massimo melis patrizia cataldo torino via gottardo

CHI HA UCCISO MASSIMO MELIS? PATRIZIA CATALDO, L’AMICA DELL’UOMO FREDDATO CON UN COLPO DI PISTOLA A TORINO, HA SMENTITO L’ESISTENZA DI UNO STALKER SMONTANDO L’UNICA PISTA IN MANO AGLI INQUIRENTI - FAMILIARI E CONOSCENTI RITENGONO IMPOSSIBILE CHE QUALCUNO VOLESSE VEDERE MORTO MELIS, CHE DI LAVORO FACEVA L’AUTISTA DI AMBULANZA ED ERA BEN VOLUTO DA TUTTO - ESCLUSO IL MOVENTE PASSIONALE, COSA PUÒ ESSERE SUCCESSO? UNA TENTATA RAPINA? UNA QUESTIONE DI DROGA? UNO SCAMBIO DI PERSONA?

massimo melis

1 - L'AMICA DI MELIS INDICA LA NUOVA PISTA: «IL KILLER DI MASSIMO NON È LO STALKER»

Da “il Giornale”

 

Patrizia Cataldo, 40 anni, è una donna distrutta. Pochi minuti dopo che domenica scorsa il suo amico Massimo l'aveva accompagnata a casa dopo aver fatto la spesa insieme, la tragedia si è consumata a pochi metri dal portone d'ingresso del palazzo nella zona nord di Torino. Esattamente nel parcheggio dove l'uomo aveva parcheggiato l'auto.

 

Uno sparo nel buio e Massimo Melis, 52 anni, una persona per bene e una vita apparentemente irreprensibile viene freddato con un colpo di pistola. Sembra l'esecuzione di un boss. Ma Massimo è un autista di ambulanza ben voluto da tutti e di cui amici e colleghi parlano solo in termini lusinghieri.

 

omicidio massimo melis a torino

E allora chi si cela dietro un'esecuzione così cruenta? Finora la pista privilegiata dagli inquirenti sembrava quella passionale legata a un presunto «stalker 62enne pregiudicato» che «non si rassegnava alla fine della relazione con Patrizia». Da qui la decisione di vendicarsi. Insomma, un delitto a sfondo passionale.

 

Ma ieri Patrizia, in una sofferta intervista rilasciata a «La Stampa», ha ribaltato il tavolo dei sospetti: «Non esiste alcun stalker. Non ho mai avuto una relazione con un 60enne. Con Massimo c'era solo un rapporto di grande amicizia». Eccoli i tre punti-chiave che costringono ora gli investigatori a ricominciare tutto da capo.

 

patrizia cataldo

Di certo che la terribile fine di Massimo Melis, operatore della Croce Verde, è un omicidio che gli inquirenti definiscono «molto anomalo». Ucciso a sangue freddo con un solo colpo nella sua auto in via Gottardo nella notte tra domenica e lunedì. Melis è stato trovato senza vita nell'abitacolo della sua Fiat Punto blu verso le 14 di lunedì.

 

La madre Rosaria, con la quale abitava, preoccupata dal fatto che non fosse rientrato a casa la notte precedente, aveva chiamato Patrizia, la donna con cui Melis era uscito la sera precedente. Quest' ultima è scesa in strada con la madre e ha trovato il corpo dell'amico riverso nell'abitacolo della sua auto.

 

La dinamica dell'omicidio, ricostruita dalla Squadra Mobile della polizia, è chiara nella dinamica ma resta totalmente oscura nel movente. Se il fantomatico «stalker 60enne» che «molestava» la sua amica Patrizia non esiste, chi è il killer?

 

OMICIDIO IN VIA GOTTARDO A TORINO

Sta di fatto che Melis è stato ucciso da un colpo di pistola sparato alla tempia sinistra mentre era seduto al posto del guidatore. Il proiettile si è conficcato nella portiera destra dell'auto. Le chiavi erano inserite nel nottolino dell'avviamento ma l'operatore della Croce Verde non aveva ancora allacciato la cintura di sicurezza.

 

La pista che - almeno fino a ieri - risultava la più accreditata dai poliziotti, era incentrata sull'ipotesi che Melis, la sera del delitto, stesse proteggendo l'amica da un uomo che, negli ultimi tempi, la infastidiva. Per questo i due avevano passato la domenica insieme: prima facendo la spesa al supermercato, poi cenando, quindi sotto casa di Patrizia, dove Melis avrebbe riaccompagnato l'amica intorno alle 21.

 

massimo melis 2

Poi, una volta congedatosi dall'amica, per Massimo è arrivato quel proiettile mortale. Sparato da chi? E perché? Patrizia giura: «Non avrò pace finché non troverò l'assassino». Lo stesso obiettivo della polizia, che continua a visionare le immagini delle telecamere di sicurezza. La soluzione del giallo potrebbe essere lì: in un'ombra che si muove nel parcheggio.

 

2 - IL RIVALE, GLI AFFITTI, LO SCAMBIO DI PERSONA TUTTI I MISTERI DEL DELITTO DI TORINO

Andrea Pasqualetto per il “Corriere della Sera”

 

OMICIDIO IN VIA GOTTARDO A TORINO 1

Una sola pallottola, alla tempia, sparata a bruciapelo. Come in un regolamento di conti, come se Massimo Melis fosse uno sgherro, un boss. Era invece un autista della Croce Verde, incensurato, salvava vite umane di giorno e talvolta anche di notte. «Nemici? Uno come lui non poteva averne», dice il collega delle ambulanze.

 

«Persona degna, altruista, lo ammiravo», sospira Doriana del bar Doc dove di mattina andava per il caffè. «Aveva un cuore immenso», lo piange l'amica storica, Patrizia, che ora vuole trovare l'assassino. Parole buone un po' da tutti e sembra non sia la solita retorica che circonda ogni morte soprattutto se violenta. Cosa c'è, dunque, dietro il delitto di quest' uomo di 52 anni in apparenza senza ombre?

 

massimo melis

Riavvolgiamo il nastro a quel giorno: domenica 31 ottobre, la sera di Halloween. Siamo fra i palazzoni di Barriera, antico quartiere della Torino proletaria. Patrizia Cataldo, quarantenne torinese che qui gestisce con il padre il bar Gottardo, chiede a Melis se può accompagnarla a fare la spesa. I due in passato avevano avuto una relazione. «C'era stato un riavvicinamento e pare anche un ritorno di fiamma ma solo per lui», spiega l'investigatore. «Era un grande amico», si limita a dire Patrizia.

 

Lui l'aiuta con le borse fino alla porta di casa, al secondo piano di un grande condominio che tocca il cielo giusto dietro al bar. È l'appartamentino dove lei abita da sola. «Ma in questo periodo si era trasferita a casa dei genitori perché la madre ha un problema di salute, mi ha chiesto una preghiera per lei», racconta padre Nicolas che la conosce bene perché frequenta la vicina parrocchia della Speranza.

omicidio massimo melis

 

Massimo saluta dunque Patrizia e se ne va. Si avvia a riprendere la sua Punto blu per tornare a casa, qualche isolato più in là, dove convive con la madre. Sono circa le 20.30. La macchina si trova in un angolo buio del piazzale alberato sul quale affacciano le finestre di Patrizia. Melis apre la portiera, sale, si accende una sigaretta. E lì, prima ancora di mettere la cintura di sicurezza e infilare la chiave nel quadro, tutto precipita.

 

Qualcuno apre la portiera, gli punta una calibro 38 alla testa e preme il grilletto da una decina di centimetri. Una sola volta e si dilegua nell'oscurità. È un'esecuzione. Melis si piega su un fianco e muore così, nella sua utilitaria parcheggiata fra questi platani che ricoprono il selciato di foglie cadute, accanto a un sottopasso dove talvolta qualcuno spaccia. Il medico legale fissa un orario: «La morte è da far risalire più o meno alle ore 21 di domenica». Nessuno ha visto o sentito nulla.

 

omicidio massimo melis a torino

«E non ci sono telecamere che possano aver ripreso la scena», spiegano alla Mobile che sta indagando sul caso. Sul campo c'è il dirigente Luigi Mitola che passa per essere uno tosto, a palazzo di Giustizia la puntigliosa pm Chiara Canepa. Ma di fronte a una vittima che sembra suscitare solo buoni sentimenti l'indagine si complica anche per loro.

 

Gli interrogativi sono naturalmente quelli: chi aveva interesse a uccidere Melis? Chi poteva covare un simile odio? Davvero non ci sono ruggini nel suo passato? O si è forse trattato di un terribile scambio di persona? In assenza di elementi importanti, i sospetti cadono su un uomo di 62 anni che da qualche tempo corteggia Patrizia. Si tratta di un pregiudicato per reati commessi parecchi anni fa. Cose minori, non di sangue. Patrizia ne aveva parlato con Massimo.

 

omicidio di massimo melis a torino

«Di certo non era ricambiato», ha spiegato agli investigatori. «Nessuno mi dava fastidio», ha aggiunto in un'intervista a La Stampa nella quale sembra smentire in sostanza l'ipotesi dello stalker. «C'è differenza fra stalking e corteggiamento», fa notare chi indaga, che comunque sottolinea come non emergano contatti fra il sessantaduenne e la vittima. In ogni caso nel registro degli indagati al momento non c'è alcun nome. Il fascicolo è contro ignoti per omicidio volontario.

massimo melis 3

 

«E vedremo più avanti se ci sarà l'aggravante della premeditazione», spiegano in Procura. La modalità del delitto portano infatti in quella direzione. Qualcuno deve aver seguito e atteso Melis. «Ma attenzione perché è casuale che Patrizia sia tornata a casa sua quella sera, visto che in questo periodo vive dai genitori», puntualizza l'investigatore che non esclude un errore di obiettivo del killer.

 

OMICIDIO MASSIMO MELIS VIA GOTTARDO

Una tentata rapina finita in tragedia? «No, l'assassino non ha preso nulla, né il portafoglio né il telefonino. E poi non ci sono segni di contatto, di colluttazione». Droga? Spacciatori? «Negativo, nel modo più categorico». La polizia scientifica sta analizzando i telefonini, tabulati, celle, e le telecamere della zona, anche se nessuna era puntata su quel punto nascosto. Si scava anche in altre direzioni, la vita privata di Melis, il lavoro, eventuali crediti. Aveva per esempio una casa data in affitto e pare che ci fossero problemi di riscossione. «Insignificante», aggiunge chi sta indagando. Il giallo, dunque, c'è tutto. Chi ha premuto il grilletto la sera di Halloween contro l'uomo senza ombre?

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