DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“CHE UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA E SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)
JOHN ELKANN IN REDAZIONE A LA STAMPA DOPO L ASSALTO DEI PRO PAL
DAGOREPORT
Se la trattativa di John Elkann per la vendita, per una cifra intorno ai 140 milioni di euro, del Gruppo Gedi al gruppo greco Antenna di Theo Kyriakou, ha portato alla mobilitazione dei giornalisti di “Repubblica” e “La Stampa”, accompagnata alla contrarietà di Pd-M5s-Avs-Cgil per i rischi di un "asset centrale dell’informazione del paese", sull'altro versante sta scombussolando il governo Meloni e dintorni.
Se la “Giorgia dei Due Mondi”, che era stata informata da Elkann, e di certo ha già avuto contatti con Kyriakou, vede di buon occhio la transizione ellenica, ma Palazzo Chigi non può permettersi di immischiarsi nella vicenda, Salvini ha così ben gradito la prospettiva che il greco antennato sistemi per le feste i “poveri comunisti” di Repubblica e Stampa che ha già fatto alzare il calice del prosecchino al senatore e sottosegretario della Lega alla presidenza del consiglio Alessandro Morelli: “Il nuovo assetto proprietario, capace di introdurre energie fresche e visioni meno condizionate da storiche impostazioni di parte”.
Per Forza Italia non ha aperto la boccuccia Tajani bensì c’è il veemente e nervoso intervento del ‘’presidente in pectore’’ del partito, Pier Silvio Berlusconi, che vede nel gruppo Antenna di Theo Kyriakou un competitor pericolosissimo, avendo già fatto presente che, dopo i giornali e le radio di Gedi, il terzo obiettivo della sua campagna italiana è la televisione.
La contrarietà per un’operazione, che si prospetta lunga e laboriosa (se si concluderà non sarà prima di maggio 2026), l'Ad di Mediaset la spara in modo chiaro rispondendo alle domande dei cronisti a margine dell'incontro di fine anno a Cologno Monzese: "È una notizia che mi trova stranito… non giudichiamo prima di vedere cosa succederà, magari chi arriva è bravissimo e mantiene una linea coerente con la storia delle testate e crea occupazione".
Dimenticando che l’Italia fa parte del mercato unico europeo, Grecia compresa, e del suo attivismo in Germania tramite la sua holding MFE (MediaForEurope) per creare un gigante europeo della TV commerciale, l’erede del Biscione non trova di meglio che agitare la bandiera dell’italianità: "Il pluralismo, l'indipendenza, l'occupazione sono i valori del giornalismo in Italia... Il mercato è il mercato, ma da italiano il fatto che un pezzo di storia dell'editoria, del giornalismo, dell'informazione del nostro Paese vada in mani straniere un po' dispiace".
Il nervosismo del Biscionauta ci sta tutto: per capire quello che passa nella mente del Greco con l’Antenna bisogna seguire il travolgente successo politico del primo ministro della Grecia e leader del partito conservatore Nuova Democrazia (nel gruppo PPE), Kyriakos Mitsotakis, un ottimo amico di Macron e un alfiere di quel capitalismo di stampo liberista, e per nulla “liberal”, che predica il primato dell’economia sulla politica.
Il conservatore liberista Mitsotakis non nasce infatti in politica: studia presso l'Università di Stanford, lavora come analista economico presso la Chase Manhattan Bank e la McKinsey & Company di Londra, quindi ritorna in Grecia, lavorando presso l'Alpha Bank.
giorgia meloni in grecia con kyriakos mitsotakis 4
Non siamo ancora dalle parti della tecno-destra della Silicon Valley, quella dei Thiel e dei Bezos, degli Zuckerberg e degli Ellison, che tiene per le palle Trump e mira a fare fuori quell’elefante di burocrazia dell’Unione Europea che intralcia il loro affarismo senza limitismo. (Vedi il caso Musk: baci e abbracci con Meloni ad Atreju ma quando poi salta l'affare Starlink, sono arrivate le bastonate...).
Ma di sicuro, lo statalismo di Pa-“Fazzo” Chigi, vedi il Golden Power su Unicredit, liquidata da Salvini-Giorgetti-Meloni come una “banca straniera” quando ha invano tentato l’acquisizione di Banco Bpm, e la scalata Mps a Mediobanca-Generali con il sostegno attivo di Roma, è per i liberisti Kyriakou-Mitsotakis un dito nell’occhio, roba del secolo scorso, quello col pallottoliere e il gettone telefonico.
MARINA E PIER SILVIO BERLUSCONI
Ma con il Pier Silvio nervoso non è finita. Quando un cronista domanda se gli piacerebbe comprare ‘’Repubblica’’, lo sventurato di Arcore risponde: "È un treno che è passato, ma dire che non mi piacerebbe sarebbe falso”. Infatti, il fratellino di Marina avrebbe partecipato volentieri a una cordata de’ noantri ma, finché ci sono le norme dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, il cosiddetto Antitrust, non può permettersi di comprare un giornale.
Ma la più tonante stonatura sul caso della vendita Gedi travalica il governo Meloni perché appartiene al co-fondatore di Fratelli d’Italia e nonché seconda carica dello Stato, il per nulla paludato Ignazio La Russa.
ignazio la russa incontra la stampa parlamentare per gli auguri di natale 5
Intervenendo alla 'cerimonia dello Scaldino', il tradizionale scambio di auguri con la stampa parlamentare, ‘Gnazio-strazio si è scaldato talmente da lasciare tutti a bocca aperta quando – manco fosse Crozza camuffato da Landini col pizzetto mefistofelico - si è dichiarato disposto a fare da intermediario tra i giornalisti “comunisti” di Gedi e il greco usurpatore…
Le preoccupazioni dei giornalisti della Stampa e del gruppo Gedi "sono giustificate”, tuona La Russa. ‘’Le proprietà hanno diritto a cambiare, vendere, cedere, ma non hanno diritto di imporre linee di condotta univoche alla redazione. Le vostre preoccupazioni le capisco e sono a disposizione anche come intermediario perchè abbiate soddisfazione nelle risposte che attendete".
Parole da matti, roba da TSO, come se nella vendita di Gedi intervenisse il capo dello Stato Sergio Mattarella, se non fosse davanti agli occhi di tutti la guerriglia che conduce da mesi ‘Gnazio in modalità La Rissa contro la dittatura delle sorelle Meloni.
Essì, Giorgia e Arianna non vogliono proprio mettersi nella loro testolina romana che in Lombardia il potere è da sempre nelle scaltre manine dei Fratelli La Russa (Ignazio e Romano). Così, quando è spuntata l’idea della candidatura a sindaco di Milano del fedelissimo meloniano Carlo Fidanza, è stata subito bocciata avendo già messo in campo Maurizio Lupi, leader di “Noi Moderati’’.
L’altra doviziosa poltrona in palio è la presidenza della Regione Lombardia che la Lega di Salvini dovrà cedere alla Fiamma.
Dopo il presidente di Coldiretti Ettore Prandini, oggi sbuca il nome di ‘’Geronimo La Russa, presidente dell’Automobile Club d’Italia (Aci), che ha un legame fortissimo con il leghista Matteo Salvini ed è in ottimi rapporti con le figlie del Cavaliere” (da Lettera43.it).
Da Milano a Roma dove, finchè i due belligeranti non troveranno un accordo, assistiamo a un La Russa deciso a distinguersi mettendosi di traverso agli atti della Lady Macbeth della Garbatella: dalla riapertura del caso Garofani, che Meloni aveva dichiarato “chiuso”, all’auspicio di ‘Gnazio di svuotare le carceri in previsione delle feste natalizie, su cui è sceso il no secco dei manettari di Fdi alla Delmastro.
Ancora scazzi. La Russa, che tra l'altro non è mai stato trafitto dalle affinità elettive scoppiate tra il Governo Meloni e l’imprenditore Caltagirone, sulla riforma della giustizia e conseguente referendum, non avendo nessunissima voglia di schierarsi contro i magistrati (anzi!), ha preso una netta distanza dall'Armata Branca-Meloni:
“E’ giusta la separazione, ma forse il gioco non valeva la candela… L’esito del Referendum avrà conseguenze politiche ma non avrà conseguenze drastiche, come con Renzi. Del resto se dovessero vincere i Sì i leader di opposizione si dimetterebbero? Nessuno chiederà a Conte o a Schlein di dimettersi”.
SALUTO ROMANO - MEME BY EMILIANO CARLI
Amorale della fava: sarà la nemesi storica per i camerati post-fascio? Questa volta toccherà alla Grecia spezzare le reni all'Italia? Ah, saperlo...






