mikhail baryshnikov

“HO PAURA DELLA MORTE E MIA MOGLIE MI PRENDE IN GIRO” – I 73 ANNI DA MITO VIVENTE DEL BALLETTO DI MIKHAIL BARYSHNIKOV: ADORA FRED ASTAIRE (“IL MIGLIORE”), HA DANZATO CON LIZA MINNELLI A BROADWAY, HA FATTO CINEMA, UN CAMEO IN "SEX AND THE CITY" ED È DIVENTATO OPERA D’ARTE GRAZIE A JAN FABRE  - “TORNARE NELLA MIA TERRA? SONO NATO SOTTO STALIN, SONO SCAPPATO SOTTO BREZNEV E…” - VIDEO

Gian Luca Bauzano per “Sette - Corriere della Sera”

 

mikhail baryshnikov 1 5

Lo sguardo, quegli occhi cerulei e trasparenti, velati da un soffio di malinconia. Colpiscono. Hanno colpito sin dal primo momento in cui Mikhail Baryshnikov ha fatto il suo salto nella libertà in Occidente. «Deux yeux bleus, lavés, presque transparents, percent un visage finement dessiné»: occhi blu, tersi, quasi trasparenti che perforano un viso finemente disegnato.

 

mikhail baryshnikov 1 9

Così li descrive il cronista de Le Figaro quando lo incontra a Parigi per il suo debutto all’Opéra, trascorsa una manciata di mesi da quando Misha (questo il vezzeggiativo), a fine giugno 1974 a Toronto abbandona la compagnia del Bolshoi in tournée in Canada e chiede asilo politico.

 

Sceglie di non rivedere più la sua terra. E oggi a 73 anni continua a non avere rimpianti per la decisione presa. «No, non è un mio desiderio tornarvi. O un mio sogno», replica asciutto alla domanda. Lo sguardo, leggermente si cristallizza, incupendosi. «Sono nato sotto Iosif Stalin, sono scappato sotto Breznev e alla fine negli Stati Uniti, diventati subito la mia casa, ci siamo trovati sotto Trump.

 

Poi la pandemia. Abbiamo vissuto un periodo drammatico. Sotto una cappa nera. L’elezione di Joe Biden e la presenza di figure femminili come Kamala Harris al potere sono un’occasione straordinaria per una ventata di freschezza. Riportare il nostro Paese alla normalità. Ripristinare certi valori umani. Biden va aiutato e sostenuto. Ma una metà del Paese non la pensa così».

 

mikhail baryshnikov e jessica lange

Mito della danza e al pari solo di Nureyev (13 anni prima nel 1961 a Parigi anche il Tartaro volante aveva scelto la libertà chiedendo asilo politico), Baryshnikov rispecchia e sottolinea ogni sua affermazione con lo sguardo ceruleo; ognuno dei ruoli che ha danzato rendendoli unici e, ora, i protagonisti di performance teatrali che da anni affronta come – sua la definizione –, «danzatore da camera». In costante ricerca di quelli che definisce «teatri perfetti», non più di 500 persone, protagonisti in scena solo testo, voce e movimento. Non il botteghino.

mikhail baryshnikov 1 8

 

Luoghi ideali per accogliere la sua anima schiva e riflessiva. E personaggi come Achille in chiave contemporanea, combattuto tra vanità, omosessualità ed etica del leader in The Show (Achilles Heels) in scena con il suo White Oak Dance Project; il dio della danza Vaslav Nijinsky: dà voce ai suoi Diari in Letter to a man di Bob Wilson. Il profondo rapporto d’amicizia che lo univa al Nobel per la letteratura Iosif Brodsky in Brodsky/Baryshnikov.

 

mikhail baryshnikov 1 4

Progetto del regista lettone Alvis Hermanis, nonché direttore artistico del New Riga Theatre dove Baryshnikov (anch’egli lettone e nato a Riga nel 1948), nel 2019 interpreta The White Helicopter: lo sguardo trascendente di Benedetto XVI in dialogo con se stesso, il proprio segretario e una suora, dopo la rinuncia al soglio pontificio: in lavorazione le recenti riprese per una versione “cinematografica”.

 

mikhail baryshnikov, martha graham, rudolf nureyev e maya plisetskaya

Differente invece la percezione del personaggio Baryshnikov dopo l’arrivo in Occidente e la scelta di vivere a New York. Riflettori puntati sul danzatore dalla tecnica eccelsa, fuggito dall’Est e identificato dai media di allora come uno dei sex symbol dell’epoca: l’attrice Jessica Lange ne resta sedotta, dalla loro relazione nasce Aleksandra oggi ballerina e attrice. Divo delle grandi platee, dei grandi teatri e delle grandi compagnie; la nomina a étoile del New York City Ballet e in precedenza dell’American Ballet Theatre di cui poi diviene anche direttore artistico.

mikhail baryshnikov 1 2

 

Misha è uomo e artista dei grandi incontri. Lavora con coreografi mitici come Balanchine, Cunningham e Robbins. Esplora il repertorio contemporaneo, si confronta con i mostri sacri Martha Graham e Alvin Ailey, Twyla Tarp e Mark Morris. Condivide la scena con Rudolf Nureyev: l’antagonismo, un gioco mediatico, un rapporto di ammirazione reciproca.

 

Nureyev & Baryshnikov: avete cambiato il corso della danza.

«Rudolf aveva un tale carisma da affascinare le persone. Talento naturale. Eccezionale in scena. Gli anni 60 per Rudolf e poi i 70 per me sono stati eccezionali. Ma erano quelli dove il pubblico si interessava agli artisti più come personaggi pubblici, rispetto a ciò che interpretavano in scena»: lo afferma schermendosi. Dato di fatto, in quei due decenni la danza cambia. E lui il cambiamento continua a tenerlo vivo: dal 2005 è alla guida del Baryshnikov Arts Center, da lui creato a New York nell’area delle Hudson Yards per lavorare assieme a compagnie, coreografi e talenti emergenti da tutto il mondo.

 

mikhail baryshnikov e liza minnelli

Da sempre è artista curioso pronto a sperimentare. Adora Fred Astaire («il migliore. Senza dubbio»); ha danzato con Liza Minnelli a Broadway («volevo provare quello swing, quella cultura prettamente americana di fare spettacolo»); ha fatto cassetta al cinema (i film The Turning Point, nomination ai Golden Globe e White Nights), e audience in tv: ruolo cameo in Sex and the City, il pittore e gallerista Aleksandr Petrovsky di cui si innamora Carrie/Sarah Jessica Parker.

 

L’attrice rivelò «a colei che tutto riesce a far dire a chiunque», cioè Oprah Winfrey, che lavorare con il danzatore era il suo sogno. Come lo è sempre stata anche la danza: Parker ha studiato all’American Ballet School. Ma se per l’attrice l’incontro sul set televisivo resta, sua la definizione, una «dear diary experience», per Baryshnikov non è altrettanto. Solo una delle sue molteplici sperimentazioni artistiche.

mikhail baryshnikov 1 4

 

Cinema, musical, tv. Hanno allargato la sua notorietà. Oggi i social...

«La deludo. Sono un analfabeta social. Non ho Facebook. Come non farei mai il regista cinematografico. Da dove iniziare... Il risultato di tutte queste esperienze così differenti? Mi hanno permesso di scoprire che sono un artista: “singolo”, “solitario”? Amo i progetti che nascono da zero. Non mi importano difficoltà, frustrazioni e incognite. Solo il risultato. Come è accaduto con Wilson, Hermanis e ora con Jan Fabre».

 

Fabre, l’artista belga di fama mondiale, ha catturato lo sguardo trasparente di Baryshnikov, incorniciato in una maschera di argilla bianca. In metamorfosi continua. Reso il protagonista di un film co-diretto con Phil Griffin, poi racchiuso in una video installazione. Un’opera d’arte a tutti gli effetti. Not Once il titolo. Presentazione ufficiale il 23 luglio all’Arsenale di Venezia, evento con cui si apre Biennale Danza 2021, 15esimo Festival internazionale di danza contemporanea.

 

Mito vivente del balletto, danzatore da camera e ora anche un’opera d’arte. Ma lei chi è oggi?

mikhail baryshnikov 1 3

«Nulla di tutto ciò. Sono sempre stato aperto a ogni tipo di esperienza artistica. Così una volta appese le scarpette al chiodo, si fa per dire, ho intensificato le mie esperienze teatrali. Ogni anno presento un nuovo progetto. E il teatro è stato il tramite naturale. Mi sono fatto le ossa con artisti come Bob Wilson e Alvis Hermanis. Ho vissuto il loro approccio visionario. Mi trovo a mio agio in questa dimensione. La carta vincente? Interpreto senza immedesimarmi nei personaggi. In scena il risultato dello scambio reciproco tra me stesso e la loro storia. Ma solo attraverso voce e linguaggio del corpo adatti».

mikhail baryshnikov 1 10

 

Fabre però l’ha trasformata in un’opera d’arte. Da esporre in un museo

«Un onore. Ma non sono egocentrico. Non mi sento un’opera d’arte vivente. Al contrario: Not Once è una sfida. Mettersi a nudo davanti al pubblico».

 

A esserla, un’opera d’arte, si rischia meno. Avrà mica paura a raccontarsi?

«È il metodo di Fabre che destabilizza. Come se ti entrasse con una mano nello stomaco. Ti rivoltasse le viscere e poi ti mostrasse al pubblico. Poi lo fa anche con il tuo cervello. Anche se ci conosciamo da decenni è stato impegnativo. Me lo dovevo aspettare da un artista che nel suo quartier generale a Troubleyn espone un’opera che è anche un motto: “Art can break heart, kitsch can make you rich”». E scoppia a ridere.

mikhail baryshnikov 3

 

Un progetto sul quale avete lavorato quattro anni. Come è nato?

«Fabre mi ha visto in scena con Willem Dafoe in The Old Woman di Bob Wilson e mi ha proposto il progetto. Non è stato semplice. Con Fabre bisogna “arrendersi”. Ho dovuto metabolizzare per diversi anni il testo che recito, il suo Monologue for a Man, scritto nel 1996. Lo interpreto in un film in cui si mixano movimento, arte contemporanea e body Art».

 

C’è una trama?

«Una non-storia d’amore. Nasce dal rapporto platonico tra una fotografa e il protagonista. Un rapporto in cui lei è manipolatrice. Lo trasforma di continuo. Gli crea sempre nuove identità, ma non lo possiede».

BARYSHNIKOV

 

Una metafora?

«Della complessità e spesso impossibilità dei rapporti umani. Un argomento inquietante. Ci sono meccanismi, a volte indecifrabili, in grado di legare per decenni due persone. Può accadere in scena tra due artisti. Accade nella vita di chiunque. Rappresenta la quotidianità. Raccontarlo in un film, in una video installazione che rimane per sempre, significa mostrarsi senza difese».

 

La intimorisce così tanto? Dovrebbe essere temprato lavorando con Wilson e Fabre...

mikhail baryshnikov 1

«Mondi differenti, ma li accomuna un elemento: la morte. Entrambi ne sono spaventati. Come lo sono io. Mentirei se dicessi che mi lascia indifferente. Ho oltre 70 anni ed è come sentissi alle mie spalle il rumore di passi pesanti. Incalzano e indicano la fine». La nostra fine. Un pensiero che ci accomuna tutti «In realtà forse preoccupa più gli uomini delle donne. Loro vivono più a lungo, con grazia. Noi uomini? Direi più isterici. Anche piagnoni. Un po’ come me. Mia moglie Lisa (la ballerina Lisa Rinehart, sposata nel 2006 e dalla quale ha avuto altri tre figli: Peter Anna e Sofia ndr), mi prende in giro. Quando arriva un nuovo copione o una nuova proposta di lavoro mi guarda e afferma: “Anche questo parla di morte?”».

 

Non riesce a esorcizzarla? Si è anche confrontato in scena con un Papa.

mikhail baryshnikov e sarah jessica parker

«Esatto, affronto molte delle mie paure a teatro. Recitando. Interpretare un Papa come Benedetto XVI che ha compiuto un gesto così forte come quello di dimettersi mi ha spinto a farmi molte domande: la società di oggi, il complesso rapporto con Dio e la Fede. Benedetto è una figura straordinaria. Scrittore, studioso e teologo. Per capire il Papa ho indagato l’uomo Joseph Ratzinger. La sua è una storia di scelte drammatiche, dramma umano profondo. Mi ha spinto a scavare nella mia anima».

 

Lei è credente?

mikhail baryshnikov jan fabre

«Non sono praticante o credente nel senso tradizionale di questo termine. Ma credo in quella che definisco divinità dell’uomo e in un Creatore».

 

Benedetto XVI l’ha colpita. Evidente. E il suo successore, Papa Francesco?

 «Benedetto come Francesco servono il mondo. Hanno entrambi una missione. Due figure eccezionali. Francesco? Gesuita, volto nuovo e progressista. Argentino, viene da un Paese complesso. Che amo molto. Lavorano da posizioni differenti per trasformare la Chiesa Cattolica. Osservandola dall’esterno, è al centro di una lotta tra le sue due differenti anime, conservatrice e più liberale».

BARYSHNIKOV

 

Le paure, i dubbi, il suo rapporto con l’immanente. Ora però un’immagine “da camera” di Misha felice

«La notizia della nascita della mia prima figlia (nel 1981 ndr). Un momento... Potente. Diventare padre. Rendersi conto di avere responsabilità non solo verso sé stessi e l’arte. Ma anche nei confronti di un altro essere umano. Certo ci sono anche le preoccupazioni, la responsabilità delle scelte, ma la felicità, questo sì, posso confermarlo è immensa».

BARYSHNIKOV

mikhail baryshnikov 2BARYSHNIKOVBARYSHNIKOVBaryshnikovmikhail baryshnikov 3mikhail baryshnikov 1 6BARYSHNIKOVmikhail baryshnikov 1 11mikhail baryshnikov 1 1mikhail baryshnikov 1 7mikhail baryshnikov e natalia makarova

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."