“DOVEVO FINIRE IL MIO LAVORO “ – LA CACCIA DURATA 50 ANNI DEL POLIZIOTTO IN PENSIONE DARIL CINQUANTA CHE NON HA MAI SMESSO DI CERCARE L’UOMO CHE NEL 1971 GLI SPARÒ ALLO STOMACO - IL FUGGITIVO, ESPERTO IN FUGHE ROCAMBOLESCHE, ERA RIUSCITO A EVADERE DAL CARCERE E POI ANCHE DA UN OSPEDALE, FACENDO PERDERE LE SUE TRACCE – FINO ALLO SCORSO GIUGNO QUANDO L’AGENTE RICEVE UNA SOFFIATA CHE LO RIMETTE SULLA SUA SCIA… -  VIDEO

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Giuseppe Sarcina per il "Corriere della Sera"

 

luis archuleta luis archuleta

Lo ha inseguito per cinquant' anni. «Dovevo finire il mio lavoro», ha raccontato al New York Times Daril Cinquanta, 72 anni, poliziotto oggi in pensione. Entrò in servizio nel 1971, a Denver, in Colorado. Era ancora una recluta quando incrociò Luis Archuleta, il 2 ottobre di quell'anno.

 

L'uomo era in una macchina con due donne. Daril ricorda con grande lucidità quel momento cruciale: «Aveva un'aria sospetta e così mi avvicinai per un controllo. Gli chiesi i documenti e lo feci uscire dall'auto. Andai verso il portabagagli. Ma lui tirò fuori una pistola. Cercai di bloccarlo, cominciammo a lottare. Poi sparò e mi colpì allo stomaco».

 

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Archuleta era già un pregiudicato: condanne per furto con scasso e possesso di droga. Era appena evaso da una prigione californiana, con uno stratagemma tipo «Fuga da Alcatraz»: aveva ingannato gli agenti, modellando una sagoma umana nel letto, con coperte e cuscini. Non sarà l'unica volta. Dopo la sparatoria di Denver, l'Fbi si mette sulle sue tracce. Lo trovano in Messico, implicato nel traffico di stupefacenti. Nel 1973 la Corte lo condanna a 14 anni di carcere, per aggressione a pubblico ufficiale.

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Sembra finita: l'agente Cinquanta ha ottenuto giustizia. Ma dopo 17 mesi Archuleta fugge dall'ospedale di Pueblo in Colorado, con la complicità di altri quattro detenuti. «Mi pareva un film di Hollywood», dice Cinquanta. Riparte la caccia, senza risultato. Luis Archuleta si dissolve.

 

Nel frattempo anche Daril ha qualche guaio. Nel 1989 il Dipartimento di Polizia di Denver lo sospende dal servizio, dopo che il giornale The Denver Post aveva pubblicato un articolo sui metodi spicci usati da Cinquanta per incastrare i sospetti. Il poliziotto ha sempre negato di aver agito in malafede, ma a un certo punto si dichiarò colpevole per due imputazioni, pur di chiudere la vicenda.

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 Trovò anche il modo di spiegare la sua versione in un libro titolato «The Blue Chameleon: the life story of a Supercop», il Camaleonte blu (il colore della divisa ndr): la vita di un Superpoliziotto. All'inizio degli anni Novanta, Daril lascia la polizia e apre un'agenzia di investigazioni private. Il suo pensiero fisso è ancora e sempre Archuleta. Si rimette in strada, fruga nel sottobosco criminale di Denver, dell'intero Colorado, riattiva antichi contatti. Una pista porta a San Jose, in California. Ma è un falso allarme.

 

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Il caso diventa nazionale: se ne occupa anche lo show «America' s Most Wanted», condotto dall'avvocato John Walsh su Fox. Avanti così per anni, decenni. Fino alla mattina del 24 giugno 2020. Cinquanta riceve una telefonata anonima: l'uomo che stai cercando ha cambiato nome, ecco perché non lo trovi; ora si chiama Ramon Montoya.

 

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L'informatore entra nei dettagli e, soprattutto, suggerisce dove guardare: Española, una piccola cittadina nel New Mexico, circa 40 chilometri a nord di Santa Fe. È arrivato il momento. Daril si rivolge alla polizia locale e avvisa anche l'Fbi. Riprendono le ricerche, anzi ormai sono scavi archeologici. Si scopre che un certo Ramon Montoya era stato arrestato nel 2011 per aver guidato ubriaco. Gli investigatori rintracciano l'ex moglie di Archuleta e suo figlio, Mario Montoya. Anche per loro è una sorpresa.

 

Mario dice che suo padre gli aveva confessato di essere ricercato dalla legge, ma aveva nascosto la sua vera identità, presentandosi sempre come Larry Pusateri. Viene fuori che Archuleta-Montoya-Pusateri ha vissuto per oltre quarant' anni in una piccola casa di Española, con una donna.

 

espanola espanola

Una presenza quasi inosservata per i suoi vicini. Il 5 agosto scorso, gli agenti federali bussano alla sua porta. Apre un uomo anziano, 77 anni. Ma è ancora in debito con la legge, come stabilisce il tribunale che ne dispone il trasferimento in un penitenziario del Colorado. Daril Cinquanta può finalmente tirare la riga: «Mi aveva sparato, era pericoloso e poteva andarsene dove voleva. È stata lunga, ma ne è valsa la pena».

 

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