IL NECROLOGIO DEI GIUSTI – UTO. ATO. MARENCO SE VA. CON TUTTO IL SUO CARICO DI FOLLIA. SI PORTA DIETRO UN TIPO DI UMORISMO ASSOLUTAMENTE PERSONALE CHE NON SI PUÒ ETICHETTARE IN NESSUN MODO, ALLA FINE È PIÙ REALISTICO CHE SURREALE - E NON POSSIAMO DIMENTICARE L’ALUNNO VERZO, MILITANTE DEL “GRUPPO EVERSIVO DI SPERSONALIZZAZIONE IDEOLOGICO-PEDAGOGICA”, TOTALMENTE INABILE ALL’USO DEL CONDIZIONALE. QUESTE LE IDEE DEL GRUPPO: “NO AI VOCABOLARI PESANTI. NO ALLA SVEGLIA FISSA. NO AL PERMESSO DI ANDARE AL CESSO. NO AI GREMBIULINI DEI BAMBINI DELL’ANGOLA” - VIDEO

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Marco Giusti per Dagospia

gianni boncompagni, mario marenco, giorgio bracardi e renzo arbore 3 gianni boncompagni, mario marenco, giorgio bracardi e renzo arbore 3

 

Uto. Ato. Mario Marenco se ne va. Virgola. Fu grande e fine umorista e ottimo architetto e designer. Punto. C’è chi si ricorda un divano-letto in poliuretano realizzato da Molteni, una lampada di alluminio chiamata Cynthia costruita dallo Studio Artemide, molto più recentemente due poltrone della Frau.

 

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Con lui se ne va una fitta schiera di folli personaggi che tutti noi cresciuti con “Alto Gradimento”, con la radio e la tv di Arbore e Boncompagni abbiamo molto amato. Il colonnello Buttiglione, che finì subito anche al cinema con successo interpretato da Jacques Dufilho. Il generale Damigiani. L’inviato speciale Ramengo. Aristogitone, professore di liceo con “40 anni di insegnamento, 40 anni di duro lavoro in mezzo a queste 4 mura scolastiche, in mezzo a questo 40 delinquenti”. Il Comandante Raimundo Navarro, che andò perduto nello spazio siderale. Il Professor Anemo Carlone, barone della chirurgia, “dalla diagnosi e dalla mano infelice, ma con grosse protezioni politiche”. Pasquale Zambuto, ladro dalle mani sveltissime. La Sgarambona. Paola la telefonista. La dottoressa Venzolato, di professione femminista. Raoul, il giovin signore. “Dai Mario, facci Roger che puzza e fa le puzze”. “No, no, quello dopo!”

 

arbore, marenco e boncompagni arbore, marenco e boncompagni

 

E non possiamo dimenticare l’alunno Verzo, militante del “Gruppo eversivo di spersonalizzazione ideologico-pedagogica”, totalmente inabile all’uso del condizionale. Queste le idee del gruppo: “No ai vocabolari pesanti. No alla sveglia fissa. No al permesso di andare al cesso. No ai grembiulini dei bambini dell’Angola”. Questi i fedeli compagni di Verzo nel gruppo politico: Azzone, Bizzozzero, Castrazzo, Romoli, Romani, Romanoni, Romagnoli, Romano, Romanazzi, Masturzo, l’ideologo, Mastracci, Capozzi, Caporali.

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In realtà Marenco, figlio di ufficiale, collega del vero colonnello Buttiglione, aveva davvero insegnato a scuola, all’Istituto Tecnico Meucci di Via Sant’Alessio. Ma era stato un disastro. Volavano le pernacchie. Dopo il ’68 se ne era andato per sempre. Grazie a Arbore e Boncompagni, insieme al grande Giorgio Bracardi, non dette solo vita alla radio a un divertente teatrino di personaggi presi dalla realtà che tutti vivevamo, raccontò l’Italia esattamente come era.

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Con tutta la sua carica di follia. Da lì nascono le sue poesie di “umorismo paranoide”, del tipo: “Tu 6 1 sacrafo / tu quando io ti pesto sotto il piede fai “scaraf” / e ti scarafi facendo una pappa di scarafo / se uno non è forte uomo di forte stomaco / dà di stomaco”.  O gli spettacoli come “Spettacolo dis’graziato”, i monologhi radiofonici, le apparizioni televisive a “L’altra domenica” e “Indietro tutta”.

 

mario marenco mario marenco

A un certo punto, era il gennaio del 1978, al massimo del successo, lo chiama Federico Fellini per fargli fare il protagonista de La città delle donne. “Fellini, affezionato ascoltatore di Alto Gradimento e L’altra domenica, ha pensato di farmi recitare in un film. Forse. Così lui ha detto. Però io una volta arrivato sul set mi sono accorto che non so assolutamente recitare. Ho sofferto molto, no, non molto, solo abbastanza, però mi pizzicava la testa. Sono lusingato ma anche pessimista. In generale. Non sul film”. Ovviamente non lo farà mai. Ma Renzo Arbore fece vedere in tv l’incontro con Fellini.

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E me la ricordo ancora come un’occasione mancata per entrambi. Con tutto il rispetto per Marcello Mastroianni, che poi fu il protagonista del film. Il solo maschio. Ma anche Marenco poteva vantare le sue conquiste. A cominciare da quella, da giovanissimo, di Laura Antonelli. Che tutto il mondo del cinema, per un periodo, gli invidiò. Negli ultimi anni, più per poca voglia sua, non apparì molto né in radio né in tv.

arbore marenco bracardi boncompagni arbore marenco bracardi boncompagni

 

Ma, grazie a Nino Frassica lo abbiamo sentito in forma nel suo “Programmone” su Radio2, sempre Nino me lo portò come opinionista fisso a Stracult qualche anno fa. E grande è l’apparizione da Fazio di un paio d’anni fa assieme a Nicola Vicidomini. Difficile da gestire, ma anche da far parlare, totalmente chiuso nel suo tipo di logica, Marenco si porta dietro un tipo di umorismo assolutamente personale che non si può etichettare in nessun modo, alla fine è più realistico che surreale, ma che solo pochi fedeli amici, come Arbore e Frassica, hanno saputo mettere in scena. Waldheim.

mario marenco 7 mario marenco 7 mario marenco 4 mario marenco 4 Mario Marenco Mario Marenco Mario Marenco Mario Marenco Ugo Porcelli Mario Marenco Gianni Boncompagni Ugo Porcelli Mario Marenco Gianni Boncompagni gianni boncompagni, mario marenco, giorgio bracardi e renzo arbore gianni boncompagni, mario marenco, giorgio bracardi e renzo arbore mario marenco 3 mario marenco 3 mario marenco 2 mario marenco 2 mario marenco 1 mario marenco 1 mario marenco 5 mario marenco 5 mario marenco 9 mario marenco 9 mario marenco 8 mario marenco 8 mario marenco 6 mario marenco 6 mario marenco 10 mario marenco 10 mario marenco renzo arbore 1 mario marenco renzo arbore 1 mario marenco renzo arbore mario marenco renzo arbore

 

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