TELECOM-MEDIA - PERCHÉ BERNABE’ HA CONCESSO A CAIRO CONDIZIONI STRAORDINARIAMENTE FAVOREVOLI PER CIRCA 200 MILIONI, QUANDO UN ANNO FA A CARLO DE BENEDETTI VENIVA CHIESTO DI SBORSARE UNA CIFRA PRESSOCHÉ ANALOGA PER AVERE LA STESSA AZIENDA CON QUALCHE ACCESSORIO IN PIÙ (MTV)? - CHI PUÒ ESCLUDERE CHE DI QUI A QUALCHE TEMPO IL GRUPPO ESPRESSO-REPUBBLICA E LA7 SIEDANO ALLO STESSO DESCO?.....

Osvaldo De Paolini per il Messaggero

C'è chi manifesta sorpresa per la decisione del consiglio di amministrazione di Telecom Italia di cedere La7 a pochi giorni dalle elezioni: tanto valeva aspettare l'insediamento del nuovo Parlamento, precisano costoro nel mentre gettano ombre sul perché di una decisione tanto affrettata.

La verità è l'esatto opposto: bene ha fatto invece il vertice Telecom a deliberare la vendita in questo particolare momento, e non solo perché era una vicenda che si trascinava malamente da almeno otto mesi; l'aver deciso prima di conoscere l'esito delle elezioni, cioè prima che una qualunque forza politica potesse incidere sull'orientamento dei consiglieri, è infatti un segno di autonomia che fa onore al vertice del gruppo telefonico.

Altro è invece il discorso sul perché cedere solo l'emittente tv a Urbano Cairo e non invece l'intera TiMedia al fondo Clessidra. E altra ancora è la questione relativa alle condizioni straordinariamente favorevoli concesse a Cairo - che probabilmente si vedrà riconosciuti da Telecom benefici complessivi per circa 200 milioni ancor prima di mettere piede a La7 - quando un anno fa a Carlo De Benedetti, l'editore del gruppo Espresso-Repubblica, veniva chiesto di sborsare una cifra pressoché analoga per avere la stessa azienda con qualche accessorio in più (Mtv).

Sulla prima questione la spiegazione fornita dal presidente di Telecom Italia, Franco Bernabè, secondo cui cedere l'intera TiMedia con i suoi multiplex in questa fase significherebbe rinunciare a potenziali profitti, convince fino a un certo punto. Il perché è presto detto.

Anzitutto concedere a Cairo uno sconto di 10 milioni l'anno sui 15 milioni pattuiti per l'affitto delle frequenze, oltre a ridurre i ricavi di TiMedia provocherà sicuramente una richiesta di pari riduzione da parte di altri grandi clienti (per esempio Discovery e Switchover).

In secondo luogo Mediaset, cui in questo momento avanzano le frequenze non utilizzate, si prepara ad aggredire il portafoglio clienti di TiMedia con possibilità di successo non modeste. Infine, probabilmente entro l'anno si avrà l'assegnazione da parte del governo di ben tre multiplex che a loro volta invaderanno l'etere con 24 nuovi canali.

Di fronte a tali prospettive viene difficile condividere l'ottimismo manifestato da Bernabè sulla profittabilità futura di TiMedia. E resta misteriosa la ragione per la quale nel pacchetto che verrà ceduto a Cairo non rientra Mtv, troppo piccola per risultare utile a TiMedia e fonte di perdite pressoché certe se allontanata dalla sorella maggiore.

A proposito delle condizioni proposte da Cairo (una dote di partenza di circa 90 milioni, il citato sconto sull'affitto delle frequenze, la cancellazione di 40 milioni di debiti verso la capogruppo, l'assorbimento da parte di TiMedia di un centinaio di dipendenti giudicati in esubero e altro ancora) qualche perplessità suscita la richiesta di aumentare da 6 milioni a 16 milioni il monte-pubblicità annuale accordato da Telecom Italia a La7.

D'accordo che mai crisi più grave aveva colpito i media tradizionali soprattutto nella raccolta pubblicitaria - e ciò in parte giustifica il rovesciamento delle condizioni alla vendita rispetto a quando De Benedetti corteggiava La7 e Bernabè rifiutò di cedere - ma un incremento tanto importante per lo stesso media non sarà facilmente giustificabile.

Questa considerazione introduce la questione finale: vista la grave crisi perdurante, riuscirà la Cairo Communication con le sue sole forze a sostenere il peso di una tv che negli ultimi dieci anni ha perso la bellezza di 1 miliardo al ritmo di circa 100 milioni l'anno?

Per quante economie e per quanti tagli riesca a realizzare, difficilmente riuscirà a reggere la sfida oltre il triennio se la base sono i ricavi e l'utile 2012 (rispettivamente 319 milioni e 18 milioni) e se alla qualità dell'offerta non verranno inferte, come ha assicurato lo stesso Cairo, alterazioni significative. Dunque, di uno o più alleati avrà certamente bisogno. Dove cercare?

Diego Della Valle si era offerto di formare una cordata per rilevare la maggioranza de La7 ma, giunto troppo tardi per partecipare alla gara, non avrebbe disdegnato un'alleanza con Clessidra (qualora la sua proposta fosse risultata vincente) in virtù soprattutto delle spalle robuste che vanta il fondo di Claudio Sposito.

Sarà, Della Valle, egualmente disponibile qualora Cairo dovesse bussare alla sua porta? Difficile dire, ma vista l'oculatezza con la quale l'imprenditore amministra le sue finanze è più facile propendere per il no. Dunque? Non sia mai che si giunga a considerare buono ciò che l'abbondanza fece scartare.

E poiché De Benedetti non ha mai davvero cessato di guardare con interesse all'emittente di Enrico Mentana, chi può escludere che di qui a qualche tempo il gruppo Espresso-Repubblica e La7 siedano allo stesso desco?

 

 

bernabe cairo la sette URBANO CAIRO Le protagoniste con Urbano Cairo - Copyright Pizzibernab CARLO DE BENEDETTI DA FABIO FAZIOq dip27 banfi urbano cairo5tod05 bernardinidepace d dellavalleCLAUDIO SPOSITO

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?