marco travaglio filippo facci luca palamara

GIUSTIZIA È SFATTA – FACCI E LE INTERCETTAZIONI DEL CASO CSM: “I CRONISTI SONO AGLI ORDINI DEL POTERE E BASTA, E IL POTERE, QUELLO VERO, OGGI È NELLE MANI DELLE MAGISTRATURE”– "C'È CHI SULLA SALDATURA DI QUESTI NEO EQUILIBRI DA STATO DI POLIZIA CI HA SCOMMESSO AL PUNTO DA FONDARE ''IL FATTO QUOTIDIANO'', SPECIALISTA NELLO SPONSORIZZARE ALCUNI MAGISTRATI (CONTRO ALTRI) E ORA SOSTENERE IN MANIERA IMBARAZZANTE GLI UTILI IDIOTI GRILLINI. MA IL RUOLO DI MARCO TRAVAGLIO È SOPRAVVALUTATO: LUI È UN PRIMO BURATTINO..."

 

Filippo Facci per “Libero quotidiano”

 

FILIPPO FACCI CON SIGARETTA

Una volta un pm mi consegnò l' intero fascicolo di un' inchiesta che stava facendo: «Guarda se ci capisci qualcosa», mi disse. Una settimana dopo glielo riconsegnai, dissi la mia, lui ci lavorò ancora e su quella base chiese un rinvio a giudizio per un ex ministro: tanto per capirci che di vergini non ce ne sono, nel rapporto tra magistratura e giornalisti.

 

luca palamara 2008

Per il resto, sul pool dei giornalisti di Mani pulite - che fu un caso particolare e circoscritto - ho scritto libri interi, poi un paio di volte andai a Palermo e scoprii che gli schieramenti dei cronisti erano ugualmente piallati con questo o quel pm, e contro quell' altro, pro o contro certa fazione antimafia: e le notizie uscivano di conseguenza. Figurarsi a Roma, centro malato del potere.

giovanni falcone e paolo borsellino

 

Quando esisteva il giornalismo, non a caso, la regola era che per sapere che cosa succedeva davvero, in una certa inchiesta, bisognava mandare un inviato da fuori, perché i cronisti dei palazzi di giustizia erano troppo dipendenti dalle loro fonti. Normale, detto così. Uno parla con chi conosce e magari gli passa delle notizie, non lo fa con uno che non conosce o che magari di solito gli spara contro.

 

Nel 1991, alla Villa Reale di Milano, non riuscii a parlare con Giovanni Falcone perché era troppo impegnato a discutere con Liana Milella di Repubblica, che era molto sua amica. A me non mi conosceva, quindi ciao. Normale. In Val D' Aosta incontro spesso un importante magistrato romano che mi racconta questo e quello: perché si fida, punto.

LIANA MILELLA

 

NOTIZIE PER GLI AMICI

Si potrebbe obiettare che vale per tutto, per ogni ambiente da cui attingere notizie: le fonti danno le notizie ai loro amici e nella giustizia le fonti più importanti sono i magistrati. Ma non è proprio così. Per la giustizia è più grave: i magistrati sono pubblici funzionari, ci sono notizie in grado di rovinare la gente, e le «notizie» spesso corrispondono a materiale probatorio (non sempre rilevante) che magistrati & giornalisti hanno liberamente deciso che fosse lecito pubblicare, diversamente dagli intenti iniziali del nuovo Codice del 1989 che la giurisprudenza ha progressivamente stravolto.

 

filippo facci

Ora questo stravolgimento se lo ritrovano infilato - capita - nel deretano dopo che a uscire sui giornali sono state carte e intercettazioni di magistrati contro altri magistrati, coi giornalisti in mezzo nel ruolo dei servi sciocchi.

 

C' è un limite a tutto questo? Secondo Vittorio Feltri è un limite che è stato superato - l' ha scritto su Libero di ieri - mentre secondo il direttore del Riformista Piero Sansonetti, collega che stimo, «i cronisti giudiziari sono agli ordini del partito dei pm», come ha detto pure su Libero.

 

Io la metterei così: i cronisti di ogni genere sono agli ordini del potere e basta, e il potere, quello vero, oggi è nelle mani delle magistrature, delle procure, dell' interpretazione di legge, della prassi, della giurisprudenza, delle corti di Cassazione e Costituzionale, nelle mani di un assetto che già era unico al mondo e adesso lo è diventato ancora di più.

MARCO TRAVAGLIO E IL KARAOKE

 

Le toghe politicizzate hanno vinto una battaglia cominciata coi moti del 1992-1994 perché la politica intanto ha progressivamente calato le braghe, e l' ha fatto con il collaborazionismo di una parte della sinistra, una parte della destra e con l' ignavia di molti intellettuali, infine con il comico vassallaggio della disgrazia grillina.

 

C' è un «panpenalismo» che soffoca la società, un rovesciamento dei rapporti di forza fra il giudiziario e il politico, e in questo i giornalisti hanno avuto un ruolo chiave: è anche colpa loro se è fallito il tentativo di formare un' opinione pubblica che comprendesse i fondamenti dello stato di diritto.

 

marco travaglio 24

Per giornalisti s' intendono i cronisti ma anche i loro direttori, tipo quelli - praticamente tutti - che nel 2010 minacciarono l' apocalisse se fosse stata ritoccata la legge sul segreto istruttorio: una buffa armata di consueti «anti-bavaglio» che proseguirono l' apostolato del pensiero unico giustizialista.

 

Il trend era e resta quello, e c' è chi sulla saldatura di questi neo equilibri da Stato di polizia (ricordiamo che i magistrati non sono eletti da nessuno) ci ha scommesso al punto da fondare un giornale al completo servizio delle toghe, Il Fatto Quotidiano, specialista nello sponsorizzare alcuni magistrati (contro altri) e ora sostenere in maniera imbarazzante gli utili idioti grillini.

piero sansonetti foto di bacco

 

Ma il ruolo di Marco Travaglio, il direttore, è sopravvalutato soprattutto da Sansonetti: lui è un primo burattino, intona lo strumento e dà l' esempio all' orchestra, ma resta un burattino che citò Montanelli dicendo che «non bisogna dare del tu ai politici, né andarci a pranzo» ma coi magistrati però ecco, questo si può fare, anche se i magistrati sono uomini di potere e soprattutto di parte, perché sono fonti univoche.

 

È una delle tante doppiezze romane di Travaglio, in un giornale dove si fa copisteria giudiziaria e si occupa della «verità» e dei «fatti» (quotidiani) perché prima che a condannare o ad assolvere, i processi servono ad accertare i fatti». Sono malati.

 

LE FONTI INAFFIDABILI

giovanni legnini foto di bacco

 Per il resto, che cosa abbiamo scoperto? Che sì, il limite è stato superato assieme a molti altri limiti che intanto sono stati superati dalle parti dello strabordante potere giudiziario, che ormai combatte solo se stesso con guerre intestine dove i servi sciocchi non sono solo i giornalisti, ma anche i politici.

 

Le intercettazioni che Libero ha pubblicato, per una volta, hanno rotto il meccanismo e disvelato l' omertà di chi, i giornalisti stessi, compaiono in intercettazioni che tuttavia si sono guardati bene dal pubblicare. Ma non è esplosa «giornalistopoli» perché i giornalisti l' hanno ignorata, e per forza: ma le carte circolano lo stesso e lo sputtanamento è grandioso.

MARCO MANCINETTI

 

Ci sono intercettazioni con magistrati che decidono su come «orientare il quotidiano» Repubblica (non due toghe scalzacani: uno era vicepresidente del Csm, l' altro l' ex segretario dell' Associazione magistrati, leader della corrente Unità per la Costituzione) e un' altra toga che straparla di un cronista che sarebbe legato ai servizi segreti (che sono le fonti più inaffidabili in assoluto).

 

LUCA PALAMARA

Insomma: la situazione è grave ed è anche seria, ma non ci stracciamo le vesti perché ci abbiamo fatto il callo. Siamo vecchi e stanchi. In questa fase i giornalisti hanno un padrone che è la magistratura. Forse è una dinamica irreversibile. Molti giornali si sono messi sull' attenti, si sono scordati pezzi del Codice penale, pezzi importanti delle garanzie che la legge prevede per gli imputati. E questo da un pezzo.

 

LUCA PALAMARA ADELE ATTISANI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Che cosa sia o fosse il segreto istruttorio, i magistrati e i giornalisti hanno preso a raccontarselo da soli: un tempo pubblicare cartacce serviva a vendere più copie, ora non credo proprio.

 

A peggiorare le cose, e a rendere più vergognoso il ruolo del giornalista giudiziario, c' è poi che il ruolo della stampa è diventato fisiologico alle inchieste, oltreché alle guerricciole interne tra magistrati. Travestita da libera circolazione delle notizie, la pubblicazione di certe carte piuttosto che altre si traduce in un effetto pratico e politico e civile: se esce il tuo nome sul giornali - le nuove cancellerie - c' è da chiamare l' avvocato, perché qualcosa significa sempre: fa niente se non risulti neppure indagato.

ALFONSO BONAFEDE MARCO TRAVAGLIOmarco travaglio 14

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Così i giornalisti diventano propaggini istruttorie e magari se ne vantano pure, pensano che c' entri qualcosa col mestiere che volevano fare da giovani. Quindi, ancora: che cos' è cambiato?

 

Forse sono cambiate molte cose, compreso un diluvio di intercettazioni e di «trojan» che tempo fa non c' erano, e che oggi, troppo spesso, si accompagnano a procedimenti che poi non reggono il vaglio dei processi. Quelli dei tribunali, almeno: i processi imbastiti sui giornali, beh, quelli funzionano ancora bene, ora come allora. E i giudici, pardon i giornalisti, mettono sempre la firma in fondo ai loro atti.

Marco Travaglio al supermercato combatte il virus senza mascherina MARCO TRAVAGLIO ALFONSO BONAFEDEmarco travaglio 10marco travaglio e veronica gentiliFILIPPO FACCI

Ultimi Dagoreport

viktor orban donald trump volodymyr zelensky maria zakharova matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - TRUMP E PUTIN HANNO UN OBIETTIVO IN COMUNE: DESTABILIZZARE L’UNIONE EUROPEA - SE IL TYCOON ESENTA ORBAN DALL’EMBARGO AL PETROLIO RUSSO, DANDO UN CEFFONE A BRUXELLES, LA RUSSIA FA GUERRA IBRIDA ALL'UE E PENETRA L'ITALIA, VERO VENTRE MOLLE DELL’UNIONE, APPROFITTANDO DEI PUTINIANI DI COMPLEMENTO (PER QUESTO QUELLA ZOCCOLOVA DI MARIA ZAKHAROVA PARLA SPESSO DI FACCENDE ITALIANE) - IL PRIMO DELLA LISTA È SALVINI, CHE ALL’ESTERO NON E' VISTO COME IL CAZZARO CHE E' MA, ESSENDO VICEPREMIER, VIENE PRESO SUL SERIO QUANDO SVELENA CONTRO BRUXELLES, CONTRO KIEV E FLIRTA CON MOSCA - IL CREMLINO PUÒ CONTARE SU TANTI SIMPATIZZANTI: DA GIUSEPPE CONTE AI SINISTRELLI DI AVS, FINO A PEZZI ANTI-AMERICANI DEL PD E AI PAPPAGALLI DA TALK - ANCHE FDI E MELONI, ORA SCHIERATI CON ZELENSKY, IN PASSATO EBBERO PIÙ DI UNA SBANDATA PUTINIANA...

2025marisela

CAFONAL! ERA UN MISTO DI CASALINGHE DI VOGHERA E "GRANDE BELLEZZA" ALL'AMATRICIANA IL “LUNCH” DA MARISELA FEDERICI A VILLA FURIBONDA SULL’APPIA ANTICA PER FESTEGGIARE  “STILE ALBERTO”, IL DOC DI MICHELE MASNERI DEDICATO AD ARBASINO, CHE ANDRÀ IN ONDA SABATO 15 NOVEMBRE SU RAI 3 – TRA CONTESSE (TRA CUI LA FIGLIA DELLA MITOLOGICA DOMIETTA DEL DRAGO CHE ERA LA MUSA DI ARBASINO), VANZINA, PAPPI CORSICATO, IRENE GHERGO, BARABARA PALOMBELLI, AVVISTATI MONSIGNORI GOLOSISSIMI CHE SI SONO LITIGATI LA BENEDIZIONE DEL PRANZO. PS: UNO DEI CAGNETTI DI ALDA FENDI HA AZZANNATO UNO DEI MONSIGNORI (CHE NON HA AVUTO PAROLE BENEDICENTI) _ IL DAGOREPORT

gender club degrado roma pina bausch matteo garrone

25 ANNI FA SPUNTÒ A ROMA UN CLUB IN MODALITÀ DARK-ROOM: AL "DEGRADO", IMMERSO NEL BUIO, SI FACEVA SESSO SENZA IL SENSO DEL PECCATO, IN MEZZO A TUTTI. UNO ‘’SBORRIFICIO” CHE NON HA AVUTO EGUALI E CHE DEMOLÌ I MURI DIVISORI TRA ETERO-BI-GAY-LESBO-TRANS-VATTELAPESCA - PER 9 ANNI, “CARNE ALLEGRA” PER TUTTI. OGNUNO VENIVA E SI FACEVA I CAZZI SUOI, E QUELLI DEGLI ALTRI. IL "DEGRADO'' POTEVA ESSERE RIASSUNTO IN UNA DOMANDA: CHI È NORMALE? - DAGO-INTERVISTA ALL’ARTEFICE DEL BORDELLO: “SCORTATA DA MATTEO GARRONE, UNA NOTTE È APPARSA PINA BAUSCH IMPEGNATA AL TEATRO ARGENTINA. SI ACCENDONO LE LUCI E UNA TRAVESTITA URLO': “AO' SPEGNETELE! IO STAVO A FA’ UN BOCCHINO. NUN ME NE FREGA ‘N CAZZO DE 'STA PINA!”

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - COME MAI LADY GIORGIA INFLIGGE ALLA “NAZIONE”, IN VISTA DEL 2026, UNA FINANZIARIA COSÌ MICRAGNOSA, CORRENDO IL RISCHIO DI PERDERE CONSENSI? - UNA MISERIA DI 18 MILIARDI CHE, AL DI LÀ DELL’OPPOSIZIONE, STA FACENDO SPUNTARE LE CORNA DEL TORO AGLI ALLEATI SALVINI E TAJANI, MENTRE RUMOREGGIANO I VAFFA DI CONFINDUSTRIA E DEI MINISTRI COSTRETTI AD USARE L’ACCETTA AL BILANCIO DEI LORO DICASTERI (TAGLIO DI 89 MILIONI ALLA DISASTRATA SANITÀ!) – LA DUCETTA HA UN OTTIMO MOTIVO PER LA MANOVRA MIGNON: FINENDO SOTTO IL 3% DEL PIL, IL GOVERNO ALLA FIAMMA USCIRÀ CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER CONFEZIONARE NEL 2026 UNA FINANZIARIA RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON I TEMPI DELLE POLITICHE DEL 2027 - E GLI ITALIANI NELLA CABINA ELETTORALE POTRANNO COSÌ RICOMPENSARE LA BONTÀ DELLA REGINA GIORGIA…