giorgia meloni joe biden xi jinping giuseppe conte

VIA DALLA SETA – L’ITALIA È USCITA DALLA “BELT AND ROAD INITIATIVE”, L’INIZIATIVA FIRMATA NEL 2019 DA GIUSEPPE CONTE E XI JINPING. IL GOVERNO MELONI HA INVIATO UNA NOTA VERBALE DI DISDETTA DELL’ACCORDO TRE GIORNI FA, CORREDANDOLA DI PROMESSE DI RILANCIO DEI RAPPORTI TRA I DUE STATI – LA DUCETTA HA SCELTO IL PROFILO BASSO: NESSUN ANNUNCIO UFFICIALE E POCA PUBBLICITÀ. DA PALAZZO CHIGI SI LIMITANO A UN “NO COMMENT” – CONVIENE SIA A ROMA CHE A PECHINO, PER CUI L’USCITA DELL’ITALIA È UN GROSSO SMACCO (E POTREBBERO ESSERCI RITORSIONI ECONOMICHE)

1 – L'ITALIA ESCE UFFICIALMENTE DALLA VIA DELLA SETA

MELONI XI JINPING 56

(ANSA) - L'Italia è uscita ufficialmente dalla Via della Seta con una nota consegnata a Pechino nei giorni scorsi. La notizia, anticipata dal Corriere della Sera, viene confermata all'ANSA da fonti informate.

 

La mossa è stata preceduta da una missione in Cina del segretario generale della Farnesina Riccardo Guariglia in estate e a seguire dalla visita del ministro degli Esteri Antonio Tajani: incontri in cui è stata confermata l'intenzione di coltivare il partenariato strategico tra i due Paesi e in cui sono stati avviati fra gli altri i passi preparatori per la visita del capo dello Stato Sergio Mattarella l'anno prossimo in Cina.

 

2 – VIA DELLA SETA, NO COMMENT DI PALAZZO CHIGI

VIA DELLA SETA

(ANSA) - "No comment": è la risposta di Palazzo Chigi interpellato a proposito dell'ufficializzazione da parte del ministero degli Esteri della volontà italiana di di non estendere la durata del memorandum sulla nuova Via della Seta oltre la scadenza del periodo di validità (22 marzo 2024).

 

La comunicazione è stata inviata dalla Farnesina nei giorni scorsi all'ambasciata della Repubblica popolare cinese. Resta ferma, si chiarisce nella missiva, la volontà "sviluppare e rafforzare la collaborazione bilaterale" tra i due Paesi.

 

3 – L’ITALIA È USCITA DALLA VIA DELLA SETA: LA NOTA D’ADDIO CONSEGNATA A PECHINO

Estratto dell’articolo di Marco Galluzzo per www.corriere.it

 

meloni xi jinping

Alla fine, dopo settimane di negoziati riservati e dopo alcune incomprensioni diplomatiche, l’Italia ha prodotto una nota verbale, l’ha corredata con promesse di amicizia strategica in grado di rilanciare i rapporti fra i due Stati, e l’ha consegnata a Pechino alle autorità del governo cinese.

 

Tre giorni fa, senza comunicare nulla pubblicamente, come d’intesa con le autorità cinesi, Roma è uscita dopo quattro anni dalla Belt and Road Initiative, quel progetto faraonico e multimiliardario ideato da Xi Jinping che sedusse Giuseppe Conte e fece infuriare gli americani.

 

L’uscita formale dal progetto è avvenuta tramite disdetta dell’accordo da parte del governo italiano. Una disdetta che l’Italia ha provato ad evitare cambiando i termini dell’accordo stesso (passando ad una disdetta per assenza di esplicito rinnovo), ma che i cinesi hanno rifiutato dopo alcune settimane di ping pong diplomatico.

 

XI JINPING GIUSEPPE CONTE

Alla fine per l’unico Stato del G7 che ha partecipato, senza grandi frutti economici e con molti effetti politici indesiderati, alla cosiddetta BRI, l’uscita di scena è coincisa con una lettera in cui comunque l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni si impegna a rilanciare il più possibile quel partenariato strategico che esiste da più di dieci anni fra i due Stati, ma che non è mai stato implementato fino in fondo.

 

Bisognerà vedere se così sarà, o se piuttosto non ci saranno ritorsioni di natura commerciale da parte di Pechino. Uno dei settori del made in Italy cui le autorità cinesi potrebbero creare problemi è quello del lusso.

GIUSEPPE CONTE XI JINPING BY OSHO

 

[…] La scarsa pubblicità data alla disdetta formale (nessuno dei due governi ha fatto un comunicato) conviene ad entrambi: Pechino si trova a gestire un progetto che in parte è entrato in crisi per ragioni di natura finanziaria, l’uscita dell’Italia è uno smacco che potrebbe avere effetti anche su altri governi, mentre Roma ha tutto l’interesse a continuare ad avere relazioni buone con la seconda economia del mondo […]. […]

giorgia meloni xi jinping g20 bali indonesia giorgia meloni xi jinping 2MELONI XI JINPING 45

Ultimi Dagoreport

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...