luca zaia matteo salvini

VOLEVATE IL LEGHISTA ANTI-SALVINI? SENTITE COSA DICE LUCA ZAIA A CAZZULLO: “CI VUOLE ACCOGLIENZA PER I MIGRANTI. LA LEGA È ANTIRAZZISTA E ANTIFASCISTA. IL VENETO È TERRA DOVE IL MODELLO DI INTEGRAZIONE È SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI - BASTA CON LE BATTAGLIE DI RETROGUARDIA: NON POSSIAMO PARLARE DELL'OMOSESSUALITÀ COME SE FOSSE UN PROBLEMA. ANCHE I TEMI DEL FINE VITA, DEI DIRITTI DELLA PERSONA VANNO AFFRONTATI, NON LASCIATI ALLA SINISTRA” – “SONO CONVINTO CHE LA LEGA DEBBA OCCUPARE IL CENTRO DELLO SCHIERAMENTO POLITICO. SUL COVID AVEVANO RAGIONE GLI SCIENZIATI. LA GUERRA? BISOGNA CONTINUARE AD AIUTARE L'UCRAINA - PERCHE' NON SFIDO SALVINI PER GUIDA DELLA LEGA? CON LUI NON HO UN RAPPORTO CONFLITTUALE. SONO CONCENTRATO SUL MIO IMPEGNO CON I VENETI..."

Aldo Cazzullo per il “Corriere della Sera”

 

luca zaia

Luca Zaia, qual è il suo primo ricordo?

«I profumi delle stagioni. Il fieno, le vacche, il pelo dei cavalli, il latte, le ciliegie che rubavamo. E le vinacce con cui si faceva la grappa».

 

Famiglia contadina?

«No. Mia madre Carmela era casalinga, mio padre Giuseppe, detto Beppo, aveva un'officina. Ho cominciato ad aiutarlo a sei anni e lui mi ha sempre dato la paghetta. Sono stato un bravo meccanico: ancora oggi, se la mia macchina si fermasse, saprei aggiustarla da solo. Tutte le altre famiglie del paese erano contadine».

 

Quale paese?

«Bibano, frazione di Godega Sant' Urbano, sinistra Piave. Era un tempo lento, scandito da ritmi antichi. Si pranzava a mezzogiorno, i contadini andavano a rivoltare il fieno, poi arrivava il momento di dormire: la pennichella. Scendeva un silenzio totale, si sentivano solo le cicale. Una sensazione che ho ritrovato solo con il lock-down. La natura ci insegnava tutto: la nascita, la vita, la morte... e anche l'educazione sessuale».

MATTEO SALVINI LUCA ZAIA LORENZO FONTANA

 

L'educazione sessuale?

«Diciamo che alla fatidica domanda "come nascono i bambini?" avevamo già la risposta da conigli, polli, anatre... Non avevamo grandi guide culturali, ma una potenza esperienziale fortissima. In tv si vedevano solo due trasmissioni, oltre al tg: la messa del Papa e Linea Verde. Eravamo una comunità aperta. Tornavano i veneti emigrati in Belgio, in Argentina, in Australia».

 

Nel suo nuovo libro autobiografico, «I pessimisti non fanno fortuna», lei cita un proverbio arabo: «Tempi duri danno vita a uomini forti, uomini forti danno vita a tempi facili...».

luca zaia pontida 2022

«...Tempi facili danno vita a uomini deboli, uomini deboli danno vita a tempi duri. Due guerre mondiali hanno formato uomini forti: i nostri nonni. Poi è arrivato il tempo facile; come alla fine dell'impero romano, quando pensavano che non servisse più lavorare per vivere; provvedevano gli schiavi, gli immigrati. Ora però il tempo facile è finito. E sono tornati i tempi duri».

 

Cosa facevano i suoi nonni?

«Mio nonno paterno aveva combattuto la Grande Guerra, lo legavano al cannone con il fil di ferro. Suo fratello voleva emigrare in America, ma non passò la visita medica per una dermatite, e il nonno ne prese il posto lasciando la famiglia in Veneto. A New York dormiva in una branda con le quattro gambe immerse in quattro brocche d'acqua, in modo che le pulci annegassero anziché tormentarlo. Era solo. Un giorno piangeva disperato, seduto su un marciapiede di Little Italy, quando arrivò un ragazzo a portargli una mela: era del suo paese, Codogné, accanto a Bibano. Tempi durissimi. Al ritorno con i guadagni di anni di sacrifici comprò dei terreni».

matteo salvini luca zaia pontida 2022

 

E i nonni materni?

«Mia madre è l'ultima di undici figli, che poi divennero diciassette».

 

Come mai?

«Mia nonna e una sua sorella avevano sposato due gemelli omozigoti: mio nonno e mio prozio. Erano perfettamente identici, da piccolo non li distinguevo. Poi la sorella di mia nonna morì, lasciando i suoi sei figli, che si aggiunsero agli undici della nonna».

LUCA ZAIA

 

Come si mantenevano?

«Erano mezzadri, hanno conosciuto la fame e la povertà. Poi nel dopoguerra pian piano si sono affrancati. Negli anni '70 gli zii crearono un'azienda agricola all'avanguardia. Compravano in Olanda vacche frisone, facendole arrivare con un treno speciale. In casa ospitavano imprenditori e studenti, che volevano conoscere il loro modello. Tra questi un giorno arrivò un senegalese. Era la prima volta in vita mia che vedevo una persona di colore».

 

LUCA ZAIA E FLAVIO TOSI

E cosa pensò?

«Ai re magi del presepe, tra cui ce n'era uno nero: segno che Gesù nasceva per tutti. Il senegalese si chiamava Francesco, era stato battezzato in un villaggio missionario. Lo ricordo altissimo, sorridente, riflessivo. Parlava lento, e i suoi racconti dell'Africa erano i nostri romanzi di Salgari. Da allora ho sempre avuto orrore per il razzismo. Anche grazie alla mia maestra».

 

Perché?

«Ci fece vedere, come nuovo modello di formazione, lo sceneggiato tv Radici, tratto dal libro di Alex Hailey. Kunta Kinte strappato dalla sua Africa e ribattezzato Toby, sua figlia Kizzie...».

luca zaia e massimiliano fedriga 3

 

Non è proprio la politica della Lega.

«La Lega è antirazzista. Ed è antifascista. Il tema che poniamo sui migranti è un tema di coerenza, di rispetto della dignità umana e di legalità. Il Veneto è terra dove l'accoglienza è un faro, dove il modello di integrazione è sotto gli occhi di tutti, ma è anche una comunità che chiede il rigoroso rispetto delle regole».

 

«Non è un paese per giovani» è il titolo di un capitolo. Cosa bisogna fare?

matteo salvini federico sboarina giorgia meloni luca zaia

«Non rassegnarci all'emigrazione. All'estero i ragazzi devono andarci per scelta, non per necessità. Purtroppo, le politiche a favore dei giovani cozzano spesso con il consenso, in un Paese dove gran parte degli elettori sono adulti. Dobbiamo buttare il cuore oltre l'ostacolo affinché nelle azioni di governo, sia nazionale sia dei territori, i giovani siano il nostro riferimento».

 

Lei nel libro parla di «battaglie di retroguardia, che fanno perdere energia». Cosa intende?

«Non possiamo parlare dell'omosessualità come se fosse un problema. Vuol dire essere fuori dalla storia. La politica deve garantire le libertà e i diritti, non limitarli o reprimerli. Anche i temi dell'etica, del fine vita, dei diritti della persona vanno affrontati, non lasciati alla sinistra».

OSCAR DE PELLEGRIN LUCA ZAIA MATTEO SALVINI

 

Lei scrive: «Libere scelte in libero Stato».

«Appunto. Mi ha profondamente toccato la storia di Elena, la signora veneta di 69 anni che, malata terminale, ha scelto di andare in Svizzera per il suicidio assistito. Ha lasciato un videomessaggio per confermare la sua volontà e le sue motivazioni».

 

E lei Zaia che conclusione ne ha tratto?

«Che la politica deve tutelare la libera scelta, garantendo comunque ogni forma di sostegno sanitario, psicologico ed economico alle persone malate. Non dobbiamo giudicare, ma saper rispettare».

 

Lei era ministro al tempo di Eluana Englaro.

MARIO DRAGHI SANDRO BOSCAINI LUCA ZAIA

«Eravamo vicini a un passo importante dal punto di vista giuridico. Invece si arenò tutto.

Eluana ha concluso la sua vita prima che la politica desse una risposta; che arrivò invece dalla magistratura. I giudici autorizzarono la progressiva fine dell'alimentazione forzata. La politica sprecò l'opportunità di poter scrivere una pagina alta del Parlamento».

Il suo sembra un programma di governo.

luca zaia mario draghi

 

Perché non sfida Salvini per la leadership della Lega?

«Con Salvini non ho un rapporto conflittuale, come spesso raccontato dai media, anzi.

Sono concentrato sul mio impegno con il popolo veneto, che tre anni fa mi ha rieletto presidente con il 77% dei voti».

 

Lei insiste per l'autonomia.

«L'autonomia è da sempre la ragione sociale della Lega. Finiamola con il definirla "secessione dei ricchi". Non toglie nulla a nessuno; avvicina le istituzioni alla gente. Un grande uomo del Sud, don Luigi Sturzo, nel 1949 diceva: "Sono unitario, ma federalista impenitente". E un grande uomo del Nord, Luigi Einaudi, padre costituente, nel '48 disse che "a ognuno dovremmo dare l'autonomia che gli spetta"».

LUCA ZAIA

 

Sturzo era democristiano, Einaudi liberale. Non erano leghisti.

«Sono da sempre convinto che la Lega debba occupare il centro dello schieramento politico. O pensa che il 77% dei veneti sia di destra?».

 

Bossi è stato anche separatista.

«Bossi è stato geniale. È riuscito con il percorso separatista a convogliare le diverse anime e a porre la questione della riforma federalista in questo Paese. Il federalismo è centripeto; il centralismo è centrifugo, disgrega l'unità.

Se oggi nell'agenda di governo c'è l'autonomia, è merito della Lega».

 

luca zaia parla cinese per le olimpiadi di milano cortina 3

Perché è così importante per il Veneto?

«Perché il Veneto fu uno Stato per più di mille anni. E la Repubblica veneta fu il primo esperimento di democrazia, per quanto imperfetta, nella storia. I rapporti con Bisanzio e l'Oriente, la capacità di dialogo, il riconoscere le altre culture preservando una forte identità: sono i nostri valori, ancora oggi. La nostra storia è un esperimento inclusivo, aperto alle varie religioni, a tutte le etnie: pensi al fondaco dei turchi, a quello dei tedeschi, al contributo della comunità ebraica, ancora oggi presente e attiva».

 

Il ghetto di Venezia fu razziato dai fascisti nel dicembre 1943.

«Ripeto: i nostri valori, i miei valori, sono quelli dell'antifascismo, oltre ovviamente alla condanna assoluta delle leggi razziali».

 

luca zaia giorgia meloni

Di solito si contrappongono Venezia e la terraferma veneta.

«Per i veneti di terraferma, Venezia è un sogno. Pietra adagiata sull'acqua, una città nata su milioni di pali. I mosaici dorati, le tradizioni, una cucina meticcia, pensi alle sarde in saor, con l'uva passa e le spezie: dentro c'è l'Africa, c'è l'Oriente... I miei genitori andarono a Venezia in viaggio di nozze. Abitavano a pochi chilometri e non ci erano mai stati».

 

E il suo primo viaggio quale fu?

«A 18 anni con altri due amici siamo partii, con i soldi contati, sulla Due Cavalli di mamma per Marbella, Andalusia: 3300 chilometri evitando le autostrade per risparmiare. Scrissi un diario. Il mio primo libro, scritto a penna. Lo conservo ancora».

LUCA ZAIA UMBERTO BOSSI MATTEO SALVINI

 

È vero che faceva il pr di una discoteca?

«Per pagarmi la laurea. La sera portavo a ballare al Manhattan 4 mila persone, a volte 6 mila. Mi inventai l'invito di carta: le ragazze si sentivano le ospiti d'onore a un ballo di corte. Mai vista girare droga. Lo sballo era la musica di Linus e Albertino».

 

Cosa pensa della Meloni?

«Determinata, competente, cosciente della responsabilità che le abbiamo affidato. Siamo stati ministri insieme. È importante che ci sia una donna a Palazzo Chigi: è stato un percorso lungo, compiuto grazie a persone come Tina Anselmi, Nilde Iotti, Rita Levi Montalcini. Giorgia Meloni ha una forte personalità. Il momento storico è, purtroppo, unico. Due cigni neri - il Covid e la guerra - richiedono scelte forti per tempi davvero complicati».

luca zaia matteo salvini massimiliano fedriga attilio fontana

 

A proposito: il Covid?

«Avevano ragione gli scienziati: si è passati dalla fase pandemica a quella endemica. Diventerà la nostra influenza, il nostro raffreddore. I veneti hanno seguito le indicazioni del mondo scientifico e si sono vaccinati. Non bisogna abbassare la guardia. La stragrande maggioranza degli infetti si cura in autonomia, ma altri hanno ancora bisogno delle strutture sanitarie. Resta l'amaro in bocca per quello che è accaduto in Italia ad opera dei laureati sui social».

 

E la sovranità alimentare?

LUCA ZAIA SI VACCINA

«È un'espressione che ho inventato vent' anni fa, da ministro dell'Agricoltura. Facciamo i prosciutti con i maiali olandesi; neppure l'olio sulle nostre tavole è italiano. Non va bene. Dobbiamo salvare l'agricoltura e l'ambiente. Anche dal cambio climatico».

 

Cosa pensa della guerra?

«Tutto il peggio possibile. Venezia guerre non ne faceva, se non quando costretta, come a Lepanto».

 

Certo, ma dalla guerra in Ucraina come se ne esce?

«Tenendo duro sulle sanzioni. Continuando ad aiutare l'Ucraina, che altrimenti sarebbe schiacciata. Ma anche rilanciando l'azione diplomatica, oggi ancora insufficiente».

roberto rigoli luca zaia

 

Le Olimpiadi a Milano e Cortina funzioneranno?

«Valgono un miliardo di Pil. Faremo la nuova strada per le Dolomiti senza stravolgere l'ambiente, liberando Longarone, i paesi del Cadore e Cortina dalla morsa dei camion. Ho creduto sino in fondo nella candidatura, per il mio Veneto. È andata bene. E andrà bene, a conferma che i pessimisti non fanno fortuna».

LUCA ZAIALUCA ZAIAroberto rigoli luca zaia

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....