RESTRINGE-RAI - GUBITOSI VUOLE USARE LA MOTOSEGA SUI TG DI VIALE MAZZINI: PER OGNI NOTIZIA CI SARANNO PURE TRE REPORTER DI TG1, TG2 E TG3, MA AVRANNO UN SOLO OPERATORE VIDEO (IMMAGINATE LE LITI) - BASTA CASSETTE ANALOGICHE, SI PASSA AL DIGITALE - ALLA FINE LA RAI DOVRà AVERE UNA REDAZIONE GIORNALISTICA UNICA, TIPO MEDIASET - “SE DOVESSI CACCIARE TUTTI QUELLI CON REFERENZE POLITICHE, RESTEREI SOLO” - I TG TANTO PASSANO IL TEMPO A FARE MARKETTE CITTADINE…

1- RAI, ODDÃŒO MI SI SONO RISTRETTI I TG - UN SOLO OPERATORE, IMMAGINI UGUALI PER TUTTI E TECNOLOGIA DIGITALE
Carlo Tecce per "il Fatto Quotidiano"

Quattro telegiornali sono troppi per un'azienda. Quattro telegiornali, che arrancano con mezzi antiquati sono uno spreco anche per la Rai. Il direttore generale Luigi Gubitosi, per adesso, non vuole ridurre l'informazione di viale Mazzini (anche se il vice Antonio Marano non lo esclude): vuole cambiarle aspetto, questo sì. Rainews è una monoposto, non può affiancare i telegiornali tradizionali poiché procede a una velocità maggiore e costante, sempre attiva e in onda: merita un discorso a parte, già abbastanza definito. Gubitosi vorrebbe tre telegiornali con caratteristiche diverse, quasi opposte, non per sentimenti politici, ma per qualità e generi.

Non ha senso - spiegano in viale Mazzini - ripetere le stesse notizie con accenti contrastanti ogni mezzora, prima il Tg3, poi il Tg1 e infine il Tg2: novanta minuti di servizio pubblico e marcate rivalità, eppure novanta minuti che s'infilano nei palinsesti serali. Un esperimento è pronto per i laboratori: via gli squadroni di operatori esterni, la moltiplicazione di inviati (e costi), la Rai tecnica racconterà gli eventi con i tre giornalisti dei tre schieramenti in compagnia di un'unica telecamera.

Messi in conto furibondi litigi fra gli inviati ("Riprendi da qui!", "No, da lì", "Non così"), l'azienda avrebbe un risparmio garantito e un flusso di immagini che andrà distribuito fra le varie redazioni e lavorato in casa. Questo è l'antipasto che conduce al piatto principale: i telegiornali in tecnologia digitale.

Che non rappresenta una conquista verso la modernità, ma può avvicinare la Rai al presente: non ci crederete, ma i giornalisti girano ancora con le cassette, passano ore al montaggio e coprire un evento equivale a un trasloco tanti gli sforzi e tanta la lentezza. Il direttore generale ha le catene di un bilancio che non trattiene più, sforamenti ovunque, stime pubblicitarie al ribasso, creditori in fila indiana, vuole investire decine di milioni di euro per rifare i telegiornali. Non importa il direttore che indirizza la testata se il materiale di partenza - i filmati e il testo - vanno mescolati insieme.

A fine percorso, la Rai avrà una redazione trasversale, unica, modello Mediaset, però il prezzo e il tempo per l'informazione vanno concentrati, e non dispersi. È lo stesso ragionamento che Gubitosi vuole applicare a Raidue, un canale fallito perché trasformato per un pubblico giovane che preferisce - ed è banale dirlo - i canali tematici oppure i video in Rete. I vertici non hanno bocciato né l'operato di Massimo D'Alessandro (Rai2) né di Mauro Mazza (Rai1), che non riscuotono successi di pubblico: prima le valutazioni, poi decideranno se cambiare timoniere.

Non ci sono dubbi, invece, su Alberto Maccari: il direttore del Tg1 ha un contratto in scadenza al 31 dicembre, e non trascorrerà un giorno in più a Saxa Rubra. Identico trattamento per i pensionati. Gubitosi inizia ad annusare le interferenze politiche, promette: non mi farò condizionare, ma se dovessi cacciare tutti quelli che godono di riferimenti politici, probabilmente resterei solo. Come i dipendenti Rai demansionati, che da anni sono rinchiusi in ufficio a fare nulla.

Decine e decine di professionisti, emarginati perché l'azienda ha dirottato milioni di euro all'esterno, a fortunate (e ben conosciute) società di produzione. Gubitosi vuole rimediare a queste storture. Prima di rassegnarsi e portare i libri contabili in tribunale e far diventare la Rai la nuova Alitalia. E pure senza bandiera tricolore.


2- BENVENUTI A MARCHETTOPOLI
Paolo Ojetti per "il Fatto Quotidiano"

Roma. Pensi a Roma e pensi subito ad Alemanno, alla parentòpoli in attesa di giudizio, alla discarica esausta, alla Regione dove il capogruppo e i suoi berluscones grufolavano nel truogolo dei soldi pubblici, pasteggiando a ostriche, champagne e cinque stelle nel senso degli hotel. Ti sposti senza pause e senza peso a Milano, la skyline di grattacieli vuoti e pendenti come la torre di Pisa, dei disastri morattiani, dell'esposizione universale che senza soldi e senza idee diventerà una fiera paesana, dei predatori alla Daccò con il governatore Formigoni in qualità di guardacaccia e guardaspalle.

Rimaneva Torino, dove la mannaia è in mano a Marchionne e dove delle passeggiate al Valentino, delle merlettaie di Guido Gozzano e del busto di Cavour non frega niente a nessuno se la Fiat mollerà gli ormeggi per sempre. Questa sarebbe cronaca viva, cronaca da ustioni sulla pelle, da groppo in gola e maledizioni.

Invece no. Invece il Tg2 di domenica sera si è dilettato. Poetico, ha riscritto l'attualità a uncinetto, a tombolo, quasi canticchiando casetta de Trastevere, o mia bela Madunina e addio giovinezza con Camasio e Oxilia. Doriana Laraia ha parlato del Pigneto, "il quartiere di Pasolini alle spalle di Porta Maggiore", ingioiellato da "osterie e librerie", con annesso consiglio dell'architetto Carlo Sadich: "Roma va riscoperta a piedi", che non è un auspicio, ma una costatazione, visto lo stato miserando dei pubblici trasporti e le tariffe dei taxi più alte del mondo.

Lidia Galeazzi ha avuto quasi un mancamento scoprendo che "Milano non è New York, ma è sulla buona strada". Ci penseranno Hines Italia e Citylife a darle il colpo di grazia. Anche a Milano, architetti voglio-si hanno dato voce ai "fiori all'occhiello", alle torri "con il verde e gli alberi" della futura città di grattacieli, così convinti che sembravano gli sceneggiatori e i curatori degli effetti speciali dell'Avatar di Cameron.

Cos'è la gloria?, si chiedeva Guido Gozzano: "Tre ceste, un canterano dell'impero, la brutta effigie incorniciata in nero e, sotto, il nome di Torquato Tasso". Da un secolo la signorina Felicita non tosta il caffè, ma Gianmario Ricciardi scopre che se sali sul numero 9, questo "tram antico e moderno, lumaca e freccia rossa" ecco ti appare la capitale sabauda del defunto Cambio, dei savoiardi e dei gianduiotti (Ferrero no, cominciò con le noccioline, del cacao neanche l'ombra).

Integrazione razziale dove il Po "scorre placido", è "la nuova Torino che non ti immagini" ha assicurato Ricciardi. Non c'è dubbio, tutto si poteva immaginare meno che della Fabbrica Italiana Automobili Torino si sarebbe perduto tutto, la fabbrica italiana, l'automobile e anche Torino. Dal Tg2 aspettiamo altre puntate: Genova della Lanterna e dei carruggi, Napoli del Vesuvio addormentato e di Zi' Teresa, Venezia la luna e tu.

 

 

ALBERTO MACCARI LUIGI GUBITOSIBIANCA BERLINGUER tg2-direttore-marcello-masiCORRADINO MINEO CAVALLORAI

Ultimi Dagoreport

affari tuoi la ruota della fortuna pier silvio berlusconi piersilvio gerry scotti stefano de martino giampaolo rossi bruno vespa

DAGOREPORT - ULLALLÀ, CHE CUCCAGNA! “CAROSELLO” HA STRAVINTO. IL POTERE DELLA PUBBLICITÀ, COL SUO RICCO BOTTINO DI SPOT, HA COSTRETTO PIERSILVIO A FAR FUORI DALLA FASCIA DELL’''ACCESS PRIME TIME” UN PROGRAMMA LEGGENDARIO COME “STRISCIA LA NOTIZIA”, SOSTITUENDOLO CON “LA RUOTA DELLA FORTUNA”, CHE OGNI SERA ASFALTA “AFFARI TUOI” – E ORA IL PROBLEMA DI QUELL’ORA DI GIOCHINI E DI RIFFE, DIVENTATA LA FASCIA PIÙ RICCA DELLA PROGRAMMAZIONE, È RIMBALZATO IN RAI - UNO SMACCO ECONOMICO CHE VIENE ADDEBITO NON SOLO AL FATTO CHE GERRY SCOTTI SI ALLUNGHI DI UNA MANCIATA DI MINUTI MA SOPRATTUTTO ALLA PRESENZA, TRA LA FINE DEL TG1 E L’INIZIO DI “AFFARI TUOI”, DEL CALANTE “CINQUE MINUTI” DI VESPA (CHE PER TENERLO SU SONO STATI ELIMINATI GLI SPOT CHE LO DIVIDEVANO DAL TG1: ALTRO DANNO ECONOMICO) - ORA IL COMPITO DI ROSSI PER RIPORRE NELLE TECHE O DA QUALCHE ALTRA PARTE DEL PALINSESTO IL PROGRAMMINO CONDOTTO DALL’OTTUAGENARIO VESPA SI PROSPETTA BEN PIÙ ARDUO, AL LIMITE DELL’IMPOSSIBILE, DI QUELLO DI PIERSILVIO CON IL TOSTO ANTONIO RICCI, ESSENDO COSA NOTA E ACCLARATA DEL RAPPORTO DIRETTO DI VESPA CON LE SORELLE MELONI…

antonio pelayo bombin juan carlos

DAGOREPORT: COME FAR FUORI IL SACERDOTE 81ENNE ANTONIO PELAYO BOMBÌN, CELEBERRIMO VATICANISTA CHE PER 30 ANNI È STATO CORRISPONDENTE DELLA TELEVISIONE SPAGNOLA "ANTENA 3", CUGINO DI PRIMO GRADO DELL’EX RE JUAN CARLOS? UN PRETE CHE A ROMA È BEN CONOSCIUTO ANCHE PERCHÉ È IL CONSIGLIERE ECCLESIASTICO DELL'AMBASCIATA SPAGNOLA IN ITALIA, VOCE MOLTO ASCOLTATA IN VATICANO, CAPACE DI PROMUOVERE O BLOCCARE LA CARRIERA DI OGNI ECCLESIASTICO E DI OGNI CORRISPONDENTE SPAGNOLO – PER INFANGARLO È BASTATA UNA DENUNCIA AI CARABINIERI DI ROMA DI UN FINORA NON IDENTIFICATO CRONISTA O PRODUCER DI REPORT VATICANENSI CHE LO ACCUSA DI VIOLENZA SESSUALE, IMPUTAZIONE DIVENTATA NELLA DISGRAZIATA ERA DEL METOO L’ARMA PIÙ EFFICACE PER FAR FUORI LA GENTE CHE CI STA SUL CAZZO O PER RICATTARLA – IL POVERO PELAYO È FINITO IN UN TRAPPOLONE CHE PUZZA DI FALSITÀ PIÙ DELLE BORSE CHE REGALA DANIELA SANTANCHÉ E DELLE TETTE DI ALBA PARIETTI – IL SOLITO E BIECO SCHERZO DA PRETE, PROBABILMENTE USCITO DALLE SACRE MURA DELLA CITTÀ DI DIO…

giorgia meloni gennaro sangiuliano

DAGOREPORT - LE RESURREZIONI DI “LAZZARO” SANGIULIANO NON SI CONTANO PIÙ: “BOCCIATO” DA MINISTRO, RIACCIUFFATO IN RAI E SPEDITO A PARIGI, ORA SBUCA COME CAPOLISTA ALLE REGIONALI CAMPANE - ESSÌ: DIVERSAMENTE DAGLI IRRICONOSCENTI SINISTRATI, A DESTRA LA FEDELTÀ NON HA SCADENZA E GLI AMICI NON SI DIMENTICANO MAI - DURANTE I TRE ANNI A PALAZZO CHIGI, IL “GOVERNO DEL MERITO COME ASCENSORE SOCIALE” (COPY MELONI) HA PIAZZATO UNA MAREA DI EX DEPUTATI, DIRIGENTI LOCALI, TROMBATI E RICICLATI NEI CDA DELLE AZIENDE CONTROLLATE DALLO STATO - COME POTEVA LA STATISTA DELLA GARBATELLA DIMENTICARE SANGIULIANO, IMMARCESCIBILE DIRETTORE DEL TG2 AL SERVIZIO DELLA FIAMMA? IL FUTURO “GENNY DELON” ‘’ERA SALITO TALMENTE TANTO NELLE GRAZIE DELLA FUTURA PREMIER DA ESSERE CHIAMATO A SCRIVERE PARTE DEL PROGRAMMA DEI MELONIANI, INVITATO A CONVENTION DI PARTITO E, ALLA FINE, RICOMPENSATO ADDIRITTURA CON UN POSTO DI GOVERNO’’ - E’ COSÌ A DESTRA: NESSUNA PIETÀ PER CHI TRADISCE, MASSIMO PRONTO SOCCORSO PER CHI FINISCE NEL CONO D’OMBRA DEL POTERE PERDUTO, DOVE I TELEFONINI TACCIONO E GLI INVITI SCOMPAIONO… - VIDEO

giorgia meloni sigfrido ranucci elly schlein bomba

DAGOREPORT – DOBBIAMO RICONOSCERLO: GIORGIA MELONI HA GESTITO IN MANIERA ABILISSIMA IL CASO DELL'ATTENTATO A RANUCCI, METTENDO ANCORA UNA VOLTA IN RISALTO L'INETTITUDINE POLITICA DI ELLY SCHLEIN - GETTARE INDIRETTAMENTE LA RESPONSABILITA' DELL'ATTO TERRORISTICO ALLA DESTRA DI GOVERNO, COME HA FATTO LA SEGRETARIA DEL PD, È STATA UNA CAZZATA DA KAMIKAZE, ESSENDO ORMAI LAMPANTE CHE LE BOMBE SONO RICONDUCIBILI AL SOTTOMONDO ROMANO DEL NARCOTRAFFICO ALBANESE, OGGETTO DI UN'INCHIESTA DI "REPORT" - E QUELLA VOLPONA DELLA PREMIER HA RIBALTATO AL VOLO LA FRITTATA A SUO VANTAGGIO: HA CHIAMATO RANUCCI PER MANIFESTARGLI SOLIDARIETÀ E, ANCORA PIÙ IMPORTANTE, HA INVIATO TRE AUTOREVOLI ESPONENTI DI FRATELLI D’ITALIA (TRA CUI BIGNAMI E DONZELLI) ALLA MANIFESTAZIONE INDETTA DAL M5S PER RANUCCI E LA LIBERTÀ DI STAMPA - DOPO L’ATTENTATO, NESSUNO PARLA PIÙ DI UN POSSIBILE PASSAGGIO DI "REPORT" A LA7: SIGFRIDO, ORA, È INTOCCABILE… - VIDEO

giorgia meloni antonio tajani maurizio casasco marina pier silvio berlusconi salvini

DAGOREPORT - TAJANI, UNA NE PENSA, CENTO NE SBAGLIA. IL SEGRETARIO DI FORZA ITALIA CI HA MESSO 24 ORE AD ACCORGERSI CHE GIORGIA MELONI HA STRACCIATO UNO DEI SUOI CAVALLI DI BATTAGLIA IN EUROPA: IL SUPERAMENTO DEL DIRITTO DI VETO. IL MINISTRO DEGLI ESTERI È RIUSCITO A PARTORIRE SOLO UNA DICHIARAZIONE AL SEMOLINO (“HA DETTO LA SUA OPINIONE, IO PENSO INVECE CHE SI DEBBA FARE QUALCHE PASSO IN AVANTI”), MENTRE È STATO ZITTO DI FRONTE ALLE INVETTIVE ANTI-RIARMO E CONTRO L’UE DEI PARLAMENTARI LEGHISTI. IL POVERINO È ANCORA STORDITO DALLA PROMESSA, SCRITTA SULLA SABBIA, CON CUI L'HA INTORTATO LA DUCETTA: SE FAI IL BRAVO, NEL 2029 TI ISSIAMO AL QUIRINALE AL POSTO DI MATTARELLA (E CI CREDE DAVVERO) – IN TUTTO QUESTO BAILAMME, TAJANI PROVA A METTERE LE MANI SULLA CONSOB CON UNA MOSSA DA ELEFANTE IN CRISTALLERIA: NOMINARE IL DEPUTATO AZZURRO MAURIZIO CASASCO. MA SI È DIMENTICATO DI COORDINARSI CON LA FAMIGLIA BERLUSCONI, CHE NON L’HA PRESA BENE…