LA RIVINCITA DELLA PRIMA REPUBBLICA - DOPO IL FILM SU CRAXI, ARRIVANO SU SKY ARTE DUE DOC DI TATTI SANGUINETI SU ANDREOTTI E LA SUA PASSIONE PER IL CINEMA - TRA CENSURE E LEGGI AD HOC NE FECE UNO STRUMENTO DI POTERE (MA PER IL PAESE) – SANGUINETI: "IL NOSTRO CINEMA POPOLARE LO VEDEVANO E LO VOLEVANO TUTTI. OGGI LA PIÙ MARGINALE DELLE PELLICOLE SUDCOREANE È PIÙ IMPORTANTE DEL NOSTRO FILM PIÙ CELEBRATO” – VIDEO

 

Luigi Mascheroni per il Giornale

 

giulio andreotti

Bettino Craxi al cinema, regia: Gianni Amelio. E Giulio Andreotti e il cinema, Deus ex machina: Tatti Sanguineti. La rivincita della Prima Repubblica sul grande schermo?

 

Sul piccolo, Sky Arte, martedì 14 gennaio sera, in un' imperdibile maratona storico-politico-cinefila, andranno in onda, uno dopo l' altro, due film diretti da Tatti Sanguineti - Giulio Andreotti. Il cinema visto da vicino e Giulio Andreotti. La politica del cinema - frutto della più lunga e minuziosa intervista di sempre cui lo statista democristiano si sottopose fra il 2003 e il 2005, rispondendo alle domande dell' incontentabile e curiosissimo critico e documentarista («Alla fine mi sono ritrovato con 50 ore di girato», dice Tatti) alla ricerca di racconti, aneddoti, rivelazioni e retroscena per ricostruire, con un pugno di fotogrammi inediti, un pezzo di storia del Paese.

 

giulio andreotti anna magnani

L' opera è unica, ma in due parti. Una racconta l' Andreotti giovane, che imparò ad amare e a usare politicamente il cinema. La seconda l' Andreotti che invecchia col cinema che non può più seguire come un tempo ma che ricorda film, registi, polemiche.

 

Il cinema visto da vicino fu presentato alla Mostra del cinema di Venezia nel 2014. La politica del cinema ebbe invece la sua prima al Festival del cinema ritrovato di Bologna nel 2015. Oggi - dopo dieci anni... - finalmente tutti, non solo cinéphiles e addetti ai lavori, possono vederli, insieme.

 

giulio andreotti tatti sanguineti

E insieme i due film-documentario narrano (fedelmente, appunti e ricordi del Presidente alla mano) di come un giovanissimo Andreotti, ragazzo povero di campagna in un decennio, tra gli anni Venti e Trenta, in cui il cinema diventa adulto, sopravvive alle dittature e vive trasformazioni epocali - il sonoro, le grandi produzioni americane, l' affermarsi dei generi, dal western al musical, il divismo - scopre oscenità e meraviglie (quando Andreotti - il Mefistofele, il Divo - dice che vedendo a tredici anni Dr. Jekyll e Mr. Hyde rimase «incantato», c' è da credergli). E poi di come Andreotti cresce mentre il cinema fiorisce, e ne coglie, politicamente, il frutto.

 

Una carriera fabbricata dalla Fuci e da Giovanni Battista Montini, futuro Papa, e un incarico di segretario factotum di Alcide De Gasperi, Andreotti è destinato al cinema. Nel giugno del 1947 è nominato Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega allo Spettacolo. Poltrona - nel Palazzo e nella sua saletta privata - che terrà per sei anni e quattro governi centristi, fino al '53. E nel '56 è il politico con il maggior numero di preferenze del Paese.

 

Aveva capito che il cinema può formare una nazione, ma è (anche) un enorme serbatoio di voti. Oltre a una insostituibile fonte di piacere personale (le domeniche pomeriggio passate a vedere con pochi amici, e la moglie, i film più belli tra quelli che, per tutta la durata del suo incarico, deve visionare come Commissione censura).

 

Andreotti visionò, vistò, censurò. Ma soprattutto, di fatto, salvò l' industria cinematografica nazionale. A conflitto appena finito capisce tre cose. Che il cinema deve contribuire a chiudere la mattanza della guerra civile: e proibisce che i nuovi film siano ambientati durante il fascismo, per non gettare altra benzina sull' odio.

 

giulio andreotti

Che il nostro cinema va aiutato economicamente: e costringe le grandi produzioni americane a reinvestire gli incassi nel Paese. E che bisogna salvaguardare il vero miracolo italiano - il genio di artisti imprevedibili e unici come Rossellini, De Sica e Visconti (a cui pure era lontanissimo) - dall' egemonia culturale comunista da una parte e dall' invasione produttiva americana dall' altra. Lo fece.

 

Poi, tutto il resto. Che è storia. Andreotti salva l' Istituto Luce e il suo archivio. Favorisce grazie a sgravi fiscali la rinascita di un cinegiornale nazionale, la Settimana Incom. Fa riprendere l' attività negli studi di Cinecittà (il primo film girato è Cuore di Duilio Coletti, da De Amicis, con Vittorio De Sica). Nel '47 partecipa alla sua prima Mostra del Cinema di Venezia, che si tiene in città, riportandola l' anno dopo al Lido. Nel '49 emana la Legge di sostegno sul cinema, che porta il suo nome. Attraverso l' imposizione di una tassa al momento del doppiaggio, in gran parte di film americani, la cui importazione era stata vietata nel '38, consente l' incremento di risorse economiche dall' estero. Compra 4mila proiettori 16 millimetri e apre altrettante sale parrocchiali, il 30% del totale nazionale.

giulio andreotti federico fellini

 

Alla cessazione dell' incarico, nel 1953, Andreotti però continua a frequentare il mondo del cinema, e resta amico di produttori, registi, attori. Dei quali gli restano centinai di ricordi e giudizi (e Tatti Sanguinetti è un maestro a tiraglieli fuori tutti). Poi al suo posto capita Oscar Luigi Scalfaro, meno sognatore e più bigotto («Non capiva molto di cinema», dice Tatti, «lui è quello che schiaffeggiava le signore dalle scollature importanti»), e il rapporto tra politica e cinema cambia per sempre.

 

E oggi? «Oggi - dice Tatti Sanguineti - le tre maggiori Film Commision, Toscana, Lazio e Puglia, hanno polverizzato il potere decisionale, mentre il cinema ha bisogno di un po' di cervello centrale. Non dev' essere abbandonato ai cacicchi locali». Ma ai politici il cinema italiano interessa?

 

tatti sanguineti 6

«Non so quanto». Tatti ha appena visto Pinocchio («Ma non ne sentivo il bisogno») e Tolo Tolo («Mi ha depresso»). Ed è convinto che il cinema italiano sia ormai irrilevante. «Oggi si fanno 400 film all' anno, più o meno come ai tempi di Sergio Leone. Ma allora si esportavano ovunque: da Macao a Nairobi, dall' Europa all' America latina. Il nostro cinema popolare lo vedevano e lo volevano tutti. Oggi la più marginale delle pellicole sudcoreane o israeliane è più importante del nostro film più celebrato». Forse Tatti esagera. Ma forse Andreotti sarebbe d' accordo con lui.

tatti sanguineti 4

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”