strage via d'amelio paolo borsellino vincenzo scarantino

PER I DEPISTAGGI DOPO LA MORTE DI BORSELLINO NON CI SONO COLPEVOLI – LA PRESCRIZIONE HA SALVATO DUE POLIZIOTTI IMPUTATI DI CALUNNIA AGGRAVATA PER AVER INDOTTO IL FALSO PENTITO DELLA STRAGE DI VIA D'AMELIO, VINCENZO SCARANTINO, A MENTIRE SULL'ATTENTATO CHE IL 19 LUGLIO 1992 UCCISE PAOLO BORSELLINO E CINQUE AGENTI DI SCORTA. PER UN TERZO AGENTE È ARRIVATA L’ASSOLUZIONE PIENA – UN VERDETTO CHE PORTA CON SÉ ULTERIORI STRASCICHI PER...

Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera”

 

strage via d'amelio 1

Reato prescritto, perché non c'è l'aggravante di avere favorito la mafia, per Mario Bo e Fabrizio Mattei, i poliziotti imputati di calunnia aggravata per aver indotto il falso pentito della strage di via D'Amelio, Vincenzo Scarantino, a mentire accusando se stesso e altri innocenti di aver partecipato all'attentato che, il 19 luglio 1992, uccise Paolo Borsellino e cinque agenti di scorta. Per il terzo agente, Michele Ribaudo, assoluzione piena perché il fatto non costituisce reato.

 

È il verdetto del processo di primo grado sul depistaggio della strage, che porta con sé ulteriori strascichi per possibili false testimonianze di altri funzionari di polizia testimoni e nuove menzogne di Scarantino.

 

strage via d'amelio 2

Una sconfessione dell'impostazione dei pm di Caltanissetta che, dopo aver ristabilito un pezzo di verità smascherando la Grande Bugia che per 16 anni ha inquinato i processi sul delitto Borsellino, hanno cercato di fare un passo avanti nell'interpretazione di quei fatti. Senza successo.

 

Nonostante i tempi e le modalità con cui avvenne (un attentato terroristico a meno di due mesi dall'eccidio di Capaci che uccise Giovanni Falcone), la strage di via D'Amelio fu inquadrata dagli investigatori di allora in un ordinario agguato di Cosa nostra. Con la partecipazione di un piccolo malavitoso di borgata imparentato con un uomo d'onore, Scarantino appunto.

 

paolo borsellino e fiammetta borsellino 1

Questo stabilirono le prime indagini e i primi verdetti, caso chiuso con le confessioni del sedicente ladro della Fiat 126 imbottita di tritolo e fatta esplodere davanti alla casa della madre del magistrato: quello Scarantino sconfessato solo nel 2008 da Gaspare Spatuzza, vero autore del furto dell'auto-bomba.

 

Un depistaggio non direttamente collegato, ma ipoteticamente connesso, agli altri misteri legati alla morte di Borsellino. A cominciare dalla sparizione della sua agenda rossa, verosimilmente prelevata dalla sua borsa dopo l'attentato.

 

«Le indagini hanno subito condizionamenti esterni e indebiti da parte di taluni degli stessi inquirenti - hanno scritto i giudici nell'ultima sentenza sull'attentato di via D'Amelio -, che hanno "forzato" le dichiarazioni dei primi pentiti in modo da confermare una verità preconfezionata, pur rimanendo ignote le finalità perseguite». Arrivando a ipotizzare che «la decisione di morte assunta dai vertici mafiosi abbia intersecato convergenti interessi di altri soggetti o gruppi di potere estranei a Cosa nostra».

 

paolo borsellino e fiammetta borsellino 2

La Procura di Caltanissetta è partita da queste conclusioni per contestare ai tre poliziotti l'aggravante di aver favorito la mafia con il depistaggio costruito attraverso Scarantino. Nella consapevolezza che i principali protagonisti dell'inchiesta deviata non ci sono più: dal questore Arnaldo La Barbera, morto nel 2002, al procuratore Giovanni Tinebra, morto nel 2017, passando dall'ex capo della polizia Vincenzo Parisi che incaricò La Barbera e mandò da Tinebra l'ex poliziotto Bruno Contrada, dirigente di quel servizio segreto che puntellò la «pista Scarantino» accreditandolo di contiguità mafiose inesistenti o quasi.

 

via d'amelio

Pm e giudici che hanno avallato le indagini sbagliate, invece, sono stati prosciolti o - in gran parte dei casi - nemmeno inquisiti. «Ma non sono mai arrivate le scuse», accusa l'avvocato Fabio Trizzino a nome dei figli di Borsellino, che si rammarica: «È una sentenza che non ci soddisfa ma ci prendiamo quel che di buono c'è». Cioè il riconoscimento della calunnia, ma con troppo ritardo «da parte dello Stato».

 

«Nessuno ha mai pensato di trovare la soluzione definitiva da questo processo», ha detto il pm Stefano Luciani aprendo la requisitoria con cui aveva chiesto condanne da 9 e mezzo a quasi 12 di pena. Partendo da un presupposto: «Scarantino ha recitato un copione come gli è stato detto di fare da La Barbera», aggiungendo il racconto di maltrattamenti e vessazioni per costringerlo ad accusare sette innocenti.

 

STRAGE DI VIA D'AMELIO

Nonostante i difensori degli imputati di allora - a cominciare dall'avvocata Rosalba Di Gregorio, che in questo giudizio s' è trasformata in parte civile ed è costretta ad accontentarsi di «un altro pezzetto di verità» - avessero denunciato persino la «psicolabilità» del falso pentito.

 

Ma Scarantino ha continuato a calunniare anche in questo processo accusando gli imputati che l'avrebbero costretto a mentire, hanno ribattuto i difensori dei poliziotti. In parte convincendo i giudici, che non hanno creduto alla prova della connessione con gli interessi della mafia. Ma il depistaggio c'è stato, sia pure prescritto. Le motivazioni della sentenza spiegheranno come e perché.

vincenzo scarantinoVINCENZO SCARANTINO OSPITE DI MICHELE SANTOROVINCENZO SCARANTINO OSPITE DI MICHELE SANTOROvincenzo scarantino

Ultimi Dagoreport

procuratore milano viola procura milano luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

FLASH! – MA GUARDA UN PO’... “EMERGE CHE IN AMBIENTI GIUDIZIARI SI È VALUTATO DI ESEGUIRE LE PERQUISIZIONI SOLO LA SCORSA SETTIMANA E NON A SETTEMBRE PER NON CONDIZIONARE L'ESITO DELL'OPS SU MEDIOBANCA ANCHE PERCHÉ LE INDAGINI NON SONO CHIUSE. ABBASTANZA PER IPOTIZZARE CHE IL RUOLO DELLA PROCURA POSSA DIVENTARE CRUCIALE NELLA FORMAZIONE DELLE LISTE PER IL RINNOVO DEI PROSSIMI CDA. IN PRIMAVERA TOCCHERÀ AI VERTICI DI BPM E DI MPS…” (BALESTRERI E SIRAVO PER “LA STAMPA”)

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."