HAS FIDANKEN! ‘’DRIVE IN’’ FA 30 ANNI – RICCI: ‘’IL METODO BOFFO CONTRO DI NOI È DIVENTATO UN METODO BUFFO, AL LIMITE DEL RIDICOLO!’’

1. UN DOCUMENTARIO SU CANALE 5 E IL «BEST OF» IN DVD LE INIZIATIVE
Da "il Giornale"

La prima è una sorta di «best of» della mitica trasmissione: sei dvd curati da Fabio Freddi ed editi da Fivestore (nelle edicole da oggi, uno alla settimana, per sei settimane, al prezzo di 9,90 euro ciascuno) che «raccontano» tutte le stagioni del varietà di Antonio Ricci, cercando di coglierne l'aspetto non solo comico ma anche simbolico della celebre trasmissione che segnò gli anni '80.

A ciascun dvd è allegato anche un fascicolo contenente storia, aneddoti, foto di scena (con la prima uscita del dvd ci sarà in regalo il contenitore per raccogliere la collezione). La seconda iniziativa è invece il documentario Drive In realizzato da Luca Martera che sarà trasmesso da Canale 5e il 4 dicembre. Un'opera che ricostruisce storia e contesto (e risponde alle polemiche) della trasmissione.

2. LA TV INTELLIGENTE CHE FACEVA RIDERE - L'ANNIVERSARIO DI DRIVE-IN: 1983-2013
Luigi Mascheroni per "il Giornale"

In fondo erano tutti uomini di cultura, tutti figli di Lacan. Figli della categoria del simbolico, e padri del Dottor Vermilione «psicanalista santone», Antonio Ricci e la sua ciurma di corsari conoscevano benissimo le teorie situazioniste di Guy Debord e le regole bon ton dei mass media.

Per questo le infransero così bene. E così nacque, dentro la società dello spettacolo, lo spettacolo più bello del weekend, tutti le domeniche sere, su Italia 1, dal 1983 al 1988, per sei stagioni e un'intera epoca: Drive In, trasmissione che Ricci battè i piedi per fare come voleva lui, tutta diversa da quella che pensava Berlusconi, nata con le seconde scelte della tv di allora diventate star di quella di oggi, un varietà costruito come specchio iper-realista degli anni Ottanta, diventato di culto già nei Novanta, e trasformata strumentalmente nel Duemila nell'origine di tutti i mali della televisione, la brutta faccia catodica del berlusconismo e la cattiva maestra dell'Italia ignorante e volgare di oggi. Cronaca stop, novella express... più che notizie, spetteguless.

«Io e gli altri che scrivevamo la trasmissione avevamo studiato il situazionismo e i filosofi di sinistra, eravamo antiamericani, filo-palestinesi, pacifisti ed ecologisti ante litteram... E ora dobbiamo difenderci dall'accusa di aver aperto la strada al berlusconismo e aver rovinato l'Italia... Negli ultimi anni in molti hanno attaccato la trasmissione. Chi in buonafede, confondendola con Colpo grosso e senza averla mai vista, chi in malafede, i massmediologi del"copia-incolla" come Massimiliano Panarari, che hanno manipolato i fatti in chiave politica», ha detto Antonio Ricci, presentando ieri mattina, dalla cattedra dello studio di Striscia, le celebrazioni dei trent'anni di Drive In.

«Contro di noi c'è stato un tentativo di usare il metodo Boffo, che in realtà è diventato un metodo buffo al limite del ridicolo». Il buffo destino di un varietà comico-satirico trasformato, molti anni dopo - per strani scherzi della memoria o volute distorsioni ideologiche - nella sentina di tutti i vizi di (Forza) Italia e nella culla del Bunga Bunga. Per colpa di due tette maggiorate in prima serata...

Che poi, le tette e i culi e i nudi, come racconta il documentario di Luca Martera che affianca il «best of» della trasmissione, ben prima del 1983 strabordavano dai nostri schermi (senza vergogna e senza scandali) soprattutto sulla socialista Rai2 e sulla mondadoriana, e pre-berlusconiana, Retequattro. Al confronto del voyeurismo peloso di Cipria e de Il cappello sulle ventitré, il culo fast-food di Tinì Cansino aveva la leggerezza delle battute di Gianfranco D'Angelo. E oggi tutti ad abbaiare contro la madre di tutte le olgettine. Has Fidanken.

E sì che Gianfranco D'Angelo era un gigante della commedia dell'arte, il Tenerone era una bomba della satira politica, Ezio Greggio un maestro della parodia, Faletti un genio della satira sociale e Enzo Braschi un fenomenologo del costume. Wild boys. Senza contare che non ci fu, e forse non c'è mai stato dopo Drive In, uno show che abbia dato così tanto spazio e «diritto» di parola alle co-protagoniste femminili.

Alla faccia del machismo berlusconiano e della sottomissione del «corpo delle donne», è impressionante rivedere, nell'antologia in sei video curata da Fabio Freddi, quante comiche siano passate da lì. E persino le ragazze Fast food e le Bomber avevano i loro tormentoni. È oggi, semmai, che le veline sono mute. Senza contare, come scrisse Norma Rangeri sul manifesto, che non c'era nulla di più dirompente che affidare battute a ragazze seminude, «per ridicolizzare le consolidate abitudini di una politica in giacca e cravatta, qui spogliata di ogni sacralità e affidata ai profani corpi delle maggiorate».

E così, in reggiseno, giacche di scena e paillettes, puntata dopo puntata, di stagione in stagione, Ricci e i suoi intellos hanno costruito una trasmissione che fu l'essenza degli anni Ottanta, e di cui si sentì l'assenza in quelli successivi. E tutto questo con toni leggeri e tratti profetici.

Trent'anni fa, 1983-1988: in un unico irripetibile format l'allegra brigata di Drive In previde tutte le disgrazie dell'Italia di oggi. O forse è l'Italia di oggi che non è così diversa da quella di allora. C'è lo sketch sulle tessere di partito, la battuta premonitrice sui leader politici in cerca di carisma, quella sui sindacati «che sono come il violino: li tiene la sinistra, ma li suona la destra», c'è il monologo «qualunquista» sul finanziamento ai partiti (1983!), la gag Greggio-D'Angelo sulle tangenti e il ponte di Messina che ancora non parte (febbraio 1986!!), la scenetta con Beruschi che per lanciare il concorso Miss Italia (Uno) chiede a Greggio di trovargli «una copertura intellettuale», per «elevare il livello culturale della trasmissione» (!!!) - e Ghini era ancora sconosciuto -, c'è l'imitazione di Ciriaco De Mita ambientato nella antica Grecia che è tutto un Magna Magna...

C'è Mario Zucca, «il Bastardo di Quarto Oggiaro», che denuncia la violenza della periferia milanese, ci sono i lazzi di Sergio Vastano sui «bocconiani» che parlano e non combinano niente, e c'è persino la moglie di Gianfranco Fini, che si lamenta che lui le ruba sempre il mattarello... Forse hanno ragione i critici in malafede. Drive In era davvero pieno di brutta gente.

 

IL CAST DI _DRIVE IN_drive in drive in drive in mediaset olycom

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."