milena gabanelli brexit

BREXIT, CRONACA DI UN GRANDE ERRORE – A QUATTRO ANNI DALL'USCITA DEL REGNO UNITO DALL'UE, IL 55% DEI BRITANNICI SI PENTE DELLA SCELTA E IL MOTIVO È SEMPLICE: USCIRE, SI È RIVELATO UN BOOMERANG A LIVELLO ECONOMICO – GABANELLI FA I CONTI IN TASCA AI SUDDITI DI RE CARLO: “DAL 2020 SONO ANDATI PERSI 1,8 MILIONI DI POSTI DI LAVORO, IL PIL È CALATO E IL POTERE D’ACQUISTO DEI SALARI È SCESO DI 2.000 STERLINE L’ANNO. LE TASSE SONO AUMENTATE DEL 4%, SONO CRESCIUTI I PREZZI DEI BENI PRIMARI E…”

GUARDA QUI LA VIDEO-INCHIESTA DI MILENA GABANELLI SULLA BREXIT

 

Estratto dell’articolo di Domenico Affinito e Milena Gabanelli per il “Corriere della Sera”

 

milena gabanelli brexit

Le ultime elezioni europee hanno premiato gli euroscettici, che lo sono più nelle dichiarazioni che nei programmi. L’uscita dall’Europa oggi la sostiene solo il partito tedesco Afd. Negli anni passati l’aveva cavalcata il Partito Popolare Danese, il Partito delle Libertà in Austria, Perussuomalaiset in Finlandia, il Partito Nazionalista a Malta e il Front National in Francia. In Italia c’era Italexit, mentre Fratelli d’Italia nel programma elettorale per le Europee 2014 proponeva lo «scioglimento concordato dell’eurozona», così come aveva fatto la Lega. […] L’unico Paese che ha lasciato l’Ue è il Regno Unito. Vediamo come è andata.

 

i dati sulla brexit dataroom 6

Parte tutto nel 1993 A chiedere l’uscita dalla Ue fin dal 1993 sono gli indipendentisti dell’Ukip, che sotto la guida di Nigel Farage nel 2014 diventano il primo partito.

[…] David Cameron indice il referendum e il 23 giugno 2016, contro tutte le previsioni, il 51,9% dei votanti sceglie «Brexit». Dopo lunghi negoziati a gennaio 2020 viene siglato il divorzio.

 

Il Regno Unito, pur versando meno del dovuto, era un contribuente netto, con un saldo negativo di 6 miliardi di euro all’anno.

Oggi il contributo è scomparso, ma Londra non è diventata più ricca. Deve saldare il passivo che ha con Bruxelles: all’approvazione del bilancio comunitario, come fa ogni Stato membro, si era impegnata a versare fondi, ricevendone altri in cambio (aiuti, fondi strutturali, progetti di ricerca). Secondo i conti fatti a luglio 2019 dall’ Obr, l’Ente di controllo sul Bilancio statale, il debito era di 32,8 miliardi di sterline. Nel 2024 ne resta da pagare ancora la metà, mentre il think tank britannico Ippr calcola che quello che il governo riesce a stanziare è il 57% di quanto dava l’Europa.

nigel farage contento per la brexit

 

Cresce la spesa pubblica: il ripristino delle frontiere, dogane e tutta la burocrazia connessa agli organismi di controllo ha comportato un aumento del personale di 100 mila unità. Il Regno Unito ha perso l’accesso a quel mercato unico da 450 milioni di consumatori ricchi, non compensato dagli accordi commerciali con i Paesi del Commonwealth, mentre quello di libero scambio con Stati Uniti è naufragato. Il principale mercato di esportazione è ancora quello con la Ue, solo che ora Londra non ha più strumenti per influenzare le decisioni politiche europee.

 

i dati sulla brexit dataroom 3

[…] Fuori dagli standard comuni che facilitavano le importazioni, ora i nuovi controlli sui prodotti alimentari sono a carico delle imprese britanniche con un costo di 2 miliardi di sterline all’anno in più e conseguente crescita dell’inflazione dello 0,2% annuo (Allianz Trade). Per il governo il conto annuale è più basso: 330 milioni di sterline. Intanto per raffreddare l’aumento del costo della vita sono state sospese per i prossimi due anni le nuove tariffe doganali su automobili, carburanti, metalli e beni alimentari, che rappresentano il 45% delle importazioni.

 

i dati sulla brexit dataroom 7

[…] Londra ha dovuto lasciare la Banca europea per gli investimenti (Bei) perché i suoi azionisti sono solo i Paesi membri dell’Ue. La Bei, che raccoglie fondi sui mercati ed eroga prestiti a condizioni favorevoli, nel corso degli anni ha investito nel Regno Unito 146 miliardi di sterline, tra cui il tunnel sotto la Manica, gli ammodernamenti della metropolitana di Londra e lo sviluppo delle energie rinnovabili. Oggi il governo riesce a mettere a disposizione solo 2,4 miliardi di sterline l’anno, meno della metà degli investimenti garantiti dalla Bei tra il 2009 e il 2016.

 

Nel 2015 il Regno Unito era la quinta economia del mondo, nel 2023 è scesa al sesto posto. Le analisi più accreditate concordano: per Goldman Sachs dal referendum del 2016 il Paese ha avuto risultati inferiori alle altre economie avanzate, con una crescita più bassa e un’inflazione più alta. Sul fonte dell’immigrazione sono calati drasticamente gli europei e aumentati in modo significativo gli extracomunitari.

I dati elaborati da Bloomberg evidenziano che dal 2016 il Pil è cresciuto del 6% contro il 24% di quello della Ue, mentre nei dieci anni precedenti la Brexit aveva guadagnato il 12% rispetto a quello medio europeo.

i dati sulla brexit dataroom 2

 

L’Obr nel report di marzo 2024 certifica: commercio meno 15%, produttività meno 4%. Ne identifica le cause nelle nuove barriere sulle merci e nella parziale perdita di Londra del ruolo di hub. Già a partire dal 2016 banche e broker con sede nel Regno Unito, in vista dell’impossibilità a operare liberamente nei Paesi Ue, hanno spostato attività per 900 miliardi di sterline a Dublino, Parigi, Francoforte e Amsterdam. […]

BREXIT

 

A differenza di quanto assicuravano i pro-Brexit il carico fiscale reale è aumentato: oggi, scrive l’Obr, è del 37,1%, il 4% in più rispetto al 2016. Crescono i prezzi dei beni primari, più 30% per gli alimentari, cala il potere d’acquisto di quasi 2.000 sterline l’anno sul reddito medio e il mercato del lavoro perde 1,8 milioni di posti.

 

festeggiamenti per la brexit 12

[…] Il mercato del lavoro perderà altri 1,2 milioni di posti con una decrescita del 10,1%. Tutto questo farà salire il costo complessivo dell’uscita dall’Ue a 311 miliardi di sterline. Eppure gli inglesi godevano delle condizioni migliori per stare nel «club», ma gli euroscettici hanno preferito raccontare un’altra storia e ora sono i cittadini a pagare il conto salato. Dal 2022 i delusi sono sopra il 50% e ormai si parla apertamente di «Bregret» (pentimento). L’ultimo sondaggio di YouGov è del 27 marzo 2024: contrario alla Brexit il 55%.

i dati sulla brexit dataroom 5i dati sulla brexit dataroom 1Boris Johnson Brexitfesteggiamenti per la brexit 10festeggiamenti per la brexit 3festeggiamenti per la brexit 2festeggiamenti per la brexit 6le scogliere di dover durante la brexitfesteggiamenti per la brexit 7prime pagine inglesi dopo la brexit 2il big ben nell'ora in cui scatta la brexita downing street scatta la brexitfesteggiamenti per la brexit 4prime pagine inglesi dopo la brexit 3confine invisibile irlanda irlanda del nord

Ultimi Dagoreport

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...