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UNA GIORNATA AL CORSO DI “ORGASMIC MEDITATION”, LO YOGA PER L’ORGASMO CLITORIDEO - INSEGNATO A LOS ANGELES, L’OBIETTIVO NON È VENIRE, È DIVENTARE SESSUALMENTE CONSAPEVOLI - IL CLITORIDE, CHE È UN CENTRO NEVRALGICO, GENERA ENERGIA SESSUALE IN GRADO DI PORTARE I PARTNER IN MONDI SCONOSCIUTI

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Jill Hamilton per “Alternet”

 

Ero sdraiata a terra, nuda dalla vita in giù e con le gambe aperte, vicino a uno sconosciuto con due dita piene di lubrificante, pronto a strofinarmi il clitoride per 15 minuti, non uno in più, non uno in meno. Nella stanza c’erano molte altre donne, sempre divaricate come un tacchino nel giorno del Ringraziamento e accanto a un partner completamente vestito ma dalle dita lubrificate.

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E’ così che si fa al corso di “Orgasmic Meditation” a Los Angeles. E’ una pratica insegnata alla “One Taste” fondata da Nicole Daedone, autrice del libro “Slow Sex: The Art and Craft of the Female Orgasm”. Una specie di yoga per l’orgasmo femminile, che si raggiunge tramite il tocco lento e ritmato sul clitoride. Ogni seduta dura 15 minuti esatti ma l’obiettivo non è venire, è diventare sessualmente consapevoli, abbandonandosi totalmente alla nuova esperienza.

 

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Nella mia seduta c’erano uomini e donne, tra i 20 e i 40 anni. Secondo la filosofia “OneTaste”, il contatto focalizzato sul clitoride, che è un centro incredibilmente nevralgico, genera energia sessuale in grado di portare i partner in mondi sconosciuti. Inoltre l’uomo si dedica ad esplorare il piacere femminile e, francamente, apprende qualcosa sui genitali della donna.

 

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Esistono delle regole. L’esercizio è distinto dal sesso. I praticanti costruiscono una sorta di nido, con cuscini e asciugamani. Si indossano guanti e il lubrificante è d’obbligo. Lo strofinamento clitorideo non può durare più di un quarto d’ora, nemmeno se i due praticanti supplicano l’insegnante. Non si scambiano favori.

 

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La meditazione orgasmica non è qualcosa che un uomo fa per una donna, ma qualcosa che i due fanno insieme. L’orgasmo qui non è considerato quella manciata di secondi finali di spasmi e contrazioni, ma l’intera esperienza, dall’inizio, dalla nascita del sentimento del desiderio. La parte finale si chiama “climax”, e può non essere raggiunto.

 

Nella mattinata ci hanno fatto una dimostrazione dal vivo, ovvero una tale Rachelle si è messa su un tavolo, nuda e a gambe larghe, mentre un tale Marcus le metteva due dita nella vagina fino a farle raggiungere quelli che ci sono sembrati tre “climax”. Tutti noi alunni eravamo attorno al tavolo a guardare. Il mio problema era proprio l’aspetto della partecipazione di gruppo.

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Ognuno di noi era chiamato a condividere le sensazioni fisiche, c’è chi ha detto: «La faccia mi va a fuoco», «Mi sento le braccia pesanti», «Mi sono bagnata tutta». A quel punto ci hanno mandati a pranzo. A seguire, dovevamo cominciare a praticare da sole. Molte di noi erano arrivate senza partner. Per la paura di ciò che mi aspettava, ho cominciato a leggere i volantini “corso intensivo di una settimana: 36.000 dollari”, “Per il lubrificante, 15 dollari a parte”. Una cosa in stile “Scientology”.

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Arrivati al dunque, dato che ero sola, ho chiesto che mi venisse dato un insegnante per partner. Magari proprio Marcus, che sapeva suonare bene lo strumento femminile. Ma la tutrice mi ha detto di no. Mi ha spinto a scegliere uno dei presenti, così l’ho chiesto ad un tipo, che ha accettato senza grande entusiasmo.

 

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Stranamente l’idea di essere molto intima con un estraneo mi ha creato meno problemi di quanti credessi. Fare “OM” con qualcuno non significa piacersi, frequentarsi, stabilire una relazione duratura. Non c’è bisogno nemmeno di essere attratti l’uno dall’altro. Eppure, l’esperienza è ugualmente elettrizzante. E’ liberatoria.

 

Il mio partner seguiva la forma di una “C” con la mano sinistra, gli istruttori passavano per i nidi per correggere gli errori e guidare le mani nel modo giusto. Ho cominciato a contrarmi, ma non era un orgasmo, era piuttosto un moto di vitalità. Era come se non fosse il suo dito a muoversi sul mio corpo, ma il mio corpo a dirigere il suo dito.

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“Ecco la gloria della fica!” ho pensato, pensando che il mio partner, probabilmente per la prima volta, stesse assistendo alla delicatezza e alla bellezza di un corpo femminile vivo, aperto e libero. E’ stato come educarlo a una cosa importante.

 

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In compenso, a 49 anni, ho cominciato a sentire un dolore sciatico, quindi ho terminato la seduta con un gemito ma non di piacere. Alla fine siamo stati chiamati a parlare della nostra esperienza. Mi aspettavo lui dicesse qualcosa sul potere della vagina appena appreso, invece mi ha detto: «Ho creduto che tu non sentissi niente quasi fino alla fine, quando hai cominciato a muovere le gambe». La sciatica.

 

Ok. Ammetto che abbiamo sperimentato due cose diverse, ma non importa. L’importante è che ci sia stata una qualche connessione ed esplorazione. Mentre guidavo per tornare a casa, nel traffico di Los Angeles, invece di accendere la radio e di infuriarmi, come al mio solito, sono rimasta in silenzio e me lo sono goduto.

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