COLPO DI RENIS - LE MEMORIE DI TONY: “FU MODUGNO A LANCIARMI E IO GLI HO RESTITUITO IL FAVORE. BUSSAI ALLA PORTA DI ENNIO MELIS ALLORA BOSS DELLA RCA E DISSI: "VOGLIO MODUGNO CON ME A SANREMO E LUI MI RISPOSE "CHE FAMO? STAMO A RESUSCITÀ ER MORTO"" – E POI MINA, CELENTANO, SANREMO, LE SERATE CON CRAXI E BERLUSCONI A CANTARE E LE ACCUSE DI AMICIZIA CON I BOSS DELLA MAFIA: “FU UN LINCIAGGIO. FUI SCAGIONATO DA OGNI ACCUSA” – VIDEO

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Mario Luzzatto Fegiz per il “Corriere della Sera”

 

TONY RENIS MODUGNO TONY RENIS MODUGNO

Sanremo, novembre 2003. Teatro del Casinò. Presentazione ufficiale del festival di Sanremo 2004. Buio in sala, olimpo Rai già seduto (da Del Noce a Raveggi): solo una sedia vuota. Parte il filmato. È un «Renis-Spot»: Tony con Kirk Douglas, con il Papa, con Gregory Peck, Bush, Celine Dion, Pavarotti, Frank Sinatra.

 

E ancora: Tony vincitore a Sanremo con «Uno per tutte», Tony agli Oscar che fraternizza con la crema di Hollywood. Fine del filmato, luci in sala: dal sipario chiuso del teatrino del Casinò ecco a voi Tony Renis, direttore artistico del festival, completo blu gessato con spalle possenti-esagerate moda-anni-Ottanta, occhiali affumicati, cravatta rossa, camicia bianca con gemelli d' oro, sorriso smagliante, passerella per i fotografi. Al suo confronto Baudo era schivo come Cuccia.

 

tony renis modugno 2 tony renis modugno 2

Elio Cesari cantante, musicista, attore, produttore discografico decise di cambiar nome a 17 anni. «Elio Cesari non poteva funzionare.

Poi l' accento: Cesàri al nord, Césari al sud. Reni, in omaggio all' artista Guido Reni che era il pittore di riferimento di mio padre, Orfelio Cesari morto a 97 anni nel 2008, ultimo dei grandi impressionisti lombardi.

 

Ha lasciato 500 dipinti. E quella "y" di Tony e esse finale su Reni per ammiccare all' internazionale, tipo Tony Curtis. Insomma un nome che poteva essere pronunciato correttamente in tutte le lingue. E poi in qualche modo dava corpo al sogno di un ragazzo che sognava alla grande».

 

tony renis lola falana quando dico che ti amo tony renis lola falana quando dico che ti amo

Da dove parte la storia?

«Io sono cresciuto all' Oratorio di San Lorenzo, Zona Ticinese, a Milano. Ero il divo nei saggi che andavano in scena al teatro Lirico alla fine dell' anno scolastico in cui si cantava e si recitava. Poi mi sono iscritto a ragioneria. Tanti grandi artisti come Modugno o Mogol o autori geniali come Alberto Testa, Jimmy Fontana, sono ragionieri. Forse perché era la scorciatoia per avere un diploma... così se la strada dell' arte non avesse funzionato almeno avevi qualcosa in mano. Insomma il paracadute».

 

E a lei Renis, com' è andata?

«Nella mia vita ho fatto di tutto: avanspettacolo, night club, cinema, insomma una gavetta in piena regola. L' oratorio è stato una esperienza, in parte vissuta col mio amico Adriano Celentano, prima da sconosciuti poi da professionisti. Lui è per me un fratello. Ma non ho mai fatto parte del Clan fondato dal molleggiato. Il nostro pezzo forte era l' imitazione della coppia Dean Martin-Jerry Lewis. Le compagnie di avanspettacolo ci chiamavano e noi cominciammo a essere famosi anche in Piemonte e in Liguria. Il nostro esordio assieme avvenne al Teatro Smeraldo di Milano».

ENNIO MELIS ENNIO MELIS

 

In passato lei amava apparire. E adesso si nasconde. Come mai?

«Guardi, in questo momento sto prendendo il sole a Roma... ricevo decine di richieste di interviste...».

 

Lei è l' autore di tante canzoni. Le più famose nel mondo sono «Quando Quando Quando» e «Grande grande grande». La stessa parola moltiplicata per tre. È un caso?

«Le tre parole mi hanno portato fortuna. Però ce ne sono altre capite più all' estero che in Italia: "Frin Frin Frin", sigla televisiva della serie "Il commissario Maigret" seconda stagione. Frin in dialetto milanese evoca la timbrica incerta del violino da osteria, sfigato e struggente. ("El sonava el frin frin"). Aveva un bel testo: "Cominciò col suo frin frin e la nostra canzone suonò. Era il solito frin frin, ma ogni nota parlava di te". Una storia d' amore senza lieto fine. Testo semplice. Non bisogna scrivere testi complicati! Per quella serie creai tutta la colonna sonora».

tony renis e la moglie tony renis e la moglie

 

La canzone che ama di più?

tony renis lola falana quando dico che ti amo 1 tony renis lola falana quando dico che ti amo 1

«È "Il posto mio" scritta col mio amico Alberto Testa, un genio e poeta per canzoni: il termine "paroliere" suona riduttivo se non addirittura offensivo... Rivaluto la mia così detta produzione minore, canzoni che, incomprese in Italia, hanno fatto il giro del mondo. Il verso recitava: "Sono lo scendiletto/ Su cui cammini tu/ Cammini a piedi nudi/ Fin da quando ti svegli al mattino". La feci sentire a Mina: "La incido se togli lo scendiletto" disse lei. Mi rifiutai. Poi molti anni dopo la incise, con lo scendiletto. Aveva capito che la forza espressiva stava nella descrizione di quest' uomo che era disposto a tutto per amore».

 

A questo punto entra in scena Domenico Modugno.

«Modugno era stato uno dei miei idoli. Quando io ero ancora agli inizi, sconosciuto ai più, lui mi incoraggiava, mi dava dei consigli, era una bella persona.. Io cercavo, come tutti, il successo. Lo sognavo. Poi lui ebbe un momento di crisi. Succedeva a molti grandi come Frank Sinatra e Morandi. In uno di quei momenti c' era sempre qualche "anima buona" che ti dava per morto artisticamente parlando. Succedeva anche a Hollywood al mio amico Burt Bacharach, un genio. Mi portava le canzoni perché le cantasse Julio Iglesias di cui io a mia volta sono stato l' idolo».

 

tony renis tony renis

Un intreccio di mutua ammirazione...

«Il mio primo idolo è stato Elvis Presley. Poi ho scelto la strada del crooner e il mio mito era Frank Sinatra. Ma torniamo a Modugno. È il 1968. La canzone "Il posto mio" piace alla RCA. Al presidente Ornato, all' editore Cantini e al produttore Lilli Greco. Quanto a Modugno io andai da sua moglie Franca col brano e glielo feci sentire. Ma c' era un problema: Modugno era senza casa discografica. Così decisi di espormi in prima persona.

 

Bussai alla porta di Ennio Melis allora direttore generale della RCA e dissi: "Voglio Modugno con me a Sanremo e lui mi rispose "che famo? stamo a resuscità er morto". E io replicai: "Caro signor Melis, o Domenico Modugno o non vado a Sanremo e ritiro la mia canzone". Avevo il coltello dalla parte del manico e imposi alla RCA di mettere Modugno sotto contratto. Il brano vendette milioni di dischi in tutto il mondo. E trainò tutto il repertorio del cantante. Lo ricompensai per le dolcezze che mi aveva usato quando ero sconosciuto. La riconoscenza è merce rara nel nostro ambiente. Comunque andammo a Sanremo e ci eliminarono subito.

 

Nel mondo invece fu un grande successo. Grazie anche agli arrangiamenti di Don Costa, arrangiatore, produttore, e direttore l' orchestra per Frank Sinatra che aveva arrangiato anche molte mie canzoni».

tony renis tony renis

 

Il suo fan più assiduo?

«Ladislao Sugar, fondatore della CGD col quale non ho mai lavorato. Ero legato alla Ricordi, ma lui non perdeva occasione per ascoltarmi cantare. Ogni estate veniva a sentirmi al Casinò dell' Hotel Billia a Saint Vincent e mi mandava una bottiglia di champagne con un biglietto: "Al più grande showman italiano».

 

Lei a un certo punto ha lanciato in italia una cantante bambina.

«Don Costa voleva lanciare come cantante una sua figlia di 9 anni, Nikka Costa. Aveva già scoperto Paul Anka, firmato successi di Sinatra come "New York New York" e "My Way", il repertorio di Ella Fitzgerald e Sarah Vaughan. Lui era già anziano e mi chiese di curare il lancio della giovanissima cantante. Allora andai da Pippo Baudo e ci invitarono a Domenica In. Da molti anni ne ho perso le tracce. Credo che si fosse data al rock».

 

Con lo star system lei è ancora in contatto?

«Con Adriano e Mina sì. Mina mi chiama con un nomignolo: Tronis».

 

Il segreto del suo successo?

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«Essere sempre in buoni rapporti con tutti i miei colleghi».

Eppure quando le affidarono il Festival di Sanremo fu attaccato dalle major discografiche e da vari giornali che le rimproveravano l' amicizia con Berlusconi e l' amicizia con alcuni boss della Mafia.

«Fu un linciaggio che non mi aspettavo e che mi colse impreparato. Fu un grande Festival e in varie inchieste fui completamente scagionato da ogni accusa».

 

Frequentazioni: chi le era più simpatico Craxi o Berlusconi?

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«Sono due forme di simpatia diverse fra loro: cantavano entrambi. Cantava Bettino e conosceva un repertorio vastissimo. Berlusconi era innamorato del repertorio francese. Sempre stati leali con me. C' è stata intimità maggiore con Bettino Craxi. Ogni anno d' estate io e mia moglie Elettra Morini eravamo invitati a Hammamet. Poi arrivava anche Berlusconi con familiari al seguito. E non mancava neanche Fedele Confalonieri. Serate bellissime. Dopo un po' arrivava Lucio Dalla. E la serata proseguiva cantando De Andrè, Endrigo, Gino Paoli, e canzoni francesi di Aznavour, Becaud.

 

Craxi era un fan di Roberto Murolo. Come me.

Lo andavo a trovare tutte le volte che passavo per Napoli. Murolo mi fece una sorpresa: andò in studio per incidere di sua iniziativa una versione in napoletano di "Quando quando quando". Era stata tradotta in tutte le lingue, dal giapponese al cinese e al russo, arabo compreso, ma mai in napoletano. La registrazione non è mai stata diffusa».

bettino craxi silvio berlusconi bettino craxi silvio berlusconi

 

Come ha visto cambiare questo mondo?

«Ho già detto troppe cose che non volevo dire. Ha WhatsApp? Sì? Allora le voglio mandare un film che deve assolutamente vedere, "Quando dico che ti amo". Non è un musicarello. Se avessi l' opportunità di incontrare colui che ha inventato questo termine vigliacco e offensivo - "musicarello" - lo prenderei a calci (questo è l' unico momento in cui Elio Cesari perde la calma, ndr ). Bello, divertente e io sono quasi bravo (anzi tolga il quasi) come attore. Nel cast ho imposto una grande cantante-attrice: Lola Falana, che era fidanzata di Sammy Davis».

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Quali sono le sue certezze oggi?

«Mia moglie Elettra che è stata una grande stella del balletto alla Scala oltre essere una donna bellissima, da perdere la testa».

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