bardo 2022venezia

LA VENEZIA DEI GIUSTI - ARRIVA UN ALTRO FILMONE D’AUTORE TARGATO NETFLIX PRONTO PER LA CORSA ALL’OSCAR: E' “BARDO" DEL GIÀ PREMIATISSIMO REGISTA MESSICANO ALEJANDRO GONZÁLEZ IÑÁRRITU - ECCESSI VIRTUOSISTICI DI OGNI TIPO SI ALTERNANO A SEQUENZE DI CATTIVO GUSTO CHE REGISTA E DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA MAGARI SI POTEVANO RISPARMIARE. PER NON PARLARE DEL...

bardo 1

Marco Giusti per Dagospia

 

Ci siamo. Alla fine di una giornata finalmente di pacificazione tra accreditati e biglietti-on-line arriva un altro filmone d’autore targato Netflix lungo ben 174’ (ma cosa sono a confronto delle serie dalle stagioni infinite?) pronto per la corsa all’Oscar.

 

E' “Bardo, o falsa crónica de unas cuantas verdades” del già premiatissimo regista messicano Alejandro González Iñárritu, è un buon ritorno a casa, nel senso del Messico, e un eterno ritorno al fellinismo di “8 ½” (genere che forse andrebbe vietato o limitato da qualche codice morale cinematografaro o da qualche vecchio rospo morente come in “The Kingdom – Exodus”), che alterna grandiose e ricchissime sequenze fotografate da Darius Khondji, con piani sequenza memorabili e eccessi virtuosistici di ogni tipo a sequenze un bel po’ meno riuscite e magari di cattivo gusto che regista e direttore della fotografia magari si potevano risparmiare.

bardo 2

 

Il tutto per raccontare, attraverso gli occhi di un giornalista diventato documentarista celebrato in tutto il mondo, da anni di casa in America, Silverio, interpretato da un simil-Cacciari Daniel Giménez Cacho (“We Are Who We Are”, “Memoria”) che, tornato a Città del Messico rivede la sua vita e la storia del suo martoriato paese, passando dai massacri di Herman Cortes ai difficili rapporti con gli Stati Uniti, a cominciare dalla guerra di 175 anni fa. Proprio nel momento in cui, e questa è la trovata più divertente del film, l’Amazon di Jeff Bezos, non Netflix per carità, si sta comprando il Basso Messico per una manciata di monetine d’oro senza sparare un colpo.

 

bardo 3

Mettiamoci dentro tutto. Lo strapotere dei media, quello del capitalismo americano, l’identità non identità dei messicani, popolo migrante per definizione, il sentirsi parte indio, parte “scuretto”, una meravigliosa intervista a un capo dei narcos acculturato che viene applaudito più di un leader grillino non acculturato una decina d’anni fa.

 

E i problemi della famiglia, una figlia a Boston, Ximena Lamadrid, che è stanca di mangiare cibo di plastica, un figlio che vuole parlare solo inglese, una bellissima moglie, Griselda Siciliani, che lo ama (la scena d’amore con lei e il loro ballo sono effettivamente scene favolose) ma sa che può contare su “100 uomini pronti a ballare con lei” (caramba!), un figlio nato che ha vissuto solo per 30 ore che ancora tormenta i ricordi dei genitori, le ombre di un padre morto otto anni prima e di una madre malata, una serie di amici che gli rimproverano qualsiasi cosa, a cominciare ovviamente dal successo.

 

bardo 4

Il barbuto Silverio deve ricevere un premio dei giornalisti a Città del Messico e un premio a Los Angeles, ma si ostina a scappare da tutto e da tutti come il Marcello Mastroianni di “8 ½”. Inarritu ha un’idea geniale di sceneggiatura, scritta con Nicolas Giacobone. Il documentario per cui Silverio verrà premiato è il film che stiamo vedendo, “Bardo”, che mescola realtà e fantasia, e quindi i personaggi parlano della parte precedente rispetto a quello che stiamo vedendo come un già visto, sia loro che di noi spettatori. Altro virtuosismo.

 

il cast di bardo

Per non parlare dell’incredibile piramide di morti indios dei conquistadores spagnoli capitanati da Cortes. Un polpettone, si direbbe, e un po’ lo è, con delle parti bellissime, come l’inizio con un’ombra in volo lungo il confine con l’America, omaggio al popolo migrante, e con trovate che (scusate ma) non mi piacciono affatto, come i desparecidos che si materializzano nel centro di Città del Messico.

 

Per non parlare dell’estrema fellinata della porno star Tania con due uova fritte spiaccicate sulle tette che Silverio/Marcello succhierà sotto il letto di quando era ragazzino. Aiuto! Fellini, con tutto il suo machismo riminese, non lo avrebbe mai fatto. Insomma, si può piangere, si può guardare a occhi spalancati. E’ un grande spettacolo, anche se forse non è il mio spettacolo. Hai già fatto “Birdman”, no? E’ un grande spettacolo, però, con tanto di visita agli studios di Churubusco dove venne girato “I magnifici sette” di John Sturges.

 

riprese di bardo di alejandro gonzales inarritu 3

E ti chiedi davvero cosa voglia raccontare Inarritu con questo film elefante che, come il bambino che non vuole nascere, preferisce nascondersi dentro il ventre della mamma. Ma sbaglio o anche Marcello vedeva in sogno il padre morto? Pronto per il lancio all’Oscar, verrà distribuito in America il 18 novembre in sala e un mese dopo sulla piattaforma.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…