QUAL E’ LA DIFFERENZA TRA WALL STREET E COSA NOSTRA? NESSUNA! - PER STANARE I ‘PADRINI’ DELL’INSIDER TRADING, L’FBI HA USATO LE TECNICHE ANTI-MAFIA: HA INFILTRATO UNA ‘GOLA PROFONDA’ NEGLI HEDGE FUND IN UN’OPERAZIONE CHE HA PORTATO AL GABBIO 56 PERSONE - QUELLO DEI TRADER DI NEW YORK È UN CIRCOLO CHIUSO, COME L’ONORATA SOCIETÀ, IN CUI SI ENTRAVA SOLO PER COOPTAZIONE - UN CLAN DI AMICI, CONSULENTI E ANALISTI CHE SI GIRAVANO INFORMAZIONI BOMBA PER FOTTERE LA BORSA E FARE SOLDI…

Da "il Foglio"

Noah Freeman amava la vita tranquilla. Per questo si era lasciato alle spalle il mestiere di gestore presso un hedge fund di New York, Sac Capital Advisors, per la carriera di insegnante in una tranquilla cittadina del New Jersey. Grande fu la sua sorpresa, perciò, quando due tizi che non avevano l'aria di scherzare si misero al suo fianco nel parcheggio fuori dalla scuola dove lavorava. Due malintenzionati? No, peggio: due agenti dell'Fbi, David Chaves e Patrick Carroll, con il piglio dei G-men (gli "uomini del governo", alla lettera) come Freeman aveva visto solo nei film di Hollywood.

E Freeman stava per entrare, in un certo senso, in un film. David e Patrick, infatti, gli fecero ascoltare una registrazione al telefono in cui Freeman sussurrava una "dritta" di Borsa al suo testimone di nozze, Donald Longueil, anche lui gestore presso un hedge. "Ce n'è abbastanza per finire dentro, caro Noah", sussurra l'agente cattivo. "Ma se collabori ti daremo una mano", aggiunge quello buono. E Noah si rivela un ottimo informatore: grazie a lui nella rete dell'Fbi sono finiti in dieci.

Sembra un film di mafia, diventerà senz'altro un film, del genere che promette di avere più appeal al botteghino nell'America degli indignados e dei Tea Party furenti con Wall Street: la delinquenza finanziaria . Già c'è il titolo: "The billion dollar Raja", ovvero la vera storia di Raj Rajaratnam, 54 anni, miliardario alla testa dell'hedge fund Galleon, al numero 262 della classifica di Forbes dei Paperoni d'America, di gran lunga il capitalista più importante del natìo Sri Lanka.

Da ottobre forse il più ricco detenuto delle carceri americane, condannato a 11 anni per insider trading, la pena più severa mai inflitta per un reato di Borsa in quella che è senz'altro la madre di tutte le inchieste per insider: nome in codice, "Perfect hedge", ovvero come raccogliere da amici, consulenti, analisti ed esperti di vario tipo informazioni utili a far quattrini a palate in barba alle regole della Borsa. Una retata che ha portato alla condanna di 56 imputati, più o meno collaborativi, e di un irriducibile, mister Raj, che non ci pensa nemmeno a ravvedersi.

Anzi, riferisce il suo difensore, prima della sentenza l'Fbi gli propose un patto: uno sconto della pena a 5 anni se lui avesse accettato di indossare un registratore e così di inguaiare Rajat Gupta, un pezzo grosso di Goldman Sachs, accusato di aver sfruttato assieme a lui una notizia che valeva miliardi di dollari: l'intenzione di Warren Buffett di intervenire a sostegno di Goldman Sachs. "Fottetevi...", è stata la risposta del Padrino di Galleon, uno che ha frequentato le scuole migliori, a Londra e negli States, ma non dimentica di essere anche comandante "honoris causa" dell'esercito delle Tigri del Tamil, gli ultimi ad arrendersi all'esercito regolare di Colombo.

L'OPERAZIONE "PERFECT HEDGE"
Un mafioso, replicano all'Fbi, che opera nella mafia più moderna: quella di un manipolo di hedge fund che sta a Wall Street - quella contestata dagli studenti ma difesa dai poliziotti di Michael Bloomberg - come l'onorata società di Lucky Luciano stava a Little Italy. Un'esagerazione? Mica tanto, secondo i G-men e, soprattutto, il procuratore distrettuale di South Manhattan, Preet Bharara, classe 1968, nativo di Firozpur, nel Punjab, pura etnia sikh. Sembra un caso ma forse non lo è, ma la sfida tra gli sceriffi e i raider nel mondo dell'alta finanza ha per protagonisti due immigrati dal subcontinente indiano, riedizione in chiave contemporanea di quei duelli tra guardie e ladri nella Chicago di Al Capone che hanno fatto la delizia di Hollywood.

E' Bharara, senz'altro destinato a una luminosa carriera politica, a sostenere il paragone tra il mondo chiuso di una parte degli hedge (categoria che, per la verità, include tante iniziative più che lecite) e la mafia."Per anni - ha raccontato ai reporter di Bloomberg il detective David Chaves - abbiamo provato a infiltrare un nostro agente in una delle società sospette". Invano.

Lì, come nell'onorata società dei tempi di Al Capone, si entrava solo per cooptazione: legami di sangue, vecchi rapporti maturati sui banchi di scuola oppure relazioni più o meno clandestine, come quella che ha consentito a una broker del rajah, Danielle Chiesi, di raccogliere in un night un'informazione bomba da un arrapato top manager di Ibm.

Una rete di confidenze che, a prima vista, apparivano frutto del caso o di attenti studi su convegni e informazioni pubbliche. Impossibile, insomma, perforare quel muro di gomma con strumenti normali. Per questo, accusano i difensori di Raj, il Federal Bureau ha giocato sporco, in barba alle garanzie costituzionali.

INTERCETTAZIONI SELVAGGE (SENZA PUBBLICARE)
Per venire a capo dell'onorata società, infatti, l'Fbi ha fatto ricorso massiccio all'arma delle intercettazioni obbligando 45 testi minacciati, come il signor Freeman, a tenere un registratore acceso in borsa o sotto la giacca. Salvo poi utilizzare i nastri per ottenere dal giudice il permesso per mettere sotto controllo le utenze telefoniche. E' in questo modo, accusano i legali di Raj (che si è sempre dichiarato innocente), che l'Fbi si è procurata la collaborazione di Roomy Khan, già numero due di Intel, che non è stato nemmeno chiamato a testimoniare.

Il giudice che ha autorizzato le intercettazioni tra Khan (l'esca) e Rajah non era a conoscenza del fatto che sulla testa del collaboratore pendeva un mandato di cattura per frode poi ritirato dal Bureau. Insomma, di intercettazioni si discute anche al di là dell'Atlantico. Con altra sensibilità se si pensa che il giudice distrettuale Richard Sullivan di New York, non ha esitato a dirsi "profondamente turbato" dal fatto che il Bureau ha registrato e prodotto in aula (ma non sui giornali) intercettazioni che riguardavano i rapporti privati tra un imputato e la moglie.

Ma, almeno per ora, i dubbi procedurali non hanno prodotto effetti. "Il governo sta usando contro i colletti bianchi gli stessi strumenti che hanno funzionato a dovere contro le gang", commenta Roland Riopelle, ex pubblica accusa e oggi difensore di un pentito. Ora, per completare l'opera, ci vuole un bel film. Purché la Tigre di Wall Street non abbia più fascino del giudice sikh senza turbante.

 

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