paolo di paolo pasolini

LE VACANZE ITALIANE DI PAOLO DI PAOLO & PIER PAOLO PASOLINI - DA WALTER CHIARI IN MUTANDA E TIRABACI A AGNELLI "GRASSO, FIORENTE, ABBRONZATO", NEL GIUGNO ‘59 IL FOTOGRAFO E PPP RACCONTARONO INSIEME IL BELPAESE FELICEMENTE SPIAGGIATO. ORA UNA MOSTRA CELEBRA QUEL VIAGGIO – DI PAOLO: “IN VERSILIA PASOLINI CONOBBE UN GRUPPO DI RAGAZZI. LA SERA UNO DI LORO CI RAGGIUNSE NELL'ALBERGO DI VIAREGGIO. E IO CHE POCO PRIMA PENSAVO ANCORA CHE SAREMMO ANDATI A DONNE INSIEME”

Simone Mosca per “il Venerdì di Repubblica”

 

walter chiari a fregene ph paolo di paolo

C' ERA uno statuario Walter Chiari a Fregene in mutanda e tirabaci che si specchiava negli occhi concupiscenti di una bionda invidiata da tre amiche.

 

A Genova sugli scogli del Golfo Paradiso se la cavavano da sole in quattro con gli shorts, e per ammazzare il pomeriggio bastava un'assolata partita a scala quaranta con una del gruppo che le carte le reggeva emancipata tra le dita dei piedi. In Calabria un'anziana era un'antica suora musulmana; sulla riviera romagnola una famigliola l'Adriatico, il mare, non l'aveva visto mai.

 

È il 1959, a Roma una mattina di giugno un affermato fotografo di 34 anni spegne il quattro cilindri della sua Mg Arnolt Bertone e apre la portiera in zona Testaccio. «Daje Pie'» fa Paolo Di Paolo invitando così Pier Paolo Pasolini a sedersi, affilato 37enne conosciuto e chiacchierato ma allora non tanto famoso, censura e processi non solo per i libri ma non ancora per i film.

sali e scendi a venezia ph paolo di paolo

 

«E lui salì in auto lento, prudente, e per chilometri non spiccicò parola, uno strazio, uno ligio ligio e zitto zitto» ricorda oggi Di Paolo, 95 anni, l'obbiettivo che 62 anni fa in insolita coppia con Pasolini si incaricò di inquadrare il litorale italiano su cui si stava inventando l'estate, la vacanza così come la si è conosciuta, stancamente perpetuata e rimpianta solo quando, ora, non esiste più.

 

«Del presente in mascherina non mi frega niente, mi interessava la novità allora, cogliere la sorpresa della spiaggia, senza giudicare ma raccontando l'entusiasmo innocente che fu in assoluto la forza della mia generazione. Io, noi, soltanto nel Dopoguerra scoprimmo cos'è la felicità. Pier Paolo fu felice in vacanza? Non so, in parte sì, ma vedeva sempre il tramonto, mai l'alba. Tornassi indietro l'avrei aiutato ad amare con meno pensieri».

 

Il 23 aprile a Milano la Fondazione Sozzani in corso Como inaugurerà La lunga strada di sabbia offrendo alcuni inediti nella selezione di 101 immagini che Di Paolo scattò nel '59, insieme a Milano 1956-1962, altra serie di scatti firmati d'ambientazione milanese con appendice espositiva allo spazio Bulgari di via Montenapoleone.

pier paolo pasolini sul monte dei cocci ph paolo di paolo

 

La curatrice è Silvia Di Paolo, figlia di Paolo, che nel 2000 nella cantina di casa scoprì per caso dopo anni di oblio l'archivio da migliaia di pellicole, diapositive, stampe che il padre, ritiratosi come un fantasma dalla carriera nel '70, aveva tenuto in segreto ordine. «Un passato,  uno dei tanti» liquida lui. No, non un passato qualunque. Antonioni, Mastroianni, Anna Magnani, Giuseppe Ungaretti, Ezra Pound, Tennessee Williams con il cane, la carceri, le fabbriche, le piazze dove l'Italia cambiava.

 

PRIMA DEL SORPASSO

Nato nel '25 a Larino (Campobasso), Paolo Di Paolo seppellì apparecchi e rullini perché da «eccellente dilettante» dopo avere dato il meglio di sé mai avrebbe voluto confondersi tra i paparazzi. Divertente ma non leggero, affabile ma non cialtrone, seducente ma sensibile, fiero ma non vanitoso, donnaiolo ma alla fine fedele a una moglie soltanto.

pasolini la lunga strada di sabbia 9

 

L'italiano migliore di una volta, forse. «Quando morì Pier Paolo mi ero già ritirato con 9 pastori maremmani in campagna, e il giorno del funerale vidi che all'improvviso erano spuntate a piangerlo schiere di amici. Fu durissimo per me quel giorno, a casa solo». Di Paolo fu a lungo il fotografo di punta de li Mondo di Mario Pannunzio. Ma fu per il Successo, rotocalco diretto da Arturo Tofanelli, che per alcune estati firmò serie di colore, autore sia delle foto che dei testi. Anche nel giugno `59 si presentò così con un pacchetto tutto incluso per la stagione, un bel tour delle coste dell'Italia.

 

paolo di paolo

Titolo: La lunga strada di sabbia. «Ottimo, però stavolta vai con uno che è una bomba, scriverà lui» sentenziò Tofanelli. L'ombra di Pasolini si allungò sul viaggio di Di Paolo che presagì subito il temporale alla prima telefonata. «Sapevo chi era, non sapevo come fosse». Il viaggio di Pier Paolo Pasolini e Paolo Di Paolo iniziò identico, ma tre anni prima, a Il sorpasso di Risi.

 

Nella Roma estiva a bordo del suo bolide, Di Paolo si presentò come un gaudente Gassman al sensibile intellettuale, moro e non studente, ma insomma Pasolini a modo suo era Trintignant. «Cercai di attaccare bottone, si animò solo quando gli raccontai di Pannunzio, del Mondo, meta ambita da chiunque allora fosse laico e soprattutto bravo».

 

paolo di paolo pasolini 5

Si arrivò a Cecina, ma pure il ristorante fu un disastro. «Sono sempre stato un bevitore, un buongustaio, e portai Pier Paolo in una locanda strepitosa. Scoprii che quasi non mangiava e, peggio, era astemio». E poi sempre così silenzioso Pier Paolo, sempre così timido.

 

NIENTE PAPARAZZI

Fu in Versilia che si consumò la parte più intensa del viaggio comune. «Arrivammo a Cinquale. Lui si entusiasmò e mi chiese se sapevo cosa significasse quel luogo. E io, che potendo mi sarei laureato in filosofia, recitai a memoria Rilke, gli feci l'elenco dei villeggianti illustri. Thomas Mann, Aldous Huxley, Malaparte, il suo amico Bertolucci.

 

Mi guardò come se una scimmia all'improvviso avesse parlato». Pasolini si distese un poco ma a Cinquale conobbe anche un gruppo di ragazzi. Di Paolo scattò a proposito una famosa foto sull'arenile. «La sera uno di loro ci raggiunse nell'albergo di Viareggio. E io che poco prima pensavo ancora che saremmo andati a donne insieme».

 

paolo di paolo 23

Poco dopo la Versilia («Pasolini scrisse anche di aver incontrato al Forte l'Avvocato Agnelli "grasso, fiorente, abbronzato" ma diciamo che ognuno nel proprio mestiere romanza») la coppia decise di dividersi. E allora l'Italia fu girata di lì in poi a due velocità. Paolo Di Paolo piombava sui matrimoni pugliesi con la sua Mg, Pasolini si faceva denunciare, come al solito, per esempio dai calabresi per averli poi definiti "banditi", su di una 1500.

PASOLINI LA LUNGA STRADA DI SABBIA

 

Pochi giorni dopo lo scisma, uscì la prima puntata delle tre previste su il Successo. «La lessi ed era un Pasolini meraviglioso, che ritengo non si sarebbe ritrovato nei due articoli seguenti».

 

Nonostante la critica, leggendo e osservando gli sguardi di PPP e PDP a decenni di distanza si ha una sensazione di armonia. Ma sono strani i viaggi. Uniscono o dividono per sempre. Pasolini pochi mesi dopo il sodalizio di Successo chiamò all'improvviso Di Paolo. «Non voglio paparazzi, ti prego, vieni tu a raccontarmi». Il fotografo fu ammesso allora al cospetto della venerata mamma di Pier Paolo che quindi lo condusse nel proprio regno straccione del Testaccio. Dove l'umanità più povera e sporca di Roma salutava Pasolini come un specie di sovrano.

 

pasolini di paolo la lunga strada di sabbia

«Tutti per nome lo cercavano e io lo seguivo tra i molti. Non ci dicemmo una parola, ma non serviva, era la perfezione. All'improvviso lo compresi». Salirono sul Monte dei Cocci, e in cima come cercando un'ultima volta il mare, trovarono una croce. Di Paolo inquadrò Pasolini, la sua serenità nello scalare il Calvario, l'espressione seria di chi non fa vacanza perché sa che ogni estate annuncia un autunno.

PASOLINI LA LUNGA STRADA DI SABBIAPASOLINI DI PAOLO LA LUNGA STRADA DI SABBIApaolo di paolo 19donna al telefono ph paolo di paolo bagnanti al lido di coroglio ph paolo di paolo paolo di paolo 2

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”