UNA QUESTIONE DI COLORE – IL CUCU' DI SEBASTIANO MESSINA: “A MILANO I POLIZIOTTI HANNO FERMATO, IMMOBILIZZATO E PERQUISITO IL GUIDATORE DI COLORE DI UN'AUTO DI LUSSO. POI HANNO SCOPERTO CHE ERA BAKAYOKO, IL CENTROCAMPISTA DEL MILAN, E SI SONO SCUSATI: SI TRATTAVA DI UNO SCAMBIO DI PERSONA. L'AVRANNO PRESO PER UN ATTACCANTE DELL'INTER” – SULL'EPISODIO AMNESTY INTERNATIONAL ACCUSA: “LE IMMAGINI DEL FERMO FANNO PENSARE A UNA PROFILAZIONE ETNICA” – E C’È CHI È ARRIVATO A PARAGONARE IL CASO DEL CALCIATORE A QUELLO DI GEORGE FLOYD...

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1 - CUCÙ

tiemoue bakayoko fermato a milano tiemoue bakayoko fermato a milano

Sebastiano Messina per “la Repubblica”

 

A Milano i poliziotti hanno fermato, immobilizzato e perquisito il guidatore di colore di un'auto di lusso. Poi hanno scoperto che era Bakayoko, il centrocampista del Milan, e si sono scusati: si trattava di uno scambio di persona. L'avranno preso per un attaccante dell'Inter.

 

2 - UNA PISTOLA PUNTATA SUL CAMPIONE

Monica Serra per “La Stampa”

 

Una rissa con pistolettate all'alba in corso Como. Un gruppo di senegalesi si scontra con uno di nordafricani, sembrerebbe per questioni legate allo spaccio, nella strada dei locali della movida milanese. Uno di loro, di 27 anni, finisce in ospedale lievemente ferito.

Alcuni testimoni descrivono i giovani fuggiti prima dell'arrivo della polizia e viene diramata una «nota di ricerche».

 

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Tra i coinvolti c'è un africano alto con una maglietta verde che si è allontanato con un altro uomo a bordo di un suv scuro. Meno di un'ora più tardi, alle sei del mattino, un'auto che corrisponde alla descrizione viene fermata a cinquecento metri di distanza, in via Giuseppe Ferrari. Il conducente viene fatto scendere e perquisito dagli agenti della Questura: alto, maglietta verde, cappello alla pescatora. Tutto coincide. Ma quell'uomo non è il pusher che stanno cercando: è il centrocampista francese del Milan, Tiémoué Bakayoko.

 

Un altro automobilista riprende la scena col cellulare e il video, pubblicato solo ieri, quindici giorni dopo i fatti che risalgono al 3 luglio, presto diventa virale portandosi dietro molte polemiche.

 

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Le parole più pesanti le scrive su Twitter Amnesty International: «Le immagini del fermo di Bakayoko fanno pensare a una profilazione etnica. Una pratica discriminatoria che su una persona non famosa avrebbe potuto avere conseguenze gravi».

 

Nel filmato, rimbalzato sul web, si vede il calciatore ventisettenne di spalle con le mani sulla volante. Un agente lo sta perquisendo da testa a piedi mentre un'altra poliziotta punta la pistola contro l'uomo che viaggia con lui, ancora sul sedile passeggero. Dopo aver verificato l'identità del giocatore, un terzo agente si avvicina e sussurra qualcosa all'orecchio del collega. Che, col volto incredulo e dispiaciuto, interrompe il controllo.

Bakayoko non protesta, non lo fa neanche l'Ac Milan, che viene avvisata dalla Questura. Ma quelle immagini scatenano il dibattito con commenti di ogni tipo.

 

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C'è chi paragona il calciatore a George Floyd, ucciso dalla polizia il 25 maggio 2020 a Minneapolis. Chi parla di razzismo, chi invece dice che alla fine è stato trattato con «favore» solo perché «ricco e famoso». Chi aggiunge: «Se hai la pelle chiara certe cose non ti succedono».

 

C'è anche chi sdrammatizza e prova a scherzarci su: «Tutta colpa dei poliziotti interisti», o ancora «è vero che non hai convinto in questa stagione ma Maldini ha un po' esagerato a disfarsi di te facendoti arrestare». Anche per i radicali: «Bakayoko è stato vittima di profilazione razziale da parte della polizia, con pistola puntata e perquisizione veemente. Sembra l'America più profonda, invece è Milano».

 

bakayoko bakayoko

In difesa degli agenti interviene il loro sindacato, il Siulp: «Operazione meticolosa che ha coinvolto poliziotti giovanissimi ma preparati: come da regolamento avevano le armi in pugno e tenevano sotto tiro i due uomini fermati».

 

La Questura chiarisce in una nota: dopo la rissa e la sparatoria, «il contesto operativo del controllo giustificava l'adozione delle più elevate misure di sicurezza, anche in funzione di autotutela, e si è svolto con modalità assolutamente coerenti rispetto al tipo di allarme in atto. Identificata la persona e chiarita la sua estraneità, il servizio è ripreso regolarmente, senza alcun tipo di rilievo da parte dell'interessato». Ma la spiegazione non spegne le polemiche.

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