BUFFONATE SUL VIALE DEL TRA-MONTI: L’EX PREMIER PRIMA SI DIMETTE DA SCIOLTA CIVICA POI CI RIPENSA

1. SC, MONTI SI DIMETTE E POI CI RIPENSA
Lorenzo D'Argenio per "La Repubblica"

Sono le due di notte quando Mario Monti si dimette da presidente di Scelta Civica. E' il penultimo atto di una riunione fiume che probabilmente segna la fine del partito dell'ex presidente del Consiglio. L'epilogo è il passo indietro del leader, che ritira le dimissioni. Ma la frattura tra laici e cattolici, addirittura accusati di «necrofilia», ormai sembra definitiva. Si parla di settembre come mese del big bang.

Anche se qualcuno ieri sera ha già annunciato le dimissioni dal partito. Che ora sarà retto dal comitato di presidenza che prende il posto del coordinatore Andrea Olivero, silurato da Monti. A poco sono serviti gli sforzi dei pacificatori guidati dal ministro Mario Mauro.

Per capire come sono andate le cose bisogna tornare indietro di una settimana, a venerdì scorso, quando alcuni deputati cattolici di Sc hanno organizzato un convegno con i colleghi dell'Udc. Il partito di Casini ha rotto l'alleanza con Monti e i suoi parlamentari presto usciranno dai gruppi comuni di Camera e Senato. Il coordinatore Andrea Olivero, dalla nascita di Sc fedelissimo di Monti, ha partecipato all'incontro facendo letteralmente infuriare l'ex premier, che lo ha accusato di tradimento. Tra i laici di Sc infatti Casini è sospettato di voler rubare parlamentari cattolici del partito per fare gruppi autonomi a Montecitorio e Palazzo Madama.

Ieri due incontri tra Monti e Olivero, che da giorni ripete di essere andato al seminario per tenere uniti i civici, non sono riusciti a rasserenare gli animi. Monti chiedeva le sue dimissioni, ma poi consapevole che rischiava la scissione (i cattolici a quel punto minacciavano di andare davvero con l'Udc) ha provato una mediazione. Così in serata con il suo staff l'ex premier ha preparato un comunicato che sarebbe dovuto uscire subito dopo l'assemblea dei parlamentari. «Entro le dieci di sera», garantiva il suo più stretto collaboratore. Ma quel comunicato è uscito solo stamattina. Nel mezzo l'inferno.

La riunione slitta e inizia dopo le dieci. Monti (accusato poi di toni sprezzanti ed eccessivi) attacca i cattolici, in particolare il capogruppo alla Camera Dellai, e propone: soppressione della carica di coordinatore (Olivero), gestione collegiale da parte del Comitato di presidenza del quale fa parte anche Olivero. Che guiderà anche un "Progetto di Cultura politica" per dare un'identità a un partito dilaniato dalle correnti. Olivero accetta ma ammonisce: se non troviamo una sintesi andare avanti non sarà possibile. Allude alla scissione. Tutti guardano a settembre, quando ci sarà un seminario ad hoc sull'identità del partito. O al più tardi al Congresso di ottobre.

Quando tutto sembrava risolto con una vittoria di Monti, ecco il caos. Prendono la parola i parlamentari cattolici che non ci stanno, difendono Olivero, chiedono che resti coordinatore. Il sottosegretario Mario Giro parla di «purghe staliniane». Sberna, uomo di Sant'Egidio annuncia che lascerà il partito. Dellai rimanda al mittente le critiche dell'ex premier. L'onorevole Gigli chiede di azzerare tutti gli organi del partito per riequilibrarne il peso politico, visto che senza Olivero coordinatore i cattolici non si sentono più garantiti.

Anche il motezemoliano Di Maggio attacca Monti: dov'è la democrazia interna? Sei inadeguato. C'è chi chiede all'ex premier di domandarsi come mai ha rotto con tutti i soci fondadori del partito (Casini, Riccardi, Montezemolo) e perché voglia far fuori l'ultimo, ovvero Olivero. I laici - si registra una parziale saldatura tra montiani doc e i montezemoliani di Italia Futura - rispondono. Causin arriva a dire che chi vuole andare con l'Udc è «un necrofilo».

Si va avanti fino alle due di notte, quando un Monti definito furioso dice che «molti interventi che ho ascoltato questa sera sono sgradevoli. Sono disgustato, vergognatevi». E ne trae le conseguenze: si dimette da presidente di Scelta Civica. In sala cala il gelo. Tutti sanno che è la fine del partito. E sanno anche che i ministri e sottosegretari civici a quel punto si dovrebbero dimettere, mandando nel caos il governo proprio nel giorno della sentenza Berlusconi.

Bombassei prende da parte Monti e cerca di convincerlo a tornare sui suoi passi. Non è il solo. Pochi minuti dopo Monti ritira le dimissioni e il deputato siciliano Andrea Vecchio, imprenditore antimafia, si alza e riconoscente gli bacia platealmente la mano. Ma i cattolici sospettano che le dimissioni siano state un gesto studiato per metterli nell'angolo.

La riunione si chiude dopo le due di notte. Ma in molti questa mattina danno ormai il partito per morto. «Non possiamo restare a lungo qui, ora ci servono i tempi tecnici per organizzarci», confessa più di un cattolico.Un parlamentare vicino a Olivero dice che «ora noi cattolici e i liberali dovremmo avere capito che Monti non è più il garante del partito, non è la persona tramite la quale si controlla il movimento. Abbiamo un mese per cercare un accordo tra noi da far accettare a Monti oppure dividerci. Ma sono scettico».

Probabilmente il divorzio arriverà a settembre, con la nascita di un nuovo soggetto forse composto da Casini e transfughi montiani e una Scelta Civica ridimensionata nei numeri, con Monti che poggerà sui fedelissimi e sui parlamentari che provengono da Italia Futura.


2. DESTINO CINICO E BARO: DA SALVATORE DELLA PATRIA A CAPO CORRENTE IN GUERRA CON CASINI E OLIVERO
Marco Palombi per "Il Fatto Quotidiano"


In fondo non si può che provare tenerezza per lui. Mario Monti ha appena scoperto che le riserve della Repubblica funzionano, appunto, finché fanno le riserve. Se gli viene in mente di entrare in campo e giocare, diventano in cinque minuti come un Pier Ferdinando Casini qualunque. Il preside della Bocconi, lo stimato economista, l'uomo invocato dai meglio consessi continentali e non per risollevare il Belpaese, l'austero consigliere d'amministrazione di questo e quello, il salvatore della Patria dallo spread, Mr Monti non esiste più: un paio d'anni di politica e, come il giovane scrittore di Arbasino, è passato senza colpo ferire da brillante promessa a solito...

Va detto, purtroppo, che il nostro ci sta mettendo del suo: si agita, minaccia, cede,tratta, s'invischia in tutti i riti della politica che trattava col massimo disprezzo quand'era a palazzo Chigi.

L'irrilevanza lo sta distruggendo, come pure l'assenza di una via d'uscita adeguata alla sua idea di sé. Monti, per dire, sembra puntare ancora sull'equivoco Scelta Civica, il rassemblement di quanti hanno pensato di crearsi (o salvarsi) una carriera nascondendosi dietro l'italiano più amato dalla Merkel. I

l fatto è che, a tracollo elettorale avvenuto, il professore non è stato più lo stesso: forse "ha perso lucidità", come ha detto Andrea Olivero, la più recente pietra dello scandalo tra i montiani, oppure - parafrando Flaiano - l'insuccesso gli ha dato alla testa. Corrado Passera, ministro incolore ma politico evidentemente più furbo del suo premier, l'aveva capito talmente per tempo che s'è sfilato ancor prima delle elezioni, sperando di rientrare in gioco dopo: per ora, è andata male anche a lui.

Fatto sta che la sconcertante varietà dell'accrocco elettorale montiano s'è subito mutata in un caos triste. Lontani i tempi in cui frotte di cronisti aspettavano il futuro capo del governo Monti sotto il suo albergo del quartiere romano Monti beandosi della coincidenza; lontane pure le ali di folla plaudente dell'hotel Plaza, quando il nostro rivelò al mondo il simbolo di Scelta Civica tra gli "oh" di meraviglia dei presenti.

Il risultato, oggi, è un bollettino di guerra: scomparsi nelle urne i finiani di Futuro e Libertà, sotto choc e in disperato tentativo di autoconservazione l'Udc, la miscela tra gli eletti in quota Montezemolo, i cattolici di Sant'Egidio o i "todini" tipo Olivero (ex Acli), gli acquisti singoli come il genero di Bazoli, Gregorio Gitti, e i riciclati da altri partiti come Mario Mauro, Lorenzo Dellai o Pietro Ichino semplicemente non è mai avvenuta.

In Scelta Civica è successo semplicemente quel che doveva: gli animali più svegli e pronti hanno preso il sopravvento. Nel caso di scuola, si tratta dell'ala cattolica: Mauro e D'Alia (Udc) sono ministri; Olivero coordinatore; Dellai e Susta (entrambi Dc, poi Pd e infine in "Verso Nord") capigruppo; Ferdinando Adornato è segretario d'aula alla Camera, Casini presidente di commissione in Senato. Ai laici, le briciole e un paio di posti di sottogoverno.

Così è cominciata la frana. Italia Futura, l'associazione di Luca Cordero, ha tolto il suo appoggio a Scelta Civica appena vista la malaparata e i suoi tre parlamentari hanno cominciato a lamentarsi. Nel frattempo l'Udc tenta di riorganizzarsi - ma potrebbero essere gli ultimi movimenti di un corpo morto - e pensa di farsi i suoi gruppi alle Camere portandosi dietro un po' di catto-montiani.

E allora che fa il nostro eroe? Per evitare di ridursi a una corrente del suo partito, a metà luglio tenta il colpo di coda: convoca una bella convention coi dirigenti locali di SC, lascia trapelare un discorso di fuoco, forse uno sdegnato addio alla politica. Poi, come un Mariano Rumor, si presenta sul palco e - dopo una mezz'ora di odi a se stesso butta sul "volemosebbene".

Almeno si sarà dato pace, penserà il lettore. Macché. Venerdì scorso, l'ex premier scopre che i "suoi" cattolici (Olivero, Dellai) sono andati ad un convegno dell'Udc sul popolarismo europeo e intravvede il nuovo tradimento: questi vogliono farsi un partito loro. Risultato : il nostro dà di matto e fa scrivere una nota in cui scomunica i reprobi. Poi manda una email ai dirigenti del suo partito: "Mercoledì sera facciamo una Direzione per cacciare Olivero da coordinatore o me ne vado".

L'appassionante happening s'è tenuto ieri sera sul tardi, visto che Monti ha rifiutato ogni ipotesi di pacificazione: a quanto risulta mentre andiamo in stampa, l'ex salvatore della patria dovrebbe essere eletto presidente del partito, forse coadiuvato da un comitato bilanciato tra le varie correntine, forse no. È proprio vero che il destino, come diceva Gadda, "ha un'anima, anzi un'animaccia porca".

 

Mario Monti discute con il portavoce del suo partito Andrea Olivero Luca Cordero di Montezemolo Andrea Riccardi Andrea Riccardi CASINI E MONTI EDOARDO BARALDI monti casini Andrea Romano Dellai Lorenzo

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