CINE-CASINO ROMANO: TUTTI CONTRO MULLER - GOFFREDO BETTINI NON CI STA A FARSI SCIPPARE IL FESTIVAL E DI COLPO SCOPRE LA PREPOTENZA DELLA POLITICA (INVECE, FINO A IERI, I MÜLLER ARRIVAVANO DA MARTE) - ALTRE POLEMICHE PERCHE’ MULLER VUOLE SPOSTARE IL CALENDARIO COATTO DELL’AUDITORIUM E SI SCONTRA CON LE DATE DEL FESTIVAL DI TORINO DI GIANNI AMELIO - NANNI MORETTI LIQUIDA TUTTI: “FIN DALL’INIZIO, DALLA PRIMA EDIZIONE DI VELTRONI E BETTINI, NON SONO MAI STATO AMICO DI QUEL FESTIVAL”…

1- BETTINI - «E FINO A IERI LO DERIDEVANO»
Paolo Fallai per il "Corriere della Sera - Roma"

«Fin dall'inizio di questa triste vicenda ho detto che sarebbe stato un errore sostituire la bravissima Piera Detassis con Marco Müller, del tutto inadatto a guidare un evento che negli anni passati ha combattuto con tutte le sue forze». Torna a parlare Goffredo Bettini, ex senatore dei Ds, ex Presidente dell'Auditorium, l'uomo che ha ideato e fondato con Walter Veltroni la festa del Cinema nel 2006.

In queste settimane non è mai intervenuto.
«Ho scelto il silenzio per non suscitare polemiche strumentali. Ma oggi siamo arrivati alle dimissioni di Rondi, imposte dalla Polverini ed Alemanno. E come ha detto Rondi: auspicate da alcuni sponsor, Abete della BNL Gruppo Bnp Paribas, per esempio».

Luigi Abete ieri sera ha voluto confermare il sostegno al festival. Perché dice «imposte»?
«Molto semplice: perché nel cda della fondazione, che è, ricordo a tutti, il solo organismo collegiale, istituzionalmente corretto per decidere sulla nomina del direttore artistico, chi intendeva rimuovere la Detassis e sostituirla con Müller, non aveva la maggioranza. Allora si sa come in questi casi fa una certa cultura politica poco abituata alla democrazia. Il cda non si piega? Si toglie di mezzo il cda e si nominano rappresentanti più docili. È quello che sta accadendo in queste ore».

Ma è stato lo stesso Rondi a decidere di dimettersi.
«Rondi, uomo elegante e prudente, non riesce a nascondere pubblicamente l'enormità delle pressioni ricevute. Sarebbe interessante conoscere le sue dichiarazioni, verbalizzate spero, al momento delle dimissioni nel cda. Qui ormai la questione di merito pur importante, Detassis - Müller sì o no, lascia il posto ad una questione di trasparenza istituzionale e di etica dei comportamenti».

Quindi il problema non è il festival?
«A Roma abbiamo visto di tutto negli ultimi tempi. L' assuefazione rischia di addormentare le coscienze. Ma qui si tratta di cultura, della sua libertà e indipendenza. Qui si tratta di un evento che è nato in un clima di concordia e di amore per il progetto, al quale hanno contribuito personalità diverse e di ogni orientamento: da Pietro Calabrese a Gianni Letta insieme ad attori, produttori ed esponenti del mondo della cultura e dell'imprenditoria, come Andrea Mondello, uomo decisivo in tutti i migliori progetti per Roma».

Ma ormai la partita sembra chiusa
«Secondo me non può finire con la nomina di un presidente obbediente e lo spreco di tante professionalità interne, alcune delle quali sicuramente si disperderebbero. È l'ora per un'indignazione adeguata ai fatti accaduti: con il pensiero grato rivolto a tutta la squadra che ha, nell' indifferenza o nella gelosia di molti, realizzato il miracolo di un festival che in soli sei anni è diventato cosi appetibile, da voler essere fagocitato da politici e uomini di cinema, che lo hanno precedentemente deriso e combattuto».

E se il festival abbandonasse anche l'Auditorium?
«A me pare una follia. Ci sono voluti decenni per dare all'Accademia di Santa Cecilia un posto simbolico, funzionale e architettonicamente stupendo come l'Auditorium di Renzo Piano. La Festa del cinema si è giovata enormemente di questo spazio magico. Tornare indietro è incomprensibile e autolesionistico».

2- ALEMANNO,MULLER NON E' IMPOSIZIONE POLITICA
(ANSA) - "Si può essere contrari" al nome di Marco Muller, "si possono preferire altri nomi e soluzioni, compresa la conferma della Detassis, ma non credo che tutto questo possa essere visto in una chiave di imposizione strumentale della 'politica' sulla cultura". Così scrive oggi sul Messaggero il sindaco di Roma Gianni Alemanno, dopo le polemiche che hanno portato alle dimissioni del presidente della Fondazione Gian Luigi Rondi e all'avvio del confronto con Marco Muller.

"Non mi sarei mai aspettato che una semplice ipotesi di uno dei più stimati esperti di cinema del nostro paese come Muller - scrive Alemanno - suscitasse reazioni rabbiose da parte di alcuni settori del mondo politico e culturale". Il sindaco spiega che la trasformazione da Festa a Festival del cinema "con l'inserimento di un vero e proprio concorso internazionale" ha fatto sì che si potessero "esplorare altre soluzioni per vedere se era possibile e opportuno aprire un ciclo nuovo di ulteriore sviluppo del Festival. E' in questo quadro, attraverso al presentazione di Renata Polverini, che si inserisce il confronto con Marco Muller" e "l'idea di legare insieme Estate Romana e Cinema. Ugualmente programmare presentazioni a novembre permette di portare a Roma i più grandi film del cinema internazionale".

Insomma, per Alemanno "si tratta di 'allargare' e non di 'spostare'. Lo ripeto per l'ennesima volta: nessuno pensa di sostituire l'Auditorium Parco della Musica come sede centrale del Festival e, almeno per questa edizione, non si può ipotizzare di spostare in modo significativo la data di svolgimento del festival, per non mettere in difficoltà le programmazioni dell'Auditorium di Santa Cecilia".

3- FESTIVAL ROMA: PD, SCANDALOSO IMPEGNO MULLER FINO AL 2018
(ANSA) -'Apprendiamo dalla stampa che Marco Muller si sarebbe impegnato, addirittura con un atto scritto, a determinare fino al 2018 le date della Festa del cinema. Un vero e proprio scandalo'. Lo afferma in una nota il segretario del Pd Roma, Marco Miccoli commentando quanto affermato sul Messaggero dal direttore del Torino Film Festivale Gianni Amelio a proposito di una lettera inviatagli da Marco Muller. 'Muller attualmente non e' il direttore artistico della manifestazione romana - aggiunge - con quale autorita' decide le date per le prossime edizioni? Forse Alemanno e Polverini gli hanno promesso un contratto di sei anni, una sorta di contratto a vita che non si e' mai visto per il direttore artistico di un evento di questo tipo?

Ecco quindi un nuovo pasticcio di Marco Muller che non e' ancora nella Capitale e gia' intende spostare la manifestazione dalla sua sede attuale e si spende per impegnare le date del festival fino al 2018. Alla destra di Alemanno e Polverini, che ha sponsorizzato in modo cosi' tracotante questa persona, chiediamo di prendere le distanze dagli atti irresponsabili di chi ancora non ha nessuna carica all'interno della Festa del Cinema. La verita' e' che Alemanno, Polverini e Muller continuano a calpestare le regole'.

4- GIANNI AMELIO: "MÜLLER VUOLE UCCIDERE IL TORINO FILM FESTIVAL"
Fulvia Caprara per "La Stampa"

Cancellare il Torino Film Festival. Se il piano di date annunciato per la kermesse romana dal prossimo direttore Marco Müller dovesse essere messo in atto, il risultato sarebbe questo. La nuova edizione del Festival di Roma è fissata dal 15 al 21 novembre, il Tff 2012, come da comunicati diffusi in questi giorni, inizierà il 23 per concludersi il primo dicembre. La distanza tra le due rassegne è di un solo giorno.

E nei prossimi anni dovrebbe andare ancora peggio, con l'ultima settimana di novembre puntualmente occupata da Müller. Nel grido di dolore del direttore del Tff Gianni Amelio, al suo ultimo anno di mandato, non c'è alcun segno di resa, ma anzi, la precisa intenzione di non arrendersi.

In che modo la nuova collocazione del Festival di Roma influirà sul Tff?
«Periodi così ravvicinati determinano l'impossibilità di diversificare le fonti a cui attingere film. Mi metto prima di tutto nei panni del pubblico, di chi ama il cinema, se lo scopo principale di un festival è informare, mostrare delle opere, dare visibilità a film che altrimenti non l'avrebbero, è ovvio che in questo modo tutto questo diventerà impossibile. Anche perché il Festival di Roma è una corazzata carica di soldi, mentre noi andiamo avanti in una condizione dura. Ci mangerebbero in un boccone».

A informarla delle nuove date è stato proprio Müller, può dire esattamente come è andata?
«Venerdì scorso, intorno alle 17, ho ricevuto una mail in cui non solo mi venivano confermate le date della prima edizione, ma erano indicate quelle dei prossimi anni. Cosa piuttosto singolare, visto che il mandato di Müller, il quale per altro non è stato ancora ufficialmente nominato, credo sia di 4 anni. Nella lettera, invece, sono elencati i periodi in cui si svolgerà il Festival di Roma fino al 2018 compreso. Tutti coincidenti con l'ultima settimana di novembre. Altro particolare, Müller mi ha chiamato per dirmi che la mail era diventata pubblica. Ma in quale modo, visto che io non ne avevo ancora parlato con nessuno?».

Lei che reazione ha avuto?
«Mi ha inquietato subito il tono, che non era interlocutorio, ma perentorio, contrario a qualunque spirito da "gentlemen agreement", in assoluto contrasto con i rapporti che abitualmente esistono tra realizzatori di manifestazioni di questo tipo. Anche con la precedente direzione del Festival di Roma c'erano stati confronti sulle date, ma erano stati risolti con quei toni di cui parlavo. E poi loro non si sono mai buttati aggressivamente su di noi».

Che cosa ha pensato di fare?
«Ho ovviamente avvertito della cosa le maggiori autorità cittadine che sostengono il Festival, dal Museo del Cinema, nelle persone del presidente Ugo Nespolo e del direttore Alberto Barbera, agli interlocutori di Regione e Comune, gli assessori Coppola e Braccialarghe. Mi sento aggredito, devo consultarmi con i miei collaboratori, in modo da poter prendere decisioni collegiali».

Con Müller ha parlato?
«Sì, ci siamo visti brevemente, gli ho detto che mi trovavo nella condizione di dover prendere atto e basta, perché nella sua mail non c'era nessun punto interrogativo. Il comportamento era da prendere o lasciare, ma io non ho intenzione di subire. È come se fossimo andati a teatro, avessimo acquistato i posti migliori, poi, dopo di noi, fossero arrivate altre persone decise a sedersi su quelle stesse poltrone».

Quindi ora la guerra è inevitabile.
«È una guerra che non vorremmo, ed è anche una guerra impari. Lo scontro tra Venezia e Roma era in qualche modo nell'ordine delle cose, noi, invece, siamo un Festival di struttura piccola che viene trattato in un modo che ci offende, non considerato, come se non esistessimo. E invece ci siamo da 30 anni, abbiamo una nostra identità, e tutto il diritto di continuare ad esserci».

Questo è il suo ultimo anno di mandato, pensa che la vicenda potrebbe allontanarla definitivamente dalla città?
«Non sto facendo questa lotta per conservare il mio posto, il mio non è un problema personale. Penso che il Festival e la città di Torino non meritino questo disprezzo, questo atteggiamento di superiorità e di arroganza, e non voglio che venga sminuito il valore di una rassegna che tutto il mondo ci riconosce. Che cosa vorrebbero che facessimo? Sparire, dimenticare le nostre date, andarcene chissà dove? No, io non mi arrendo».

Come pensa che il mondo del cinema stia reagendo alla vicenda?
«Sento intorno sconcerto, dispiacere, autentica incredulità, e non vedo nessuno allineato sull'idea dell'accettazione, del "va bene così"...».

Cosa chiede in questo momento?
«Il diritto di continuare a esistere, il sostegno e l'aiuto della città di Torino, non voglio prendere decisioni da solo. Il punto non è solo quest'anno, ma i sei a venire. Vorrei che il mio successore non si trovasse in condizioni peggiori delle mie, vorrei lasciare un'eredità non compromessa».

5- FASSINO AD ALEMANNO,RISPETTATE ACCORDI DATE FESTIVAL
(ANSA) - Torino è sul piede di guerra per le indiscrezioni sull'ipotesi che il Festival del Cinema di Roma si possa spostare da ottobre (18-26 le date previste) a novembre (15-21), proprio a ridosso del Tff-Torino Film Festival (23-11/1-12). Il direttore del Tff, Gianni Amelio,dice che "è uno scandalo" e il sindaco di Torino, Piero Fassino, scrive a Gianni Alemanno, per chiedergli di rispettare gli accordi che consentivano uno spazio a tutti. "Voglio credere che verrà posto rimedio ad una storia imbarazzante", ha detto Fassino.

6- MORETTI: "PIAZZARLO LÌ L'HO SEMPRE TROVATA UN'IDEA SBAGLIATA"
Fulvia Caprara per "La Stampa"

Nanni Moretti scuote la testa: «Non sono la persona più adatta per parlare di questo argomento. Fin dall'inizio, dalla prima edizione, quella di Veltroni e Bettini, non sono mai stato amico di quel Festival». Ospite d'onore dello «Speciale Hollywood Party» di Radio3, in onda ieri sera in diretta da via Asiago, il regista, ex-direttore del Tff, ascolta incredulo la vicenda che vede contrapposte la rassegna romana e quella torinese: «Ma se ufficialmente a Roma non c'è ancora un direttore - continua -... Comunque quella di piazzare un festival tra la Mostra di Venezia e la rassegna di Torino, l'ho sempre trovata un'idea sbagliata, e, infatti, nonostante siano passati degli anni, il Festival di Roma non ha mai trovato una sua identità».

Ma non solo: «Se proprio si voleva fare una Festa, si poteva organizzare d'estate, magari mettendo insieme il meglio degli altri festival». Non è andata così e, con la nuova direzione, i problemi sembrano moltiplicati, su tutti i fronti: «Lo ripeto, non sono il più indicato a parlarne, ma mettersi li, con quella corazzata, con tutti quei soldi, e in quelle date...».

 

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