IL TRIBUNALE DEI MINISTRI ORDINA AI PM DI MILANO DI CHIEDERE L’AUTORIZZAZIONE A PROCEDERE PER IL SENATORE TREMONTI – L’EX MINISTRO AVREBBE FATTO INCASSARE AL SUO STUDIO UNA MEGA-PARCELLA DA FINMECCANICA PER DARE IL VIA LIBERA ALL’ACQUISIZIONE DI DRS

Luigi Ferrarella per il “Corriere della Sera

 

Tremonti Giulio Tremonti Giulio

Il collegio milanese del Tribunale dei ministri trasmette gli atti e ordina al procuratore Edmondo Bruti Liberati di chiedere al Senato l’autorizzazione a procedere contro l’ex ministro dell’Economia e attuale senatore Giulio Tremonti per l’ipotesi di corruzione, legata a una tangente da 2,4 milioni di euro che nel marzo 2009 il tributarista allora ministro nel governo Berlusconi avrebbe incassato da Finmeccanica (controllata dal Tesoro) in cambio dell’ammorbidimento della sua iniziale contrarietà al controverso e stratosferico acquisto per 3,4 miliardi di euro nel luglio 2008 della società statunitense «Drs», fornitrice del Pentagono. 
 

GUARGUAGLINI
PIERFRANCESCO 
GUARGUAGLINI PIERFRANCESCO

La tangente sarebbe stata veicolata dietro lo schermo di una parcella professionale liquidata da Finmeccanica (a saldo di una apparente consulenza sui profili fiscali appunto dell’acquisizione) allo studio tributaristico «Vitali Romagnoli Piccardi & Associati», dal quale il fondatore Tremonti era formalmente uscito essendo divenuto ministro, e di cui oggi è di nuovo socio. Nell’ipotesi a concorso necessario, figurano coindagati uno dei soci di studio di Tremonti, Enrico Vitali, l’ex presidente di Finmeccanica 2002-2011

Pierfrancesco Guarguaglini, e l’ex direttore finanziario Alessandro Pansa. 
 

Alessandro PansaAlessandro Pansa

Il 30 ottobre scorso erano stati i pm Roberto Pellicano e Giovanni Polizzi ad attivare su Tremonti (eletto nel 2103 in Senato per la «Lista Lavoro e Libertà per la Patria» in accordo elettorale con la Lega, e poi aderente al gruppo parlamentare «Grandi Autonomie e Libertà») la speciale procedura prevista per ipotesi di reati ministeriali. Il Tribunale dei ministri — composto dal presidente di sezione civile del Tribunale di Como, Paolo Negri Della Torre, dal capo dei gip monzesi Alfredo De Lillo, e dal giudice del lavoro milanese Stefano Tarantola — per svolgere la propria istruttoria aveva 90 giorni, che sarebbero scaduti dopodomani.

 

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E ieri, dopo aver lavorato sottotraccia in questi tre mesi (tanto che è sfuggito anche l’interrogatorio di Tremonti), il collegio si è convinto che l’ex ministro vada processato. E perciò, invece di archiviare con decreto non impugnabile, ha trasmesso una relazione motivata al procuratore affinché chieda l’autorizzazione a procedere al Senato. Che a maggioranza assoluta potrà o concedere l’autorizzazione, o negarla se dovesse reputare con valutazione insindacabile che Tremonti abbia agito per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante o per il perseguimento di un preminente interesse pubblico nella funzione di governo. 
 

«Mai ho chiesto o sollecitato nulla e in nessun modo da Finmeccanica», è la linea di Tremonti, che nel 2014 ha patteggiato a Roma un finanziamento illecito: «Prima di entrare nel governo l’8 maggio 2008, sono uscito dallo studio dove sono rientrato solo nel 2012, un anno dopo la fine del governo come prescrive la legge. Durante, ho interrotto tutti i rapporti. Per la sua dinamica irreversibile e per la natura internazionale, l’operazione Drs, iniziata nell’ottobre 2007 e conclusa il 12 maggio 2008, non era da parte mia né influenzabile, né modificabile, né strumentalizzabile». 
 

 

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