LEADER, BENSI' SANTA ROMANA CHIESA) – LA "COMPASSIONE" DI TRUMP, CHE HA COINVOLTO LAST MINUTE "COSETTA" MELONI NELLA CHIAMATA CON MACRON, STARMER E MERZ – LE FAKE NEWS DI PALAZZO CHIGI PROPALATE DALLA STAMPA E MEDIA DI DESTRA COL SUPPORTO DEL “CORRIERE DELLA SERA”:  ALL’ORIZZONTE NON C’È MAI STATO ALCUN INVIO DI TRUPPE EUROPEE AL FIANCO DI KIEV CONTRO MOSCA. SOLO DOPO LA FIRMA DI UNA TREGUA, GRAN BRETAGNA E FRANCIA SONO A FAVORE DI UN INVIO DI TRUPPE, MA UNICAMENTE AL FINE DELLA SALVAGUARDIA DEI CONFINI UCRAINI, E COL FONDAMENTALE SUPPORTO INTELLIGENCE DELLA CIA - ALTRA MINCHIATA DELLA PROPAGANDA ALLA FIAMMA: NON E' MAI ESISTITA LA VOLONTÀ DI ESCLUDERE L’ITALIA DAL GRUPPO DEI ''VOLENTEROSI''. È LA "GIORGIA DEI DUE MONDI" STESSA A ESSERSI CHIAMATA FUORI, IN PREDA ALL'AMBIZIONE SBAGLIATA DI DIVENTARE LA "PONTIERA'' TRA STATI UNITI ED EUROPA, E PER EVITARE GUAI IN CASA CON IL SUO NEMICO PIU' INTIMO, MATTEO SALVINI...

giuliano amato

AMOR CH’A NULLO AMATO – IL RITRATTONE BY PIROSO DEL DOTTOR SOTTILE: “UN TIPO COERENTE E TUTTO D’UN PEZZO, UN HOMBRE VERTICAL? O UN SUPER-VISSUTO ALLA VASCO ROSSI, ABILE A PASSARE INDENNE TRA LE TURBOLENZE DELLA PRIMA REPUBBLICA, UOMO-OMBRA DI CRAXI, MA ANCHE DELLA SECONDA?” – ALCUNI PASSAGGI STORICI DA PRECISARE: AMATO NON SI CANDIDÒ NEL 2001 A CAUSA DI ALCUNI SONDAGGI-PATACCA SVENTOLATIGLI DA VELTRONI, CHE DAVANO RUTELLI IN VANTAGGIO SU BERLUSCONI – A FERMARE LA CORSA AL QUIRINALE DEL 1999 FU MASSIMO D’ALEMA, CHE LO SCARICÒ PER IL “NEUTRO” CIAMPI  - IL MANCATO VIAGGIO AD HAMMAMET E IL RAPPORTO CON GIANNI DE GENNARO...

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...