roberto mancini arabia saudita

E IL RESTO, MANCIO – FABRIZIO RONCONE FA PELO E CONTROPELO A ROBERTO MANCINI, CHE TORNA IN ITALIA DALL’ARABIA CON UN PACCO DI SOLDI MA DOPO UN FLOP CLAMOROSO: “TRA QUALCHE SETTIMANA, UN CLUB PENSERÀ A LUI. E MANCINI DIRÀ VA BENE, CI SONO. MA I TIFOSI? POTRANNO MAI FIDARSI, E INNAMORARSI, DI UNO CHE NELL’AGOSTO DEL 2023 LASCIA DI BOTTO LA NAZIONALE SENZA MEZZA SMORFIA DI PREAVVISO, MOLLANDOCI A POCHE SETTIMANE DA DUE PARTITE FONDAMENTALI PER QUALIFICARCI ALL’EUROPEO? L’ELEGANTONE MANCINI AVEVA SOLO SENTITO L’ODORE DEI SOLDI…”

Estratto dell’articolo di Fabrizio Roncone per il “Corriere della Sera”

 

roberto mancini

Forse si può aggiungere qualche piccola riflessione sul caso di Roberto Mancini, che torna in Italia trascinandosi dietro una valigia piena di bigliettoni, dicono 50 milioni, forse pure qualcosa in più, certo un bel gruzzolo, roba da sistemarci intere generazioni, anche se non è il caso di indugiare sull’argomento

 

l’ex ct dell’Arabia Saudita, dopo la sconfitta contro il Giappone, ha già risposto bruscamente, con aria infastidita, toccandosi il noto ciuffo color mogano, a un cronista nipponico che cercava solo di capire come riuscisse a farsi pagare così tanto, pur facendo giocare così tanto male la sua Nazionale — «Vuoi vedere il mio conto in banca?»: e quello, il cronista, ha ovviamente incassato, mentre tutti gli altri cronisti sauditi hanno proprio chinato subito la testa, perché in Arabia Saudita i giornalisti hanno imparato che è meglio chinarla, e non fare domande

 

roberto mancini litiga con i tifosi dell'arabia saudita

(Mancini lo sa, qualcuno gliel’ha mai spiegato dov’è che ha lavorato? Lo sa che il principe della Corona saudita e primo ministro Mohammad bin Salman Al Sa’ud è accusato — anche da Amnesty International — d’essere il mandante dell’omicidio del giornalista dissidente Jamal Khashoggi?).

 

[...]  il problema imminente è avanti, nelle settimane che verranno. Quando a Mancini si apriranno due possibilità. La prima: può decidere di godersi la vita più di quanto non abbia già fatto finora. E considerate che comunque lui se l’è goduta da subito, fin da ragazzo, talento pazzesco, avercelo oggi uno così, il ragazzino che Enzo Bearzot, nel 1984, convoca in Nazionale per la tournée negli Stati Uniti: dove Mancini, una sera, dopo cena, scivola fuori dall’albergo di New York — c’era pure Marco Tardelli, sembra, nell’allegra brigata — e punta diritto verso il leggendario Studio 54, all’epoca tempio della musica dance, situato sulla 54ª strada ovest, Manhattan, il cuore della Grande Mela, da cui emerge solo quando il sole comincia a sorgere (provate a immaginare il mitico Vecio, che lo aspettava a colazione, con la pipa tra i denti).

 

roberto mancini

La seconda possibilità, però, è quella più percorribile, e probabile: perché — come sappiamo — se sei cresciuto nel calcio, se ci vivi dentro da sempre, fatichi ad andartene, a girare pagina (Totti, per dire, non si rassegna: e, a 48 anni suonati, tra divorzi, flirt e comparsate tivù, bicchierate con gli amici e cofane di amatriciana, sembra stia davvero meditando di tornare in campo). Così magari succederà che, tra qualche settimana, un club — in Italia, piuttosto che in Inghilterra, o in Spagna — penserà a Mancini (disastro mediorientale a parte, è comunque uno che si porta addosso un bel wikipedia di successi, compreso il trionfo azzurro di Londra). E Mancini dirà va bene, ci sono. Ma i tifosi?

 

roberto mancini

Eccoci arrivati al punto. I tifosi potranno mai fidarsi, e innamorarsi, di uno che nell’agosto del 2023 lascia di botto la Nazionale, la Nazionale del suo Paese, senza mezza smorfia di preavviso, mollandoci a poche settimane da due partite fondamentali (con la Macedonia del Nord e l’Ucraina) per qualificarci all’Europeo di Germania? Ve lo ricordate cosa disse? Disse: «Non mi sento più nell’ambiente giusto».

 

L’elegantone Mancini — quello che sta attento al nodo della sciarpa, non alla forma di un saluto — aveva solo sentito l’odore dei soldi. Che non bastano mai, si sa. E allora spiegacelo. Signore e signori, scusatemi: non resisto. [...]

 

roberto mancini

Così, invece. È andato laggiù — no, sul serio: se lo faccia raccontare chi è bin Salman, magari non da Matteo Renzi — ha cercato di spiegare cos’è una diagonale ad aspiranti calciatori che la guardavano immobili e meravigliati come pastorelli al passaggio di un Re Magio, e poi è finito a farsi prendere a pallate dal Mali (ci avete perso 3-1) e a pareggiare — capito? a pareggiare — con la Palestina e la Thailandia. Santo Cielo, si rende conto? La sera cosa faceva: tornava in albergo e guardava dentro il valigione, per dirsi che — tutto sommato — ne valeva la pena?

 

E poi, mister, in confidenza, senta una cosa: qui noi si vive di stipendio, aspettiamo la busta paga a fine mese e — detto con orgoglio — arriva pure già netta, perché le tasse, tutte, fino all’ultimo centesimo, ci pensa l’azienda, a pagarcele. Siamo dei poveracci, rispetto a lei. Gente da mutuo, per capirci.

 

roberto mancini

Però quando l’Italia entra sul prato e attaccano l’Inno di Mameli, noi cronisti ci si alza in piedi, in un miscuglio di emozione e privilegio. Perché la Nazionale è la Nazionale. E quando vediamo gli occhi lucidi e accesi, come brace, di Luciano Spalletti, pensiamo che quello, ecco quello sì che è un vero c.t. azzurro.

roberto mancini - arabia saudita-costaricamurale a san siro - roberto mancini - bin salman - cristiano ronaldo -pallone insanguinato

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”