LE MANI DEI PRIVATI SUL TEATRO DI MARCELLO – UN AFFARE DA 10 MLN IN 20 ANNI (MEGLIO DI COSÌ, SOLO IL TRAFFICO DI DROGA!) – COSA FARÀ MARINO?

Tomaso Montanari per "Il Fatto Quotidiano"

Tra poche ore una dura interrogazione urgente del M5S in consiglio comunale obbligherà Ignazio Marino a dire fino a che punto è disposto a rompere con la pessima politica culturale della tramontata gestione Alemanno-Broccoli.

Il 31 luglio scade, infatti, il bando di gara con la quale la vecchia giunta voleva dare in concessione a un privato nientemeno che il Teatro di Marcello, il Portico d'Ottavia, i Templi di Apollo Sosiano, di Bellona e il relativo portico, l'area di scavo di Monte Savello, l'ex Albergo della Catena, gli spazi sottostanti la chiesa di S. Rita, e il portichetto laterale destro della Casina dei Vallati (dove ha sede la Soprintendenza capitolina).

A una prima richiesta di manifestazione di interesse aveva risposto, tra gli altri, il FAI, che portava in dote anche una sponsorizzazione di 7 milioni e mezzo di euro. Ma quando ha fatto capolino un competitor commercialmente agguerrito come MetaMorfosi (la società dell'ex politico ed ex comunista Pietro Folena), l'allora soprintendente capitolino Umberto Broccoli ha emesso un bando ritagliato su misura non sul profilo di una onlus come il FAI (che, a quel punto, ha fatto ricorso), ma su quello di un'impresa con fini di lucro.

Qualunque cosa si pensi del FAI, è indubbio che la soluzione prospettata dal bando è infinitamente peggiore. Vi si configura, infatti, un inedito intreccio tra project financing (il concessionario dovrà infatti finanziare i lavori di restauro) e concessione dei servizi integrati: a tutto svantaggio del Comune e a tutto vantaggio dei privati.

La prima, incredibile, anomalia è che la concessione non durerebbe quattro anni rinnovabili (come quasi sempre), ma ben venti: un'alienazione, più che una concessione.
Ma è soprattutto il profilo finanziario a sbalordire. Il concessionario dovrebbe investire 2 milioni per i restauri, per guadagnarne, in vent'anni, ben 16: dei quali solo 4 sarebbero da versare al concedente Comune di Roma.

Insomma, come una gallina dalle uova d'oro (regalata dai cittadini di Roma ad un privato) il Teatro di Marcello dovrebbe rendere all'impresa vincitrice ben dieci milioni netti in vent'anni: mezzo milione di interessi annui contro un investimento di 2 milioni. Meglio di così, solo il traffico di droga.

Possibile che nessuno si fosse accorto che qualcosa non quadrava? In effetti, il FAI non era il solo ad aver sentito puzza di bruciato. Ma per aver osato esprimere qualche dubbio su questo improbabile marchingegno, la soprintendente statale di Roma Maria Rosaria La Barbera è stata aspramente censurata dal segretario generale del Ministero per i Beni culturali, Antonia Pasqua Recchia, e poi dalla direttrice regionale del Lazio Federica Galloni.

Ora l'interrogazione dei 5 Stelle permette a Marino di chiudere la partita, sospendendo il bando. E soprattutto gli consente di tirar fuori un progetto alternativo: anzi, una visione alternativa del ruolo dell'archeologia nella costruzione del futuro di Roma.

Anche perché quel che si chiede al sindaco è di passare dalla logica di privatizzazione della cultura tipica dell'éra Alemanno-Broccoli ad un vero progetto culturale. Prima di capire chi farà i soldi col Teatro di Marcello, infatti, sarebbe bene chiarire che cosa lo si vuole far diventare: un brano visitabile della storia di Roma, o una location per eventi, con tanto di spazi espositivi posticci e baracche per il merchandising?

Il pessimo articolo 117 del Codice dei Beni culturali mette sullo stesso piano la gestione di una caffetteria e l'organizzazione delle mostre, dell'editoria e della divulgazione: e per questa porta è passata la privatizzazione della funzione culturale del patrimonio artistico italiano. Ma ci sono molti modi di applicarlo.

La posta in gioco va oltre il pur importantissimo destino del Teatro di Marcello: l'esito della vicenda permetterà, infatti, di capire quale sarà il progetto di Marino per i Fori. Il sindaco sarà capace di progettare il parco come un pezzo vivo di città, o si ridurrà a creare un altro redditizio recinto archeologico, da far gestire ai famosi concessionari? Una politica senza progetto ha già gettato il Colosseo tra le braccia di Diego Della Valle.

 

 

Ignazio Marino Ignazio Marino Teatro di MarcelloANTONIA PASQUA RECCHIAGIANNI ALEMANNO E DIEGO DELLA VALLE AL COLOSSEO

Ultimi Dagoreport

dagospia 25 anni

DAGOSPIA, 25 ANNI A FIL DI RETE - “UNA MATTINA DEL 22 MAGGIO 2000, ALL’ALBA DEL NUOVO SECOLO, SI È AFFACCIATO SUI COMPUTER QUESTO SITO SANTO E DANNATO - FINALMENTE LIBERO DA PADRONI E PADRINI, TRA MASSACRO E PROFANO, SENZA OGNI CONFORMISMO, HAI POTUTO RAGGIUNGERE IL NIRVANA DIGITALE CON LA TITOLAZIONE, BEFFARDA, IRRIDENTE A VOLTE SFACCIATA AL LIMITE DELLA TRASH. ADDIO AL “POLITICHESE”, ALLA RETORICA DEL PALAZZO VOLUTAMENTE INCOMPRENSIBILE MA ANCORA DI MODA NEGLI EX GIORNALONI - “ET VOILÀ”, OSSERVAVA IL VENERATO MAESTRO, EDMONDO BERSELLI: “IL SITO SI TRASFORMA IN UN NETWORK DOVE NEL GIOCO DURO FINISCONO MANAGER, BANCHIERI, DIRETTORI DI GIORNALI. SBOCCIANO I POTERI MARCI. D’INCANTO TUTTI I PROTAGONISTI DELLA NOSTRA SOCIETÀ CONTEMPORANEA ESISTONO IN QUANTO FIGURINE DI DAGOSPIA. UN GIOCO DI PRESTIGIO…”

nando pagnoncelli elly schlein giorgia meloni

DAGOREPORT - SE GIORGIA MELONI  HA UN GRADIMENTO COSÌ STABILE, DOPO TRE ANNI DI GOVERNO, NONOSTANTE L'INFLAZIONE E LE MOLTE PROMESSE NON MANTENUTE, È TUTTO MERITO DELLO SCARSISSIMO APPEAL DI ELLY SCHLEIN - IL SONDAGGIONE DI PAGNONCELLI CERTIFICA: MENTRE FRATELLI D'ITALIA TIENE, IL PD, PRINCIPALE PARTITO DI OPPOSIZIONE, CALA AL 21,3% - CON I SUOI BALLI SUL CARRO DEL GAYPRIDE E GLI SCIOPERI A TRAINO DELLA CGIL PER LA PALESTINA, LA MIRACOLATA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA FA SCAPPARE L'ELETTORATO MODERATO (IL 28,4% DI ITALIANI CHE VOTA FRATELLI D'ITALIA NON È FATTO SOLO DI NOSTALGICI DELLA FIAMMA COME LA RUSSA) - IN UN MONDO DOMINATO DALLA COMUNICAZIONE, "IO SO' GIORGIA", CHE CITA IL MERCANTE IN FIERA E INDOSSA MAGLIONI SIMPATICI PER NATALE, SEMBRA UNA "DER POPOLO", MENTRE ELLY RISULTA INDIGESTA COME UNA PEPERONATA - A PROPOSITO DI POPOLO: IL 41,8% DI CITTADINI CHE NON VA A VOTARE, COME SI COMPORTEREBBE CON UN LEADER DIVERSO ALL'OPPOSIZIONE?

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…