hillary clinton donald trump

“GLI AMERICANI DOVREBBERO DISERTARE LE URNE” - ZIZEK: “NÉ CLINTON NÉ TRUMP STANNO DALLA PARTE DEGLI OPPRESSI, PER CUI LA VERA SCELTA È ASTENERSI DAL VOTO O SCEGLIERE TRUMP CHE TRA I DUE E’ QUELLO CHE, PUR NON VALENDO NULLA, APRE LE MAGGIORI POSSIBILITÀ CHE SI INNESCHI UNA NUOVA DINAMICA POLITICA”

Testo di Slavoj Zizek pubblicato da “la Repubblica” (Traduzione di Emilia Benghi)

 

SLAVOJ ZIZEKSLAVOJ ZIZEK

Saramago in “Saggio sulla lucidità” narra le vicende accadute in un non meglio identificato paese democratico. La mattina delle elezioni è guastata da piogge torrenziali e l’affluenza alle urne è preoccupantemente bassa, ma a metà pomeriggio il tempo si rimette e la popolazione accorre in massa ai seggi.

 

Il sollievo del governo ha però breve durata, in quanto lo scrutinio rivela che più del 70% delle schede sono bianche. Sconcertato da questa apparente mancanza di senso civico il governo concede ai cittadini l’opportunità di rimediare con un’altra elezione a solo una settimana di distanza. L’esito è ancor peggiore: questa volta l’83% delle schede sono bianche. Si tratta di un complotto per rovesciare non solo il governo in carica, ma l’intero sistema democratico?

al smith dinner donald trump hillary clinton  16al smith dinner donald trump hillary clinton 16

 

La morale di questo esperimento concettuale è chiara: il pericolo oggi non è la passività, bensì la pseudo-attività, il bisogno di “agire”, di “partecipare” per nascondere la vacuità di ciò che accade. La gente interviene di continuo, “fa qualcosa”. La vera difficoltà è fare un passo indietro. L’astensione alle urne è quindi un vero e proprio atto politico, che ci obbliga a confrontarci con la vacuità delle democrazie odierne.

 

al smith dinner donald trump hillary clinton  15al smith dinner donald trump hillary clinton 15

In un mondo ideale è esattamente così che dovrebbero comportarsi i cittadini di fronte alla scelta tra Clinton e Trump. Trump è ovviamente “peggio” perché promette una svolta a destra e porta la moralità pubblica allo sfacelo; quanto meno però promette un cambiamento, mentre Hillary è “peggio” perché spaccia per desiderabile l’assenza di cambiamento. Trump vuole rifare grande l’America e Obama gli ha risposto che l’America è già grande — ma è vero?

terzo di battito tra hillary clinton e donald trump 9terzo di battito tra hillary clinton e donald trump 9terzo di battito tra hillary clinton e donald trump 8terzo di battito tra hillary clinton e donald trump 8

 

Un paese in cui uno come Trump ha l’opportunità di diventare presidente può davvero essere considerato grande? I pericoli di una presidenza Trump sono ovvi: non solo Trump promette di nominare giudici conservatori alla Corte Suprema, non solo mobilita i più cupi circoli dei suprematisti bianchi e flirta con il razzismo anti-immigrati; non solo si fa beffa delle regole del vivere civile e simboleggia la disintegrazione delle norme etiche fondamentali;

terzo di battito tra hillary clinton e donald trump 7terzo di battito tra hillary clinton e donald trump 7

 

Trump si pone come difensore della gente comune in difficoltà, mentre in realtà è fautore di un brutale programma neoliberista con sgravi fiscali per i ricchi, ulteriore deregulation e così via. Ebbene sì, Trump è un volgare opportunista, ma è pur sempre un volgare esemplare di umanità.

 

Fredric Jameson invitava a ragione a non definire frettolosamente il movimento di Trump un nuovo fascismo. Innanzitutto il timore che la vittoria di Trump trasformi gli Usa in uno stato fascista è un’esagerazione ridicola. Da dove nasce quindi questa paura? È chiaro che ha la funzione di unirci tutti contro Trump, offuscando così le reali divisioni politiche esistenti tra la sinistra resuscitata da Sanders e Hillary, che è LA candidata dell’establishment, sostenuta da una variegata coalizione, che va dai veterani della guerra fredda di Bush come Paul Wolfowitz all’Arabia Saudita.

terzo di battito tra hillary clinton e donald trump 6terzo di battito tra hillary clinton e donald trump 6

 

In secondo luogo resta il fatto che Trump è sostenuto dalla stessa indignazione che ha mobilitato i supporter di Bernie Sanders, è visto dalla maggioranza dei suoi sostenitori come il candidato anti-establishment. I progressisti che paventano la vittoria di Trump non temono in realtà una svolta radicale a destra. A spaventarli è semplicemente un reale, radicale cambiamento sociale.

 

I liberal ammettono le ingiustizie della nostra vita sociale (e ne sono sinceramente preoccupati), ma vogliono porvi rimedio con una “rivoluzione senza rivoluzione” come diceva Robespierre (in perfetto parallelo con il consumismo odierno, che offre caffè decaffeinato, cioccolato senza zucchero, birra analcolica, multiculturalismo senza scontri violenti e così via): la visione del cambiamento sociale senza vero cambiamento, in cui nessuno si fa male sul serio, in cui i progressisti dotati delle migliori intenzioni restano tranquilli nel bozzolo delle loro enclave sicure.

il secondo confronto tv tra trump e hillary clinton 12il secondo confronto tv tra trump e hillary clinton 12

 

La vittoria di Hillary è la vittoria dello status quo, dominato dalla prospettiva di un’altra guerra mondiale (e Hillary è proprio la tipica democratica combattente della guerra fredda), lo status quo di una situazione in cui gradualmente, ma inevitabilmente, scivoliamo verso la catastrofe ecologica, economica, umanitaria e di altro genere.

 

La vittoria di Trump contiene in sè un grave rischio, non c’è dubbio, ma la sinistra sarà mobilitata solo dalla minaccia di una catastrofe. Né Clinton né Trump stanno «dalla parte degli oppressi», per cui la vera scelta è astenersi dal voto o scegliere tra i due quello che, pur non valendo nulla, apre le maggiori possibilità che si inneschi una nuova dinamica politica che possa condurre alla massiccia radicalizzazione della sinistra.

terzo di battito tra hillary clinton e donald trump 3terzo di battito tra hillary clinton e donald trump 3

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…