1- NIENTE, IL SESSOTOSSICO DI HARDCORE NON MOLLA. DAGOSPIA RIVELA TUTTI GLI ESCAMOTAGE TENTATI E ANDATI A VUOTO PER PRE-PENSIONARE IL “PREMIER A TEMPO PERSO” 2- BERSANI ERA D’ACCORDO SU UN’EVENTUALE AMNISTIA PER SOVRAFFOLLAMENTO CARCERI 3- LA SCORSA SETTIMANA I DUE AVANZI DI DEMOCRISTI ALFANO-CASINI HANNO OTTENUTO DA BERTONE LA BENEDIZIONE PER UN GOVERNO ALFANO-MARONI CON APPOGGIO UDC 4- NAPOLITANO ERA PRONTO A NOMINARE SIA IL BANANA SIA PRODI SENATORI A VITA 5- CHE FARE? L’UNICA SOLUZIONE È POLITICA: FAR CADERE IL GOVERNO SOTTRAENDO VOTI ALLA MAGGIORANZA SU UN VOTO IMPORTANTE NON LEGATO ALLA MANOVRA ECONOMICA 6- COL PD NELLE BRACCIA DI VENDOLA E DI PIETRO, PRONTA LA DIASPORA DEI CATTO-PIDDINI CAPITANATI DA FIORANI E BONANNI VERSO PIERFURBY (SCIOLTO IL TERZO POLO) 7- PIERFURBY FOR PRESIDENT: “IO “ESCORT DELLA POLITICA”? QUALCUNO DOVREBBE RICORDARE A DI PIETRO I TEMPI IN CUI DA MAGISTRATO SI AFFANNAVA A RESTITUIRE SOLDI NELLE SCATOLE DA SCARPE AI SUOI IMPUTATI. MA FORSE QUELLI ERANO SOLO PRESTITI”

1- DAGOREPORT
Niente, il Puzzone di Arcore non molla. L'ipotesi che vada via di sua volontà è zero. Non lo staccano dalla poltrona-letto di Palazzo Chigi nemmeno le cannonate. E non pensate che nei mesi scorsi non abbiano scovato escamotage per un salvacondotto giudiziario in caso di dimissioni.

Una per tutte. Durante l'estate alcuni emissari della maggioranza sondarono Bersani su un'eventuale amnistia con la solita causa del sovraffollamento delle carceri. Malgrado l'opinione favorevole del segretario del Pd, il Banana ha detto no. Non mollo.

L'ultimo tentativo per pensionarlo in qualche clinica per la cura di sessotossici è stata compiuta in gran segreto da duo Alfano-Casini. La scorsa settimana i due avanzi di democristi hanno bussato alla porta del segretario di stato vaticano Tarcisio Bertone per ottenere la benedizione a un governo Alfano-Maroni con l'appoggio dell'Udc. Benedizione subito accordata dal cardinale che smania per un ritorno democristiano a Palazzo Chigi.

Aggiungere che Bertone ha molta influenza sui cattolici del Pd, capitanati da Fioroni e Bonanni, che ormai contano i minuti per annunciare l'addio al partito dopo che Culatello Bersani ha virato a sinistra verso un'alleanza esclusiva con la sinistra combattente di Vendola e Di Pietro.

Ecco apparire all'orizzonte di nuovo la Balena Bianca carica di un esecutivo da fine legislatura affinché il Pdl possa recuperare nelle urne delle politiche 2013 i consensi perduti a causa del "troiao" del Berluskazzo. Il piano, come ricompensa all'appoggio dell'Udc, prevede Pierfurby candidato al Quirinale, of course.

Ebbene, nemmeno un governo del delfino fidato con maggioranza rinforzata dai voti dell'Udc, ha smosso dal bunker di Palazzo Grazioli il "premier a tempo perso". Perfino su "Il Foglio" in prima pagina si può leggere: "Lui resta parlamentare. Chi voterebbe l'arresto?", in un pezzo titolato "Berlusconi fa meglio a mollare. Sottrarsi all'assedio non è un impeachment, con le dovute cautele" (vedi sotto)

Ancora un tentativo andato a vuoto di pensionamento dell'infojato, questa volta comprensivo di Prodi. "Poco più di una settimana fa", rivela Minzolini nella sua rubrica di "Panorama", "I messaggeri che fanno avanti indietro tra il governo e l'opposizione hanno recapitato al Cavaliere questa proposta: la richiesta a Giorgio Napolitano di nominare sia lui sia il Professore senatori a vita e un governo tecnico-politico di larghe intese presieduto da Mario Monti, con il taglio delle ali (dentro Pdl, centristi e Pd, fuori Lega e dipietristi)".

Che fare?

La soluzione politica è la strada più battuta in queste ore per risolvere il bubbone-Silvio. Sperare sulle mosse dei mercati, come fa Giuliano Amato, con la Bce che smette di comprare Btp appare, giorno dopo giorno, con Mario Draghi pronto a prendere la poltrona di Trichet, poco probabile. Anche perché l'effetto domino dell'Italia-crac sarebbe la pietra tombale per la moneta unica.

Quindi, c'è chi punta a risolvere la tragedia in Parlamento, sottraendo voci alla maggioranza. Voci incontrollate dicono che la massoneria abbia già dato indicazione ai suoi peones di traslocare al gruppo misto. Altri esponenti del Pdl stanno architettando un piano di far cadere il governo su un voto importante che non sia legato alla manovra economica.

Sono tutti freneticamente al lavoro, Udc compresa (vedi Di Pietro che da della "escort della politica" a Casini), per sbloccare l'impasse di un paese sputtanato dalle puttane di Stato (Berlusconi è liberissimo di trombare chi vuole, anche le capre, ma non può permettersi di far pagare la prestazione allo Stato elargendo un posto di valletta a Sanremo o un appalto in Finmeccanica, chiaro?).

2- PIERFURBY: "IO "ESCORT DELLA POLITICA"? QUALCUNO DOVREBBE RICORDARE A DI PIETRO I TEMPI IN CUI DA MAGISTRATO SI AFFANNAVA A RESTITUIRE SOLDI NELLE SCATOLE DA SCARPE AI SUOI IMPUTATI. MA FORSE QUELLI ERANO SOLO PRESTITI"
Il Giornale

Ormai è ufficiale: tra Casini e Di Pietro non corre buon sangue. Anzi, piovono cannonate da entrambe le parti. Nelle ultime 24 ore infatti i due se le sono date di santa ragione. A parole, naturalmente. Parole che però pesano come macigni. Ma andiamo per ordine. A rompere gli indugi e a impugnare per primo l'arma dell'invettiva ci ha pensato il moderato Di Pietro che ieri dal palco di Vasto (dove si è confrontato con Vendola e Bersani) ha definito Casini "escort della politica", motivando le sue parole così: "Ieri l'Udc ha dato la sfiducia a Berlusconi e oggi ha firmato l'alleanza con il berluschino molisano, Iorio. Questo è opportunismo politico. Loro vogliono andare con chi vince, abbiamo a che fare con un partito che dice "siccome riesco ad andare a letto anche con la bionda, lì vado con la bionda mentre altrove vado con la mora. E no, vuoi dire con chi ti vuoi sposare? Devi scegliere. Non ho pregiudizi sulle alleanze ma se è così, se Casini non dice cosa vuole fare, allora io uso il mattarello per dire "allontana questa escort"".

Casini dal canto suo sembra aver scelto sicuramente da che parte non stare, dal momento che ha bocciato il progetto di un Nuovo Ulivo (e di un'alleanza tra Pd-Idv-Sel) perché "il Paese non è nostalgico di quella strada, la ricetta di un nuovo Ulivo, una nuova
stagione come quella che si è vissuta con Prodi è una prospettiva totalmente diversa dalla mia che io non condivido. Vadano se pensa per quella strada, ma credo che per quella strada avranno grandi delusioni".

Forse è proprio questa scelta che ha mandato su tutte le furie Di Pietro. Quello che è certo è che al leader dell'Udc non è piaciuta affatto la definizione di "escort" formulata da Di Pietro. "Una sinistra estrema - è il primo assaggio di risposta da parte di Casini - non ti consente di fare delle scelte che la sinistra riformista può fare". E per chi avesse reputato la risposta troppo generica, Casini e Udc non ci hanno pensato due volte a controbattere a tono alle parole del leader Idv e ad aggiungere benzina al fuoco.

"A Di Pietro non rispondo perché basta pensare alla sua storia di magistrato e alle scatole di scarpe con cui prendeva i soldi, per cui si figuri se posso rispondere". Eccolo l'affondo del leader dell'Udc, corroborato dalla dichiarazione apparsa sul sito del suo partito che ha rincarato la dose: "Che di Pietro si metta in cattedra per impartire lezioni morali è già di per sé singolare. Che lo faccia dando della escort a Casini solo perché ha il difetto di contrastare la sua demagogia e il suo populismo, è addirittura paradossale. Qualcuno dovrebbe ricordare al leader dell'Italia dei valori i tempi in cui da magistrato si affannava a restituire soldi nelle scatole da scarpe ai suoi imputati. Ma forse quelli erano solo prestiti".

L'affondo è di quelli che spezzano il fiato. E che fanno luce su alcune ombre del passato da pm di Di Pietro. In attesa che uno dei due contendenti sfoderi un altro asso dalla manica, quello che è certo è che mai come adesso Casini e Di Pietro sono lontani anni luce.

3- BERLUSCONI FA MEGLIO A MOLLARE
Maurizio Crippa per Il Foglio

Chiaro che se mollare è la ley de fuga ben nota ai vecchi lettori di Tex, una porta fintamente aperta e poi una sventagliata nella schiena, allora no. Berlusconi ha i voti e il mandato, può resistere altri diciotto mesi. La sua Stalingrado, o la sua sacca del Don: in ogni caso, un massacro per tutti. Ma se esiste una via d'uscita più sicura da Palazzo Chigi, fosse pure una porta di servizio?

Accerchiato, è accerchiato. Non è ancora il re in stallo sulla scacchiera, ma certo è sulla casella scivolosa di un complicato gioco dell'oca, con in mano dei dadi truccati. L'Europa è terra insicura, i mercati una palude, ovunque caselle trappola, e prigioni da saltare da Napoli a Milano. Ha forse un governo forte? Ha fatto una buona manovra? Al prossimo colpo sotto la cintura l'Italia avrà ancora fiato? E lui fiato per occuparsi di tutto? Che potrà fare questo esecutivo, rimettere l'Ici? Non può andare.

Mollare non è solo una fuga, dipende. Può essere anche cambiare scacchiera e gioco dell'oca. Un programmino molto primorepubblicano l'hanno buttato giù in molti. Non saprei dire, un'ipotesi tra tante: un mandato esplorativo concordato con un Quirinale non ostile, un incarico politico, non tecnico, a un nuovo leader fidato. Lui resta parlamentare. Chi voterebbe l'arresto?

Lasciare il comando garantisce la fine delle persecuzioni? Certo che no. Ma quantomeno la pressione mediatico-politica, anche internazionale, su un semplice deputato del Pdl, inizierebbe a sembrare eccessiva. Persino all'Economist. E quanto meno inutile come arma impropria dell'opposizione.

D'altra parte: la carica di premier gli ha forse garantito più di un legittimo impedimento a spostare qualche udienza? Non siamo, in questo, la Francia di Chirac, purtroppo. Dunque, da parlamentare avrebbe lo stesso scudo che ha ora, ma meno colpi da parare. Certo, ci si deve fidare di molti, forse di troppi interlocutori. Come uno scambio di spie a Checkpoint Charlie.

Ma tant'è, rischi e benefici. E ci sarebbe la chance della famosa "decantazione", si acquartiererebbe insomma in una posizione migliore, se non dominante. Un campo d'inverno, dal quale un Alfano potrebbe anche ripartire. Diversamente, per qualunque candidato del centrodestra, l'eredità di Berlusconi (già, la sua legacy...) sarà solo un frontale sul muro.

Mollare non è una tragedia. Uscì di scena la Thatcher, ha passato la mano Blair. Situazioni diverse, già. Ma non è Nixon, non è un impeachment. Nonostante tutte le finzioni, un premier italiano non è un presidente alla Casa Bianca. Un cambio a Palazzo Chigi per mettersi al riparo e far ripartire la propria parte politica non è un autodafé. O il Cav. ha una V2 segreta, pronta per sbaragliare l'assedio?

 

 

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