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E IL GENERALE DOVE L'OMISSIS? - LE INTERCETTAZIONI ALL'INCROCIO TRA RENZI, GUARDIA DI FINANZA E NAPOLITANO FAMILY SONO IN MANO AL PROCURATORE GENERALE DELLA CASSAZIONE: WOODCOCK E SOCI RISCHIANO SANZIONI DISCIPLINARI PER AVER 'SCOPERCHIATO' NOMI E CHIACCHIERATE

Davide Vecchi per il “Fatto Quotidiano

 

Non il contenuto quanto la divulgazione. Le intercettazioni finite nelle carte dell’inchiesta sulla Cpl Concordia e pubblicate dal Fatto negli ultimi giorni hanno spinto la Cassazione ad aprire un fascicolo: oggi il procuratore generale Pasquale Ciccolo avvierà un’indagine per capire se esistono profili disciplinari a carico dei magistrati di Napoli che avrebbero tolto gli omissis e allegato i colloqui agli atti.

woodcockwoodcock

 

Dunque i dialoghi tra Matteo Renzi e il generale della Guardia di Finanza Michele Adinolfi durante i quali l’ancora sindaco di Firenze illustra come stava facendo fuori Enrico Letta (bollato come “incapace ”) con il sostegno di Silvio Berlusconi; dunque i motivi del rapporto amicale e confidenziale tra i due, tanto da spingere il militare a dare dello “stronzo” all’oggi premier; nonché l’intercettazione ambientale nel ristorante Taverna Flavia dove a tavola con Dario Nardella e altri commensali Adinolfi evoca l’esistenza di un ricatto al Capo dello Stato fino a dichiarare “De Gennaro e Letta tengono per le palle Giorgio Napolitano per via del figlio Giulio”: tutto questo, ipotizza la Cassazione, avrebbe dovuto essere omissato, cioè tolto dagli atti dell’indagine sulla metanizzazione di Ischia.

MICHELE ADINOLFI MICHELE ADINOLFI

 

Si ritiene che il premier concordi. Ma è una supposizione visto che anche ieri, per il terzo giorno consecutivo, dal covo renziano non una parola è uscita per rispondere nel merito. Renzi era impegnato a Bruxelles. Così Il Fatto oggi ripubblica le cinque domande: troverà il tempo di prenderne visione? L’ha trovato per sentirsi con l’amico Adinolfi a cui ha detto di “stare sereno”, come disse a Enrico Letta.

 

Lo ha rivelato il generale in un’intervista concessa ieri a Carlo Bonini per Repubblica. “Mi ha detto di stare sereno”, ha riferito il comandante in seconda della Guardia di Finanza. Oltre a negare qualsiasi tipo di scambio di favori. Io, ha detto, “respingo il teorema che sarebbero indizio o prova di coperture. Se qualcuno è in grado di dimostrare che io sia venuto meno ai miei doveri di ufficio nei confronti dei politici con cui nel tempo ho avuto necessariamente rapporti, sono pronto a pagare duramente”.

RENZI 
LOTTI
RENZI LOTTI

 

Eppure, ribatte Bonini, la procura di Napoli ha scritto: “La rete relazionale che Adinolfi è riuscito a creare nel corso del tempo gli è funzionale a perseguire i propri interessi”. Risponde piccato il generale: “Ah sì? E cosa avrei ottenuto da Renzi? O cosa avrebbero ottenuto Renzi e Lotti da me? A Firenze, per dirne una, non ho mai seguito né voluto sapere alcunché dell’inchiesta sulla casa di Marco Carrai abitata da Renzi ”.

giulio napolitano nepi foto mezzelani gmt giulio napolitano nepi foto mezzelani gmt

 

Cioè: un imprenditore –Carrai – ha pagato per quasi tre anni la casa al sindaco e ricevuto dal Comune guidato da quel primo cittadino, incarichi nelle partecipate e contratti diretti alle sue società private. La Guardia di Finanza se n’è disinteressata o se n’è disinteressato Adinolfi?

RENZI CARRAIRENZI CARRAI

 

Non è chiaro. In procura a Firenze il fascicolo è ancora aperto senza ipotesi di reato né indagati. Così come sui circa cinque milioni di euro raccolti dalle fondazioni di Renzi o sui contributi figurativi fatti versare da Provincia, Comune e Palazzo Chigi per dieci anni al posto dell’azienda del padre dove era stato assunto poche settimane prima di essere eletto nel 2004: unico dipendente.

 

Se n’è disinteressata la Finanza o Adinolfi? Non può ricordarsi tutto. Bonini, tra l’altro, gli chiede perché il 17 gennaio 2014 a cena sempre alla Taverna Flavia insieme ai generali della Finanza Vito Bardi e a Giorgio Toschi dite “Sembriamo la carboneria”? E Adinolfi, scrive Repubblica, ride: “Dovrò chiedere a mia moglie e alle signore Bardi e Toschi che erano con noi”.

 

d.vecchi@ilfattoquotidiano.it

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