rita rusic

“SONO COME TERMINATOR, IL SESSO MI MANTIENE GIOVANE. DA 5 ANNI HO UN COMPAGNO CHE NE HA 30 MENO DI ME” – LA BOMBASTICA 65ENNE RITA RUSIC SI RACCONTA - "CECCHI GORI MI HA TRADITA QUANDO ERO INCINTA. L’ARRESTO? RICORDO VITTORIO IN PIGIAMA, MACCHIATO DI SANGUE, LA FLEBO ATTACCATA. SEMBRAVA UN FILM HORROR. FUI IO A LASCIARLO. LUI DISSE DI ESSERE STATO ABBANDONATO. MA ERO DIVENTATA IL SUO NEMICO, LO SPECCHIO IN CUI LUI SI VEDEVA E NON SI PIACEVA" - "PIERACCIONI, CHE HO SCOPERTO IO CON VITTORIO CHE MI DICEVA DI LASCIAR STARE QUEL BISCHERO, E PANARIELLO MI VOLTARONO LE SPALLE" - "HO NOSTALGIA DELLE CASE OVUNQUE, I JET PRIVATI E LO STADIO, ANCHE SE GLI ULTRÀ MI URLAVANO DI TUTTO” - VIDEO

Valerio Cappelli per il “Corriere della Sera” - Estratti

 

rita rusic (2)

«Ho vissuto dieci vite», dice Rita Rusic. Viene da un’altra cultura, Europa orientale. 

Dice che lì si è più libere. Infatti parla di tutto e di tutti con coraggio. Forse c’entra il fatto che quando vedi l’Inferno non hai paura di niente. Ha 65 anni e (davvero) gliene dai 20 di meno. 

 

(...) Mi ritrovai a Roma, senza parlare una parola d’italiano, tra altre adolescenti eritree, somale, libiche, istriane, dalmate... Nel mese mariano ci chiedevano un sacrificio per la Madonna. Io misi sassi nelle scarpe, offrii quel dolore. 

 

Entrai a 8 anni e ne uscii a 15. 

Poi ci assegnarono una casa a Busto Arsizio, ma volevo andare a Milano. Mi iscrissi a una scuola di odontotecnica e cominciai a fare la modella. Anni dopo in un ristorante conobbi l’assistente di Celentano, cercavano un giovane volto per il film Asso . Il produttore era Vittorio Cecchi Gori. Lì lo conobbi. Avevo 20 anni, siamo stati insieme per quasi 19». 

 

Andò fuori di testa per lei. 

cristiano di luzio rita rusic (3)

«Era simpatico, gentile, affettuoso. Mi faceva sentire importante. Presto divenne geloso alla follia. Ero troppo stupida per ribellarmi. Non potevo andare da nessuna parte da sola, nemmeno in palestra, e non voleva che facessi l’attrice o la cantante». 

 

Però fece Attila. 

«Solo perché era saltata Eleonora Giorgi e non si potevano rinviare le riprese». 

 

Che voto si dà come attrice? 

«Non lo merito nemmeno, un voto. I risultati li ho raggiunti imparando ad analizzare copioni e personaggi. Capii che l’attrice invecchia e la produttrice no. Ero il capo, come temperamento». 

 

Perché scoppiò la crisi con Vittorio? 

«La crisi fu figlia delle sue insicurezze. Ricordo l’ambasciatore francese che, dopo il trionfo de Il ciclone di Pieraccioni, gli disse: cosa prova il maestro quando viene superato dall’allieva? Vittorio si rabbuiò. La crisi dipese anche dall’enorme successo. Lui non resse, non seppe gestirlo. Quando l’ho conosciuto, il gruppo Cecchi Gori erano padre e figlio, Mario e Vittorio. Producevano 1 o 2 film l’anno. Nel tempo, quando arrivai io, i film sono diventati 12, più quelli distribuiti, tra i 60 e i 70. La mia vita era il lavoro». 

 

rita rusic

Fu solo autolesionismo? 

«Guardi, il mio nome sullo schermo comparve la prima volta come produttrice esecutiva di Storia di una capinera di Zeffirelli. Mario cominciò a urlare, lasciò la sala, voleva cancellare il mio nome. Ci fu il compromesso di lasciarlo per l’estero». 

 

Vi lasciaste male. 

«Diede l’assegno di mantenimento per i nostri due figli, ma solo per alcuni anni. Io non ho avuto niente. E quando nasci povera, hai il terrore di tornare a esserlo». 

 

Ha ricominciato da zero. 

«Da sottozero. La nostra separazione diventò La Guerra dei Roses. Mi fecero terra bruciata, mi tolsero perfino il voto ai David di Donatello. Punita perché donna, giovane, bella. Oggi non sarebbe successo. Mi isolai, trasferendomi per 10 anni in USA. Frequentai un corso di regia a New York, io che avevo contribuito al successo di 80 film. Negli anni ho aperto negozi di concept store , a Miami e altrove». 

 

Come sono i rapporti tra voi ora? 

rita rusic

«Ci siamo lasciati 26 anni fa. Mi occupo di lui se sta male. Se ci vedi insieme è anche un rapporto formalmente affettuoso, ma non riesce a coprire il rancore e il dolore per tutto quello che ci è capitato». 

 

Fu lei a lasciarlo? 

«Sì. Lui disse di essere stato abbandonato. Ma ero diventata il suo nemico, lo specchio in cui lui si vedeva e non si piaceva. Non poteva rinunciare all’educazione del maschio di una volta, circondato da yes men che gli dicevano sei un genio, e finalmente lui era al comando». 

 

Quando fu arrestato... 

«Andavo a trovarlo a Regina Coeli. I parenti alle visite li chiamano con l’altoparlante. 

rita rusic (3)

Ricordo Vittorio in pigiama, macchiato di sangue, la flebo attaccata. Sembrava un film horror. Una volta fu riaccompagnato in cella, le guardie si dimenticarono di me in una stanza. Urlai: aiuto, aprite!». 

 

E il cinema come reagì, chi le fu vicino, chi sparì? 

«Leonardo Pieraccioni, che ho scoperto io e Vittorio mi diceva lascia stare quel bischero, mi disse: non posso più vederti sennò non lavoro più col gruppo Cecchi Gori. Lo stesso Panariello. Il cinema è così. Con Salemme però siamo rimasti amici, è un uomo molto sensibile». 

 

Ma lei non era tornata a produrre? 

cristiano di luzio rita rusic

«Qualcosa…Roberta Torre, Chiambretti. Nel 2007, insieme con Vittorio, la cui società andava malissimo, abbiamo prodotto Moccia». 

 

E in amore, Rita, ha più tradito o è stata più tradita? 

«Andavo a scuola dalle suore, cosa vuoi tradire…Prima di Vittorio avevo avuto un solo fidanzato». 

 

E lui? 

«Lui mi ha tradita quando ero incinta, come fanno tanti uomini. Non piace a nessuna donna, ma ci può stare dopo tanti anni, non gli ho dato tutta questa importanza. Capisci che è finita quando gli occhi del tuo partner sono vuoti mentre ti guarda». 

 

Cosa le manca della vita di prima? I tappeti rossi, le notti degli Oscar…

«…I jet privati, le 90 multisale, la Fiorentina. Mi divertivo allo stadio, anche se nei cori gli ultrà me ne dicevano di tutti i colori.

 

Avevamo 900 impiegati. Hollywood l’avevamo in casa, a Palazzo Borghese, poi avevano casa a Firenze, a Londra, a New York acquistata da Trump. Nel 1999 fu bruciato un patrimonio di 4000 miliardi di lire. Non servono tanti soldi per essere felice. Ma certo, quelle esagerazioni mi mancano». 

rita rusic vittorio cecchi gori

 

E Valeria Marini? 

«Entrò nella vita di Vittorio quando lui aveva tutto». 

 

La cosa di cui è più orgogliosa? 

«A parte i figli, Mario e Vittoria, ho dato la possibilità a tanti giovani di scrivere. Per 3 anni ho puntato sul cinema d’autore, Mazzacurati, Virzì...La scuola di Luchetti incassò 13 miliardi di lire. Il successo lo cercavo». 

 

Poi ha lavorato con i veri grandi. 

«Mastroianni, irresistibile, mi diceva che un attore più è scemo più è bravo. Ricordo Fellini ne La voce della luna. Lo accompagnai a vedere le scene montate. Erano costate 3 miliardi di lire (tutto l’esordio di Pieraccioni era costato la metà). Arrivò con la sciarpona e disse: fanno schifo, buttate giù tutto, chiamate Dante Ferretti.

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Dante fece il miracolo di aggiustare le cose con delle modifiche. Poi ricordo Benigni che discuteva con noi e Troisi di Non ci resta che piangere in barca. Troisi nel poco che diceva faceva morir dal ridere, Benigni era a disagio, odia le barche e aveva paura dell’enorme cane di un nostro amico che gli scodinzolava intorno». 

 

Lei non ha rinunciato alla sua femminilità. 

«Sono una donna dell’Est, il sesso aiuta a restare giovani, è una componente importante della mia vita. Da 5 anni ho un compagno che ne ha 30 meno di me, un piccolo imprenditore.

 

Se sento la differenza d’età? Ma certo! L’esuberanza, la solarità, anche questo aiuta. Quando lo vedo giocare alla Playstation , torno indietro nel tempo. Però nel lavoro posso essere molto dura. Sono come Terminator, mi sciolgo e mi ricompongo. Vi do una notizia, la prossima estate ripartirò con due progetti insieme con mio figlio Mario. Ci sarà un altro Cecchi Gori nei miei film». 

 

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Ma investe al cinema proprio oggi che non ci va più nessuno? 

« Il ciclone, La vita è bella e Fuochi d’artificio , insieme incassarono 230 miliardi di lire. 

Non si ripeterà più. Ho un gusto che sposa quello del pubblico. E poi ci sono le piattaforme, il cinema è cambiato». 

 

Come fa a essere così magra? 

«È la scuola di mia madre, se sgarravo mi diceva: stasera mezza mela e mezza patata. 

Massimo Troisi a Vittorio diceva che sono un soldato austriaco». 

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