CI SI METTONO PURE I DIPENDENTI PUBBLICI: I SINDACATI CONTESTANO IL NUOVO DECRETO PERCHÉ, CON L’AUMENTO DELLO SMART WORKING, SI METTEREBBE IN DISCUSSIONE LA CONTRATTAZIONE - PER QUESTO HANNO GIÀ PROCLAMATO LA MOBILITAZIONE NEI MINISTERI E NEGLI ENTI - L’ATTACCO DI “BLITZ”: “MINACCIANO LO SCIOPERO, CON POSTO E STIPENDIO SICURI…”

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Lucio Fero per https://www.blitzquotidiano.it

 

Dipendenti pubblici, o meglio i loro sindacati, minacciano sciopero, qui e ora. Qualunque sia la motivazione che regge la minaccia, non può…reggere. Pubblici dipendenti minacciano sciopero mentre arriva seconda ondata dell’epidemia, questa non si può sentire. Eppure è realtà.

pubblica amministrazione pubblica amministrazione

 

DIPENDENTI PUBBLICI, STATO DI AGITAZIONE

Per ora non è ancora sciopero, per ora è “stato di agitazione” ufficialmente proclamato. Stato di agitazione per cosa? Per essere obbligati a sedere al lavoro in situazioni di esposizione al contagio? No, i pubblici dipendenti sono ufficialmente invitati allo smart working, al lavoro da casa. Che peraltro praticano in massa da mesi, da marzo. E senza allentarlo, il lavoro da casa, neanche d’estate. Se non dopo resistenze e obiezioni sindacali e organizzative.

 

Stato d’agitazione perché viene tagliato il personale, licenziato qualcuno? No, le assunzioni in tutti i comparti della Pubblica Amministrazioni sono fortemente incrementate causa appunto estensione (purtroppo talvolta teorica) dei servizi pubblici al tempo della pandemia. Stato d’agitazione perché non pagano loro gli stipendi o li pagano in ritardo? Non risulta.

 

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STATO DI PROTEZIONE

In realtà, evidente e palmare realtà, i pubblici dipendenti sono in uno stato di protezione, la massima protezione sociale possibile al tempo della pandemia. Hanno un posto fisso e sicuro, un posto di lavoro che non scade e non sfuma. Di conseguenza hanno uno stipendio fisso e sicuro. Nulla che configuri ingiusto privilegio. Ma hanno i pubblici dipendenti qualcosa che milioni di altri italiani non hanno o rischiano di perdere: il lavoro e il reddito.

 

Dovrebbero i pubblici dipendenti e i loro sindacati avere il pudore civile di ricordarsene di quanto sono economicamente e socialmente protetti al contrario di quanto non accade ai lavoratori privati, ai lavoratori autonomi, all’universo mondo del lavoro che non sia Pubblica Amministrazione. Sgomenta, questa la parola, questa incapacità del mondo per così dire dell’impiego a rispettare la condizione di reale sofferenza di tutto il mondo del lavoro che non sia a stipendio pubblico.

 

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SMART WORKING O NO WORKING?

All’orizzonte neanche tanto lontano una gigantesca questione tenuta per ora sotto traccia: lo smart working, il lavoro da casa nel pubblico impiego se fatto, come è fatto, con le stesse procedure, cultura e organizzazione del lavoro allo sportello e/o in ufficio cosa diventa alla lunga?

 

Più banalmente: se quando erano in sede di lavoro mi davano documento o andava a buon fine autorizzazione in ,mettiamo dieci giorni, ora che sono in smart working in quanti giorni la stessa pratica? Se son dieci, ok. Se fossero otto, meglio. Ma se i giorni diventano 15, allora lo smart working diventa no working, diventa per comparti della Pubblica Amministrazione “vacanza pagata a stipendio pieno” come qualcuno aveva già osservato questa estate.

 

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O forse no, forse è solo malevolente stereotipo contro i pubblici dipendenti. E poi non tutti nel lavoro autonomo sono vittime del danno economico e sociale allo stesso titolo ed entità. Chi lavora in un albergo nelle grandi città è davvero allo sterminio del suo reddito. Non così chi ha lavorato in una trattoria al mare o chi ha guadagnato come non mai nelle località turistiche.

 

Però, se i centralini dietro il quale dovrebbe esserci lo smart working rispondessero almeno una volta su dieci di quelle che cade la linea…Se i pubblici dipendenti avessero la misura delle parole dei lori sindacati…Non pronuncerebbero la parola sciopero in tempo di pandemia. Lo sciopero di posti e stipendi fissi e sicuri e lavoro da casa, spesso neanche tanto?

 

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