1. ACCETTANDO IERI SERA I PREMI DI MIGLIOR FILM E MIGLIOR REGIA CHE IL ‘NEW YORK FILM CRITICS CIRCLE’ HA CONFERITO A ‘’ZERO DARK THIRTY’’, KATHRYN BIGELOW HA REPLICATO ALLA GROTTESCA LETTERA CHE LA FEMMINISTA AMERICANA NAOMI WOLF HA SCRITTO AL “GUARDIAN” ACCUSANDOLA DI AVER FATTO UN FILM “MENDACE”, “DI REGIME”, DI ESSERSI VENDUTA AL PENTAGONO, PARAGONANDOLA ALLA REGISTA LENI RIEFENSTAHL, “L’ANCELLA DI HITLER’’, D’ORA IN POI LEI SARA’ RICORDATA COME “L’ANCELLA DELLA TORTURA” 2. BIGELOW: “SONO GRATA DI ESSERE ALLA PRESENZA DI PERSONE COSCIENTI DEL FATTO CHE DESCRIVERE UNA COSA NON SIGNIFICA SOTTOSCRIVERLA E CHE, SE COSÌ FOSSE, NESSUN ARTISTA POTREBBE RITRARRE PRATICHE DISUMANE, NESSUN AUTORE SCRIVERNE, NESSUN FILMMAKER ESPLORARE I SOGGETTI SCOMODI DEL NOSTRO TEMPO” 3- REPORT DI GIULIA D’AGNOLO VALLAN SUL FILM CHE RISCHIA DI SBANCARE GLI OSCAR 2013

Giulia D'Agnolo Vallan per Dagospia

VIDEO- ZERO DARK THIRTY TRAILER - http://www.youtube.com/watch?v=exn0voVwGC4

"Sono grata di essere alla presenza di persone coscienti del fatto che descrivere una cosa non significa sottoscriverla e che, se così fosse, nessun artista potrebbe ritrarre pratiche disumane, nessun autore scriverne, nessun filmmaker esplorare i soggetti scomodi del nostro tempo". E' l'unica frase che Kathryn Bigelow, accettando ieri sera I premi di miglior film e miglior regia che il New York Film Critics Circle ha conferito a Zero Dark Thirty, ha concesso alla tempesta mediatica scatenata intorno al suo nuovo, bellissimo, lavoro.

E' anche l'unica risposta sensata alle critiche basate su equivoci scoppiati intorno al film, relativi innanzitutto, ma non solo, al cinema. Tali equivoci -e parecchie inesattezze- hanno trovato la loro cristallizzazione piu' grottesca nella lettera che l'autrice americana Naomi Wolf ha scritto qualche giorno fa al quotidiano inglese "The Guardian" (http://www.guardian.co.uk/commentisfree/2013/jan/04/letter-kathryn-bigelow-zero-dark-thirty?commentpage=3), accusando Bigelow di aver fatto un film "mendace", "di regime", di essersi venduta al Pentagono, paragonandola a Leni Riefenstahl e promettendo che, se la regista di "Il trionfo della volontà" e' passata alla storia come "l'ancella di Hitler', d'ora in poi lei sara' ricordata come quella "della tortura".

Partiamo intanto dalle inesattezze: il Pentagono non c'entra niente. Non solo non ci ha messo un soldo, non ha collaborato in nessun modo. La sceneggiatura di Mark Boal, per sua ammissione un mix di fatti realmente accaduti e fiction (e qui va in crisi l'accusa di mendacita'), e' stata scritta sulla base di interviste condotte anche con esponenti dei servizi segreti americani, ma senza la collaborazione ufficiale della CIA.

Gia' mesi fa, il deputato repubblicano Peter King aveva cercato di scatenare un polverone ipotizzando un complotto tra i filmmaker e il governo Obama per favorire la rielezione, ma non e' andato da nessuna parte, e l'uscita del film e' stata posticipata per non sovrapporsi alla campagna per la presidenza.

Wolf ha scritto anche che, grazie ai "milioni" risparmiati con l'aiuto del Dipartimento della difesa, Bigelow ha potuto permettersi una "promozione pubblicitaria gigante" e che il film in USA e' "un successo enome". E' vero che Zero Dark Thirty, uscito tre settimane fa, ha avuto un grande riscontro critico, e che registra una media di spettatori molto alta per sala, ma attualmente e' distribuito su 60 schermi americani (contro i 3.000 e piu' di ‘'Django Unchained'' e i 2.312 di una micidiale commedia con Barbara Streisand) - con circa 4 milioni e mezzo di dollari in biglietti venduti non si puo' certo parlare di un blockbuster, per di più "di propaganda".

Cosiderando che, tra coloro che hanno espresso opinioni critiche nei confronti del film, ci sono il senatore conservatore John McCain, la senatrice liberal Dianne Feinstein e Michael Morell, direttore provvisorio della CIA (fino alla nomina di John Brennan, lunedi' scorso), risulta infine un po' difficile immaginare al servizio di quale "regime" Bigelow e Boel starebbero lavorando.

Wolf (insieme ad altri, tra cui i signori di sopra e il rispettato documentarista Alex Gibney, autore di ‘'Taxi to the Dark Side'') accusano ‘'Zero Dark Thirty'' di mostrare che le confessioni estorte sotto tortura hanno fornito le informazioni chiave per scovare e uccidere Bin Laden nel compound pakistano di Abbottabad. Personalmente, quel nesso di causalita' io non l'ho visto. Alcune delle informazioni ottenute grazie alla tortura, nel film si rivelano vere, altre false.

Lo stesso vale per interrogatori condotti "con le buone maniere". L'impressione e' che il risultato finale di una caccia durata dieci anni sia stata una combinazione di fattori, persone e metodi diversi. Cio' che Boal e Bigelow non fanno e' escludere a priori la tortura da quell'equazione, rassicurare il pubblico che il cattivo e' stato preso "senza sporcarsi le mani". Perche' sarebbe stato ipocrita (quello si', propaganda) e comunque non il punto.

Pochi registi americani contemporanei hanno il controllo formale di Kathryn Bigelow (che ha studiato arti visive e semiotica). Non e' un caso che la prima immagine di ‘'Zero Dark Thirty'' -dopo uno schermo nero su cui scorre il suono delle chiamate d'emergenza dalla Torri Gemelle, l'11 settembre- sia proprio quella di un interrogatorio disumano -diretto prodotto di quel giorno nero. Bigelow te lo sbatte in faccia.

E ognuno di noi deve poter scegliere da solo se, in una societa' civile, la tortura e' accettabile o no. A prescindere dai risultati. Per me era inaccettabile gia' da prima. Ma se avessi avuto dei dubbi, questo film me li avrebbe tolti, non confermati. Alla fine, Bin Laden e' quasi un espediente narrativo.

‘'Zero Dark Thirty'' non sigla trionfalisticamente un capitolo chiuso della storia americana, come sostiene Naomi Wolf (non ricordo l'ultima scena di ‘'Il trionfo della volonta''' ma non c'e' niente di meno trionfalistico di Jessica Chastain sola su un aereo militare, che torna a casa, senza una vita oltre la caccia che l'ha consumata cosi' a lungo, e portata nell'impensabile). Anzi, e' proprio l'opposto, un film aperto, sul presente - la chiusura di Guantanamo e' ancora irrisolta, le prigioni segrete continuano ad esistere, i droni stanno diventando un'abitudine....

E' un film che solleva delle domande, su un problema che ci coinvolge tutti. Un film che ti impedisce di non guardare. Ed e' per quello che spaventa.

 

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