1 - LA GUERRA DEI GAY
Selvaggia Lucarelli per “Libero quotidiano
Chissà come gongola, a due anni dalla sua uscita sulla famiglia tradizionale, il buon Guido Barilla. Chissà come sogghigna e dà di gomito ai fratelli mentre loro, quelli che due anni fa, quando qualcuno gridò: «Chi deve andare sulla croce, Gesù o Barilla?», gridarono «Barilla!», adesso si giudicano tra di loro. Del resto, doveva succedere. È la storia di ogni lobby che si rispetti.
Durante la scalata si buttano giù quelli che si incontrano salendo, in cima alla vetta quelli che sono saliti con te. E che il mondo gay - quello che conta, quello che decide, quello che orienta gusti e tendenze - da un po’ di tempo a questa parte prediliga i derby omo ai match con etero è una tendenza interessante.
È la spia (o forse la conferma) che il mondo gay non sia per nulla compatto contro la jihad etero-integralista degli Adinolfi, ma che in fondo, al suo interno, sia più frastagliato, conflittuale e intollerante di quello che sembra. E così, in un paio d’anni, il mondo gay è passato dal boicottare la mezza manica di Barilla, a boicottare la camicia a mezza manica di Dolce e Gabbana e di Giorgio Armani (impresa per giunta abbastanza semplice, visto che è più elegante infilarsi nudi in un cartone di fusilli Barilla che in una camicia con Madonna siciliana stampata sul petto di D&G).
cristiano ronaldo posa per armani
Ci sarebbe da capire il perché gli stilisti siano diventati tutto a un tratto i maître a penser del nuovo millennio, ma è pur vero che se tutto questo può servire ad arginare Saviano, ben venga Laura Biagiotti che dice la sua sui nuovi califfati e la crisi del sacerdozio. In principio fu Domenico Dolce. Disse che per lui la famiglia è quella tradizionale, che gli uteri in affitto e figli sintetici non lo convincevano. Si squarciò il cielo.
andrea scanzi e selvaggia lucarelli mandano un bacio a barbara d urso che li aveva querelati
Si crepò il soffitto del Plastic. Si ingrigì la barba di Conchita. I cani di Valerio Scanu cominciarono a ululare alla luna. E poi, violento e inatteso come un temporale ad agosto o un guizzo della Sardone, arrivò l’anatema di Elton John, che invitò i gay sani a boicottare Dolce e Gabbana (come se poi un gay sano di mente avesse mai comprato la cintura con la fibbia D&G).
Furono giornate difficili in cui i Barilla con le piume di struzzo vennero fuori numerosi, in cui i Malgioglio e i Signorini dichiararono impavidi che i figli sono roba da etero come il calcio e la gnocca e che ai gay, al massimo, deve star bene adottare i gatti, i bassotti e le amiche zitelle over 40 (quelle ribattezzate «frociarole» dal mondo gay).
Oppure Loredana Bertè. Furono giornate di accuse reciproche e di coprifuoco, in cui dopo le otto di sera gli omosessuali si cercavano su gridr, sì, ma per prendersi a mazzate. Poi le acque si calmarono e si riprese a discutere di Madonna da Fazio e di altre questioni di rilevanza geo-politica su cui il popolo gay era particolarmente acceso in quei giorni. Perché, sempre a proposito di guerre intestine tra gay che odiano altri gay, il gay moderato fan di Madonna odia le madonnare isteriche (cit.) tanto quanto lo spettatore moderato di Amici odia i bimbominkia di Emma.
E ora arriva Giorgio Armani, che con un candore da fatina dei boschi dichiara al Sunday Times: «Un omosessuale non ha bisogno di vestirsi da omosessuale, quando l’omosessualità è esibita all’estremo come a dire “Ehi sono omosessuale”, non ha nulla a che fare con me». Senza preoccuparsi di conseguenze, anatemi, insulti, rivolte e ritorsioni, minacce di boicottare le sue mutande, il suo sushi, il suo profumo. Senza preoccuparsi del fatto che le madonnare lo ritenevano già responsabile del tentato omicidio della loro beniamina per quel mantello troppo stretto, a causa del quale la Ciccone era rotolata dalle scale che neanche la carrozzina della corazzata Potionkin.
E non solo. Aggiunge che gli fanno orrore anche i palestrati. Impallina, insomma, in un colpo solo eccentrici-effemminati e tronisti col sopracciglio spinzettato. E lo so che un sacco di gay si sono imbufaliti e ora son lì che fanno quelli che rivendicano il diritto di vestirsi come cippa gli pare e il povero Giorgio che nel 2010 aveva proposto di candidare Internet per il nobel per la pace, ora lo stanno sfanculando su internet in tutte le lingue del mondo, però io trovo che Armani sia stato coraggioso e leale.
Che non abbia fatto finta di farsi piacere gli eccessi e gli uomini in fuseaux e gli osceni jeans skinny e la pochette e certi fenomeni da baraccone liberi di essere fenomeni da baraccone come è libero Giorgio Armani di non farseli piacere, perché esiste un vasto, vastissimo mondo omosex che non ama gli estremi. Che non ama il circo, il trucco, il travestimento, l'esibizionismo. Perché esistono i Giorgio Armani e i Tom Ford che hanno scelto la sobrietà e gli Elton John, i Karl Lagerfeld.
Perché esistono i Tiziano Ferro e i Renato Zero. E perché poi tra i Rupert Everett e i Liberace ci sono infinite sfumature, per esempio Mika e il suo look dandy più ironico che effemminato. Che però i gay facciano finta di non capire cosa voglia dire «vestirsi da omosessuale» tanto per dare del babbione, anacronistico e intollerante a Giorgio Armani fa piuttosto ridere.
Proprio i gay, che non esitano a etichettarsi e apostrofarsi tra di loro, che non esitano a darsi della «frocia» e della «checca» quando devono infilare qualcuno nella casella «eccessi» umorali o estetici che siano. Chissà perché un etero può dire che un etero vestito da hipster fa pena e un omosessuale non può dire a un omosessuale che vestito da Solange è ridicolo.
Detto ciò, pur difendendo Giorgio Armani dalle invettive, in cuor mio mi auguro, da donna, che gli omosessuali continuino a vestirsi da omosessuali perché tra hipster, metrosexual e finti etero con moglie e figli che fanno da alibi come lo scontrino del ristorante per l’assassino, almeno riusciremo a distinguerli dagli eterosessuali. E se perfino l’uomo che di maschi ne ha improfumati milioni con “l’Acqua di Giò” è arrivato a dire «l’uomo ha da puzzà» vuol dire che l’emergenza è seria.
2 - RE GIORGIO ROTTAMA LA MODA DA GAY
Nino Spirli per “il Giornale”
Potrebbe sembrare naturale: al mattino ti svegli, fai colazione, la doccia, apri l'armadio e prendi la biancheria, poi la camicia e i calzoni o la gonna e la blusa e li indossi. Ti vesti. Da uomo. Se sei uomo. Da donna, se sei donna. Puoi svirgolare sugli accostamenti, sui colori. Su qualche accessorio. Ma, di massima, non sei chiamato al carnevale tutto l'anno. Se sei sereno. Se non hai la fissazione di voler sconvolgere, l'esigenza di scandalizzare, di provocare ad ogni costo.
Se non vuoi masticare la dannazione e il veleno della rivalsa sessuale, «di genere», ad ogni respiro. Ti vesti e basta. E magari sei omosessuale. Hai un compagno o una compagna del tuo stesso sesso. Altrettanto sobrio, altrettanto misurata, anche se con qualche sbaffo di eccentricità. Non guasta e non impegna. Sei prima di tutto Te stesso. Indossi gli abiti per ripararti dal freddo o combattere l'afa dell'estate. Per premiarti. O, anche, per superare un momento difficile.
famiglia cristiana del 2025 dolce e gabbana viva la figa
A me, lo confesso, la morbidezza della lana calma l'ansia. Per questo, forse, sopra tutto indosso sempre una sciallessa. Da donna? No, da me. Mio nonno portava il tabarro. L'ho ingentilito un po'. Tutto qui. Detesto la «moda di genere», perché detesto «il genere». Sono nato maschio e peloso e non schiaffeggerei mai Madre Natura per avermi dotato di tali nobili caratteristiche. Ciò non toglie che mi sia innamorato di un altro maschio e che con un altro ancora lo abbia rimpiazzato dopo l'abbandono.
Senza il bisogno di indossare la mutanda da gay, la tshirt da gay, la camicia da gay, il calzone da gay. Non ho mai strappato un pelo dall'arco sopraccigliare, né ho avuto l'esigenza del bronzo sulla pelle, da lampada o crema cosmetica. Eppure son frocio. Si può esserlo in vari modi. Uno è quello sobrio. Composto. Che non vieta ad altri di scegliere il carnevale. Armani, intervistato dalla stampa britannica si lascia sfuggire «Un uomo omosessuale è uomo al 100%. Non ha bisogno di vestirsi da omosessuale».
stefano gabbana contro elton john
E apriti cielo! Non lo sa, forse, l'elegante stilista, che chi tocca i gay muore? Un po' come succede con i cavi dell'alta tensione. Una volta eravamo terrorizzati dal teschio e i due femori incrociati che ci redarguivano dall'accostarci alle centrali elettriche e ai tralicci. Oggi il teschio se lo tatuano sulla giugulare, o sulla chiappa, o gli pende, coperto di strass, dalla catena al collo. Ma l'avviso di pericolo vale sempre. Soprattutto se il titolare della «crozza» appartiene alla categoria degli intoccabili.
Qui, il problema, caro Armani, non è più l'abito (che il monaco lo fa, eccome!), ma la temerarietà di essersi spinto a criticare la Casta poco casta. Lei ha toccato punti assolutamente tabù: i muscoli, le palestre… Non lo sa che quelli sono luoghi sacri, templi dedicati all'incontro e alla socializzazione? Per molti, addirittura diventano sede di coming out. Sa quanti eterofroci si sono smascherati tra bilancieri e manubri, spogliatoi e docce?
elton john boicotta dolce e gabbana
Ma Lei, non contento, continua l'opera di sbriciolamento del mito, frantumando la figura della babbiona rifatta. Ah! Satanasso di un Sarto! Ma non le vede mai, le antiche bellezze oggi puntellate sottopelle, fotografate a fianco al gayuzzo di turno, in cerca di visibilità? Sembrano gatte spiritate, colpevole il botulino, o anche paciocconissimi pesci palla, complice qualche mezza litrata di acido ialuronico. Ma, agli occhi del gayo cicisbeo, appaiono come Venere appena nata dalla spuma. Mannaggia a Lei, sommo stilista! Ingenuo o provocatore?
E, loro, gli intoccabili, che faranno, adesso? Boicotteranno anche Lei? Altri stilisti non mi sembra che abbiano abbassato le saracinesche. Non risulta che schiere di collaboratori abbiano perso il prezioso posto di lavoro. Grazie a Dio. E, dunque, abbandoniamo i guardaroba e occupiamoci di ben altri problemi, che alle polemiche ricchione ormai ci abbiamo fatto il callo. Sapesse.