SIAMO TUTTI PUTTANE! - ANNALISA CHIRICO CONTRO LE ‘’TALEBANE”: “IL BERLUSCONISMO NON T’IMPONE COME VIVERE. IL BOLDRINISMO INVECE SÌ. ALLORA IO DICO: UN CONTO È LA PROSTITUZIONE COATTA, CHE È REATO, UN ALTRO LA PROSTITUZIONE LIBERA. CHE PERMETTE DI GUADAGNARE TANTO IN POCHE ORE DI LAVORO”

Teresa Ciabatti per Dagospia

Datemi Annalisa Chirico, anni 27, fisico da modella, pugliese, attuale fidanzata di Chicco Testa, datemela sotto mano, mi basta mezz'ora. E datemi anche il suo libro, - Siamo tutti puttane - Marsilio - preferibilmente in bozze, cosicché io possa stroncarlo con largo anticipo. Datemela, vi prego, giuro che la distruggo.

A cominciare dalla domanda più tendenziosa e volgare:
Perché a ventisette anni sta con un uomo di sessantadue?
Non è l'uomo più vecchio con cui sono stata.

Risponde Annalisa Chirico in carne ossa seduta sul divano di casa mia. È venuta. Senza il minimo timore, si è prestata. E così io capisco che questa non sarà un'intervista facile. Non una vittoria sicura. E se mi fossi letta la biografia della ragazza forse l'avrei capito prima: laureata in scienze politiche alla Luiss, Master in European Studies, biennale in relazioni internazionali, dottorato. Giornalista, scrittrice di Condannati preventivi, e Segreto di stato - Il caso Niccolò Pollari.

Come nasce la sua passione politica?
Da bambina. Me l'ha passata mio padre, socialista craxiano.

Il primo ricordo politico?
La morte di Craxi. Io, undici anni, con papà davanti alla televisione. Lui in lutto che mi spiega che oggi è morto un leader riformista di sinistra. Un capro espiatorio. Io che mi alzo in piedi sul letto e dico: "che schifo, è tutto uno schifo."

Coscienza politica già a undici anni?
Torturavo mio padre con domande del tipo: "papà, come è possibile che un magistrato si tolga la toga e faccia politica?", oppure: "papà, perché nessuno riforma il sistema?" e anche: "papà, è forse democrazia questa?"

Lo sfiniva.
Un po'.

Che educazione ha ricevuto?
Liberale. Io e mia sorella non abbiamo mai avuto il coprifuoco. Potevamo vestirci come volevamo. A otto anni mi sono rollata la prima sigaretta. Di camomilla, va bene. A quattordici, papà mi ha regalato la Vespa. "Vai" dice. E io: "Non sono capace." E lui: "accelera e vai."

Quello che rivendica nel suo libro: la libertà di scegliere la vita che si vuole a costo di farsi male.
Siamo tutti puttane è un inno al diritto di ciascuno di farsi strada come meglio può.

Perché questo titolo?
Il libro non è un memoir di una prostituta a fine carriera, non lo è perché non è stato il mio mestiere, ma ciò non significa che lo escluda nel futuro, non posso prevederlo.

Nel senso che non avrebbe problemi a prostituirsi?
Nel senso che in una democrazia liberale va difeso anche questo diritto. Per fortuna qui se puttaneggi per strada, non arriva la polizia a redarguirti. Ci sono paesi in cui, se una donna va al centro commerciale con lo smalto, viene fermata dalla polizia: violazione dell'onore.

Nel libro racconta la prima volta che ha visto un orgasmo.
In gita con la scuola, al museo. L'estasi di Santa Teresa. Non capivo bene cosa fosse, capivo però che mi sarebbe piaciuto. E col passare degli anni, in effetti, mi è piaciuto.

E dopo?
Primo rapporto completo a vent'anni. Il sesso per me è stato una scoperta continua.

Ovvero?
Durante l'Erasmus, all'Università di Bruxelles m'imbatto in una bambola e in un bambolo giganti a cui s'illuminano le zone erogene e le zone di maggiore rischio. Era una dimostrazione, all'estero sono molto più emancipati. Dunque: io mi concentro sul bambolo. Naturalmente s'illumina il pene, zona di massima pericolosità, ma come zona erogena s'illuminano i capezzoli. Non lo sapevo. L'ho scoperto col bambolo.

Come nasce Siamo tutti puttane?
Da un'incazzatura. Ho seguito il processo alle olgettine. E a ogni udienza m'incazzavo di più: quelle ragazze, chiamate in qualità di testimoni, in realtà erano imputate, e non per reati del codice penale, ma per i loro costumi privati. Quelle toghe stavano violando i diritti di ragazze che avevano avuto la colpa estrema di accarezzare il potere cercando di inseguire i loro sogni.

Il sogno di diventare famosa?
Embé? Chi siamo noi per giudicare i sogni degli altri? Le taleban-femministe giudicano.

Per taleban-femministe lei intende il movimento Se non ora quando che critica duramente.
Io sono femminista, ma il loro è un femminismo perbenista che celebra il modello di donna madre e moglie. Hanno restaurato il tribunale della pubblica morale.

Meglio il sistema di valori berlusconiano?
Il berlusconismo non t'impone come vivere. Il pericolo del boldrinismo invece è che vuole importi come vivere. Allora io dico: un conto è la prostituzione coatta, che è reato, un altro la prostituzione libera. Ci sono ragazze libere, istruite, consenzienti, che scelgono di fare, anche per una fase breve della loro vita, questo mestiere che permette di guadagnare tanto in poche ore di lavoro.

Lei fa i nomi di queste femministe: Concita De Gregorio, Lidia Ravera, Cristina e Francesca Comencini.
Con il libro volevo dire a tutte loro: siete delle talebane, appunto. Il gotha del femminismo italiano è riuscito a produrre una manifestazione di piazza dove lo slogan era "Veronica libera, ora anche noi libere". Il problema delle signore era Berlusconi.

E il suo?
La vera battaglia per me è che una donna oggi sia libera di essere quello che vuole, madonna o puttana. Che voglia o no accudire i genitori, che voglia o no allattare al seno. Ogni ragazza scaltra e indipendente ha diritto di sgomitare.

Il rischio è arrivare a ricoprire ruoli senza competenze, prendiamo Nicole Minetti.
Uno stupido fa più danno di una puttana intelligente. La Minetti è intelligente.

Quindi lei ha apprezzato la Minetti consigliere regionale?
Se il sistema di regole è quello dei listini bloccati - che affida a chi compila le liste il libero arbitrio di scegliere gli eletti - perché chiedersi come c'è arrivata la Minetti e non gli altri? Dicono: per lei è più grave perché ha usato il corpo. Oltre al fatto che non è provato, comunque io contesto esattamente questo: c'è chi dà il corpo, chi la propria autonomia intellettuale, chi compra le candidature. Cos'è più grave? Il problema sono le regole, non le Minetti.

Lei si mette nel libro in prima persona, racconta di sé, la sua adolescenza, la sua libertà, prende posizione su questioni etiche, si mette dalla parte delle olgettine.
Io incarno il mio libro.

Perché è bella e libera?
Anche.

Lei conclude con "che il piacere sia con voi": un consiglio, una preghiera, una provocazione?
Una convocazione: fatelo.

Il libro è pieno di vita, un universo dove non esiste morte, come un eterno presente.
Non che io alla morte non ci pensi, ultimamente sono diventata anche più prudente, minimizzo i rischi fisici. Eppure il pensiero della morte, l'idea che potrei morire, mi lega ancora di più alla vita.

Come si vede nel futuro?
Non invecchierò mai.

Figli?
La gravidanza è un'esperienza. Ma quello che nasce rimane.

 

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