albert speer

ASPETTA E SPEER - L’ARCHITETTO DI HITLER, ALBERT SPEER, HA SEMPRE NEGATO OGNI RESPONSABILITÀ NEI CRIMINI NAZISTI AL PUNTO DA EVITARE LA CONDANNA A MORTE A NORIMBERGA E SCONTANDO VENT’ANNI DI PRIGIONE - USCITO NEL 1966, ACCOLTO IN CONVEGNI, TV E CIRCOLI INTELLETTUALI - MA ORA UNA MOSTRA SMASCHERA DEFINITIVAMENTE LE SUE BUGIE… - VIDEO DOCUMENTARIO

 

 

Paolo Valentino per il “Corriere della Sera”

 

ALBERT SPEER E ADOLF HITLERALBERT SPEER E ADOLF HITLER

Il 1° ottobre 1966, dopo venti anni di prigionia, le porte del carcere di Spandau, nella sezione occidentale di Berlino, si aprirono per Albert Speer. Architetto del regime nazista, amico intimo di Hitler, ministro degli Armamenti e della Produzione bellica del Terzo Reich durante la Seconda guerra mondiale, Speer aveva abilmente evitato la condanna a morte al Processo di Norimberga, assumendosi una generica responsabilità storica e ammettendo di aver subito il fascino del Führer, ma negando di esser mai stato a conoscenza dei crimini di guerra nazional-socialisti, tantomeno dello sterminio degli ebrei.

 

albert speer l'architettoalbert speer l'architetto

Accolto come una rockstar da una folla di fotografi e inviati dei media di tutto il mondo, in quell' autunno di mezzo secolo fa Speer iniziò una seconda carriera di testimone oculare del suo tempo, autore di bestseller mondiali, ospite di convegni e trasmissioni televisive, corteggiato dai circoli intellettuali.

 

Nella Germania del Dopoguerra che faceva ancora conti sommari con il passato nazista, preferendo rimuoverlo, si credeva volentieri a quel signore alto, elegante e colto, la cui narrazione in apparenza sincera sembrava aiutare l'auto-assoluzione di un'intera generazione. «Ha mai sentito il nome Auschwitz?», gli chiese in una celebre intervista Joachim Fest, lo storico che ne raccolse le memorie e uno dei tanti che accettarono per buona la «verità» di Speer. «Non l'ho mai sentito direttamente», fu la risposta.

 

ALBERT SPEER CON ADOLF HITLER ALBERT SPEER CON ADOLF HITLER

Speer morì nel suo letto, ormai celebrità internazionale, nel 1981. Ma ci volle più di un decennio perché la sua leggenda fosse completamente smascherata e venissero alla luce le sue enormi responsabilità nei crimini del nazismo, incluso il pieno coinvolgimento personale nell' organizzazione dell' Olocausto.

 

Una prova per tutte, oggi ampiamente documentata, la riunione del 15 settembre 1942, nella quale il ministro per gli Armamenti e la Produzione bellica autorizzò personalmente il progetto del lager di Auschwitz-Birkenau, al costo di 13,7 milioni di Reichsmark, compresa la costruzione dei luoghi per i «trattamenti particolari», parole in codice per camere a gas e forni crematori.

ALBERT SPEERALBERT SPEER

 

Di più, altri documenti venuti alla luce negli anni Novanta comprovano che due assistenti di Speer lo tennero costantemente informato dell' avanzamento dei lavori nel più conosciuto lager nazista; che egli visitò personalmente il campo di Mauthausen e infine che, a differenza di quanto sostenne a Norimberga dove rovesciò la colpa su Fritz Sauckel, fu proprio sua l' idea di usare il lavoro degli schiavi-ebrei nelle fabbriche sotterranee di Mittelbau-Dora, dove si costruivano le V-2.

 

Ma come fu possibile che il «racconto» autoassolutorio di Albert Speer rimanesse non controverso per così tanto tempo? Come si spiega che così tanti tedeschi abbiano accettato così a lungo la sua verità, anche dopo che una rigorosa ricerca storica l' aveva confutata?

 

ALBERT SPEER E HITLERALBERT SPEER E HITLER

È intorno a queste domande che ruota la mostra aperta fino alla fine di novembre al Doku-Zentrum di Norimberga. Il luogo dell' allestimento non poteva essere più adatto: il Centro di documentazione bavarese è infatti ospitato nel monumentale complesso che proprio Speer progettò per i congressi del partito nazional-socialista e dove il Reich millenario inscenava la propria megalomania.

 

Curata da Martina Christmeier e Alexander Schmidt, la mostra di Norimberga percorre con filmati, fotografie, documenti e installazioni tutta l' autorappresentazione «speeriana» dopo il 1945. C' è il suo show da tecnocrate impolitico a Norimberga, il cinismo con cui rovescia su altri la responsabilità di decisioni sue. Viene alla luce la rete informale di amici e familiari sulla quale poté contare in Germania durante e dopo i vent' anni di prigionia e che fu determinante per ripulire le tracce del suo coinvolgimento: fra gli altri, i documenti che dimostrano come Rudolf Wolters, un suo ex assistente, eliminò dai diari del maestro ogni passaggio compromettente, prima di consegnarne degli «originali» rifatti agli archivi federali.

 

ALBERT SPEERALBERT SPEER

«Quella di Speer - spiega Alexander Schmidt - fu una sistematica operazione di falsificazione della storia. Perfino nelle Memorie , che lui non scrive ma detta a Joachim Fest e all' editore Wolf Jobst Siedler, i quali probabilmente lo "aiutano" a ricordare, nulla è autentico, tutto è ricostruito in modo a lui favorevole».

 

Un lavoro molto accurato venne fatto, per esempio, per nascondere la partecipazione di Speer alla famosa riunione di Himmler con i Gauleiter dell' ottobre 1943 a Poznan, in Polonia, quella in cui il capo delle SS disse chiaramente e senza eufemismi che tutti gli ebrei dovevano essere uccisi. In realtà il ministro per gli Armamenti e la Produzione bellica non solo vi prese parte, ma ebbe anche una lunga conversazione con Himmler.

Eppure, le giustificazioni di Speer vennero pienamente accettate in Germania, mentre era ancora in vita.

ALBERT SPEERALBERT SPEER

 

Perché? «Perché era quello che i tedeschi volevano sentire - spiega Schmidt -, se perfino lui, che era nel cerchio magico di Hitler e una delle figure di punta del Reich, non sapeva cosa stesse succedendo, allora chiunque altro poteva dire in coscienza "anch' io non ne sapevo nulla".

 

Il suo racconto assolveva l' intera società tedesca, dopo il 1966 il ruolo di Speer è stato nefasto nel confronto della Germania con il passato nazional-socialista». Non poco contribuirono il suo carisma, la sua cultura, la bella presenza, la rassicurante immagine borghese che faceva a pugni con l' iconografia bovina e criminale dei nazisti.

ALBERT SPEER E HITLERALBERT SPEER E HITLER

 

Con la mostra di Norimberga cala probabilmente in modo definitivo il sipario su una delle personalità più significative e controverse del regime hitleriano. Sfatate le troppe menzogne, l' architetto Albert Speer emerge come uno dei principali colpevoli dell' universo criminale nazista. Ma è troppo tardi. Se i giudici di Norimberga avessero saputo allora ciò che sappiamo oggi, sicuramente lo avrebbero mandato a morte.

Ultimi Dagoreport

consiglio supremo difesa mattarella meloni fazzolari bignami

DAGOREPORT - CRONACA DI UN COMPLOTTO CHE NON C’È: FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, CONSIGLIERE DEL QUIRINALE, SI SARÀ ANCHE FATTO SCAPPARE UNA RIFLESSIONE SULLE DINAMICHE DELLA POLITICA ITALIANA IN VISTA DELLE ELEZIONI 2027. MA BELPIETRO HA MONTATO LA PANNA, UTILE A VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ E A DARE UN ASSIST A FRATELLI D’ITALIA, SEMPRE PRONTA ALLA LAGNA VITTIMISTA – A QUEL TORDO DI GALEAZZO BIGNAMI È SCAPPATA LA FRIZIONE. E DOPO IL SUO ATTACCO AL COLLE, IL SOLITAMENTE CAUTO GIOVANBATTISTA FAZZOLARI È INTERVENUTO PRECIPITOSAMENTE PER SALVARGLI LA FACCIA (E LE APPARENZE CON IL COLLE) - BELPIETRO ESONDA: "ISTITUZIONALMENTE SCORRETTA LA REPLICA DEL QUIRINALE"

alessandra smerilli riccardo campisi alessandra smerilli papa leone xiv

DAGOREPORT - CHI POTRÀ AIUTARE PAPA PREVOST A RIPIANARE IL DEFICIT ECONOMICO DELLA SANTA SEDE? - LEONE XIV EREDITA DA BERGOGLIO UNA COMMISSIONE PER LA RACCOLTA FONDI PER LE CASSE DEL VATICANO, PRESIEDUTA DA MONSIGNOR ROBERTO CAMPISI E IN CUI C’E’ ANCHE LA SUORA ECONOMISTA ALESSANDRA SMERILLI – I DUE HANNO UNA FREQUENTAZIONE TALMENTE ESIBITA DA FARLI DEFINIRE LA “STRANA COPPIA”. SONO ENTRAMBI AMANTI DELLO SPORT, DELLE PASSEGGIATE, DEI VIAGGI, DEL NUOTO IN ALCUNE PISCINE ROMANE ED ANCHE NEL MARE DI VASTO, DOVE SPESSO I DUE SONO VISTI IN VACANZA - LA SALESIANA SMERILLI, IN TEORIA TENUTA A VIVERE IN UNA COMUNITÀ DELLA SUA CONGREGAZIONE, VIVE IN UN LUSSUOSO APPARTAMENTO A PALAZZO SAN CALLISTO, DOVE LA SERA È DI CASA MONSIGNOR CAMPISI, SPESSO CON ALTRI OSPITI ATTOVAGLIATI AL SUO TAVOLO…

nicola colabianchi beatrice venezi alessandro giuli gianmarco mazzi

FLASH! - DA ROMA SALGONO LE PRESSIONI PER CONVINCERE BEATRICE VENEZI A DIMETTERSI DA DIRETTORE DELL’ORCHESTRA DEL VENEZIANO TEATRO LA FENICE, VISTO CHE IL SOVRINTENDENTE NICOLA COLABIANCHI NON CI PENSA PROPRIO ALLE PROPRIE DIMISSIONI, CHE FAREBBERO DECADERE TUTTE LE CARICHE DEL TEATRO – ALLA RICHIESTA DI SLOGGIARE, SENZA OTTENERE IN CAMBIO UN ALTRO POSTO, L’EX PIANISTA DEGLI ANTICHI RICEVIMENTI DI DONNA ASSUNTA ALMIRANTE AVREBBE REPLICATO DI AVER FATTO NIENT’ALTRO, METTENDO SUL PODIO LA “BACCHETTA NERA”, CHE ESEGUIRE IL “SUGGERIMENTO” DI GIULI E CAMERATI ROMANI. DUNQUE, LA VENEZI E’ UN VOSTRO ‘’PROBLEMA”…

emmanuel macron giorgia meloni volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – MACRON E MELONI QUESTA VOLTA SONO ALLEATI: ENTRAMBI SI OPPONGONO ALL’USO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI IN EUROPA, MA PER RAGIONI DIVERSE. SE IL TOYBOY DELL’ELISEO NE FA UNA QUESTIONE DI DIRITTO (TEME LE RIPERCUSSIONI PER LE AZIENDE FRANCESI, IL CROLLO DELLA CREDIBILITÀ DEGLI INVESTIMENTI UE E IL RISCHIO DI SEQUESTRI FUTURI DI CAPITALI EUROPEI), PER LA DUCETTA È UNA QUESTIONE SOLO POLITICA. LA SORA GIORGIA NON VUOLE SCOPRIRSI A DESTRA, LASCIANDO CAMPO A SALVINI – CON LE REGIONALI TRA CINQUE GIORNI, IL TEMA UCRAINA NON DEVE DIVENTARE PRIORITARIO IN CAMPAGNA ELETTORALE: LA QUESTIONE ARMI VA RIMANDATA (PER QUESTO ZELENSKY NON VISITA ROMA, E CROSETTO NON È ANDATO A WASHINGTON)

giorgia meloni matteo salvini elly schlein luca zaia

DAGOREPORT - C’È UN ENORME NON DETTO INTORNO ALLE REGIONALI IN VENETO E CAMPANIA, E RIGUARDA LE AMBIZIONI DI ZAIA E DE LUCA DI...RIPRENDERSI LA GUIDA DELLE RISPETTIVE REGIONI! - NULLA VIETA AL “DOGE” E ALLO SCERIFFO DI SALERNO DI RICANDIDARSI, DOPO AVER “SALTATO” UN GIRO (GLI ERA VIETATO IL TERZO MANDATO CONSECUTIVO) – IN CAMPANIA PER DE LUCA SAREBBE UN GIOCO DA RAGAZZI: GLI BASTEREBBERO 5-6 CONSIGLIERI FEDELISSIMI PER TENERE PER LE PALLE FICO E POI FARLO CADERE PER RICANDIDARSI. IDEM PER IL "DOGE", CHE PERO' NON AVRA' DALLA SUA UNA LISTA DI "SUOI" CANDIDATI - A CONTARE SARANNO I VOTI RACCOLTI DAI SINGOLI PARTITI NECESSARI A "PESARSI" IN VISTA DELLE POLITICHE 2027: SE FRATELLI D’ITALIA SUPERASSE LA LEGA IN VENETO, CHE FINE FAREBBE SALVINI? E SE IN CAMPANIA, FORZA ITALIA OTTENESSE UN RISULTATO MIGLIORE DI QUELLO DI LEGA E FRATELLI D'ITALIA, COME CAMBIEREBBERO GLI EQUILIBRI ALL'INTERNO DELLA COALIZIONE DI MAGGIORANZA?

edmondo cirielli giovambattista fazzolari giorgia meloni

DAGOREPORT - C’È UN MISTERO NEL GOVERNO ITALIANO: CHE “FAZZO” FA FAZZOLARI? – IL SOTTOSEGRETARIO ALL’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA FA IL TUTTOLOGO, TRANNE OCCUPARSI DELL’UNICA COSA CHE GLI COMPETE, CIOE' L’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA - SI INDUSTRIA CON LE NOMINE, SI OCCUPA DI QUERELE TEMERARIE AI GIORNALISTI (NEL SENSO CHE LE FA), METTE IL NASO SULLE VICENDE RAI, MA NON FA NIENTE PER PLACARE GLI SCAZZI NEL CENTRODESTRA, DOVE SI LITIGA SU TUTTO, DALL'UCRAINA ALLA POLITICA ECONOMICA FINO ALLE REGIONALI – LO SHOW TRASH IN CAMPANIA E EDMONDO CIRIELLI IN VERSIONE ACHILLE LAURO: L’ULTIMA PROPOSTA? IL CONDONO…