carabiniere tatuaggi

UN CARABINIERE NON PUÒ ESSERE LICENZIATO PER I TATUAGGII! IL TAR ANNULLA IL LICENZIAMENTO DI UN MILITARE – IL CASO DI UN APPUNTATO DI BOLOGNA CON LE BRACCIA "INCISE". L’AVERE TATTOO PUÒ RAPPRESENTARE SÌ UN ILLECITO DISCIPLINARE MA NON FA VENIRE MENO IL RAPPORTO FIDUCIARIO CON L’ARMA…

Da repubblica.it

 

carabiniere tatuaggi

Un militare non può essere licenziato per i tatuaggi, anche se sono di grandi dimensioni e gli coprono le braccia.Il Tar dell'Emilia Romagna ha riammesso in servizio un appuntato scelto dei carabinieri, in servizio a Bologna, al quale era stata inflitta dal ministero della Difesa la sanzione della "perdita del grado per rimozione". Una punizione troppo grave, ha stabilito il Tribunale,  anche se il comportamento in questione può "certamente" essere censurato sul piano disciplinare.

 

Il Tar ha accolto il motivo di ricorso proposto dall'appuntato, gli avvocati del quale hanno sottolineato il difetto di proporzionalità della sanzione inflitta rispetto alla condotta incriminata, condotta che per l'accusa era grave anche perché gli avambracci incriminati erano finiti sui social. La difesa ha comunque sottolineato che non sarebbe stato il carabiniere a pubblicare il post.

 

carabiniere tatuaggi

Secondo il Tribunale amministrativo "l'incisione di tatuaggi, ove per dimensioni e contenuto siano deturpanti della persona e indice di personalità abnorme, può sicuramente costituire un illecito sul piano disciplinare in quanto in contrasto con il Regolamento sulle uniformi per l'Arma dei Carabinieri, oltre che con il Testo unico" in materia di ordinamento militare. Tuttavia, anche se nella Pubblica amministrazione vi è una "ampia discrezionalità" in tema di sanzioni disciplinari, queste devono comunque "conformarsi a parametri di ragionevolezza e proporzionalità".

 

E nel caso dell'appuntato di Bologna la sanzione inflitta è certamente sproporzionata "dal momento che - si legge nella sentenza - anche ove i tatuaggi per le relative dimensioni siano obbiettivamente deturpanti della persona, non si ravvisa per ciò solo il venir meno del rapporto fiduciario con l'Amministrazione", né si ravvisa "la ragionevolezza della massima sanzione espulsiva"; al contrario, vi sono "i presupposti per l'applicazione di una sanzione più mite".

 

carabiniere

Per il Tribunale - che ha trattato la causa in videoconferenza, in base al protocollo anti-Covid -  "la condotta addebitata seppur non di lieve entità, non appare inadempimento di gravità tale da non consentire la prosecuzione del rapporto, tenuta in considerazione sia la possibilità di impiego" del carabiniere "presso unità operative ove non è imposta l'uniforme a maniche corte, sia della stessa rimozione ove volontaria dei tatuaggi". Inoltre, osserva il Tar, la stessa Arma dei Carabinieri non vieta, ma 'sconsiglia' - con propri atti - l'applicazione dei tatuaggi.

 

"La sentenza del Tar Emilia Romagna - commenta l'avvocato Giorgio Carta - fa tirare un sospiro di sollievo a quei militari che, in questi ultimi mesi, dopo decenni di tolleranza, si sono trovati improvvisamente sottoposti  a procedimenti disciplinari destitutivi per un comportamento assolutamente diffuso in tutte le polizie del mondo e, comunque, facilmente superabile dall'uso della divisa con maniche lunghe".

 

Nel caso dell'appuntato, questi "era giudicato da anni 'superiore alla media' dai superiori e si era trovato d'improvviso licenziato dall'Arma dei carabinieri, pur essendo stato utilmente impiegato, durante tutta la durata del procedimento disciplinare, nel nucleo Tribunali con le maniche lunghe. Auspico - conclude l'avvocato Carta - che i procedimenti disciplinari attualmente in corso nei confronti di altri carabinieri tatuati tengano conto della importante affermazione di principi di tale sentenza".

 

carabiniere

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”