woodcock tiziano renzi

TUTTE LE QUESTIONI INSOLUTE DEL CASO CONSIP - DOPO L'ARCHIVIAZIONE DI BABBO RENZI, ''LA VERITÀ'' SCAVA NEI PUNTI OSCURI DELL'INCHIESTA: DAGLI INCONTRI D'AFFARI CON ROMEO, CHE PUNTAVA AGLI APPALTI MILIARDARI, ALLE TALPE CHE AVVERTIRONO I PROTAGONISTI CHE ERANO INTERCETTATI. TI CREDO CHE DA UN CERTO PUNTO IN POI GLI INCONTRI SI INTERROMPONO - TIZIANO RENZI ANNUNCIA CHE VENDE TUTTE LE SOCIETÀ

 

Giacomo Amadori per la Verità

 

TIZIANO RENZI QUOTIDIANO NAZIONALE

Le indagini sull' affaire Consip non sono ancora chiuse. Resta, per esempio, aperto il fascicolo per scoprire chi abbia spifferato a Tiziano Renzi che erano in corso indagini sul suo conto. E poi c' è da capire come si comporterà Carlo Russo, indagato per millantato credito (reato che prevede pene da 2 a 6 anni) e che potrebbe presto offrire la sua versione dei fatti ai magistrati, come anticipa alla Verità.

 

Il giovanotto, secondo l' accusa, si sarebbe vantato di avere un potere di influenza su alcuni pubblici ufficiali che, in realtà, non aveva. Ma in questo filone non ci sarebbero elementi concreti per portare a giudizio Tiziano. I pm non escludono aprioristicamente che possa avere partecipato alle millanterie, ma sottolineano che «per sostenere un' accusa bisogna avere le prove e contro di lui non ci sono».

 

È stato assodato che molto probabilmente aveva incontrato l' imprenditore Alfredo Romeo (attualmente a processo per corruzione) a Firenze e/o a Roma nel 2015 per parlare di argomenti non chiariti e che in due occasioni (ottobre 2015 e primavera 2016) aveva pure visto l' ad di Consip, Luigi Marroni, per raccomandare Russo, ma non ci sarebbero solidi indizi per poter dire che fosse informato delle trattative in corso tra Romeo e Russo per provare a pilotare in modo illecito le gare della Consip.

MATTEO RENZI TIZIANO

 

Comunque nel puzzle della Procura manca qualche tassello. Per esempio nella richiesta di archiviazione per Tiziano è riportato che Marroni era stato informato dell' inchiesta Consip già nell' estate del 2016 dall' ex ministro Luca Lotti e dal generale dei carabinieri Emanuele Saltalamacchia (entrambi indagati per favoreggiamento), ma non vi è scritto che Lotti incontrava Renzi senior abbastanza frequentemente a Firenze e che anche Saltalamacchia aveva rapporti personali con il babbo.

 

Sono loro ad aver avvertito il padre di Matteo delle intercettazioni e delle investigazioni a suo carico? Gli inquirenti, per ora, non glielo contestano, anche se durante le indagini è emersa una grigliata a casa di Renzi senior in cui l' ufficiale avrebbe messo in guardia il padre dell' ex premier sui rapporti con un «soggetto» napoletano, verosimilmente Romeo, e sull' uso del cellulare.

 

LA DICHIARAZIONE DI TIZIANO RENZI PUBBLICATA SU QUOTIDIANO NAZIONALE

I pm scrivono che tra i «momenti fondamentali» dell' inchiesta c' è stato lo scoop della Verità del 6 novembre 2016, quando pubblicammo un articolo in cui «si evidenziava la preoccupazione di Tiziano Renzi per un' indagine condotta dalla Procura di Napoli che lo vedeva coinvolto unitamente a un socio, che si identifica con ogni evidenza in Russo Carlo».

 

Il 3 marzo 2017 il sindaco di Rignano sull' Arno Daniele Lorenzini aveva confermato i contenuti della nostra esclusiva: «Tiziano Renzi mi disse che aveva saputo di essere coinvolto in un' indagine di Napoli che riguardava "un soggetto di Napoli", che lui aveva incontrato una sola volta, facendomi intendere a gesti che aveva probabilmente il telefono sotto controllo. Il colloquio tra me e Tiziano Renzi è avvenuto sicuramente nella prima metà di ottobre».

 

tiziano renzi e laura bovoli

Nella richiesta di archiviazione i pm hanno rimarcato pure un altro evento cruciale: «Il 5 dicembre iniziavano le operazioni di intercettazione del telefono di Tiziano Renzi: due giorni dopo, però, il 7 dicembre, si comprendeva da una telefonata a Carlo Russo da parte di Roberto Bargilli, amico di Tiziano Renzi, che quest' ultimo non voleva più essere contattato per telefono, sì da fare ragionevolmente supporre che quest' ultimo fosse stato avvertito da qualcuno, non identificato, delle intercettazioni in corso».

 

Dunque la talpa non è stata scoperta, nonostante l' apertura di un' apposita indagine. Secondo il colonnello Alessandro Sessa, ex vicecomandante dei carabinieri del Noe, a essere informate dell' inizio dell' attività di intercettazione «erano 4 o 5 persone in tutto».

Dunque, chi portò a Rignano sull' Arno, a partire dall' autunno 2016 e sino al 7 dicembre, notizie tanto sensibili?

 

luigi marroni al funerale di elsa martinelli (1)

Per il momento resta un mistero, anche se le investigazioni non sono chiuse e il fascicolo è ancora in mano al pm Mario Palazzi. Purtroppo, dopo la chiusura dei fascicoli principali, le ricerche languono e l' impressione è che siano finite in un vicolo cieco.

 

Si sa solo che Lotti e Saltalamacchia erano già stati informati delle indagini in estate. E che l' ex sottosegretario il 3 agosto, nel momento in cui i carabinieri piazzarono le cimici nell' ufficio di Romeo, convocò Marroni, grand commis del Giglio magico, per avvertirlo che era sotto intercettazione. Di fronte a questo quadro ci si può sorprendere che Tiziano Renzi dalla tarda primavera del 2016 smetta di raccomandare Russo con Marroni o di incontrare Romeo?

 

Eppure tanto è bastato a far concludere ai magistrati che il babbo, nell' autunno 2016, fosse all' oscuro dei presunti intrallazzi di Russo.

Gli stessi inquirenti, però, ipotizzano che Tiziano Renzi, Carlo Russo e Alfredo Romeo si siano incontrati a Firenze il 16 luglio 2015. Nel pomeriggio i tre si trovavano tutti nelle vicinanze dell' ufficio dell' imprenditore Luigi Dagostino, per il quale Renzi senior stava svolgendo l' attività di lobbista.

 

Negli stessi minuti Romeo chiamò la propria segretaria per chiedere notizie su alcune gare di Grandi stazioni, il cui presidente Russo sosteneva di poter influenzare. Ma per i pm nemmeno questa chiamata prova che Tiziano fosse consapevole, e magari complice, delle mosse del sodale.

ALFREDO ROMEO

 

In quel periodo Renzi senior incontra possibili clienti in galleria Borghese a Roma, in un bar a pochi metri da Palazzo Chigi. I giornalisti lo avvistano e provano a intervistarlo, suscitando il suo disappunto. Ma perché importanti imprenditori decidono di vedere il titolare di una piccola ditta di volantinaggio di Rignano sull' Arno? Il padre del premier millanta o traffica influenze su pubblici ufficiali o persone incaricate di pubblico servizio?

Secondo i magistrati la risposta è «no», sebbene la sua ricostruzione dei fatti si sia dimostrata «inverosimile».

 

Appare decisamente più compromessa la posizione del suo amico Russo. Ieri lo abbiamo contattato per avere un' intervista. «Non adesso, aspetto di leggere gli atti» ci ha detto con gentilezza. «Parlerò prima con chi di dovere (i magistrati, ndr), poi con i giornali» .

«Russo quattro conti se li deve fare perché non è contestato un solo millantato credito, ma quattro o cinque» chiosa un inquirente. Che aggiunge: «In questo processo non ha ancora confessato nessuno».

Chissà che non sia arrivato il momento.

 

Intanto Tiziano continua ad esternare. Lunedì, come aveva già fatto la scorsa primavera, ha comprato una pagina del Quotidiano Nazionale per fare conoscere la sua posizione.

ALFREDO ROMEO

Una strategia che secondo quanto risulta alla Verità è dettata dal figlio Matteo (che ha rilanciato il comunicato sulla sua pagina Facebook). Un vero colpo di teatro: «Annuncio che vado in pensione, lascio ogni incarico, metto in vendita la mia società (la Eventi 6, ndr). Mi arrendo» ha scritto, nonostante la richiesta di archiviazione.

 

E ha spiegato di voler lasciare per proteggere chi ha lavorato con lui: «Sono paradossalmente diventato il tallone d' Achille della mia squadra: per colpa mia, i clienti se ne vanno (-clienti molto importanti- aggiunge, ndr) per garantire il posto di lavoro ai collaboratori, tuttavia ho deciso di farmi da parte e ho dato incarico a un team di professionisti di vendere la società da qui alla fine dell' anno. ()

 

Sperando che chi ha preso di mira me e la mia famiglia si concentri su di noi e lasci stare le famiglie che hanno bisogno di uno stipendio per arrivare alla fine mese». Il messaggio questa volta non sembra indirizzato solo ai giornalisti, ma anche ai magistrati che, oltre ad aver portato a processo lui e sua moglie per false fatturazioni (Tiziano nella lettera aperta parla di «inesattezze formali»), hanno chiesto il fallimento della Marmodiv, il braccio operativo della Eventi 6. Una diatriba in cui, siamo certi, non mancheranno nuovi colpi di scena.

luigi dagostino

 

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